Mese: <span>Marzo 2015</span>

Di nuovo sono a Lucca e venire qui è una felicità. Camminare per via Fillungo, tra San Frediano e l’Anfiteatro, è come percorrere il corridoio che va dalla cucina alla sala. Sono qui per due dibattiti sulla strage di Farneta, a settant’anni dai fatti. Terzo appuntamento, a cena, con un gruppo di ragazzi della “Parrocchia del centro storico” che mi facevano domande sul giornalismo, il Papa, la Chiesa ricca e povera, la Fallaci, Saviano, Magdi Allam. All’incontro della mattinata, con le terze quarte e quinte dell’Istituto Pertini, c’erano 99 ragazzi. Parlare ai ragazzi, un’altra felicità. Novantanove come i nomi di Dio.

Guardo all’assoluzione definitiva di Berlusconi per la vicenda Ruby con i criteri della misericordia interpretativa che sono venuto elaborando nei decenni. Chiudiamo, se possibile, quella pagina penosa. Aiutiamoci a chiuderla. Spero che il verdetto favorevole l’aiuti a ritirarsi dalla politica: ne avrebbero un vantaggio lui, il centrodestra, l’Italia. Guardo alla sentenza anche tenendo d’occhio le ragazze: spero che la sentenza aiuti a liberarle da altre indagini ancora pendenti. Nel primo commento riporto una riflessione di Giuliana Mura, responsabile del reparto della Sacra Famiglia di Cesano Boscone nel quale Berlusconi ha prestato il suo “servizio sociale”. Da quando la lessi, è attraverso quelle parole che penso all’incorreggibile Berlusca.

Mi attirano le situazioni creative, gli stati nascenti come diceva quello. In questo momento è la Lega, anzi la Liga del Veneto ad attirare la mia curiosità. Immagino che Salvini, vento in poppa e complesso di superiorità sui veneti, stia sottovalutando sia il Tosi sia i tosati del Veneto. Se questa lettura è esatta, Tosi si contrapporrà a Zaia e il fuoco correrà tra le stoppie. Girando il Nord per conferenze ho visto in più luoghi e in più stagioni la Lega dividersi – proprio quando è più forte – e perdere le elezioni

«Santità, la sua elezione è stata per me liberante. Quando la elessero Papa, io ero in gran confusione, poi ebbi un’illuminazione e pensai: ‘offro la mia sofferenza a Dio, per il Papa, perché possa compiere il suo enorme compito di riforma della Chiesa’. Dopo questo fatto tutto mi fu più chiaro: la mia malattia non cadeva nel vuoto ma aveva un compito nella Chiesa e nel mondo. Quando l’offerta è al Signore, tutto diventa più significativo. Non soffrivo invano, tutto si univa alla sofferenza di Cristo. Ora ho uno scopo per cui pregare e per cui soffrire»: così ha parlato il 3 marzo Giuseppe Pasini al Papa che l’aveva chiamato al telefono per essergli vicino nella malattia. Nei primi commenti i ragguagli per intendere le parole di Pasini e la chiamata del Papa.

I Centurioni del Colosseo se stanno a ‘llargà. Oggi ne ho visto uno con il gladio alla gola della turista fotografando lui, e che si arrendeva al gladio passato al marito quando a fotografare era lei.

Il Papa oggi pomeriggio ha celebrato l’Eucarestia nella chiesa parrocchiale romana di Ognissanti, dove il 7 marzo 1965 Paolo VI aveva celebrato per la prima volta in lingua italiana. Al termine della celebrazione ha chiesto ai fedeli di ringraziare “il Signore per quello che ha fatto nella sua Chiesa in questi cinquant’anni di riforma liturgica”. “E’stato proprio un gesto coraggioso della Chiesa avvicinarsi al popolo di Dio – ha detto ancora – perché possa capire bene quello che fa e questo è importante per noi, seguire la Messa così. E non si può andare indietro, dobbiamo andare sempre avanti, sempre avanti e chi va indietro sbaglia. Andiamo avanti su questa strada”. Io sono tra quelli che ringraziano per la possibilità della preghiera comunitaria nella lingua parlata.

“Se non ci saranno due Stati, ce ne sarà solo uno. Se ce ne sarà uno solo, sarà arabo. Se sarà arabo, chissà quale sarà il futuro dei nostri e dei loro figli”: è l’incipit di un testo di Amos Oz sul “Corriere della Sera” del 4 marzo Uno Stato palestinese è garanzia per Israele. Lo condivido e ritengo che l’Italia debba premere perché sia riconosciuto lo Stato della Palestina. Nel primo commento un altro brano di Oz. Nel secondo il richiamo a un mio post d’antan.

“Fui testimone della telefonata di Sergio Mattarella, allora commissario della DC di Palermo, che nel 1987 sbloccò una situazione che appariva impossibile smuovere: a Roma non ne volevano sapere che a Palermo nascesse quella che poi passò alla storia come la ‘giunta anomala’ di Orlando. Con la sua pacatezza e con la forza dei suoi argomenti, senza mai alzare la voce, Mattarella riuscì a esercitare una moral suasion degna del più esperto arbitro politico. Quella medesima capacità di arbitrare tra sfiducia e speranza l’ho ritrovata nel discorso d’insediamento, con il quale è riuscito a ottenere il consenso e l’applauso convinto e pressoché unanime dei grandi elettori, sulla rilettura della Costituzione, fatta in termini di cultura politica cattolico-democratica”: è Bartolomeo Sorge nell’editoriale del numero di marzo di “Aggiornamenti Sociali”, Mattarella, un arbitro per la partita italiana. Nel primo commento un altro brano dell’editoriale, nel secondo un mio saluto a Bartolomeo.

Rientro ora dall’incontro in Sant’Agostino, di cui al post precedente e mando ai visitatori una foto con i levrieri di Sigismondo Pandolfo Malatesta, detto il lupo di Rimini. Nel pomeriggio ho passato un’ora nel Tempio Malatestiano in fitto dialogo con i due animali pittati da Piero della Francesca. Uno bianco e uno nero, uno tiene d’occhio l’Oriente e l’altro l’Occidente. I più nobili che io conosca. Principi dell’eleganza.