Francesco: ancora non posso uscire di qui

Le parole che ho messo nel titolo Papa Francesco non le ha mai dette, ma sabato – durante la conversazione della veglia – ne ha dette di equivalenti che mi paiono assai interessanti e che sono queste: “Quando io vado a confessare – ancora non posso, perché per uscire a confessare… di qui non si può uscire, ma questo è un altro problema – quando io andavo a confessare nella diocesi precedente, venivano alcuni e sempre facevo questa domanda: ma, lei dà l’elemosina?” – Il ragionamento sull’elemosina, che era quello che stava a cuore al Papa, l’ho riportato in un commento al post di quel giorno e a esso rimando per quel contenuto più importante. Qui mi occupo delle parole che vengono prima e che mi pare nessuno abbia letto tra le righe e spazi inclusi. Facendone questa lettura appuntita io vi trovo la confessione che al Papa non va questa faccenda che egli non possa uscire “di qui” senza creare problemi e che sia intenzionato ad affrontarla perché non può – non vuole – restare staccato dalla diocesi: “ancora non posso” penso voglia dire che forse un giorno potrà. E che si tratti della diocesi – non d’altro – lo chiarisce dicendo quello che faceva “nella diocesi precedente”. Questo è un Papa che soffre di claustrofobia e non solo gli va stretto l’Appartamento papale ma anche il Vaticano. Nel primo commento richiamo una parola che ebbe a dire da cardinale sulla necessità di “pensare il nuovo”. A mio parere sta pensando a qualcosa di nuovo.

34 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Urge pensare il nuovo. “Per varcare le soglie della fede urge pensare il nuovo, apportare il nuovo, creare il nuovo, impastando la vita con il nuovo lievito della giustizia e della santità, come insegna l’apostolo Paolo nella Prima lettera ai Corinti 5,8“: sono parole di Jorge Mario Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires, contenute nella sua ultima lettera pastorale riguardante l’ “Anno” della fede (1° ottobre 2012), intitolata Varcare la soglia della fede, che è stata ora tradotta dalla Libreria Editrice Vaticana (pagine 37, 5 euro). A quelle parole brindo con un bicchiere di Vino Nuovo. Io credo che Francesco stia “pensando il nuovo” anche per quanto riguarda il suo habitat vaticano.

    22 Maggio, 2013 - 21:56
  2. Giovanni Paolo II per uscire dal Vaticano andava a sciare accompagnato da Pertini. E poi pare che abbia fatto diverse uscite in Abruzzo.

    22 Maggio, 2013 - 22:08
  3. Sara1

    Io invece penso come si troveranno gli ospiti di Santa Marta ad avere sempre il Papa presente.
    Tipo le messe del mattino prima chi le diceva? E’ stato stravolto il calendario delle celebrazioni?
    E se qualcuno per caso era un po’ timido non si troverà male tra guardie del corpo e giornalisti sempre presenti?
    Non se ne parla mai degli ospiti.

    22 Maggio, 2013 - 22:35
  4. nicoletta z.

    Grazie Luigi, a queste parole brindo anch’io. E sto a vedere che succede, chissà che Valli non ci abbia preso…

    22 Maggio, 2013 - 23:11
  5. Giorgio Licini

    Chiaro che si tratta di claustrofobia “pastorale”… E che il problema e’ serio. E’ un rimasuglio (ma non tanto piccolo) della “questione romana”. Prima del 1870 i Papi giravano liberamente in citta’. Erano “padroni loro” qualcuno dira’. E va bene. Le cose sono cambiate. Ma Roma e’ ancora la loro diocesi. Una sistemazione diversa da quella in atto dal 1929 va trovata per Francesco e i suoi successori. La soluzione “Giovanni Paolo II” (sciate e decine di uscite in incognito, dicono) non e’ certo sufficiente. Il Papa deve poter andare a trovare il parroco della Garbatella o di Casalbertone (e naturalmente i fedeli) ed eventualmente sedersi in confessionale quando, come e quanto vuole. Come tutti gli altri vescovi d’altronde!

    23 Maggio, 2013 - 1:02
  6. Luigi Accattoli

    A commento delle parole “nella diocesi precedente” ricordo un’altra parola simile detta da Papa Wojtyla nel volume “Varcare la soglia della speranza” (Mondadori 1994): «Dopo il mio trasferimento a Roma». “Trasferimento” è il termine canonico per indicare il passaggio di un vescovo da una diocesi a un’altra. Per i pignoli come me: la citazione può essere controllata a metà della pagina 111 dell’edizione princeps.

    23 Maggio, 2013 - 7:54
  7. Giorgio Licini

    @Luigi. Credo si debba dire tuttavia che il vescovo di Roma (Papa) viene “eletto” a tale sede (Can.332) non trasferito… Gli altri ordinari invece vengono “nominati” (dal Papa) eventualmente in seguito a trasferimento da altra sede… Anche i vescovi di Roma vengono quasi sempre da un’altra sede diocesana (eccetto, per esempio, Benedetto XVI e Pio XII), ma sono “eletti” a Roma, non tarsferiti. Infatti quando questo succede non c’e’ un Papa in carica che abbia l’autorita’ di trasferire i vescovi. Alla sua morte o dimissioni questo potere scompare e ritorna solo con l’elezione del nuovo vescovo di Roma. Giovanni paolo II si riferiva quindi probabilemnte al fatto che la sua elezione a Roma ha significato per lui fare i bagagli e prendere l’aereo (in senso figurato naturalmente, perche’ il biglietto di ritorno dopo il Conclave avra’ dovuto farselo rifondere – qualcuno ha chiesto a Francesco cosa intende fare al riguardo? perche’ e’ capace di presentarsi a Fiumicino col vecchio nome e passaporto e partire almeno per un paio di giorni).

    23 Maggio, 2013 - 8:46
  8. Sara1

    Ad accentuare l’avversione del Papa per le regole ci andrei piano, che più che povertà evangelica si finisce per farne una lady Diana in tonaca.
    Povertà è anche accettare le restrizioni che il tuo compito ti impone mi sembra, ci sono tante persone coinvolte di cui si dovrebbe anche tenere conto.
    In fondo (vedi suore americane) non ci sono state vere riduzioni delle prerogative papali.

    23 Maggio, 2013 - 8:57
  9. FABRICIANUS

    Non lo so, forse il papa “ci proverà”, ma è anche vero che il suo caposcorta, intervistato dalla rivista della Polizia Italiana, ha fatto presente che il Santo Padre dopo le iniziali difficoltà, ha compreso le esigenze di sicurezza.

    Vedremo un pò come si muoverà il papa, coadiuvato dallo Spirito Santo (e………….dalla gendarmeria).

    23 Maggio, 2013 - 10:00
  10. Luigi Franti

    Beh, se proprio non gli va … può anche dimettersi. In fondo, ci sono già altre diocesi che hanno due (e forse qualcuna perfino tre) emeriti :-). Dopo tutto, i 75 anni li ha passati da un pezzo e se, come dice lui, è un vescovo come gli altri …

    23 Maggio, 2013 - 10:39
  11. Federico Benedetti

    E’ bello che un pontefice sottolinei il suo essere Vescovo di Roma e il legame particolare che lo lega alla città e alla sede del ministero petrino, ma spero che papa Francesco non voglia per questo trascurare la sua sollecitudine e la sua cura per tutta la Chiesa, anche oltre i confini del Vicariato di Roma.
    I suoi predecessori furono vescovi di Roma senza insistere così tanto su questo punto.

    23 Maggio, 2013 - 11:08
  12. Luigi Accattoli

    Sara sugli ospiti del Santa Marta e sulla loro convivenza con il Papa provo a dire quello che so.

    La messa del mattino prima di Francesco la concelebravano alle 07.00 i sacerdoti ospiti, se volevano. A quella stessa ora avviene adesso la concelebrazione presieduta dal Papa, ma ad essa non vanno gli “ospiti” della casa ma gli “ospiti” della messa per partecipare alla quale si deve chiedere ai segretari privati. Gli ospiti abituali della casa hanno a disposizione delle cappelle – che c’erano da sempre – per celebrare o concelebrare a loro discrezione.

    23 Maggio, 2013 - 13:08
  13. Come ho già ripetuto più volte,
    a diferenza di ogni altra diocesi nel mondo,
    a Roma non si ha coscienza di avere un Vescovo,
    nel vero significato di questo lemma e della sua portata.

    A Roma c’è semplicemente il papa,
    come a Londra hanno la Regina Elisabetta.

    A Roma abbiamo soltanto i tours parrocchiali del papa.

    Infatti i non-romani,
    che sono nell’ignoranza dell’esperienza,
    non interessa affatto che Roma abbia il proprio vescovo,
    a loro interessa
    la Monarchia di un vicedio.

    Per carità !
    L’indagine storica,
    d’altronde mi dice che sia il vescovo che il papa sono delle invenzioni affatto legate ai vangeli.
    Il vescovo abbastanza recente all’ambiente apostolico,
    il papa abbastanza tardi.

    Non mi dispiace sperare,
    che Bergoglio lavori per farsi veramente recepire dai romani e dal mondo
    come il Vescovo di Roma,
    che presiede nella carità alle Chiese locali.

    La Chiesa è l’insieme delle Chiese,
    la Chiesa è Corpo di insieme di corpi.

    Wojtyla, con “l’Ut unum sint”
    ha parlato dell’opportunità di “ri-pensare” il ministero papale, “pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione”.

    Scriveva Wojtyla, che si tratta di un “compito immane”,
    e per questo chiedeva l’aiuto fraterno dei pastori e di chi,
    nella Chiesa e per la Chiesa,
    ha il compito di
    “pensare” alla luce della Parola di Dio e
    con l’occhio ai “segni dei tempi”.

    23 Maggio, 2013 - 13:10
  14. Luigi Accattoli

    Sara 2. L’appartamentino del Papa è al secondo piano del Blocco A. In quel piano risiedono i due segretari e due nunzi che lì stavano da prima. La direttiva del Papa è che la vita della Casa continui nella normalità.

    23 Maggio, 2013 - 13:11
  15. Luigi Accattoli

    Sara 3. In un primo tempo avevano riservato al Papa uno dei due ascensori del Blocco, facendolo custodire da un “ascensorista” ma Francesco non ha voluto e dunque usa dell’ascensore insieme agli altri e se qualcuno resta perplesso, dice: “Io vado al secondo piano”.

    23 Maggio, 2013 - 13:13
  16. Luigi Accattoli

    Sara 4. Anche nella sala da pranzo le cose vanno scioltamente. Gli ospiti che vogliano invitare persone a pranzo o a cena [io – prima dell’arrivo di Francesco – ero stato invitato tante volte da ospiti della casa con i quali dovevo parlare] possono continuare a farlo. Il Papa si siede a un suo tavolo con i segretari, il direttore della Casa ed eventuali ospiti. Solo quando ha ospiti di riguardo mangia con loro in una saletta.

    23 Maggio, 2013 - 13:18
  17. Luigi Accattoli

    Sara 5. Davanti al Santa Marta prestano servizio due Guardie svizzere e due Gendarmi. Un ufficiale della Guardia e uno della Gendarmeria stazionano nella hall, una Guardia svizzera sorveglia la porta dell’appartamentino.

    23 Maggio, 2013 - 13:21
  18. Luigi Accattoli

    Sara 6. I due segretari: si tratta del maltese Alfred Xuereb, già segretario in seconda di Benedetto; e dell’argentino Fabiàn Pedacchio Leaniz che già lavorava alla Congregazione per i vescovi e che mantiene quell’ufficio al mattino ma passa il pomeriggio a disposizione del Papa.

    23 Maggio, 2013 - 13:24
  19. Sara1

    Grazie Luigi, mi incuriosiva questa cosa degli altri ospiti di Santa Marta.
    Però mi pare di capire che non sia una vera vita comunitaria (tipo convento) basti dire che per partecipare alle messe del Papa serve l’invito.
    Non so, se il Papa deve abitare in un albergo non era meglio attrezzare il palazzo apostolico con un po’ di letti in più e ospitare direttamente lì le persone con cui fare comunità?

    23 Maggio, 2013 - 14:07
  20. Luigi Accattoli

    Sara di sicuro quella del Santa Marta non è una vita comunitaria. Vi alloggiano i dipendenti della Segreteria di Stato, nunzi e vescovi di passaggio, ospiti vari dell’ufficialità vaticana. Nell’appartamentino del Papa, per esempio, una volta fu ospitato il Patriarca Bartolomios. Gli ospiti permanenti lì alloggiano e mangiano, ma ognuno ha la sua attività lavorativa e pastorale indipendente. Poniamo che uno della Segreteria di Stato abbia l’impegno di celebrare in una casa di suore: al mattino va da loro a celebrare. Per quello che capisco – ma ci vuole pazienza, occorre informarsi e riflettere – il Papa ha deciso di stare lì fino a quando non avrà trovato una soluzione migliore. A che cosa stia pensando nessuno lo sa. Intanto si è sottratto alla tagliola dell’isolamento nella quale è più facile il lavoro dei corvi e dei manipolatori.

    23 Maggio, 2013 - 14:25
  21. Sara1

    In questo modo conferma che la curia è un posto così infame da non poterci nemmeno dormire, è triste volendo come immagine della Chiesa che ne esce.
    Sapevo che Giovanni Paolo II aveva sempre molti ospiti e persone che andavano e venivano dal suo appartamento, forse Benedetto era più isolato in quanto più solitario di carattere, non credo che siano le mura a fare la differenza nella comunità che si vuole creare.
    Questo è il mio pensiero, dettato forse dal fatto di avere amore per la casa in genere.
    🙂

    23 Maggio, 2013 - 14:30
  22. Luigi Franti

    Bene, la sintesi di Sara mi pare perfetta: il papa sta in albergo.

    23 Maggio, 2013 - 14:30
  23. lorenzo

    Scusate la reiterata banalità .
    Se al papa garba- fin qui- Santa Marta, che se ne stia a Santa Marta.
    Non ne deriva nessuno sconvolgimento dottrinario.
    Sara ha ragione. Non credo che siano le mura a fare la differenza.
    Nei due sensi, però.
    Sempre mura restano.
    Sì: il papa sta in albergo. E allora?

    23 Maggio, 2013 - 15:05
  24. Bergoglio,
    vive come se fosse in una (anomala) parrocchia (tenda del pellegrini).

    Giustamente,
    sennò,
    perchè diamine si dice la Chiesa pellegrina in Roma ?

    Spero che nell’arco della mia vita posso vedere altre epocali evoluzioni nella mia chiesa pellegrina in Roma.

    23 Maggio, 2013 - 15:08
  25. Sara1

    Matteo una parrocchia non è un albergo.

    23 Maggio, 2013 - 15:36
  26. La parrocchia non è fatta per una permanenza in stabilità.

    In origine,
    quello che noi oggi chiamiamo parrocchia,

    erano le case dei laici battezzati,
    dove passavano i viaggiatori cristiani, i commercianti cristiani,
    dove vi soggiornavano gli evangelizzatori come Paolo, Luca…

    Dunque non mi pare molto diverso….

    Comunque non era la casa dei preti.

    Tante sono le evoluzioni, nella storia,
    Tutto continua a muoversi.

    Quel che era si modifica,
    cambia,

    importante è rispondere all’esigenza dei tempi.

    Prima di Porta Pia
    il papa abitava al Quirinale.

    Forse che ci dovrebbe ritornare ?

    23 Maggio, 2013 - 16:25
  27. Luigi Accattoli

    Cristiani da museo. Dopo i cristiani da salotto e i cristiani inamidati, questa mattina Francesco ha deplorato i cristiani da museo, commentando le parole di Gesù “voi siete il sale del mondo”:

    Un sale che “non è per conservarlo, è per darlo”. E questo, ha detto, “significa un po’ di trascendenza”: “uscire col messaggio, uscire con questa ricchezza che noi abbiamo del sale e darlo agli altri”. D’altro canto, ha sottolineato, ci sono due “uscite” affinché questo sale non si rovini. Primo: dare il sale “al servizio dei pasti, al servizio degli altri, al servizio delle persone”. Secondo: la “trascendenza verso l’autore del sale, il creatore”. Il sale, ha ribadito, “non si conserva soltanto dandolo nella predicazione” ma “ha bisogno anche dell’altra trascendenza, della preghiera, della adorazione”: “E così il sale si conserva, non perde il suo sapore. Con l’adorazione del Signore io trascendo da me stesso al Signore e con l’annunzio evangelico io vado fuori da me stesso per dare il messaggio. Ma se noi non facciamo questo – queste due cose, queste due trascendenze per dare il sale – il sale rimarrà nella bottiglietta e noi diventeremo cristiani da museo. Possiamo far vedere il sale: questo è il mio sale. Ma che bello che è! Questo è il sale che ho ricevuto nel Battesimo, questo è quello che ho ricevuto nella Cresima, questo è quello che ho ricevuto nella catechesi… Ma guardate: cristiani da museo! Un sale senza sapore, un sale che non fa niente!”.

    23 Maggio, 2013 - 16:29
  28. Sara1

    Perchè le donne di solito si arrabbiano dicendo: “questa casa non è un albergo”?
    Perchè un albergo è un luogo dove si va, si dorme, si mangia e poi ciao ciao, una casa qualche cosa di diverso.
    Ora un conto è un certo senso della precarietà (ma non alla si sta come d’autunno sugli alberi le foglie) un conto un insieme di monadi che prendono al massimo l’ascensore insieme.
    Porta Pia non c’entra nulla.

    23 Maggio, 2013 - 16:30
  29. Luigi Accattoli

    Coraggio speranza pazienza nel parlare di Dio. Francesco stamane ha ricevuto la Presidenza della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (Comece) e così il vicepresidente Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, ha riferito alla Radio Vaticana un passaggio del suo discorso:

    Ci ha invitati a tenere davvero sempre viva la questione di Dio e a parlare di Dio, perché senza il riferimento a Dio anche le leggi degli uomini rischiano di essere molto disattese. Ci ha poi invitati ad avere coraggio e speranza, ma – nello stesso tempo – anche molta pazienza, proprio perché non dobbiamo sedurre, ma dobbiamo convincere. L’invito che ha fatto alla Comece, l’invito che ha fatto alle Chiese europee è proprio quello di entrare nel dialogo, parlare di Dio, parlare dei grandi problemi, ma anche davvero con una grande pazienza proprio in vista del convincimento“.

    23 Maggio, 2013 - 16:58
  30. Luigi Accattoli

    Papa Francesco ha confermato oggi il cardinale Agostino Vallini come vicario di Roma: è la prima conferma tra i collaboratori di Curia, come Vallini era stato il primo – tra i cardinali – ad apparire sulla loggia la sera dell’elezione del nuovo Papa. Nella lettera di conferma tutto è secondo tradizione, tranne le parole iniziali: Ex quo quidem tempore ad Petri cathedram sumus evecti, ediximus Nos esse Episcopum Romanum. Sedes vero haec ampliore pollet auctoritate. Eandem enim communioni omnium Ecclesiarum in caritate praesidere omnes sat sciunt. Non è stata fornita una traduzione della lettera. Ne abbozzo una io, per le sole parole iniziali, chiedendo aiuto alla prof. Lignani: “A partire dal momento in cui fummo elevati alla cattedra di Pietro, ci proclamammo vescovo di Roma. Questa sede gode infatti di una più ampia autorità e tutti sanno bene che essa presiede nella carità alla comunione di tutte le Chiese”.

    23 Maggio, 2013 - 17:30
  31. Luigi Accattoli

    Al Papa la veste insanguinata di Romero. (AGI) – CdV, 23 mar. Papa Francesco e il presidente del Salvador Carlos Mauricio Funes Cartagena hanno reso omaggio insieme alla memoria dell’arcivescovo martire Oscar Arnulfo Romero, sottolineando, ha affermato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, “l’importanza della sua testimonianza per l’intera Nazione”. Il presidente, come e’ noto, ha chiesto di essere ricevuto dal nuovo Papa proprio per invocare una rapida conclusione del processo di beatificazione di monsignor Romero, ucciso dagli squadroni della morte il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la messa. E ha portato, ha rivelato il portavoce Lombardi, “un dono toccante, un reliquiario a forma di ostensorio, con un frammento macchiato di sangue della veste indossata dal presule in quella celebrazione”. Cosa abbia risposto il Papa alla richiesta di Funes Cartagena, padre Lombardi non ha potuto dirlo, essendo un colloquio privato. Ma e’ noto che Francesco ritiene Romero martire e santo, tanto che allo scrittore Adolfo Perez Esquival, ricevuto pochi giorni dopo l’elezione al Pontificato, disse di ritenerlo “uno dei profeti e martiri della Chiesa”. Il presidente, ha rivelato Lombardi, “e’ stato alunno di padre Rutilio Grande, il gesuita ucciso prima di Romero e che ne fu l’ispiratore, per questo tiene moltissimo alla causa dell’arcivescovo”.

    23 Maggio, 2013 - 18:35
  32. Sara1

    Cosa ha di particolare questo discorso?

    23 Maggio, 2013 - 18:46

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