Un padre abbandona la moglie e le due figlie, si stabilisce in una casa di fronte a quella delle donne e lì vive per anni con diverse amanti ma infine tutte l’abbandonano e la moglie lo riprende con sé. E’ come il rovesciamento della parabola del figlio prodigo, essendo qui un padre a essere perduto e ritrovato. E’ la più bella tra le storie del volume “Testimoni” (vedi post del 13 maggio e commento n. 1) narrata da una delle figlie, Paola, che riesce a superare la prova e ad accompagnare in essa la mamma e la sorella anche con l’aiuto che riceve dal Movimento dei Focolari. Due particolari parlanti: la figlia che chiede al papà fuggiasco di accompagnarla all’altare quando va sposa e le due sorelle che suonano al campanello del prodigo per gli auguri di Natale.
(Nel primo commento il testo della storia)
Da “Testimoni” curato da Stefano Filippi per la “Consulta delle aggregazioni laicali” di Verona (sabato 10 ero a Verona per presentare il volume) ecco la storia richiamata nel post:
Sono originaria delle Marche e mi sono trasferita in provincia di Verona dopo il matrimonio. Quando nacque mia sorella minore, Francesca, il rapporto tra i miei genitori si ruppe poiché mio padre non desiderava un secondo figlio e viveva un profondo sbandamento che lo portò a cercare rapporti extra-coniugali. Mia madre non rivelò a nessuno la situazione finché, dopo qualche anno, mio padre ci abbandonò. Ma venne a vivere nell’appartamento di sua proprietà adiacente al nostro con la nuova compagna e il figlio di lei. Cominciò il lungo percorso della separazione giudiziale. Anni terribili. Mia madre in depressione, mia sorella adolescente con una rabbia profonda (…)
Nonostante la gravità della situazione ho sempre sentito l’amore di Dio. Più il mio padre naturale si allontanava da me, più il Padre celeste mi consolava e mi proteggeva dimostrandomi il suo amore.
Nella prova Dio non ha mai fatto mancare segni concreti del suo amore. Ad esempio, appena laureata ho subito superato il primo concorso per un lavoro in banca e almeno dal punto di vista finanziario eravamo finalmente tranquille. Anche mia mamma cominciava a star meglio grazie all’aiuto di tante persone che delicatamente mostravano solidarietà (…)
Anche se abitava di fronte a casa mia, mio padre era lontanissimo. Un anno a Natale io e mia sorella decidemmo di suonare il campanello del suo appartamento per fargli gli auguri. A quel gesto di avvicinamento sono seguiti altri segni di distensione. Sentivamo che non dovevamo giudicarlo e dovevamo lottare per non far morire il nostro rapporto con lui anche se ci costava tantissimo; anche mamma era d’accordo e ha sempre cercato di spingerci verso di lui nonostante tutto. Durante i preparativi per il mio matrimonio abbiamo cercato di coinvolgerlo e di volergli bene. Ho dovuto modificare la disposizione di tutti gli invitati a nozze perché babbo non voleva stare con nessuno dei parenti dato che aveva litigato con tutti, e quando ho voluto che fosse lui ad accompagnarmi all’altare molti dei nostri parenti mi hanno criticato: ma per me contava di più accoglierlo nonostante tutto e anche mamma era d’accordo.
Tutte le storie d’amore che aveva intrecciato dopo la separazione finirono, e mio padre rimase da solo nell’appartamento di fronte a quello dove vivono mamma e mia sorella. Un uomo solo, senza risorse, che ha perso tutto; mamma invece aveva acquisito forza e tanta fede in Dio. Grazie alla provvidenza era riuscita a trovare un lavoro a cinquant’anni, proprio qualche mese prima che mi trasferissi a Verona. Ora era lei in una posizione di superiorità, però non chiuse le porte a mio padre, cercò di amarlo, di intuire le cose di cui aveva bisogno per non lasciarlo solo. Passarono altri anni. Quando mia sorella decise di andare a vivere da sola, mamma capì che era giunto il momento di riaccogliere in casa babbo. Lo fece con semplicità, la Madonna sicuramente l’ha guidata nel grande passo. Quando mi comunicarono la notizia ero incredula, ma profondamente grata a Dio. Mio padre ora è una persona recuperata, ha riconosciuto gli errori e vuole ricominciare. Dal giorno della separazione sono passati tredici anni. Paola
grazie
Come direbbe un certo Accattoli, sono fatti di Vangelo.
… registro e comunico “brividi sulla pelle”… bellissimo. Grazissime… anche come ulteriore spunto per il mio libro… che scriverò tra 30 anni, mi sa 🙂
Commosso. Poi so che sono facilmente commovibile, però… 🙂
Bello, grazie.
“Fatti di Vangelo”, è vero. Chi ha scritto questa storia è riuscito a riprodurre persino lo stile del Vangelo: l’inaudita semplicità di chi mette i fatti uno appresso all’altro (fatti “folli” e sconvolgenti) come se fossero cronaca di vita quotidiana.
Luca Grasselli, lo so che ti commuovi, ho avuto modo -in occasione della storia di mio fratello, scomparso all’età di 5 anni- di verificare la tua sensibilità!
Cosa dire: la bontà è sempre premiata in questa vita come nell’altra. Credo sia una legge : se spendi bene la tua vita e metti al centro delle tue priorità la carità, è come fare un salto enorme nel cammino spirituale; uno spiccare il volo oltre la barriera dell’ orgoglio e dell’io ferito. Per ritrovarsi nella pace, capaci di amare in assoluta gratuità, come un fiore che spande fragranza, lieto solo di diffondere amore, e di essere lode a Dio e ai fratelli con la sua bellezza…non c’è valore più grande.
Da Bruno Traverso ricevo questo messaggio:
Buongiorno Sig. Luigi, ieri sera, S. Mattia, leggevo le letture del giorno. Mi ha colpito molto la prima lettura tratta dagli atti degli Apostoli. Per scegliere chi “eleggere” ad Apostolo tra Mattia e Giuseppe furono “gettate le sorti” richiedendo l’intervento Divino. Peccato che le buone tradizioni vengano perse (forse questa tradizione non e’ mai iniziata!) ogni scelta sarebbe la migliore possibile. Un abbraccio, Bruno Traverso