Leopardi e il desiderio dell’infinito

Nel post dell’altro ieri divagavo su un verso di Montale che dice “forse solo chi vuole s’infinita”. Nei commenti ne era venuto un richiamo a Leopardi. Ho ripreso qualche appunto di letture leopardiane riguardanti la parola “infinito” che tanto l’attraeva. Riporto qui i richiami a versi e frasi in cui ricorrono il sostantivo o l’aggettivo “infinito” senza svolgere nessuna interpretazione. Offrendoli alla ruminazione dei visitatori. Il titolo del post viene dalla pagina 171 dello Zibaldone dove sono le parole “Il desiderio dell’infinito”. Nei primi commenti altre ricorrenze e un rimando a Ungaretti.

33 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Leopardi: “Desideri infiniti” (Canto Sopra il ritratto di una bella donna)

    4 Dicembre, 2014 - 21:31
  2. Luigi Accattoli

    Leopardi: “Questo infinito silenzio” (Canto L’infinito)

    4 Dicembre, 2014 - 21:31
  3. Luigi Accattoli

    Leopardi: “Che fa l’aria infinita, e quel profondo / infinito seren?” (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia)

    “Del tacito, infinito andar del tempo” (ivi)

    4 Dicembre, 2014 - 21:32
  4. Luigi Accattoli

    Leopardi: “Immaginarsi il numero dei mondi infinito e l’universo infinito” (Pensiero LXVIII).

    4 Dicembre, 2014 - 21:32
  5. Luigi Accattoli

    Leopardi. Nello Zibaldone trovo ancora:

    “La tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo” (165)
    “Desiderio infinito” (166)
    “Inclinazione dell’uomo all’infinito” (167)
    “La speranza è infinita” (189)
    “Le idee infinite” (170)
    “L’idea dell’infinito” (179, 185)

    4 Dicembre, 2014 - 21:33
  6. Luigi Accattoli

    Ungaretti in riferimento a Leopardi parlò una volta di “desiderio irrefrenabile dell’infinito” (Secondo discorso su Leopardi, “Paragone”, a.1, n.10, ottobre 1950, p. 34). Mi pare detto bene.

    4 Dicembre, 2014 - 21:34
  7. Marilisa

    Leopardi amava perdersi nel pensiero dell’infinito, anche se per lui, vissuto in un ambiente cattolico bigotto oltre misura,l’infinito e Dio non potevano coincidere, non erano la stessa cosa. Così come l’eterno non era l’eternità di Dio.
    L’infinito era per lui spazio senza confini, l’eterno era tempo senza limiti.
    E gli era “dolce” abbandonarvisi. La sua sublime poesia,”l’infinito” (per me la perfezione assoluta nella letteratura italiana), è rimasta a parlarci per sempre di un rifugio di incomparabile serenità per il Poeta. Allora si può comprendere quel suo continuo richiamo all’infinito.
    Noi cristiani invece nell’Infinito e nell’Eterno troviamo Dio. E vi scorgiamo la Pace di Dio.
    Eppure, io credo che nel suo insopprimibile bisogno di infinito, e della pace nell’infinità e nel tempo sconfinato, non sia azzardato vedere una nostalgia di Dio. Forse nella sua mente lo pensava, Dio, senza esprimerlo, forse anche lui qualche volta Lo desiderava, ma sopraffatto dalla inquietudine e dal male di vivere e dal non-senso di cui la vita troppo spesso dà evidenza, lo escludeva dal suo orizzonte.
    Una sensibilità esasperata, qual era quella del Poeta, il più delle volte mette in ombra, profondamente, il Volto di Dio.
    In fondo è la vicenda di moltissimi uomini. Quanti non hanno la fede, o perdono quella che hanno, di fronte al lato oscuro della vita?

    5 Dicembre, 2014 - 11:09
  8. Marilisa

    “Nel documento i gruppi jihadisti come lo Stato Islamico (IS) e al Nusra vengono condannati senza appello, come realtà “che non hanno nulla a che fare con l’islam”.”

    Stupendo! Spero che questo documento venga portato maggiormente all’attenzione dell’opinione pubblica per sfatare una volta per tutte la leggenda della crudeltà di tutti i musulmani indiscriminatamente.
    E spero che quelli che, con pregiudizi inaccettabili, disprezzano quella religione vogliano ricredersi.
    In questo blog c’è qualcuno che di continuo sparge veleno sugli islamici.
    Riuscirà a cambiare opinione?

    5 Dicembre, 2014 - 17:15
  9. Marilisa

    Stupendo anche questo summit cristiano-musulmano.
    Finalmente qualcosa si muove.
    Ho motivo di credere che ci siano molte speranze di cambiamento nei rapporti fra religioni diverse. Ed anche nella sacrosanta considerazione della donna in ambito religioso.
    Lo Spirito Santo sa come muoversi.

    5 Dicembre, 2014 - 18:09
  10. Sara1

    A proposito di donne:

    “E un segno dei tempi che cambiano anche a livello accademico è dato dalla crescente presenza di donne specializzate in studi teologici. Papa Francesco le definisce con simpatia e intenzione “fragole” di una “torta” sulla quale devono però esservene “di più”. Le loro peculiari doti di “sensibilità” e “intuizione”, osserva ancora, rendono “indispensabile” il loro apporto intellettuale:

    “In virtù del loro genio femminile, le teologhe possono rilevare, per il beneficio di tutti, certi aspetti inesplorati dell’insondabile mistero di Cristo ‘nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza’. Vi invito dunque a trarre il migliore profitto da questo apporto specifico delle donne all’intelligenza della fede”.

    http://it.radiovaticana.va/news/2014/12/05/il_papa_teologi,_il_cuore_%C3%A8_la_prima_intelligenza/1113659

    5 Dicembre, 2014 - 18:19
  11. Vedi caso, stasera sono andata a Messa (in preparazione all’Immacolata) nella chiesa di San Francesco della nostra città. Ebbene!! La predica è stata fatta da una suora laica! Penso alle mie nonne, sempre ansiose di sentire il predicatore della novena dell’Immacolata; se avessero saputo una cosa simile sarebbero rimaste strabiliate!
    Ma, siccome qui si parla di “infinito”, vorrei tornare al tema e citare un frammento assai conosciuto del filosofo greco Eraclito:
    “I confini dell’anima non li puoi trovare andando, pur se percorri ogni strada: così profondo essa ha il logos.” (Eraclito, 45 DK).

    5 Dicembre, 2014 - 21:54
  12. Accattoli, mi consenta un OT. Ho letto degli articoli su Avvenire ed ho pensato a lei. Da quel cattivo che sono mi sono andato a guardare i suoi post su questo blog sul tema.
    Sue affermazioni-post:
    “Sarközy spara a Gheddafi: brutto ma necessario” 19 marzo 2011
    “sentendomi parte – come italiano – della lotta al terrorismo e al regime di Ghedddafi” 1 ottobre 2011

    Vengo al dunque e spiego gli articoli di Avvenire per cui ho pensato a lei:
    “Derna, il Califfato sul Mediterraneo”
    http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/derna-il-califfato-su-mediteranneo.aspx

    “Grandi manovre dell’Occidente intorno ai confini”
    http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/grando-manovre-occidente.aspx

    Spero abbia cambiato idea.
    Saluti.

    6 Dicembre, 2014 - 11:41
  13. Pasquale VILARDI

    Stanotte ho sognato G. Pascoli e in particolare confusi stralci della poesia ” X Agosto”.
    Sono andato a rileggerla stamani:

    “E tu, cielo, dall’alto dei mondi
    sereni, infinito, immortale,
    oh! d’un pianto di stelle lo inondi
    quest’atomo opaco del male.

    Che bella coincidenza! Anche il poeta Romagnolo, certamente diverso da Leopardi, ci propone una sua lettura dell’infinito in contrapposizione
    al ” male” che sembra rendere triste L’infinito (Dio) e provoca un “pianto di stelle” ( posiamo leggerlo come misericordia?)

    6 Dicembre, 2014 - 11:51
  14. roberto 55

    Ringrazio l’amico Pasquale Vilardi per la citazione di Giovanni Pascoli, che è mia opinione (e dunque, cari amici, “de gustibus” ………) sia, nella letteratura italiana dei secoli passati, il poeta più vicino alla sensibilità contemporanea; ad esempio:

    “E la Terra sentii nell’Universo.
    Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella.
    E mi vidi quaggiù piccolo e sperso
    errare, tra le stelle, in una stella”.

    Buon sabato a tutti, e buon onomastico all’amica Nicoletta Zullino (non mi pare vi siano altri “Nicola” nel “pianerottolo”, e “se mi sbaglio mi corigerete”) !

    Roberto 55

    6 Dicembre, 2014 - 14:49
  15. nicoletta zullino

    Grazie “infinite”, Roberto!

    6 Dicembre, 2014 - 15:17
  16. Marilisa

    “( possiamo leggerlo come misericordia?)”

    Forse, piuttosto, come il pianto di Dio stesso ( “Cielo” scritto con la maiuscola) su “quest’atomo opaco del Male”( la Terra, dove regna la malvagità degli uomini).
    Oggi si dice che Dio stesso soffre per il Male nel mondo e piange con l’uomo che piange.
    E il Pascoli in questa poesia intensa soffre e piange al ricordo del padre ucciso.
    Prima il poeta ha messo in risalto l’ analogia fra l’uccisione di una rondine che tornava al suo nido e quella di un uomo–il padre, appunto, ucciso nel giorno di S.Lorenzo–che tornava alla sua casa portando dei doni alle figliolette. Uno stesso destino, che si identifica con la legge universale del dolore.
    Da qui lo smarrimento e l’inquietudine del Poeta.
    Nei quattro poeti–Leopardi, Pascoli, Ungaretti, Montale–il tema del dolore nel mondo non può essere eluso, ma è il divino ad essere visto in modo diverso. Ognuno di essi ha una sua particolare sensibilità, ha una propria, confusa, visione del Mistero di Dio, che non può essere univoca. Ed è normale che sia così.

    6 Dicembre, 2014 - 18:21
  17. discepolo

    La poesia di Leopardi che più parla di “infinito” così come lo concepivano i romantici, e la più bella poesia italiana in assoluto, secondo me, non è la famosa “L’infinito”ma “Le ricordanze”.
    In una sola poesia sono sintetizzate le migliaia di pagine della ” A la recherche du temps perdu” di Marcel Proust.
    Si apre già con dei versi che nessuno può dimenticare:
    “Vaghe stelle dell’Orsa io non credea
    tornare ancor per uso a contemplarvi
    sul paterno giardino scintillanti
    e ragionar con voi dalle finestre
    di questo albergo ove abitai fanciullo
    e delle gioie mie vidi la fine.

    Ma poi , nel proseguire,contiene i versi più romantici e “gotici”
    di tutto la poesia italiana.

    Viene il vento recando il suon dell’ora
    dalla torre del borgo. Era conforto
    questo suon, mi rimembra , alle mie notti
    quando fanciullo nella buia stanza
    per assidui TERRORI io vigilava
    sospirando il mattin.

    e al fanciullo Leopardi insonne per i terrori ispirati dal BUIO
    della notte segue il Leopardi innamorato:
    Ove sei che più non odo
    la tua voce sonar siccome un giorno
    quando solea ogni lontano accento
    dal labbro tuo che a me giugesse il volto
    scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
    furo mio dolce amore , Passasti. Ad altri
    il passar per la terra oggi è sortito.
    ma rapida passasti. E come un SOGNO
    fu la tua vita.

    L’infinito in questa poesia non viene detto ma si sente
    come sottofondo: l’infinito del ricordo.
    Il tempo perduto, la “ricordanza acerba”, è l’infinito
    del cuore.
    Ahi tu passasti eterno
    sospiro mio e fia compagna
    d’ogni mio vago imaginar, di tutti
    i miei teneri sensi, i tristi e cari
    moti del cor, la rimembranza acerba.

    6 Dicembre, 2014 - 23:46
  18. discepolo

    nelle “Ricordanze ” c’è anche il ritratto, un po’ narcisistico e byroniano che il poeta fa di se’ stesso.
    .. e spesso all’ore tarde assiso
    sul conscio letto ,dolorosamente
    alla fioca lucerna poetando,
    lamentai coi silenzi e colla notte
    il fuggitivo spirto…

    “dolorosamente alla fioca lucerna poetando”
    che grazia in queste parole!

    6 Dicembre, 2014 - 23:56
  19. discepolo

    per obbiettività dobbiamo ricordare che Leopardi parla anche di un infinito “negativo” nella sua poesia più nihilista “A se’ stesso”
    “Dispera
    L’ultima volta. Al gener nostro il fato
    Non donò che il morire. Omai disprezza
    Te, la natura, il brutto
    Poter che, ascoso, a comun danno impera
    E l’infinita vanità del tutto.

    “L’infinita vanità del tutto” è un infinito negativo e nihilista. l’infinito è vano
    cioè NON HA SENSO. a questa concezione arriva ben prima di Nietzsche e dei nihilisti russi il poeta Leopardi.
    l’infinita vanità del tutto è semplicemente l’infinito negativo. cìoè una infinità ma solo nella vanità cioè nel nulla. Il nulla , la vanità è infinita.

    7 Dicembre, 2014 - 0:29
  20. discepolo

    Che forse ha un corrispettivo biblico nel Siracide
    Vanità delle vanità e tutto è vanità

    7 Dicembre, 2014 - 0:31
  21. Sara1

    Discepolo nella Ginestra supera in parte questo estremo nichilismo.
    Di fronte ad una natura ostile gli uomini possono unirsi e trovare insieme la forza di superare le difficoltà
    Un po’ come il Camus della peste.

    (tra parentesi il padre Monaldo era un ultramontanista)

    7 Dicembre, 2014 - 0:48
  22. Marilisa

    Discepolo, mi pare di ricordare che il “vanità delle vanità, tutto è vanità” sia nel Qoèlet o Ecclesiaste.
    Ad ogni modo è vero che “l’infinita vanità del tutto” lo riecheggia.

    7 Dicembre, 2014 - 1:04
  23. Marilisa

    Però l’infinito di cui Leopardi parla nella celeberrima poesia , ha un significato del tutto diverso da quello indicato, in forma aggettivata, nelle altre poesie.

    7 Dicembre, 2014 - 1:09
  24. Sara1

    Leopardi è un sensista, l’infinito credo rientri nella sfera delle illusioni. (ciò che aiuta l’uomo a superare la durezza della vita).

    il massimo dell’ottimismo se non ricordo male è quello della Ginestra, solo alla fine riesce ad intravedersi la solidarietà umana in lotta contro le avversità di un mondo ostile e crudele.
    Però ricordo davvero male, mai amato. (tutto sommato meglio Foscolo suppliva con un certo fuoco ad una visione abbastanza simile)

    7 Dicembre, 2014 - 1:41
  25. Marilisa

    Ma tu, Sara, hai letto tutto Leopardi e tutto Foscolo?
    Se li conoscessi a fondo potresti cambiare idea.
    Comunque ogni poeta è diverso dall’altro sotto molti aspetti, e ognuno è libero di avere le proprie preferenze e di aderire alla poetica di uno piuttosto che a quella di un altro.

    7 Dicembre, 2014 - 2:28
  26. Nino

    Sapendo dell’amore per Leopardi del vescovo Bregantini, ed in particolare per l’Infinito ecco uno stralcio delle citazioni di questa poesia in alcuni suoi interventi:
    «Per essere dei buoni politici occorre saper vedere col cuore»
    L’appassionata relazione del vescovo Bregantini
    http://www.diocesidicremona.it/main/base1.php?id=sknewsfoto&idrec=2563

    ……….Infine l’accenno alla moltiplicazione vera e propria, a quell’alzare gli occhi al Cielo di Gesù che precede il concretizzarsi di centinaia di pani e pesci: «Per compiere questo gesto straordinario Cristo guarda l’azzurro infinito. È un bel messaggio: per fare cose grandi dobbiamo guardare al Cielo, a qualcuno più grande di noi. Senza Cielo la terra resta fango, ma con il Cielo essa diventa un giardino. Non si può fare politica senza Cielo».
    “E alla fine Bregantini cita l’Infinito di Leopardi, una poesia che rivela l’anelito a un orizzonte sconfinato e che, però, non può realizzarsi a causa della siepe: «La siepe è la crisi che stiamo vivendo e che ci impedisce di vedere l’infinito di bene che c’è oltre. Noi cristiani, però, grazie al vento che il poeta sente sulla sua pelle, ovvero lo Spirito Santo, possiamo almeno intravedere cosa c’è oltre. Dobbiamo partire da qui, da questa capacità, che viene dalla fede, di intravedere il Cielo».”
    ////////////////////////
    9 Settembre 2011
    Nelle parole di Bregantini un appello a guardare al futuro con coraggio
    http://www.loccidentale.it/node/109560
    “La Chiesa più che dare risposte tecniche su come affrontare la crisi, di competenza degli economisti e dei politici, offre questa soluzione interiore”. Bregantini ha spiegato il concetto prendendo spunto anche da una poesia di Giacomo Leopardi: “A pochi passi dal luogo del Congresso c’era la collina di Recanati, dove il Leopardi ha guardato l’infinito. In questo momento c’è una siepe che impedisce in Europa e in Italia lo sguardo verso il futuro, verso gli investimenti e la speranza. Noi dobbiamo aiutare la gente a guardare oltre. Quando un popolo guarda oltre e progetta, investe e trova lavoro, altrimenti non c’è economia che tenga. Non sarà la Borsa a salvare il mondo – chiosa Bregantini – ma la speranza”. L’arcivescovo di Campobasso-Bojano ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Venanzio a Fabriano e la Diocesi molisana ha donato, per l’occasione, un ostensorio realizzato con le spighe di grano creato dall’artista di Jelsi (Cb) Nicola Martino.”
    //////////////////////
    Le riflessioni di monsignor Bregantini all’inaugurazione della Scuola socio politica della diocesi di Pozzuoli
    http://www.segnideitempi.eu/home/index.php?option=com_content&view=article&id=90:le-riflessioni-di-monsignor-bregantini-allinaugurazione-della-scuola-socio-politica-della-diocesi-di-pozzuoli&catid=11&Itemid=236
    “In questo senso allora una scuola di politica deve essere “l’occhio di Dio sui problemi della gente”. Deve aiutare quanti vi partecipano a guardare ”oltre”… Cos’è quest’oltre? Con passione e con grande capacità educativa egli ha provato a spiegarlo, o meglio a evocarlo, attraverso la poesia di Leopardi “L’infinito” . Le “siepi”, le marginalità, si superano “sedendo e mirando”, riflettendo insieme, lavorando insieme e il “vento”, i segni di speranza non mancano.”
    //////////////////////////////////
    Relazione di padre Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, al CONVEGNO NAZIONALE, della pastorale del lavoro.
    Rimini, 26 ottobre 011
    http://www.diocesicampobassobojano.it/online/wp-content/uploads/2011/11/relazione-Bregantini-rimini.pdf

    “Tutto sta in quel avverbio di tempo e di luogo che ha coinvolto anche la GMG di Madrid e che nelle catechesi ho spesso commentato alla luce della bellissima e notissima poesia dell’Infinito di Leopardi. La parola è OLTRE! Oltre la siepe che spesso ci spaventa, ci rinchiude dentro un atmosfera di paura. La siepe della poesia è il simbolo di ostacoli, di chiusure, di paure, di orizzonti limitati. E’ il simbolo della crisi. Intravedere oltre la siepesi fa così immagine di uno stile di
    speranza, che valorizza le tracce che Dio sa porre dentro la nostra storia. C’èinfatti un ventoche attraversa la siepe e ci richiama la voglia e la gioia di
    un Infinito che già da ora ci coinvolge e ci spinge in avanti. Allenare all’invisibile è oggi il grande prezioso contributo che possiamo dare in un’ottica precisa di evangelizzazione, da parte della Pastorale sociale,alla nostra realtà economica. Se non si spera,non si investe. Se non si guarda lontano, non si progetta il futuro economico delle nostre aziende. “

    7 Dicembre, 2014 - 6:15
  27. Sara1

    Marilisa non ho letto tutto tutto ma per Leopardi basterebbero le Operette Morali dove liberi dalle dolcezze poetiche il suo pessimismo radicale e il suo materialismo sono decisamente evidenti.
    Nel Foscolo la visione della vita e’ simile ma c’è molta passione (anche se dolorosa) e molta vita.
    In ogni caso se vogliamo trovare echi “religiosi” in Leopardi li troverei forse più nelle immagini solidaristiche che in quella dell’infinito. (Che è più un gioco di specchi sulla realtà e le illusioni)
    Per quello che mi ricordo. (Poco ammetto)

    7 Dicembre, 2014 - 10:20
  28. G. Leopardi credeva, pur credendo di non credere. L’anelito leopardiano non può essere solo circoscritto al nichilismo al pessimismo e a una certa forma di materialismo-razionalismo. C’è ricerca di Dio anche in chi assolotamente lo evita, esclude, dal suo orizzonte. Nella triste miseria della vita, della sorte umana, Leopardi ha incontrato una parte della Verità.
    Questo io penso. Non potrei mai disperare della salvezza di un animo sommo, poichè la grandezza di quei versi può nascere solo da un anima profonda.

    7 Dicembre, 2014 - 13:10
  29. Quanto poi del pessimismo storico-cosmico, come dargli torto in certi casi?
    E poi, provatevi a mettervi un poco nei suoi panni…

    7 Dicembre, 2014 - 13:14
  30. Sara1

    Il pessimismo cosmico mi pare parecchio anticristiano, oggi nella seconda lettura abbiamo sentito: “Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.”

    Nel pessimismo cosmico vien meno anche la fiducia in un futuro escatologico (infatti critica le “magnifiche sorti e progressive”).

    Che poi umanamente ci fosse ricerca di qualche cosa d’altro in lui non lo metto in dubbio. (infatti ho fatto riferimento alla Ginestra finale in cui per certe cose questo superamento si vede).

    Poi si fa per parlare.

    🙂

    7 Dicembre, 2014 - 13:52

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