Livio Labor non ha mai chiesto permessi

Qui giace un cristiano fedele alla Chiesa che sulle questioni opinabili non ha mai chiesto permessi per rischiare e pagare di persona le scelte a servizio dell’uomo”: così è scritto sulla tomba di Livio Labor (1918-1999), presidente delle Acli dal 1961 al 1969, poi fondatore dell’Acpol e dell’Mpl, e infine senatore socialista. Quella scritta sulla lastra la volle lui. L’ho conosciuta ieri da un filmato che è stato proiettato al convegno organizzato dalle Acli e dalla famiglia nel decennale della morte. La trovo rispondente alla sua storia e degna di essere conosciuta. Al convegno ho tenuto una comunicazione su “Livio Labor come figura ecclesiale”: si può leggere nella pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto.

26 Comments

  1. Leonardo

    Luigi, ricordo male o Livio Labor era figlio di un prete (nel senso che il padre, rimasto vedovo, in età matura fu ordinato sacerdote)?

    23 Maggio, 2009 - 8:47
  2. Luigi Accattoli

    E’ vero. Si chiamava Marcello Labor, era ebreo e c’è la causa di canonizzazione. Marcello Loewy, italianizzato in Labor. Nasce a Trieste nel 1980. Sposa l’ebrea Elsa Reiss nel 1912 e hanno tre figli tra i quali Livio. Marcello ed Elsa chiedono il battesimo nella Chiesa cattolica due anni dopo il matrimonio. Dopo la morte di Elsa, Marcello diviene prete della diocesi di Trieste nel 1940 e muore nel 1954. Il processo è stato introdotto nel 1966. La Postulazione della causa ha appena pubblicato, a Trieste, un primo volume dell’Epistolario. Avvenire aveva il 6 maggio questo bel servizio: http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire

    23 Maggio, 2009 - 9:22
  3. raffaele.savigni

    Credo che Labor sia stato un uomo onesto e generoso. Ma debbo aggiungere che non ho condiviso le sue scelte (proseguite poi da Gabaglio): credo che la “scelta socialista” delle ACLI sia stata un errore, che ha provocato spaccature nel mondo dei lavoratori cristiani e suscitato reazioni polemiche. Personalmente mi sento più vicino al senatore Bersani, uno dei fondatori del Movimento cristiano lavoratori, parlamentare europeo, che si è speso con generosità per le cooperative “bianche” ed anche per il Terzo mondo attraverso il CEFA.
    Oera, passata l'”ebbrezza” degli anni ’70 (in cui non mi sono riconosciuto), credo che la divisione ACLI-MCL non abbia più ragione di esistere. Anzi, dato che l’MCL si è spostato su posizioni più conservatrici, attualmente mi sento più vicino alle ACLI (e stimo molto Bobba, già presidente delòle ACLI ed esponente “teodem” del PD).

    23 Maggio, 2009 - 9:58
  4. Luigi, purtroppo Avvenire del 6 maggio non è più disponibile…

    23 Maggio, 2009 - 11:12
  5. Luigi Accattoli

    Dal mio link vai su “archivio” e fai la ricerca con nome e data. Buona caccia!

    23 Maggio, 2009 - 11:21
  6. Giovanni Mandis

    quali sarebbero le questioni opinabili secondo Livio Labor?

    23 Maggio, 2009 - 14:20
  7. Leonardo

    Bene, son contento che sia tornato il signor Mandis. Quello che lui scrive è serio e ortodosso: vangelo, anzi catechismo (che per me è più sicuro). Così anche qui “in partibus” può risuonare una parola di verità (e io posso continuare a dir cazzate).

    23 Maggio, 2009 - 15:14
  8. Leonardo, non esagerare con l’autostima… rischi di diventar superbo…

    23 Maggio, 2009 - 15:32
  9. Luigi Accattoli

    Mandis Labor intendeva dire “nelle scelte politiche”. Egli promosse prima il “voto libero” degli aclisti e poi fondò un partito [Mcl: Movimento politico dei lavoratori] che alle elezioni del 1972 andò malissimo] e infine fu eletto al Senato nelle liste del Psi.

    23 Maggio, 2009 - 15:52
  10. Francesco73

    Sì, dev’ essere la storia di un cristiano interessante, vorrò approfondirla meglio, anche se per il poco che ne so al suo posto non avrei mai fatto la scelta socialista per le ACLI e non avrei rotto l’unità del mondo cattolico attorno alla DC.

    23 Maggio, 2009 - 19:01
  11. marta09

    O.T. per maioba</b

    Mi devi una risposta, don Marco, e insisto.
    Perchè mi hai scritto nel tuo commento del 21 maggio 2009 @ 9:24 queste parole:
    “Marta Marta, tu ti preoccupi IN troppe cose…”

    quando la citazione esatta è
    “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti PER molte cose…”

    IN e PER sono molto diversi.
    Quindi … è solo una svista oppure … oppure mi volevi dire qualcosa?

    Ora mi interessa particolarmente. 😉

    23 Maggio, 2009 - 22:21
  12. è solo una svista, Marta! in italiano non ha senso!

    23 Maggio, 2009 - 22:47
  13. marta09

    Si?
    Strano, per me aveva un senso, soprattutto per l’argomento che si stava trattando e anche per quello che si sta trattando …
    Ma se lo dici tu, va bene!
    Ma da oggi mi sta tutto bene perchè non ha alcun senso preoccuparsi … Anzi è proprio il “preoccuparsi” che è una “svista” … evidentemente!

    Scusate tutti per l’O.T. e grazie a maioba 🙂

    23 Maggio, 2009 - 23:20
  14. Solo per la precisione. La scelta socialista delle Acli non fu di Labor, ma del suo successore Emilio Gabaglio. Labor fu il presidente dell’autonomia e della fine del collateralismo. Io credo che oggi questo – malgrado le incomprensioni, gli errori, le sofferenze e le separazioni – possa essere letto come un valore.
    Sia nel senso di un’autonomia dei corpi sociali (associazionismo, terzo settore, volontariato) dalla politica che oggi possiamo apprezzare (quando c’è). Sia nel senso di una maggiore libertà e autonomia dei cristiani in politica che oggi – malgrado tutto – appare pacifica, almeno in linea teorica.

    Per chi fosse interessato, vi segnalo un breve articolo su Labor dalla rivista delle Acli:

    http://www.acli.it/uploaded/20090414748260001366.pdf

    E ora smetto perchè me lo impone il conflitto d’interessi…

    23 Maggio, 2009 - 23:38
  15. ignigo74

    Leonardo dice che è contento di poter “continuare a dire cazzate”.
    Scusa, ma quando avresti smesso?

    24 Maggio, 2009 - 0:26
  16. La chiesa “alternativa” di Martini e don Verzé
    Siamo tutti sulla stessa barca è il libro firmato dal cardinale Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, e da don Luigi Verzé, fondatore dell’Ospedale San Raffaele e rettore dell’Università Vita-Salute. Siamo tutti sulla stessa barca, dice il titolo del libro. Qualcuno ci spieghi se è quella di Pietro…

    di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

    La pillola anticoncezionale? Spesso è giocoforza che vada consigliata e fornita. L’etica cristiana? Incongruente, da rifare. I divorziati risposati? Basta fisime clericali. Il celibato ecclesiastico? Una finzione, buttiamolo a mare. I vescovi? Li elegga il popolo di Dio.
    Tutto ciò fermandosi solo alle anticipazioni di Siamo tutti sulla stessa barca (Editrice San Raffaele, pp. 96, euro 14,5) libro in uscita oggi e anticipato ieri dal Corriere della Sera, firmato dal cardinale Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, e da don Luigi Verzé, fondatore dell’Ospedale San Raffaele e rettore dell’Università Vita-Salute.
    Sarebbe interessante sapere che cosa pensano di queste tesi le autorità preposte alla salvaguardia della dottrina cattolica. Perché è venuto il momento di dire se, in materia di dottrina e di morale, i fedeli sono tutti uguali e devono accettare tutti le stesse regole o se, invece, c’è qualcuno più uguale degli altri.
    Contraltare del Papa
    Il cattolico medio non può ignorare che se il Papa si pronuncia su un tema, subito spunta il cardinale Martini a fare da contraltare. Il Papa scrive un libro su Gesù? Lui l’avrebbe fatto meglio. Il Papa liberalizza la Messa in latino? Lui non avrebbe suscitato perniciose nostalgie. Il Papa ribadisce il primato di Pietro? Lui si appella alla collegialità. Il Papa prende atto degli scivoloni del Vaticano II? Lui convoca il Vaticano III.
    Così come non può ignorare che don Verzé ha riempito la sua università di nomi come Massimo Cacciari, Roberta De Monticelli, Vito Mancuso, Salvatore Natoli, Emanuele Severino, Edoardo Boncinelli: il meglio del pensiero anticattolico sulla piazza. Del resto, don Verzé è l’inventore di un’inedita dottrina simil-cattolica grazie alla quale si è auto-autorizzato a praticare nel suo ospedale la fecondazione artificiale omologa condannata dalla Chiesa.
    Lo ha fatto con una decisione del comitato etico del San Raffaele e poco gli importa di essere stato smentito dalla Congregazione per la dottrina della fede. Senza dimenticare che, in piena bagarre sul caso Englaro, don Verzé rivelò di aver tolto la spina ad un amico attaccato a un respiratore artificiale. «Col pianto nel cuore», ma lo fece.
    Due come il cardinale Martini e don Verzé sembrano fatti apposta per incontrarsi. E potrebbe stupire che, per anni, la curia martiniana abbia fatto la guerra al san Raffaele e al suo fondatore. Ma si trattava di questioni politiche e non teologiche. Perché sul metodo del dubbio applicato al dogma e sulla teoria delle “zone grigie” applicata alla morale messi a punto da Martini, don Verzé ci va a nozze. Tanto che, nel 2006, la sua università ha conferito la laurea honoris causa al porporato.
    E così ecco spiegato il presente libro, nel quale il fondatore del San Raffaele parla con rammarico di «un’etica ecclesiastica imposta».
    Poi dice «che anche ai sacerdoti dovrebbe essere presto tolto l’obbligo del celibato» e annuncia che l’ora della democrazia nella Chiesa suonerà con l’elezione diretta dei vescovi. «La Chiesa cattolica è troppo lontana dalla realtà, e le fiumane di gente, quando arriva il Papa, hanno più o meno il valore delle carnevalate».
    Un nuovo concilio
    Don Verzé va giù di vanga, e allora Martini interviene con il fioretto ad allargare il solco. «Oggi ci sono non poche prescrizioni e norme che non sempre vengono capite dal semplice fedele».
    Caro don Luigi, ha proprio ragione lei, qui bisogna cambiare tutto, che orrore quelle fiumane di gente ignorante e impreparata, avrà mai seguito almeno una lezione della Cattedra dei non credenti?
    Con studiata ritrosia, il cardinale conferma tutto. Senza dimenticare che, per rimettere un po’ d’ordine, «non basta un semplice sacerdote o un vescovo. Bisogna che tutta la Chiesa si metta a riflettere su questi casi». Insomma, un altro Concilio.
    Siamo tutti sulla stessa barca, dice il titolo del libro. Qualcuno ci spieghi se è quella di Pietro.
    Libero, 20 maggio 2009

    24 Maggio, 2009 - 1:15
  17. Leonardo

    Ignigo, ma non capisci neppure l’italiano più semplice e piano!
    “Continuare” vuol dire proseguire un’azione. Altrimenti avrei detto “riprendere”.

    (Cerca di impegnarti un po’ di più. Le tue qualità sono discrete, ma si vede che non ti applichi. 5-)

    24 Maggio, 2009 - 9:23
  18. Cherubino

    una curiosità mi assale: ma per caso affus di questo blog è anche Gladiator del blog di Tornielli ? per esempio l’ultimo post è identico nei due blog…

    24 Maggio, 2009 - 9:56
  19. ignigo74

    5- a fine quadrimestre!
    lei è un cerbero prof. Leonardo
    mi vuole rovinare potrei scrivere un uomo finito ma l’ha già fatto Papini.

    24 Maggio, 2009 - 14:02
  20. insisto per un caffé con Leonardo e Ignigo… Prometto di star buono lì a sentire l’interrogazione…

    24 Maggio, 2009 - 16:13
  21. Luigi Accattoli

    Come Nino, Francesco e io al tuo dottorato.

    24 Maggio, 2009 - 16:18
  22. sì Luigi! ;-)))

    24 Maggio, 2009 - 16:27
  23. Amigoni p. Luigi

    Infatti (a proposito del punto di partenza di questo blog), oggi, il ministro del lavoro italiano ha subito raccolto l’appello del Papa lanciato a Cassino.

    24 Maggio, 2009 - 20:17
  24. Leonardo: ma tu sei un concentrato di tutti quei prof?
    Bellissimo Amarcord!

    24 Maggio, 2009 - 20:26
  25. roberto 55

    Il caffè tra Leonardo, Maioba ed Ignigo 74 sarebbe, ne sono certo, la fortuna di “You Tube” …………………

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    31 Maggio, 2009 - 2:07

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