Se Benedetto chiama “fratelli” i musulmani

Come già per la visita alle moschee, così per l’appellativo di “fratelli” rivolto ai musulmani Benedetto XVI segue Giovanni Paolo II. Ecco come ha parlato ai giornalisti ieri in aereo, durante il volo Roma-Nicosia, rispondendo a una domanda sul Sinodo per il Medio Oriente che si farà il prossimo ottobre: “[I vescovi della regione] nel dialogo tra di loro si aprono anche al dialogo con gli altri cristiani ortodossi, armeni, eccetera, e cresce una comune consapevolezza della responsabilità cristiana e anche una comune capacità di dialogo con i fratelli musulmani, che sono fratelli, nonostante le diversità; e mi sembra venga anche l’incoraggiamento, nonostante tutti i problemi, a continuare, con una visione comune, il dialogo con loro“. – Per un nuovo sentimento è necessaria una parola nuova: è per questo che Giovanni Paolo e Benedetto chiamano “fratelli” i musulmani. Benedetto è la prima volta che lo fa ma possiamo immaginare che non sarà l’ultima: nel 2006 a Istanbul entrò in una moschea – come aveva fatto papa Wojtyla a Damasco nel 2001 – e poi ripeté il gesto altre due volte, ad Amman e a Gerusalemme.  [Segue nel primo commento]

33 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Quando per la prima volta Giovanni Paolo disse “i nostri fratelli musulmani” – fu due mesi dopo l’elezione, il 10 dicembre 1978, in un appello per la pace in Libano – si trattò di una novità assoluta nella lingua dei Papi che fino ad allora riservava il titolo di “fratelli” ai cristiani, “fratelli in Cristo”. Wojtyla lo estese agli ebrei – “fratelli maggiori” – e ai musulmani, che chiamò “fratelli” una decina di volte, sia per iscritto sia a voce, chiarendo che quell’appellativo si doveva intendere come “fratelli in Abramo” o come fratelli nella “fede in un unico Dio”. Ma la Curia è restia a seguire i Papi innovatori e teme più di ogni altra le novità di linguaggio. Giovanni Paolo nel 1991, durante la guerra del Golfo, inviò un messaggio per il Ramadan che iniziava “cari fratelli musulmani”, ma gli abituali messaggi augurali firmati dal cardinale responsabile del dialogo interreligioso continuano ad avere l’intestazione “cari amici musulmani”.

    5 Giugno, 2010 - 7:02
  2. Luigi Accattoli

    [Segue dal primo commento] “Non possiamo lasciare che si faccia distruggere un popolo, un paese: sono i nostri confratelli, nostri confratelli cristiani, nostri confratelli musulmani! Ripeto ancora una volta questo grido di allarme!” (Piazza San Pietro, 23 aprile 1989): questo grido improvvisato è forse la prova più convincente che a papa Wojtyla il titolo di “fratelli” dato ai musulmani veniva dal cuore. Tanto da dirli, per abbondanza, “confratelli”.

    5 Giugno, 2010 - 7:24
  3. discepolo

    “per un nuovo sentimento è necessaria una parola nuova”
    Com’è vero!
    “il titolo di “fratelli” veniva dal cuore di papa Wojtyla”
    e credo anche dal cuore di papa Ratzinger! e credo anche dal cuore di chi come il coraggioso e buon padre Padovese ha vissuto ed è morto per testimoniare questa “fratellanza”
    Ma , come in questi grandi esempi, il ” nuovo sentimento” deve venire PRIMA della nuova parola , e il cuore deve cambiare prima di parlare.
    Altrimenti, come si vede spesso oggi ,parole nuove e belle ricoprono
    sentimenti vecchi e brutti, come una maschera ipocrita.
    non basta dirsi “pacifisti” per esserlo veramente, non basta chiamare “fratelli” i musulmani e “fratelli maggiori gli ebrei per “sentirli ” davvero , nel proprio cuore fratelli, per non avere quel sottofondo di incomprensione, di senso di superiorità, di fastidio per chi è diverso da noi…..
    l’etichetta della parola bella ( pace, dialogo, comprensione, amore, tollerenza)posta sopra modi di essere che denotano l’esatto contrario , , questa è la grande ipocrisia della nostra società che io non riesco proprio a sopportare e che mi disgusta .

    5 Giugno, 2010 - 9:18
  4. A proposito di Padri del Deserto… di parole cattive e buone… di sentimenti… di categorie (amici e nemici…) di dialogo… e pure di conversione… :

    “Raccontavano che il padre Macario l’Egiziano salì un giorno da Scete al monte di Nitria e, quando stavano per arrivare, disse al discepolo: “Va’ un poco più avanti”. Mentre camminava un po’ avanti a lui, il fratello incontrò un sacerdote pagano, e gli gridò: “Ehi, ehi, demonio, dove corri?”. Quello, voltatosi, gliele diede di santa ragione, tanto da lasciarlo mezzo morto; quindi, preso il suo bastone, proseguì il cammino. Poco dopo, mentre si affrettava per la strada, incontrò il padre Macario. Questi gli disse: “Salute, salute a te che sei affaticato!”. Stupito, l’altro gli si avvicinò e gli chiese: “Cosa hai trovato di buono in me, che mi hai rivolto la parola?”. L’anziano gli dice: “Perché ho visto che ti stanchi, e non sai di affaticarti invano”. Allora il sacerdote gli dice: “Io sono stato preso da compunzione al tuo saluto e ho capito che tu appartieni a Dio. Invece un altro cattivo monaco che ho incontrato mi ha offeso e l’ho percosso a morte”. L’anziano capì che si trattava del suo discepolo. E il sacerdote, afferrandogli i piedi, disse: “Se non mi fai monaco, non ti lascio andare”. Giunsero poi dove giaceva il fratello, lo caricarono sulle loro spalle e lo portarono alla chiesa del monte. Si meravigliarono di vedere con lui il sacerdote pagano. E lo fecero monaco; e molti pagani per merito suo divennero cristiani. Il padre Macario soleva dire: “Una parola cattiva rende cattivi anche i buoni e una parola buona rende buoni anche i cattivi”.
    San Macario il Grande (L’Egiziano) Abate di Scete (V secolo)

    5 Giugno, 2010 - 9:28
  5. discepolo

    Sempre a proposito di parole “nuove” e sentimenti nuovi” il Papa nel suo viaggio a Cipro ha parlato di “pazienza” nel tessere continuamente il canovaccio sempre strappato e sempre da ricostruire come la tela di Penelope, del processo di pace in Medio Oriente.
    ora la parola pazienza non è nuova ma vecchia, vecchissima, così vecchia che per noi.. è nuova. infatti la pzienza presuppone non il bel gesto, il gesto eclatante di cui tanti sedicenti pacifisti si pavoneggiano (forzare il blocco di Gaza)ma un lavoro umile, oscuro, di tutti i giorni, una fatica un sacrificio, per lo più ignorato dai mass media, e forse ignorato da tutti, ma non certo da Dio.
    chi è il vero operatore di pace? Il paziente. tessitore oscuro . o l'”eroico” pacifista intervistato dalle televisioni di tutto il pianeta?

    5 Giugno, 2010 - 9:38
  6. Entrambi Discepolo. Senza Maria non c’è Marta, e non c’è Marta senza Maria.
    Anche se Maria è “maggiore” di Marta…

    Per chi ama la spiritualità dei Padri del Deserto, ed è anche in tema con gli ultimi post di questi giorni, consiglio vivamente la lettura di questo post sul magnifico blog cristiano ortodosso “Nati dallo Spirito:

    http://www.natidallospirito.com/2009/10/29/%c2%abnon-giudicate-e-non-sarete-giudicati-non-condannate-e-non-sarete-condannati%c2%bb-lc-637/

    5 Giugno, 2010 - 9:43
  7. Leonardo

    Proprio fratelli … non si potrebbe fare “cugini” (magari di secondo grado)?

    Però se il papa insiste …

    5 Giugno, 2010 - 10:48
  8. […] Il blog di Luigi Accattoli » Se Benedetto chiama “fratelli” i musulmani […]

    5 Giugno, 2010 - 12:05
  9. Mabuhay

    …cosi’, giusto x curiosita’: ma loro come ci chiamano? (please, non citatemi la Bibbia; non e’ un libro musulmano).

    Magari ai mistici -anche in questo blog- che navigano le nubi dell’ineffabilita’ poco importa; ma a chi -nei paesi musulmani- ci deve trattare per svariati motivi nella quotidianita’, nel lavoro, nella parentela, nelle relazioni quotidiane…si’ che importa!

    5 Giugno, 2010 - 13:56
  10. Mabuhay

    Discepolo 9;18:
    “l’etichetta della parola bella (pace, dialogo, comprensione, amore, tollerenza) posta sopra modi di essere che denotano l’esatto contrario, questa è la grande ipocrisia della nostra società che io non riesco proprio a sopportare e che mi disgusta”. …

    Ogni riferimento e’ tipicamente casuale o…causale? Mi sembra che stia scrivendo di qualcosa di cui hai sicuramente esperienza personale …I guess

    5 Giugno, 2010 - 14:18
  11. Mabuhai cattivello… (io preferisco far udire il sibilo della frusta, ma tu vai giù di sciabola… de gustibus…)… cmq non sono fatti miei…

    Rispondo al come ci chiamano. Azzardo : per nome. Oppure Mr. o Mrs.
    Scherzo comunque. Davvero non lo so.
    Dalla mia esperienza posso dirti che i più integralisti (che in realtà non credono, la religione per loro è strumentale ai loro fini, e sono pochi) ci vedono come infedeli.
    Quelli che davvero credono ( e sono più di quegli altri) ci vedono come fratelli.
    Anche il mondo musulmano soffre del dualismo che soffre il cattolicesimo.
    Arriverà il tempo del concilio anche per loro…

    5 Giugno, 2010 - 15:10
  12. lycopodium

    Io credo ci siano, da noi, più tipi e non un solo dualismo.
    C’è di certo un approccio “teo-con”, che usa la religione per lo scontro di civiltà (e questo in qualche modo è uguale e contrario all’islamismo).
    Ma c’è anche l’approccio “a-teo-progr”, che usa le forme pacifiche (meglio: irenistico-relativistiche) di coesistenza per corrodere internamente la teoria e la pratica del cattolicesimo …

    p.s. Quanto poi ai tempi in arrivo o in partenza, giova autocitarmi:
    «Fino ad una certa data, in effetti, era del tutto spontaneo associare il martirio alla confessione (fino all’effusione del sangue) dell’identità cristiana.
    Poi la sensibilità si è spostata verso altri tipi di criteriologia: l’ “odium fidei” è diventato, nella percezione dei più (e non senza aspetti anche condivisibili), un caso particolare dell’ “odium iustitiae”.
    Oggi, così, è del tutto autoevidente il martirio di un Romero, di un Popielusko, di un Puglisi … (ed io sono “devoto” da sempre alla figura laica di Jan Palach). Il risultato però è quello di mettere in sospetto proprio “la confessione l’identità cristiana”, che per poter essere “dicibile” deve essere ricodificata sotto altra forma (l’amicizia con i popoli, la lotta ai pregiudizi, l’approccio dialogico e non proselitistico …), come se l’unica forma del cristiano non fosse Cristo.
    Paradossalmente, ma non del tutto, la vera consapevolezza “teologica” sembrano averla (rovesciata) proprio i persecutori!»

    5 Giugno, 2010 - 15:39
  13. lycopodium

    La posizione “a-teo-progr” è, ad esempio, quella che censura realtà come questa:
    «Grande è la distanza che separa le due religioni. Occorre anzitutto sapere che l’islam si considera la rivelazione ultima, più completa e più razionale. Ne consegue che quanti non la seguono sono su un piano di netta inferiorità; diventare cristiano, per un musulmano, significa regredire a uno stato inferiore. Stando così le cose, richiedere la reciprocità in rapporto alla libertà religiosa è un’utopia. La potrà richiedere un islamico in un paese cristiano, ma non l’inverso. Concretamente la libertà di coscienza non esiste nell’islam e l’esercizio delle altre religioni non è libero, bensì tollerato» (L. Padovese)

    5 Giugno, 2010 - 15:46
  14. Si Lycopodium, se “a-teo-progr” è quello che intendo io, concordo perfettamente con te!
    E vanno annoverati tra quelli che “in realtà non credono, la religione per loro è strumentale ai loro fini, e sono pochi”.
    Il “movente però è sempre la “politica” dei fini individuali in primis (leggasi ego smisurato) e collettivi poi (leggasi idem).

    A proposito che ne pensi di quell’articolo proposto sul sito Nati dallo Spirito?

    5 Giugno, 2010 - 15:48
  15. lycopodium

    Niente male, sembra quasi che Buzzati l’abbia letto, prima di scrivere il suo Racconto di Natale. Grazie!

    5 Giugno, 2010 - 15:55
  16. Le parole del vescovo ucciso sono in generale vere.
    Se scendiamo nello specifico però qualche distinguo c’è.
    Ed è legato al fatto che per l’Islam non esiste una autorità unica capace di mediare tra le diverse correnti che l’attraversano (come ad esempio fa il Papa da noi) unificando l’ortodossia della fede. L’Islam è poi molto razionale (da li viene l’algebra, la matematica e una buona parte della geometria) e poco incline all’esplorazione mistica e spirituale. L’Islam è molto legato alla “lettera”, che credono dettata direttamente (non “ispirata”)
    Ed infatti la corrente Sufi è quella vista come poco “ortodossa” dall’Islam stesso. Sono forse quelli più inclini al “dialogo”.
    E la prima forma di dialogo è il riconoscere che siamo fratelli in quanto “creati” dallo stesso Dio, e discendenti dallo stesso progenitore.
    Si va avanti a piiccoli passi cercando ciò che ci unisce, e marcando pacificamente senza forzature le nostre specificità.
    Il resto lo farà Dio.

    5 Giugno, 2010 - 17:14
  17. Perdonatemi, premo in fretta invia e poi inflaziono i post.
    Volevo fare questa citazione di pensiero Sufi per far rendere conto dell’argomento… e invitare a leggere il link che propongo per rendersi conto ancor più…

    “Fino al secolo scorso, prima dell’avvento del pensiero modernista e riformatore, foriero delle disgrazie e le violenze attuali, nei paesi musulmani “‘Ilm ut-Tasawwuf” (Scienza del Sufismo) era materia di insegnamento nelle università islamiche (perché a cosa servono Imam, Dottori della Legge pieni di orgoglio, superbia, miseri di cuore, invidiosi, ecc.?!!) Gli Imam, come tutti del resto, erano socialmente invitati a sottomettersi non solo allo studio di libri, ma anche alla pratica della Scienza della Purificazione dei Cuori, per raggiungere le Virtù dell’Eccellenza (Ihsan) nelle mani di uno Shaikh Sufi.
    Naturalmente vi sono stati tempi in cui, per manifestare l’ipocrisia imperante, i Sufi hanno dovuto proferire affermazioni iperboliche tali da poter suscitare una reazione, per questo alcuni, ma solo alcuni, sono stati tacciati di eresia.
    Ma come ben sapete, la Verità non e’ per tutti…
    Notate ad esempio questi versi contenuti nel “Tarjumân Al-Ashwâq”:
    Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma
    è un pascolo per le gazzelle,
    un convento per i monaci cristiani
    è un tempio per gli idoli,
    è la Ka’ba del pellegrino
    è le tavole della Torah,
    è il libro del Sacro Corano.
    Io seguo la Religione dell’amore,
    quale mai sia la strada
    che prende la sua carovana:
    questo è mio credo e mia fede. ”

    http://www.sufi.it/sufismo/sufi.htm

    5 Giugno, 2010 - 17:24
  18. INCREDIBILE! Per i Sufi, i modernisti e riformatori forieri delle disgrazie e violenze attuali sono gli “Imam, Dottori della Legge pieni di orgoglio, superbia, miseri di cuore, invidiosi, ecc.?!!”. Insomma gli “integralisti”!!!!!

    5 Giugno, 2010 - 17:31
  19. rossocardinale

    Ogni settimana,una delle molteplici chiese nella zona dove vivo posta,su un cartellone al viale d’ingresso,delle frasi su cui riflettere.Vista la discussione e alcuni commenti che ho letto,provo a condividere la frase di questa settimana:
    “Quando siamo pieni di noi siamo vuoti di Dio”

    La seguente,invece,l’ho letta ad una mostra dedicata al genio di Leonardo da Vinci e porta la firma del nostro grande connazionale.Anche questa,a mio parere,entra bene nelle discussioni in corso sul blog in questi giorni:

    “Ci sono tre tipi di persone:quelli che vedono,quelli che vedono quando viene loro mostrato,quelli che non vedono”

    5 Giugno, 2010 - 18:43
  20. Io mi auguro di essere di quelli che “non vedono”…
    è l’unico modo per essere “risanato”…

    5 Giugno, 2010 - 19:02
  21. ma la “forma del cristiano” per citare Lyco che cita mons. Padovese è Cristo, certo! solo che forse di volta in volta è Cristo povero, perseguitato, maltrattato, umiliato, etc etc.
    Un “vescovo fatto popolo” scrisse, mi pare. Casaldaliga dopo la morte di Romero.
    Un martirio collettivo, un po’ come la “personalità corporativa”…
    D’altronde l’odium fidei si è sempre manifestato velato e mischiato a questioni politiche o di altro tipo (anche san Massimiliano Kolbe, e gli altri martiri dei campi di concentramento esprimevano questa difesa estrema dell’umanità, della vita, etc).
    o sbaglio?

    Buon Corpus Domini a tutti

    5 Giugno, 2010 - 19:45
  22. rossocardinale

    Speriamo di esserlo tutti,caro Ubi Humilitas!
    Grazie delle bellissime citazioni e degli spunti di lettura e riflessione che propone.

    5 Giugno, 2010 - 19:57
  23. “Grazie delle bellissime citazioni e degli spunti di lettura e riflessione che propone”

    Ahi, Ahi, Ahi… son guai… quando sento “dire bene di me”…
    comunque “per la maggior gloria di Dio”.

    Una domanda a rossocardinale: lei è un giornalista vero?

    5 Giugno, 2010 - 20:53
  24. rossocardinale

    No,caro amico,non sono un giornalista.Anche se mi piace molto scrivere.

    5 Giugno, 2010 - 21:07
  25. Inflaziono lo so! Ma devo dirlo.
    L’incontro del Papa con l’anziano Sufi mi ha commosso.
    Ho visto con gli occhi una, due, anzi tre pagine del Vangelo di Nostro Signore.

    L’attesa sulla sedia dell’anziano Sufi , Zaccheo che attende sul sicomoro.
    L’incontro, quella di Nicodemo che stringe tra le braccia il Cristo inviato dal Signore.
    La testimonianza della richiesta di preghiera, come quella di Nicodemo ( “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”) innanzi ai sommi sacerdoti ed ai farisei che affermavano: “Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?

    5 Giugno, 2010 - 21:14
  26. Errata: L’incontro, quella di Nicodemo che stringe tra le braccia il Cristo inviato dal Signore.

    Corrige: L’incontro, quella di SIMEONE che stringe tra le braccia il Cristo inviato dal Signore.

    5 Giugno, 2010 - 21:17
  27. FABRICIANUS

    Chiedo scusa se non seguo la discussione, vorrei però augurare a Luigi, e a tutti gli amici e le amiche del blog, buona Solennita’ del Corpus Domini.

    Ciao a tutti!
    F.

    5 Giugno, 2010 - 22:06
  28. giorgio

    Forse è fuori tema, ma non tanto : arriva un fratello e si pensa di soccorrerlo poi…da un (brutto) fatto di cronaca recente il classico ricatto contro un parroco cattolico, si evince che va bene che sono tutti fratelli, però è anche bene che quando si fa elemosina – soprattutto a quelli che arrivano da chissà dove – sia opportuna una certa prudenza (siate prudenti come serpenti…. dice il vangelo)..è deleterio che alle porte delle parrocchie (esempi innumerevoli anche nella nostra zona) si formino colonne di persone (veri o falsi poveri che siano) che chiedono insistentemente un obolo per mangiare……….poi l’appettito viene mangiando …: queste persone vanno mandate direttamente alle Caritas, che attraverso operatori qualificati (e possibilmente laici …così si tagliano le unghie ai possibili ricattatori “sessuali” anti-clero) dovranno farsi dare tutte le indicazioni, fare le dovute indagini sull’effettivo stato di bisogno ed adottare tutte le utili azioni in merito…al momento non risulta che in Italia ci siano morti per fame. Non sarà carità cristiana, ma le istituzioni statali a cosa servono ? Certo va bene la sussidiarietà, la surroga e quant’altro, ma se ci sono delle necessità assistenziali ci pensi il governo che sa bene dove reperire le risorse con le tasse !

    6 Giugno, 2010 - 7:29
  29. lycopodium

    Ok Maioba (h. 19.45 di ieri),
    però il punto è che oggi è del tutto spontaneo identificare cosa sia santo o martire, ma questa spontaneità non esaurisce la dimensione della santità e del martirio …
    (e forse, ultimamente, la fraintende?).

    6 Giugno, 2010 - 7:33
  30. non lo so, Lyco…
    Io penso che le cose sante, poiché appartengono a Dio che è il tre volte Santo, necessariamente si lasciano fraintendere…
    Questa ambiguità rimane sempre.
    Anche i segni eucaristici sono pane e vino, eppure sono Corpo e Sangue di Cristo.

    6 Giugno, 2010 - 11:46
  31. roberto 55

    Seppure in ritardo (del che mi scuso), tengo a ricambiare di cuore l’augurio dell’amico Fabricianus.

    Buon pomeriggio !

    Roberto 55

    7 Giugno, 2010 - 13:42

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