Angelo Paoli precursore della clownterapia

Ieri nella basilica di San Giovanni in Laterano è stato fatto «beato» un frate del sei-settecento romano che fu un genio della carità e che anticipò di tre secoli le case famiglia, le mense della Caritas, il recupero degli ex carcerati e persino la clownterapia per allietare gli ospedali: il carmelitano Angelo Paoli, che nasce ad Argigliano, Massa Carrara nel 1642 e vive per 33 anni a Roma, dove muore nel 1720: è il didascalico attacco di un mio articolo pubblicato ieri dalla cronaca di Roma del “Corriere dela Sera” a pagina 1 con il titolo IL FRATE PAOLI GENIO DELLA CARITA’. Angelo Paoli è sepolto nella chiesa di San Martino ai Monti della quale era sacrista e organista e che è la mia parrocchia.

5 Comments

  1. Grazie, Luigi, per aver messo in risalto quest’aspetto di Angelo Paoli. Da “ex confratello” di Angelo Paoli ho spesso ammirato molte sue doti nascoste. Quella della “comicoterapia” è una di queste.

    26 Aprile, 2010 - 19:34
  2. mamma

    Tre le caratteristiche che rendono “beato” Angelo Paoli:
    letizia
    carità
    particolare dedizione alla croce
    -ha piantato la croce al colosseo, ha posto la croce ovunque lui andasse come segno di attenzione che la vita del cristiano passa attraverso la croce di Cristo
    -“il convalescenziario”, la prima clinica di riabilitazione: che Angelo Paoli ha istituito, rappresenta il precursore dell’attuale approccio medico alla cura e guarigione, poichè dopo l’intervento, sia esso chirurgico e/o farmacologico, il processo di cura verso la guarigione prevede una forma di assistenza che oggi, come qualche secolo fà, non viene fatta presso l’ospedale stesso,Paoli organizza e mette in funzione un posto dove accogliere e proseguire le cure nell’ottica della convalescenza,sopratutto dei poveri, di coloro che non hanno la possibilità per indigenza di farsi curare oltre il pronto intervento ospedaliero, e apre il suo convalescenziario a tutti, ma sopratutto, riesce con il suo carisma, a far andare le nobildonne e i facoltosi borghesi a fare volontariato preso la struttura, in qualche modo, un misto di croce rossa, medici senza frontiere, emergency e quant’altro attuale. E’ stata posta una lapide sull’edificio che fu l’esattoria, a Roma, tra il celio e il colosseo, che era il convalescenziario da lui creato
    -L’ilarità e la giosità di cui già tu, Luigi, parli, ma in particolare colpisce, di questo sacerdote, la sua accoglienza materna. Oggi in un momento in cui il dibattito sul clero ci porta a riflettere sul celibato, sulla “gestione dell’affettività” degli uomini consacrati al sacerdozio, Angelo Paoli, fa riflettere perchè nel vivere esteriormente la dimensione dell’accoglienza materna, dell’affettuosità (andando a trovare un ammalato alle volte portava dei fiori, oppure a carnevale si mascherava,per rallegrare gli ammalati, accarezzava e coccolava i malati, proprio come fa una madre con il figlio),aveva delle manifestazioni di affetto e amore per le persone di cui si occupava, che appartengono più alla dimensione femminile; nel celibato forse ha trovato come vivere in una completezza armoniosa la dimensione maschile e femminile, che è in ciascuno, di esternarla, tanto da sentirsi felice egli stesso e contagiare di questa felicità anche chi si avvicinava a lui(aveva un grosso numero di proseliti anche del mondo aristocratico, che lui prontamente metteva a servizio degli ammalati).
    Sì, certo è un carisma da santo, col senno del poi, ma forse è una chiave di lettura possibile per affrontare le inevitabili moncature che la condizione del celibato sembra oggi presentare a chi ne fa la scelta. L’umanità del’individuo che non va castrata nella sua globalità ma piuttosto va esaltata nella sua variegata sfaccettatura. Uno dei motivi per i tempi lunghi della sua beatificazione è stato propro il considerarlo uno che faceva “le mascherate”. Oggi “beato” lui per il modo di vivere il Vangelo

    26 Aprile, 2010 - 23:37
  3. roberto 55

    Confesso, Luigi, che non ne conoscevo, al di là del nome, la figura: grazie per avermela fatta conoscere, e grazie, da parte mia, anche a Mamma per il bel commento.

    A domani !

    Roberto 55

    27 Aprile, 2010 - 0:02
  4. discepolo

    Beato Angelo Paoli! Beato sopratutto perchè non gli è toccato vivere in un
    secolo come il nostro.. che avrebbe detto o fatto di fronte a questo orrore? :
    feto di 22 settimane sopravvive all’aborto per 24 ore.
    “ha lottato per vivere, anche se era destinato a morire”
    “qualcuno in ospedale si era accorto che quel feto si muoveva ancora ed è corso a riferirlo al cappellano. Agli occhi di Don Marcello è apparsa una scena terribile. Chiuso dentro un contenitore metallico, il feto si muove”

    oggi la clownterapia va per la maggiore, facciamo ridere i piccoli bambini ammalati e questo è giusto e bello.. ma per ii il povero feto nessun clown ha
    fatto una pantomima,solo un povero prete ha detto una preghiera, e se ci fosse stato un clown ad assistere alla terribile scena non poteva essere che Pierrot, clown triste, lunare, clown che somiglia all’angelo della morte….
    MC

    27 Aprile, 2010 - 14:52
  5. Gerry

    Sono angosciato dal commento di Discepolo MC e rifletto sulla civiltà dell’amore che tutti abbiamo contribuito a costruire, o a destrutturare, nei secoli che ci separano da Angelo Paoli: secoli, davvero secoli! Oggi si potrebbe facilmente accarezzare e coccolare qualcuno da parte di un religioso (come ricordava Mamma)? Ormai esistono accurate “regole d’ingaggio”, specialmente in America, per cercare di evitare fraintendimenti e azioni legali…
    E il cappellano calabrese avrà potuto battezzare il povero feto di 22 settimane “proditoriamente” vivo dopo 24 ore? Per quanto io credo, in modo forse politicamente scorretto (ma “quanno ce vo’, ce vo'”!), che avesse comunque ricevuto un battesimo di sangue, insieme a tutti i piccoli infelici che solo Cristo battezza “mediante la loro stessa morte” (CCC, 1258).
    Ma poi non c’era nessuno in quell’ospedale a interessarsi a quel povero grumo di carne, di sangue e di dolore, solo un cappellano? Lasciamo perdere il rispetto della legge (in Italia, figurarsi), ma un minimo di umanità?

    27 Aprile, 2010 - 19:22

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