Giallo verde e nero i colori della Calabria

Ad Arcavàcata, Cosenza, su invito dei padri dehoniani per parlare a un’ottantina di ragazzi con gita al lago Cecita in Sila. Lassù qualche traccia di neve e già tutti i fiori. Ho fatto una scorta di colori. Occhi neri ad ascoltare e fuori le ginestre verdi e gialle.

8 Comments

  1. fiorenza

    “Occhi neri ad ascoltare”: ascoltare con gli occhi.
    “To hear with eyes”: Shakespeare ad Arcavàcata.
    “To hear with eyes belongs to love’s fine wit”.
    (“Udire con gli occhi appartiene al sottile ingegno d’amore”. )
    E’ Shakespeare: l’ultimo verso del sonetto 23. Uno di quei versi che sono una lezione inesauribile.

    26 Aprile, 2010 - 13:17
  2. tonizzo

    E anche tanto azzurro, Luigi. Quello del nostro cielo e del nostro mare. Della nostra regione, così sfregiata eppure così nobile.

    26 Aprile, 2010 - 16:42
  3. roberto 55

    Sono anche i tre colori-simbolo dell’Africa, da cui provengono molti lavoratori stranieri che vivono in Calabria: credo che l’impegno civile e la preghiera dei cattolici, e, in particolare, dei cattolici calabresi, debba essere volto a favorirne l’accoglienza e la convivenza, nella legalità e nel rispetto di norme e diritti.

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    26 Aprile, 2010 - 23:12
  4. roberto 55

    “Legalità”, “rispetto di norme e diritti”, ed altre “balle”: a Reggio Calabria, un centinaio di persone hanno oggi bloccato il centralissimo Corso Garibaldi per osannare il boss della ‘ndrangheta Giovanni Tegano, latitante dal ’93 e, finalmente !, catturato dalla Polizia !
    Ma in che razza di paese viviamo ?
    E, sopratutto, in che razza di posto vivono i tanti calabresi onesti (e silenti) ?
    Di fronte a simile, squalificante vergogna, dov’è la voce della Chiesa reggina ?

    Roberto 55

    27 Aprile, 2010 - 20:15
  5. targum55

    Ecco una voce di chiesa da Paderno (cito dal sito moked.it)
    -con tutte le cautele del caso che richiede verifiche –
    “Cosa accade oggi in Italia se muore una bimba di due anni? Si piange? Si consolano i genitori? Ci si interroga sulle eventuali responsabilità? No, si organizza un volantinaggio. Contro la bimba e i suoi genitori. Sì, contro. La colpa? Ovvio: aver violato «i sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione».
    Succede a Udine, nel mitico Nord-Est. La piccola muore alcuni giorni fa e i parenti decidono di seppellirla nel cimitero di Paderno, periferia di Udine. Nel quartiere sorge infatti un cimitero particolare, con un’area di duecento tombe riservate ai musulmani rivolte in direzione della Mecca. A suo tempo la scelta del sindaco di centrosinistra suscitò vibranti proteste, attutite poi fino al primo decesso di un musulmano. Si apre un valzer di dichiarazioni tragicomiche. «Questa gente dovrebbe laicizzarsi un po’…» afferma il parroco di Paderno. «Intendo verificare se nella sepoltura siano state commesse irregolarità, come il lavaggio di un luogo improprio di alcune parti della salma. Dal punto di vista cristiano ci sconvolge questo modo di iniziare un’epoca all’insegna dell’integrazione» commenta Loris Michelini, capogruppo Pdl. «La Giunta ha chinato la testa di fronte a una richiesta degli islamici» chiosa fiero il leghista Dordolo. Con uno spunto di buon senso al fotofinish i vertici della Lega annullano il volantinaggio previsto per sabato pomeriggio, promettendo di ritornare sulla questione del cimitero a salma fredda. Ci sarebbe poco da aggiungere ai fatti. Ma forse dovremmo tutti farci un esame di coscienza: religiosi, commentatori e politici. Soprattutto chi, spesso a sinistra, non cessa di magnificare il «radicamento sul territorio», dimenticando le centinaia di ordinanze e delibere – una sorta di diritto dal basso – che hanno assuefatto porzioni consistenti del nostro paese alla più genuina discriminazione.

    Tobia Zevi, associazione Hans Jonas”

    27 Aprile, 2010 - 20:42
  6. roberto 55

    Che nel Nordest vi siano dei razzisti, amico Targum55, è indiscutibile, e se intendi denunciarne il fenomeno sfondi, almeno con me (e per quel che vale il mio pensiero, più volte espresso anche in questo “pianerottolo”), porte aperte: ma qui, Targum55, si stava parlando della Calabria (e, in particolare, di quel che è successo quest’oggi a Reggio).

    Roberto 55

    27 Aprile, 2010 - 22:26
  7. nino labate

    Roberto 55, permetterai una nota antileghista di un reggino.
    Orgogliosamente calabrese e
    innamorato critico della sua terra, “…delle ginestre verde e gialle”,
    in attesa di un suo riscatto
    sociale, civile e morale.
    Su cui si parlerà certamente
    durante la 46° Settimana dei Cattolici Italiani,
    per poi dimenticare e passare ad altro.

    Quelle che seguono non vogliono essere scuse per una città, la mia,
    che tuttavia ha già dimostrato con manifestazioni
    la presa di distanza da quegli applausi.

    Entro quindi in punta di piedi sulle bellezze naturali di Reggio
    con le parole di un poeta di Reggio del VI sec. A.C. (Ibico).

    E aggiungo,
    come divertimento e con un accostamento temerario,
    il lamento di un poeta dialettale reggino degli anni ’40 d.C. ( Nicola Giunta)
    di cui trascrivo, con la debita traduzione,
    una sua divertente poesia.
    Avvertendo che Giunta non è mai riuscito a capire
    e giustificare perché i suoi concittadini fossero fessi…

    “…Solo in primavera crescono le mele cotogne, ed
    i melograni, da fiotti innaffiati
    nell’inviolato giardino delle vergini Ninfee
    ed i gonfi frutti d’uva prosperano tra l’ombra
    dei virgulti della vite…”
    (Ibico, poeta reggino del VI sec. a.C.),

    Rriggiu Rriggiu
    Cchiù ti vardu e cchiù m’affriggiu,
    o citati priziusa
    tutta suli ed ariusa
    e chissì , tra mmunti e mmari
    una cosa di pittari,
    una grazia chi , Ddiu
    supra’a terra sa spirdiu
    ma chi ssorti, ma chi ssorti !
    pi ffiniri a mmanu ‘e storti…”

    Reggio Reggio
    Più ti ammiro e più m’affliggo.
    O città preziosa
    Tutta sole ed ariosa
    E che sei tra monti e mari
    Una cosa da pittare.
    Sopra la terra
    Una grazia, su cui il buon Dio
    Ha usato il suo oblio.
    Ma che sorte, ma che sorte!
    Per finire in mano agli stolti…”

    Nicola Giunta ( poeta reggino dialettale del XX sec. d.C.)

    29 Aprile, 2010 - 23:53
  8. roberto 55

    Con me, amico Nino Labate, puoi permetterti tutte le “note antileghiste” che vuoi ……………………: grazie per le poesie, molto belle.

    Roberto 55

    30 Aprile, 2010 - 8:55

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