Anno: <span>2014</span>

“Sono Papa Francesco e vorrei parlare con Mario Stefanoni”: è l’ultima telefonata di Papa Bergoglio della quale si sia avuta notizia. Era indirizzata a una famiglia di Suello, nel lecchese, ed ha avuto in risposta
l’informazione che “Mario non può parlare perché è gravemente disabile”. Nel primo commento la notizia come l’ho letta poco fa sull’Adnkronos. Qui un mio testo pubblicato dal Regno sulle telefonate del Papa.

“A Baghdad – dov’ero già stato nel 2003 – di nuovo mi sono sentito la paura addosso. Ho capito ancora una volta che la chiave della fraternità è nel sentire la paura e il dolore dell’altro, capire quei sentimenti, ma innanzitutto sperimentarli e da quella condivisione partire per costruire una nuova umanità capace di medicare antiche ferite”: parole di Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto, che incontro al rientro da un viaggio a Baghdad dove ha “consegnato” alla comunità cattolica irachena un dono della Chiesa italiana: la Cittadella dei Giovani “Giovanni Paolo II”. Brindo alla sua passione medio-orientale con un bicchiere di Vino Nuovo.

Curioso incrocio di nome e mestiere alla trasmissione L’Eredità di Carlo Conti il 23 dicembre: un concorrente torinese di 45 anni che si chiama Gesù Cristaldi e fa il venditore di “sistemi di ricezione elettronica” per una multinazionale spagnola. Vende antenne e parabole. Alla domanda sul perché di quel “nomino da niente” risponde che l’aveva voluto il papà “molto credente”. “Non hai un nomignolo? Mi trovo in imbarazzo a chiamarti Gesù” fa il presentatore. E Gesù: “Gli amici mi chiamano Ge”. Da quando ho sentito questa storia ho iniziato a usare Ge nelle trattative di maggiore impegno. Un nomignolo che mi pare gradito.

Qui dove ogni cosa ne significa un’altra.

Il giorno 8 novembre nell’omelia al Santa Marta Francesco aveva parlato di una “furbizia cristiana” che può aiutare a cavarsela nei casi della vita e stamane, in San Pietro, celebrando l’Epifania, ha lodato la “santa furbizia” dei Magi che abilmente sventano la malizia del re Erode. L’ha chiamata anche “furbizia spirituale” che aiuta a “custodire la fede”, come quella dei Magi aiutò a proteggere il Bambino. Sono molto interessato a capire che cosa ci venga suggerendo Papa Bergoglio. Chi può mi dia una mano. Appena sarà disponibile il testo completo lo linkerò. – Eccolo.

Visitatori belli oggi vengo a voi in forma di Befana e vi porto i colori fiabeschi indossati una volta e per sempre dai Magi di Lorenzo Monaco che un giorno vidi agli Uffizi. Dovete sapere che in casa realizzo una Esposizione permanente – così la chiamo – che consiste nel tenere aperto in sala, sul tavolo maestro, un volume illustrato dopo l’altro, dei quali giro una pagina al giorno. In questo periodo ne vado sfogliando uno della LEF intitolato Cristo nell’arte di Manuel Jover; e proprio oggi sono arrivato ai Magi di Lorenzo. Ho immaginato che sarebbe stato un bel dono farveli avere con gli auguri per l’Epifania, sicuro che non sieno mai state sete più vive. E fu così che misi in comunicazione il pianerottolo con la sala.

Il presepe è davanti al termosifone e l’asino e il bue paiono apprezzare.

“Il carisma non è una bottiglia di acqua distillata. Bisogna viverlo con energia, rileggendolo anche culturalmente. Ma così c’è il rischio di sbagliare, direte, di commettere errori. È rischioso. Certo, certo: faremo sempre degli errori, non ci sono dubbi. Ma questo non deve frenarci, perché c’è il rischio di fare errori maggiori. Infatti dobbiamo sempre chiedere perdono e guardare con molta vergogna agli insuccessi apostolici che sono stati causati dalla mancanza di coraggio. Pensiamo, ad esempio, alle intuizioni pionieristiche di Matteo Ricci che ai suoi tempi sono state lasciate cadere”: è un passo – forse il più interessante – del Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali pubblicato oggi dalla “Civiltà Cattolica”. Nei primi commenti altri brani da conoscere.
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Capodanno a Nerviano, dai parenti di mia moglie e oggi rientro a Roma in automobile facendo con una deviazione da Bologna per vedere il fantastico, piccolo borgo di Dozza Imolese, pinto e dipinto. Uno dei figli che l’aveva scoperto ci aveva detto “andate a Dozza” e ci siamo andati per farlo contento ma davvero è bello e abbiamo avuto la sorpresa dei presepi: percorrendo la via centrale, da porta a porta, ne abbiamo contati una trentina. Piccoli e grandi, sui muretti e sulle soglie delle case, sui davanzali e sulle panchine, su sedie e sgabelli, in gabbiette appese ai muri: mai a me -cultore di presepi – era capitato di vederne di graziosissimi alloggiati in gabbiette di uccelli. Nelle lunette dei portoni delle case. Dentro a paioli e canestri, stacci da farina, cassette da frutta e gerle appese a chiodi o ai battenti delle porte. Dentro a una botte aperta in pancia. Con i cammelli dei Magi che calpestano farina gialla di polenta come fosse il deserto. Andate a Dozza nel periodo di Natale e godetevi quell’abbondanza. Ci sono più presepi che a Loreto. Incredibile.

Da quando il Papa ha fatto annunciare – il 27 dicembre – che i parroci di Roma possono portare a turno alla messa del mattino al Santa Marta 25 persone, molti si chiedono come potrà avvenire la scelta se – poniamo – 25 sono solo i catechisti e 30 i componenti del Consiglio pastorale? Do un’idea: portino i giovani, anzi i giovanissimi, con rigida esclusione d’ogni altra categoria. Dal Papa missionario deve andare chi ha più bisogno di missione. A partire dal dopo cresima. Quelli non vedono l’ora di lasciare la messa, l’andare dal Papa può rinsavirli. Invitino a fare domanda – poniamo – i quindicenni e poi, esauriti quelli, i sedicenni e così via. Non è un’idea per facilitare l’elenco ma per prendere sul serio il Papa delle periferie. I giovanissimi sono la prima periferia.