Antonio Thellung: “Mi godo la mia vecchiaia”

“Non ho più futuro, e del resto mi sembra di aver accumulato sufficienti elementi per aspirare a compiere la mia vita. Come sono contento! Non vorrei assolutamente tornare indietro, e neppure essere più giovane, con tutto l’affanno che comporta. Bellissimo, si intende, ma per una volta! Mi godo la mia vecchiaia mentre percorro l’ultimo tratto: il presente che ancora mi è dato di vivere lo sento come un surplus, e tanto più considerando che la stragrande maggioranza delle persone che ho conosciuto, anonime o famose che fossero, sono morte più giovani di me. Il pensiero della morte non mi angoscia, tanto che nel nostro duale ne parliamo sovente, con allegra commozione o austera ironia, ipotizzando talvolta di poter scegliere l’ordine di arrivo, anche se non riesco mai a capire se amerei di più curare la mia dolce sposa o esserne curato. Comunque sia, anche lei è d’accordo che ci piacerebbe andarcene insieme”. E’ il bell’incipit del capitolo “Frequentare il mistero”, nel volumetto di Antonio Thellung L’INQUIETA FELICITA’ DI UN CRISTIANO appena pubblicato dalle Paoline [pp.161, 12 euro]. Consiglio il visitatore provocato da queste parole a fare una più viva conoscenza di Antonio con un giro nel sito www.antoniothellung.it o dando una scorsa ai post che qui da me già l’hanno ospitato: 28 e 30 maggio 2007, 27 giugno 2007. Nella pagina PREFAZIONI E CAPITOLI elencata sotto la mia foto si può leggere la prefazione a un suo libretto sull’accompagnamento dei malati terminali che scrissi nel 1998.

17 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] L’inquietudine che è nel titolo del volumetto – e anche nel titolo dell’ultimo capitoletto CON ALLEGRA INQUIETUDINE – è quella del cristiano che non finisce di indagare se la sua vita e i suoi sentimenti siano quelli di un semplice “simpatizzante” nei confronti di Gesù, o se egli possa considerarsi un “discepolo”. Non svelo come argutamente Antonio svolga la quaestio e segnalo a lui e a tutti due testi di papa Benedetto intestati all’inquietudine, sempre vista in positivo: la “santa inquietudine di Cristo” per la salvezza d’ognuno e di tutti, di cui parlò nell’omelia di inizio del pontificato; e l’elogio delle “persone che non si accontentano della realtà esistente e non soffocano l’inquietudine del cuore, quell’inquietudine che rimanda l’uomo a qualcosa di più grande e lo spinge a intraprendere un cammino interiore”, elogio che svolge a commento del detto evangelico “beati quelli che hanno fame e sete della giustizia” nel libro su Gesù [a p. 116, vedi mio post del 31 maggio 2007].

    24 Settembre, 2009 - 10:35
  2. mattlar

    “Inquietum est cor nostrum donec requiescat in te” lo dice anche sant’Agostino. Si tratta di trovare la linea sottilissima che separa l’inquietudine- frutto dell’angoscia e l’inquietudine stimolata dalla speranza… non è facile. Spero che Thellung riesca a descrivere questa linea sottile: vedrò volentieri…

    24 Settembre, 2009 - 10:52
  3. Grazie, Luigi.
    Che bella questa preghiera di Thellung:

    “”Com’è faticoso, padre, essere felici!
    Bisogna essere consapevoli, sensibili, attenti, disponibili.
    La consapevolezza è impegnativa
    la sensibilità sofferente
    l’attenzione stressante
    la disponibilità rischiosa.
    Com’è faticoso, padre, essere felici!

    Mi piacerebbe tanto
    esserlo di più””.

    E trovo molto originale il suo Vangelo Dipinto 🙂

    24 Settembre, 2009 - 11:22
  4. Francesco73

    Si tratta anche di capire che appunto questa inquietudine speranzosa non avrà mai fine nella vita terrena, e che un principio-condizione di non-appagamento segna tutta l’esistenza del cristiano.
    E’ un segno eloquente del Mistero in cui siamo immersi.

    24 Settembre, 2009 - 11:54
  5. Penso che a nessuno sarà risparmiata la paura della morte, né sarà condonato il terrore degli ultimi istanti: sono conseguenze del peccato originale. Nemmeno Cristo è stato risparmiato, noi chi siamo per sperarlo?
    Però il cristiano che, con la grazia, è abituato da tutta la vita a vivere il dolore con compostezza, con fede, con amore, saprà vivere con serenità anche quell’ultima battaglia.
    Questo però riguarda gli ultimi momenti, non certo l’intera vecchiaia del cristiano, proprio come testimonia Antonio Thellung.

    24 Settembre, 2009 - 15:17
  6. Nino

    Grazie Luigi per la segnalazione.
    Leggerò il libro.
    —-
    Una breve nota a margine del tuo finale sul post “FROMTO”, a proposito della scarsa tolleranza.

    Non voglio ingaggiare un certame sul senso del termine “tollerare”, che a me non piace. Ad esempio quando riferito a immigrati, diversi, ecc.
    La diversità in tutti i casi o si accetta ovvero si accoglie oppure no.
    Capisco, tu mi accogli e ti ringrazio ma se dubbitassi di essere tollerato da te o da altri bloggers, lascerei ringraziando.
    Parlo di me e del mio modo di presentare le opinioni in questo e in altri spazi del mondo cattolico a cui appartengo.
    Qui mi sento a casa, nella mia famiglia e non me la sento di mettere maschere nè di piacere.
    Porto avanti le mie idee coerentemente con il mio stile di vita.
    Non è mio costume fare questioni personali e le poche volte che involontariamente sono scivolato, ho subito corretto e chiesto scusa.
    Il campo in cui ci muoviamo è piuttosto duro e in continua evoluzione e per fare un servizio autentico e utile alla chiesa e alla comunità occorre, a mio avviso, essere franchi e dire ciò che si ha in mente assumendo i rischi della impopolarità e anche dell’emarginazione.

    Ma credo che solo da un confronto aperto e schietto, naturalmente nei limiti della buona educazione e del rispetto delle persone, si può capire meglio l’idea dell’altro e cambiare la propria.
    A me è successo più di una volta.
    Guai se questo blog vivesse di tolleranti.
    Non lo tollererei.
    Così penso.

    24 Settembre, 2009 - 15:37
  7. Luigi Accattoli

    Nino io credo che tu la tolleranza che dico già la eserciti. Se ti ho capito, in Rete e nella realtà. Io sono un partigiano della tolleranza ma debbo dire che questo “principio” non mi ha mai impedito di dire la mia. Ti faccio l’esempio del mio rapporto con Sandro Magister, che qualcuno ha evocato qui ultimamente, ottenendo da me una risposta di netto disaccordo con le sue (di Sandro) tesi. Ci conosciamo dal 1971: dunque da quarant’anni. Non siamo mai andati d’accordo, direi su nulla. Abbiamo sempre detto reciprocamente il nostro dissenso, non abbiamo mai litigato pubblicamente. Non ci siamo offesi, l’uno dalle parole dell’altro. Ci siamo sempre aiutati. Ecco: questa è la tolleranza. Non siamo sulle stesse posizioni ma ci rispettiamo e ci accettiamo reciprocamente. E’ solo un esempio, ma credo sia efficace per chiarire quello che intendo. Non trovi?

    24 Settembre, 2009 - 15:59
  8. Nino

    Si, Luigi, questo intendevo.Grazie.

    24 Settembre, 2009 - 16:16
  9. discepolo

    “Guai se questo blog vivesse di tolleranti
    non lo tollererei.

    bellissime parole Nino !
    anch’io penso così

    24 Settembre, 2009 - 20:16
  10. fiorenza

    Invece a me è piaciuto che Nino abbia detto: “Qui mi sento a casa, nella mia famiglia”.

    24 Settembre, 2009 - 21:54
  11. roberto 55

    Come invidio la “tolleranza” di Luigi, e quanto ammiro l’inquietudine “giovanile” (altro che vecchiaia !) di Thellung !

    Buona notte agli amici !

    Roberto 55

    24 Settembre, 2009 - 23:06
  12. Leonardo

    Una casa di tolleranza?

    24 Settembre, 2009 - 23:20
  13. Nino

    Piuttosto direi “un blog di tolleranza”, trattandosi di virtuale.

    25 Settembre, 2009 - 0:04
  14. lycopodium

    Del Nostro lessi il libro scritto a quattro mani con il Maggi.
    Alla fine, nonostante alcune buone idee e belle pagine, mi è rimasta l’impressione che si voglia la conversione solo degli “altri”, anche se questi altri non sono gli “altri” cui in genere si pensa.
    E’ già così difficile convertirsi ogni giorno a Cristo, figuriamoci se a colpi di marthellung.

    25 Settembre, 2009 - 7:27
  15. Grazie Gigi e grazie a tutti. Condividere pensieri e sentimenti è sempre un soffio dello spirito. Quel che trovo un po’ strano è quanto scrive Lycopodium su «l’impressione che si voglia la conversione solo degli “altri”». Eppure nel libro citato (La conversione dei buoni) a Maggi e me sembrava di aver scritto chiaramente che «secondo i luoghi comuni, i cattivi dovrebbero convertirsi per diventare buoni. Invece secondo Gesù tutti dobbiamo convertirci per diventare figli», e anche: «Nell’ottica dei buoni sono sempre gli altri a doversi convertire, ma chi è immerso nello spirito familiare, quando si accorge che il cattivo di turno è un figlio, un fratello, un amico affezionato, comincia a convertire se stesso per andargli incontro. Capisce che solo così sarà possibile riuscire, forse, a convertirsi insieme». Questo significa auspicare la conversione solo degli altri?
    Comunque sia, confesso che nella mia vita più volte mi sono convertito (anche se ogni volta mai abbastanza) e mi auguro di convertirmi ancora. Credo e spero che quest’ultimo libro sulla mia inquieta felicità ne dia sufficiente testimonianza. Ringrazio anche le incomprensioni che mi aiutano su tale via, e ringrazio particolarmente Lycopodium per il marthellung, espressione che mi mancava.

    25 Settembre, 2009 - 10:45
  16. Leonardo

    «Una casa di tolleranza?»
    «Piuttosto direi “un blog di tolleranza”, trattandosi di virtuale».

    Curiosità: Nino ha fatto finta di non intendere la mia postribolare battuta (e sarebbe stata una finezza, lasciarla cadere con perfida nonchalance: bravo!) o davvero non conosce quell’espressione? L’età per ricordarsela dovrebbe averla ampiamente.

    25 Settembre, 2009 - 12:42
  17. Nino

    Leo
    già che ci sei mi faresti il piacere di scrivermi i post come piace a te e predisporre l’agenda degli argomenti che per me vorresti trattare, naturalmente intrattenendo un contraddittorio con te stesso, un po alla Marzullo: fatti una domanda e risponditi.

    Nel ciclo virtuoso del me la canto, me la suono e me la ballo, casomai la risposta non fosse di tuo gradimento potrai sempre dire che sei stato frainteso.

    Ps: i professori come te, dal liceo all’università me li sono sempre bevuti alla grande.
    bye bye

    25 Settembre, 2009 - 14:54

Lascia un commento