“Io non ammazzo mia sorella” fece Marco il ritardato

«Hanno detto che io ti ammazzo e non ti pago [non mi condannano, ndr] perché sono malato. Ma io non ammazzo mia sorella» parole di Marco Ferraro, di Rosarno, un uomo con ritardo mentale che nel 2006 si rifiuta di uccidere la sorella Rosa – già donna di ‘ndrangheta e collaboratrice di giustizia – come gli era stato ordinato dai parenti sani di mente. A Marco, a Rosa e ai parenti tutti dedico un bicchiere di Vino Nuovo.

8 Comments

  1. antonella lignani

    Come spesso accade, questo tema è troppo elevato peché si possa parlare a vanvera. C’è bisogno di riflettere, e quindi i commenti tardano.

    28 Dicembre, 2011 - 12:08
  2. Caro Luigi, è da ieri, da quando ho letto il tuo articolo su Vino Nuovo, che penso all’ultima tua frase:”Talvolta il Signore si serve dei deboli per combattere i forti”. Ti chiedo, ma gente che ammazza,ruba,propaga violenza a tutto spiano, è da reputare forte?
    Non dovremmo pensare forte chi lascia il benessere per andare a servire le missioni in Africa, per esempio? o chi, con coraggio e senza grandi gesti, sopravvive ogni giorno con una pensione da fame? o chi soffre da cani in solitudine per “non dare fastidio”?
    Qual è la definizione di forza e di debolezza?

    28 Dicembre, 2011 - 14:33
  3. Luigi Accattoli

    Principessa hai ragione. La mia frase era “Il Signore si serve dei deboli per confondere i forti” ed era detta in riferimento al primo capitolo della Prima lettera di Paolo ai Corinti: “Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti“.

    28 Dicembre, 2011 - 16:17
  4. Grazie del chiarimento, mi accorgo che avevo comunque riportato male la tua frase. Tra confondere e combattere c’è una bella differenza. Ma il soffrire per lo stato delle cose non cambia.

    28 Dicembre, 2011 - 19:13
  5. Marilisa

    Entrando in un argomento del genere si rischia di cadere nella retorica.
    Marco “il ritardato” non lo è poi tanto, mi sembra, se si rende conto che ammazzare una sorella è di una gravità inaudita. Gli altri parenti saranno pure “sani di mente” ma, asserviti alla ‘ndrangheta come sono, ne hanno assorbito le regole disumane a tal punto da sacrificare i parenti più stretti. Anche Marco è una loro vittima in fondo.
    Niente di nuovo se si guarda ai comportamenti delinquenziali di mafia e cosche varie. Da sempre la storia di queste organizzazioni è stata intessuta di atrocità ineguagliabili. Per questa gente la coscienza, non dico l’affetto, non ha voce. Respirano soltanto l’aria insana di microsocietà che si basano su ataviche leggi note solo a loro, e se qualcuno (come Rosa) cercano di sottrarsi, deve vivere nel terrore della vendetta.
    In questo caso la “debolezza di mente” del fratello di Rosa ha mandato in fumo la punizione decretata per lei. È azione di Dio? Può darsi.
    Ma non c’è molto da rallegrarsi se si pensa a tutti gli altri poveracci per i quali le cose sono andate ben diversamente.

    28 Dicembre, 2011 - 19:50
  6. Gioab

    “Il padre sano approva l’uccisione della figlia mentre il fratello ritardato la salva. Il Signore si serve dei deboli per confondere i forti.

    Caro Luigi, controlla e correggimi se credi, ma la mia traduzione riporta : “Poiché vedete la vostra chiamata, fratelli, che non furono chiamati molti saggi secondo la carne, non molti potenti, non molti di nobile nascita; ma Dio scelse le cose stolte del mondo, per svergognare i saggi; e Dio scelse le cose deboli del mondo, per svergognare le forti; e Dio scelse le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, le cose che non sono, per ridurre a nulla le cose che sono, affinché nessuna carne si vanti dinanzi a Dio.” ( 1 Cor. 1.26-29)
    Se noti, mentre prima parla di persone, “fratelli secondo la carne, saggi, nobili e potenti,” improvvisamente parla di “cose”, cose, stolte, ignobili, disprezzate che non sono persone. Sono quelle “cose “ che svergognano le persone (i saggi) e le “cose deboli” che svergognano le “cose forti”. Quindi la competizione è fra cose e persone, e fra cose con cose, ma non fra persone e persone.

    Ho controllato anche sulla CEI 2008: “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le “cose” che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.”
    Vedi anche qui si parla di persone, “sapienti, potenti o nobili” e di “quello che è stolto, quello che è debole, quello che è ignobile e disprezzato”. Anche qui è “quello che è stolto” che svergogna le persone. Non sono le persone che svergognano altre persone Capisci ? E’ impersonale, non può riferirsi al fratello un po’ ritardato, come uno “forte” e il padre violento come uno da disprezzare. In questo caso la comparazione sarebbe fra persone. L’accostamento quindi è improprio. Hai attribuito un valore alle persone fra loro. Mentre nella Scrittura la comparazione è fra cosa e persona e fra cosa e cosa, ma non fra persona e persona.

    28 Dicembre, 2011 - 23:19

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