Leopardi e i fanciulli che trovano il tutto anche nel niente

“I fanciulli trovano il tutto anche nel niente, gli uomini il niente nel tutto”: è una sentenza niente male di Giacomo Leopardi che già conoscevo dallo Zibaldone e che ho ritrovato oggi – leggermente mutata – nelle Operette Morali. Nei commenti mi intreccio a ragionare di quel detto e delle sue mutazioni e di come a me suonano.

9 Comments

  1. Dal nulla al niente. Luigi Accattoli

    Dal nulla al niente. Nello Zibaldone di pensieri 527 [il numero indica la pagina dell’immenso diario manoscritto che di pagine ne conta 4526] alla data del 20 gennaio 1821 Giacomo annota in un capoverso a sé: “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”.

    28 Febbraio, 2018 - 21:53
  2. Luigi Accattoli

    Diceva l’Ottonieri. Nell’Operetta “Detti memorabili di Filippo Ottonieri” – che è dell’agosto settembre 1824 – Giacomo riprende quel motto, un poco lo modifica e l’inquadra nella sua dottrina degli “ameni inganni”, rendendolo più amaro di quanto non suonasse nel diario: “Diceva [Filippo Ottonieri] che i diletti più veri che abbia la nostra vita, sono quelli che nascono dalle immaginazioni false; e che i fanciulli trovano il tutto anche nel niente, gli uomini il niente nel tutto“.

    28 Febbraio, 2018 - 21:54
  3. Luigi Accattoli

    Dopo tre anni. A parte l’inquadramento in una dottrina, la maggiore modifica introdotta da Giacomo dopo tre anni e mezzo è la sostituzione della parola “niente” alla parola “nulla”: e niente è più tagliente. Suona maschile, sa di cenere. Dirotta l’attenzione dai fanciulli agli uomini. Nel rifacimento delle Operette c’è poi l’aggiunta di “anche” resa necessaria dal contesto raziocinante. L’appunto dello Zibaldone è visivo, imparentato ai fanciulli che fanno un “lieto rumore” nel Sabato del villaggio. La sentenza delle Operette va agli uomini e subito li spinge al niente.

    28 Febbraio, 2018 - 21:54
  4. maria cristina venturi

    Fanciulli sono stati i protagonisti delle principali apparizioni mariane ritenute vere dalla Chiesa. Fanciulla Benedetta Soubiroux di 12 anni a Lourdes, fanciulli i tre pastorelli in Cova D’ Iria a Fatima. Anche nostra Signora di La Salette apparve a tre fanciulli . Fanciulli erano i veggenti di Mejugorie quando iniziarono le apparizioni ( su cui ancora la Chiesa non si pronuncia)
    Fanciulla era Maria di Nazareth quando le apparve L’ Angelo Gabriele.
    Un fanciullo pastorello il futuro re messianico David.
    Cosa vedono i fanciulli che noi adulti non vediamo ( piu’) ? Cosa e’ quel Tutto che si trova nel nulla? Cosa quel Mondo visionario o soprannaturale che a noi sembra precluso? Noi destinati a non vedere niente anche nel Tutto.
    Almeno Giacomo Leopardi pur nella sua disperazione esistenziale aveva la nostalgia è il presagio di questo tutto che si trova nel nulla , di questo mondo infinito, aperto ai fanciulli .

    1 Marzo, 2018 - 15:30
  5. maria cristina venturi

    A La Salette i fanciulli furono due non tre: di 15 e 11 anni.
    Non dimentichiamo poi la pulzella, la fanciulla per antonomasia, Jeanne d’ Arc .
    Chi piu’ di lei seppe vedere il tutto nel nulla? Jeanne vide quello che uomini d’ arme, vescovi e re dicevano ” niente” e lei invece vedeva tutto .

    1 Marzo, 2018 - 15:41
  6. Clodine-Claudia Leo

    Interessante il concetto Leopardiano secondo il quale il nulla coinciderebbe con l’infinito inteso come “mancanza/ imperfezione/ vuoto”, essendo l’infinito apparenza, qualcosa fuori dalla sfera dell’essere e poiché “solamente quello che non esiste può essere senza limiti l’infinito in sostanza viene ad essere lo stesso che il nulla. Prende quasi certamente le mosse da Parmeide secondo il quale il nulla è una “dimensione” priva di movimento, di divenire. Ma a differenza di Parmeide che contempla l’Essere come padrone di tutto lo spazio esistente e solo al di fuori e al di la dell’Ente supremo esiste il NON essere, il nulla in quanto l’assenza è condizionata dalla Presenza. Leopardi non spiega perché né come le cose cominciano ad apparire e a divenire, dove fossero nascoste, o, per il fatto stesso che appaiono appaiono dove fossero occultate prima e chi le ha spinte fuori dall’ombra. Ma soprattutto quando incomincia questo inizio.

    1 Marzo, 2018 - 22:12
  7. Clodine-Claudia Leo

    Per Leopardi, un po’ come per Shopenauer o Nietszche, la totalità di ciò che esiste esce dal nulla e continua ad esistere per un legame necessario. Tutto sporge improvvisamente dal nulla e tutto esiste in una molteplicità di eventi separati, di segmenti accidentali per cui ogni evento, ogni cosa, è un frammento, è la “coscienza del frammento”. Trovo queste riflessioni illuminanti, aiutano a comprendere il nostro tempo, la stessa frammentarietà della coscienza collettiva ad esempio, incapace di sedimentare e quindi portata a commettere gli stessi errori per una sorta di destino ineludibile.
    Nietszche parlava del “L’Eterno ritorno dell’uguale” ispirandosi a Seneca e alla sua concezione del tempo, Leopardi s’ispira a Parmeide sul senso dell’essere e del non essere in entrambi noto lo scollamento rispetto ai principi incrollabili della metafisica cattolica di Tommaso D’Aquino e intuisco un collegamento tra l’apostasia moderna e il nichilismo del trio sopra citato.

    1 Marzo, 2018 - 22:12
  8. Victoria Boe

    Una “sentenza”, quella del Leopardi, che è una verità niente affatto oscura.
    I bambini sono capaci di stupore di fronte a tutto ciò che vedono per la prima volta. Tutto per loro è nuovo e bello.
    Io mi stupisco sempre del loro stupore nel vedere cose mai viste prima, e mi incanto nel guardarli. Attraverso il loro sguardo semplice, sgranato davanti al mondo, ritrovo le mie meraviglie di una volta. Loro perpetuano i nostri stupori oggi ormai sfumati.
    Gli uomini hanno esaurito in buona parte la capacità di trovare qualcosa di bello nel tutto che li circonda. Si sono assuefatti al mondo. Lo sguardo non ha la limpidezza di quello di un bimbo.
    Se la si ritrova, ed è ancora possibile, si ritorna bambini e si gioisce al loro stesso modo.
    Per me è fonte di gioia continua guardare le bellezze della natura: i fiori, gli alberi, gli animali soprattutto se cuccioli. E ringrazio il Signore per tanto prodigio.
    Ma bisogna avere lo spirito giusto per goderne. Quel che oggi mi appare bello, domani potrebbe aver perso il suo fascino.

    1 Marzo, 2018 - 22:38
  9. Victoria Boe

    Ciò che è bello è TUTTO nel momento in cui lo hai davanti e lo ammiri.
    Ti riempie gli occhi e l’anima. Ogni altra cosa viene dimenticata.
    Se, al contrario, non si resce a cogliere la bellezza del nuovo o di ciò che sempre è stupefacente, ma di cui non si riesce più a cogliere la meraviglia, allora ogni cosa appare banale e senza valore.
    È forse questo il “niente” di cui parlava il Leopardi?

    1 Marzo, 2018 - 23:04

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