Ma oggi Matteo Ricci non verrebbe condannato?

Sono felice che Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI abbiano lodato Matteo Ricci e il suo metodo di presentazione del Vangelo in Cina. Ma conoscendo un poco l’opera del Ricci, chiedo a chi ne sa di più: se egli fosse oggi in Cina e scrivesse opere simili a quelle che propose allora, non verrebbe condannato? “Il Padre Ricci è un caso singolare di felice sintesi fra l’annuncio del Vangelo e il dialogo con la cultura del popolo a cui lo si porta, un esempio di equilibrio tra chiarezza dottrinale e prudente azione pastorale“, ha detto ieri il Papa (vedi post precedente). Parole da non perdere. ll gesuita di Macerata nell’opera più importante in lingua cinese, lo Tianzhu shiyi [Il vero significato del Signore del Cielo], pubblicato a Pechino nel 1603, menziona Gesù “solo nell’ottavo e ultimo capitolo, presentandolo come maestro e operatore di miracoli inviato da Dio”, ma senza indicarlo “come figlio di Dio e salvatore dell’umanità”: così ne parla Gianni Criveller nel volumetto Matteo Ricci. Missione e ragione, pubblicato ora da Pimedit. Si trattava di un Catechismo offerto ai cinesi per una prima conoscenza del cristianesimo: ma non un “catechismo” nel senso nostro, piuttosto uno strumento di pre-evangelizzazione. La presentazione dottrinale completa l’affiderà al volume Tianzhu jiaoyao [La dottrina cristiana] che pubblicherà nel 1605. Bisogna dunque distinguere. Ma chiedo: hanno oggi altrettanta libertà i teologi che parlano alle religioni dell’India, o alla cultura giapponese? Credo di no.

22 Comments

  1. Clodine

    Purtroppo, almeno a mio sommesso avviso, credo di no, semplicemente perché c’è un integralismo troppo serrato . Si ravvisa l’arrogante dominio di un Dio esclusivo, tronfio, che condanna in modo categorico ogni altra visione, oggi più che in passato è così…. Del resto lo stesso Ricci operò delle distinzioni, non si gettò in un gretto sincretismo facendo mescolanza rispetto ai riti degli antenati o altro: armonizzò certamente, ma senza ridurre o soffocare la Verità che sarebbe stata altrimenti paralizzata, disgregata.Il dialogo interreligioso presenta sempre delle ambiguità, nel senso che non può prescindere da certi criteri o norme stabili che sono di importanza capitale : valori religiosi, morali, intellettuali, percorsi storici differenti, ma anche concetti ascetici ed estetici. Se tutto assorbissimo vorrebbe dire assoggettarsi o accondiscendere fino a tradire in modo sleale il prorpio credo. E’ molto più difficile, oggi,annunciare in modo autonomo e disinteressato il vero Dio, Padre di tutta l’umanità, alle diverse religioni senza scadere in una diatriba senza fine, immaginiamoci annunciare Cristo o peggio ancora il Dio Uno e trino [ è già difficile tra religioni monoteiste, cosa accadrebbe col Dio senza nome dei buddisti ad esempio, ma non solo…] Affinchè ci si possa un tantino comprendere occorrerebbe operare una sintesi dialettica di riconoscimento e di rifiuto, che non rinneghi né imponga determinate risposte o distrugga ciò che di valido si possa prendere da altre religioni ma che resti fedele a determinati principi ineludibili. Insomma non si può fare proselitismo livellandosi, vorrebbe dire svalutare il Vangelo e il suo messaggio …piuttosto un annuncio autonomo e disinteressato dell’unico vero Dio per tutti gli uomini delle diverse religioni con un’apertura a 360 gradi sarebbe auspicabile ma, credo appartenga a mondi lontani a venire…la disputa recente sull’eliminazione del crocifisso dalle aule in uno stato dove vige da millenni una tradizione cattolico cristiana è come imporre ad un giapponese di non accendere il cero votivo dinnanzi alla statua dell’antenato …che dire di più?

    31 Maggio, 2010 - 5:16
  2. chiedilo alla buonanima di Dupuis

    31 Maggio, 2010 - 6:10
  3. rossocardinale

    Non penso che sia una questione di imporre o no qualcosa,di indottrinare o di vietare.Già la parola stessa,”annuncio”,lascia intendere altri approcci (e qui Matteo Ricci è stato grande apripista),però,è anche vero (come ricorda Maioba)che padre Dupuis ha dovuto subire una censura del suo lungimirante libro “Toward a Christian Theology of Religious Pluralism”,nel quale egli sosteneva che i semi della verità e della qualità sono presenti anche in altre religioni ma non necessariamente essi,o alcuni di essi,derivano dalla fonte mediatrice di Gesù Cristo.E,seppure non sia mai stato condannato,l’allora Card.Ratzinger precisò che è vero che i semi di verità e qualità sono presenti anche in altre religioni (e ciò è concorde con la dottrina Cattolica)ma è sbagliato sostenere che essi non passano attraverso la mediazione Gesù Cristo.Inoltre, anche papa Wojtyla ha sempre elogiato il grande lavoro di pioniere di padre Dupuis.
    E allora? Dupuis come Ricci sono stati gli iniziatori e coloro che hanno intuito come è possibile annunciare il Vangelo “rispettando”valori e tradizioni di altre religioni e ricercando anche le “verità”che altre religioni possono sostenere,senza arroccarsi.Questo non significa rinnegare la propria religione, ma forse sarebbe un passo nella direzione giusta del tanto auspicato dialogo interreligioso che,a mio parere,saprebbe anche rendere il mondo d’oggi migliore e più sicuro.
    Per rispondere alla domanda del dottor Luigi, non credo che oggi i teologi cattolici che parlano ad altre religioni abbiano la stessa libertà di Ricci,ma questa mancanza è tanto del Paese ospite quanto delle “limitazioni” che un caso come quello di padre Dupuis ancora pongono.

    31 Maggio, 2010 - 12:40
  4. raffaele.savigni

    Credo che si debba distinguere. Una cosa è attuare una strategia pastorale graduale: non si può annunciare subito il Vangelo ad una cultura nella quale non è presente il concetto di “persona” come noi lo intendiamo. In questo caso bisogna procedere gradualmente (come fece Matteo Ricci), cercando di promuovere uno sviluppo dell’idea monoteistica (forse già embrionalmente presente in Cina), prima di arrivare all’idea della divinità di gesù.
    Un’altra cosa è sostenere una sorta di relativismo religioso che nega od occulta la centralità salvifica di Cristo.Possono legittimamente esistere impostazioni pastorali e missionarie diverse in rapporto alle diverse situazioni storiche: lo riconobbe anche Gregorio Magno. L’importante è che il punto di arrivo sia comune (per quanto formulato in “lingue” diverse): è Cristo che salva e non Confucio o gli antenati.

    31 Maggio, 2010 - 13:17
  5. Clodine

    Il problema non è tanto riferibile alle limitazioni ad “intra”, la Chiesa si pone sempre in atteggiamento d’ascolto circa il rapporto con altri linguaggi e altre concezioni di Dio che possono essere più o meno condivisibili. Il problema il più delle volte è di natura esterna alla Chiesa e alla cristianità. Ci fu una altro grande teologo, ancor più incisivo di Dupuis ed è Rhaner il quale approfondì ed avvalorò la tesi del “cristianesimo anonimo”, da qui la convinzione che in ogni religione sia presente la grazia e quindi la chiamata di Dio. Secondo Rahner vi sarebbe “un momento trascendentale” della rivelazione storica dove fa da protagonista la Grazia, quale puro dono elargito gratuitamente all’intera umanità. Grazia che rimane impressa in modo permanente e rende l’uomo in grado di comunicare con Dio: dono che può essere rifiutato, o meno, per scelta. Da questi presupposti Rhaner evince che l'”uomo naturale” in realtà non esiste poiché, in virtù di questa grazia,’uomo, a qualunque latitudine ed etnia appartenga, purchè respiri sulla faccia della terra, ha una vocazione soprannaturale al di là del fatto che sia cristiano o no in virtù di questa “Luce” (la grazia) che essendo dono trascendente lo sovrasta. Ma questo pensiero venne decisamente rigettato dalle religioni non cristiane ovviamente le quali sono ben lungi dal sentirsi chiamati “cristiani” tout cort.

    31 Maggio, 2010 - 13:21
  6. Clodine

    Vai a far capire ad un mussulmano o ad un ebreo che è un potenziale “cristiano anonimo”. Come minimo dagli uni ti becchi un colpo di macete tra capo e collo e dagli altri una levata di scudi da farti irretire!

    31 Maggio, 2010 - 13:32
  7. Clodine. Il primo a rigettare aspramente la tesi dei “cristiani anonimi” (attenzione: non del cristianesimo anonimo) – che poi serviva solo ad intra a spiegare come un non cristiano si può salvare, e mi sembra che mai Rahner abbia escluso la mediazione cristica -, comunque il primo a rigettare questa tesi fu un noto teologo tedesco, che fu perito del cardinale Frings al Concilio Vaticano II, di cui non faccio il nome

    31 Maggio, 2010 - 13:44
  8. Clodine

    Certo Maioba, nessun teologo serio potrebbe prescindere circa la centralità di Cristo, centralità indispensabile ci mancherebbe! Anzi lo è in modo talmente preminente nel pensiero di Rhaner che fa del cristianesimo la religione assoluta: con l’incarnazione l’opera di Dio entra nell’umanità, in tutta intera l’umanità, per questo ragione vi sarebbe un rapporto cristico in ogni religione, e in ogni religione esisterebbero tracce di questa Grazia in quanto è Dio che sceglie l’uomo! Che poi tra i cristiani anonimi e quelli coscienti ci siano piani diversi di salvezza mi sembra evidente, la Chiesa semmai rappresenta la “primizia” dello Spirito di Cristo essendo testimone del Risorto. Ovvio che questa teoria presterà il fianco ad un sacco di equivoci e sarà criticata per la frammentaria che presenta, soprattutto sulla mancata consapevolezza della fede ,conditio sine qua non ovviamente, senza la quale non si è cristiani. Tuttavia credo che a lui premesse sottolineare il filo conduttore che lega l’uomo al soprannaturale, che lo lega a Dio a quest’anelito di trascendenza ravvisabile in ogni religione

    31 Maggio, 2010 - 14:27
  9. tonizzo

    Matteo Ricci aveva capito che doveva trovare il modo di far filtrare il pensiero cattolico in una società come quella cinese, dalla spiritualità ben diversa dalla nostra. Non credo che oggi lo condannerebbero. Visto e considerato che il Cattolicesimo è arrivato al XXI secolo malvisto perché considerato la religione dei colonizzatori e perseguitato per motivi politici dal 1951.
    Matteo Ricci aveva capito che doveva farsi cinese per portare Dio ai cinesi, prima di tutto. Non occidentalizzare la fede dei cinesi, quello sarebbe venuto dopo.
    Speriamo che Vaticano e Cina si incontrino presto su un terreno comune.

    31 Maggio, 2010 - 14:37
  10. “In nessun caso l’espressione ‘cristiano anonimo’ significa, per me, che un cristiano possa rinunciare a essere esplicitamente cristiano. Questa espressione non significa dunque che il cristianesimo esplicito, anche quello ecclesiale, sia superfluo”.
    K. Rahner, Confessare la fede nel tempo dell’attesa. Interviste, Città Nuova, 162.
    “Non so davvero se sono stato io o altri a coniare il termine di ‘cristiano anonimo’ o se è stata inventata prima l’idea di ‘cristianesimo anonimo’: tra le due cose infatti c’è una certa differenza. Prima di tutto però vorrei dire che il termine in sé non è per me d’importanza fondamentale. Se per un qualunque motivo di pedagogia religiosa o di altro genere lo si riscontrasse pericoloso o equivocabile, lo si abbandoni pure […] Nutro grande rispetto per la teologia geniale di Tommaso d’Aquino. Tuttavia non posso assolutamente sottoscrivere una sua affermazione. Tommaso dice infatti che è possibile sperare per se stessi, ma non per gli altri. a questo proposito, non posso che obiettare: come uomo sono obbligato ad amare gli altri fino all’estremo; perciò ho anche il dovere di sperare per tutti, e soltanto per quetso ho anche il diritto di sperare per me, povero e misero peccatore”.
    K. Rahner, Confessare la fede nel tempo dell’attesa. Interviste, Città Nuova, 200-202

    31 Maggio, 2010 - 14:39
  11. Clodine

    Io penso che la difficoltà d’approccio al tema sia invero antico quanto la chiesa. Già Paolo sosteneva una vera guerra non solo contro il legalismo ebraico ma anche contro l’illuminismo gnostico cristiano-ellenistico che pretendeva ridurre la fede cristiana ad un ammasso informe tanto da renderla una religione misterica di natura mitologica, una roba da iniziati, quando invece il messaggio Evangelico è di semplicissimo lungi anni luce da tradizioni esoteriche segrete…ma perché alla fine è questo il rischio: ingenerare dei malintesi dottrinali grossolani e pure terrificanti. Lo stesso problema relativo alla salvezza al di fuori della Chiesa pose degli interrogative già nel 1500 all’indomani, per così dire, della scoperta delle Americhe. Ci si chiese se lo Spirito svolgesse la sua azione nel mondo in modo immediato senza tramite alcuno, scavalcando la Bibbia, la Chiesa e addirittura oltre il Cristo del Nuovo testamento, e se la salvezza, di natura di per sè ontologica, fosse estesa ad ogni uomo di qualunque etnia, o tradizione cultuale in quanto essere Dio una Luce Divina, Universale, scaturigine prima e Centro di grazia riversata sulla umanità nei secoli. Certo, che dire, una concezione indita per l’epoca, perseguitata ovviamente, abiurata chissà quante volte, soppressa, che creava una certa inquietudine. La stessa che prova oggi il cristiano di fronte alle sfide del mondo moderno..

    31 Maggio, 2010 - 16:57
  12. Syriacus

    “Ma chiedo: hanno oggi altrettanta libertà i teologi che parlano alle religioni dell’India, o alla cultura giapponese?”

    Passata l’epoca giovanpaolina, in cui il fedele servitore-amico del pontefice polacco , teutonicamente ne applicava -da par suo- le rigorose disposizioni, l’Innominabile già peritus di Frings nominerebbe uno (o più ) di tali teologi vescovo in India, o arcivescovo metropolita in Francia, o ausiliare in Germania, et cetera. (Magari lo fa già e nessuno se ne accorge da cinque anni, guardando solo alle poche nomine di segno o direzione contraria). . Sono finiti i tempi della caccia ai Dupuis. Almeno ho questo ‘sentiment’, per quanto irrazionale.

    Piuttosto: non ci si chiede mai, in una società multiculturale e multietnica, cosa vieti ancora ad un cattolico di farsi -che so- indù a Londra, musulmano a Milano o sikh a Berlino e….vivere felice e in pace con l’Ordinario del luogo? Sentendosi pur sempre “cristiano” -intendo.

    31 Maggio, 2010 - 21:41
  13. Syriacus

    (Ovviamente la nominabilità episcopale di cui sopra, sottintende ed è logica conseguenza di una pressochè assoluta libertà accademica, cum Perito et sub Perito, anno Domini MMX. Il presente non mi sembra un tempo di persecuzione -magari di stagnazione sì, ma non reale persecuzione, come ‘ai bei tempi’. )

    31 Maggio, 2010 - 21:48
  14. roberto 55

    Dal mio “ultimo banco” azzardo quest’osservazione (in forma dubitativa): forse Matteo Ricci (mi risponderanno, se vorranno, coloro che meglio ne conoscono il personaggio) avvertì (non saprei dire quanto conapevolmente), secoli or sono, quello che, secoli dopo, ha affermato con tanta nitidezza “rivoluzionaria” Papa Giovanni XXIII (nella “Pacem in terris”) laddove individua la verità di Dio non solo in Dio ma anche nei singoli esseri umani (la “verità dell’uomo”), nella misura in cui l’uomo stesso comprende ed accetta il messaggio salvifico di Cristo, seppur (“nella misura in cui”, si diceva negli anni ’70) condizionatamente all’evoluzione delle mentalità e delle situazioni culturali, storiche, politiche (i famosi “segni dei tempi”).
    O no ?

    Buona notte !

    Roberto 55

    31 Maggio, 2010 - 22:20
  15. lycopodium

    Delle due l’una.
    1) Chi si pone dentro un tentativo di “pre-evangelizzazione” è conscio dei limiti del proprio tentativo: allora non dovrebbe lamentare le critiche altrui, accusandole di attentato alla propria libertà (ogni impresa scientifica altro non chiede che la propria … “falsificazione”).
    2) Oppure il tentativo non è solo quello di una pre-evangelizzazione, ma una vera e propria rifonodazione teologica: allora non può non concepirsi se non eversivamente , Rispetto al dato acquisito (al PRIMA) e totalitariamente (rispetto al DOPO): della serie “DOPO non si potrà più dire quello che si diceva PRIMA”.
    Non ho il minimo dubbio che oggi prevalga questo secondo approccio (dalla denuncia dell’esclusivismo e per un approccio inclusivo, si è passati in modo apparentemente rapido e indolore a posizioni relativiste e/o kenotiste).
    Il problema della LIBERTÀ è, allora, esattamente il contrario di come è detto nel post: non le libertà che l’esperto si prende (nel senso esatto di PRENDERSI DELLE LIBERTÀ) nei confronti della Chiesa, ma la libertà della Chiesa nei confronti di approcci dissolventi.

    1 Giugno, 2010 - 5:15
  16. LEONE

    Tutti i commenti partono da un pnto di vista cattolico, cristiano, che la nostra è la religione perfetta e che Gesu’ Cristo salva il mondo, anche indirettamente, chi non crede in Lui e professa altre religioni.
    Questo è vero per noi che crediamo questio assioma ma domandiamoci come qualcuno intuiva tra le righe sopra, se fossimo nati in India probabilmente saremmo induisti, in Cina Taoisti, in Arabia o in Pakistan musulmani, e penseremmo che la nostra religione ci salverebbe e che i Cristiani sono imperialisti anche dal punto di vista religioso dopo esserlo stato come occidentali dal punto di vista politico-economico, non ci vogliono neanche lasciarci salvare a modo nostro, ci vogliono imporre il loro credo.
    Questo per dire come se in Asia il cristianesimo sino ad oggi è ininfluente almeno dal punto di vista numerico non raggiungendo che il 2-3% degli abitanti o poco piu’ qulache motivo ci sarà, ma forse questi motivi li saprà il buon Dio e per fortuna aggiungo io, a ognuno il suo mestiere per me è già impegnativo il mio…
    Nel corso dei secoli la Chiesa è passata attraverso varie opinioni sulla salvezza degli uomini, oggi tutti gli uomini possono salvarsi, ma è una novità del concilio Vaticano II.

    “Fino al concilio Vaticano vigeva l’imperativo “fuori dalla
    Chiesa (e si intende la Chiesa cattolica) non c’è salvezza”. Ma cosa significa che non c’è salvezza? Fu un concilio
    (un concilio è una riunione dei vescovi, qualche volta c’é anche lo Spirito Santo che li illumina), e in questo
    Concilio di Firenze 1442 questi vescovi (probabilmente lo Spirito Santo era latitante o si era distratto) decretarono
    che tutti gli ebrei, i mussulmani, e anche i cristiani che non appartengono alla Chiesa Cattolica, quando muoiono
    finiscono all’inferno per tutta l’eternità. La Chiesa crede fermamente questo. i Concilio di Firenze 1442.” (Padre Alberto Maggi)

    Oggi riconosciamo che tutti gli uomini si possono salvare, il Dialogo interrelligioso a mio avviso esige grande rispetto e pudore, nel riconoscere che le nostre stesse certezze le possono avere anche gli altri e quindi a mio avviso il dialogo arriva solo fino ad un certo punto , oltre il quale mi pare impossibile andare, pena il rischio di sincretismo.
    E’ vero pero’ che i mistici di varie religioni arrivano tutti a vette cosi’ alte della Montagna della spiritualità che leggendo come abbiamo fatto una sera testi mistici di varie religioni, non sapevamo piu’ a che fede appartenessero.
    Al termine un minuto di silenzio insieme ci ha accomunato in un silenzio che però non era un silenzio assente ma pieno di significati e di spiritualità aggregate.
    Dal mio punto di vista forse è il piano della mistica come dice ben quel gran maestro che è R. PANIKKAR che può unire le fedi, per le religioni basterebbe una convivenza pacifica, sarebbe già molto.

    1 Giugno, 2010 - 19:51
  17. lycopodium

    Come volevasi dimostrare: dalla denuncia dell’esclusivismo e per un approccio inclusivo, si è passati in modo apparentemente rapido e indolore a posizioni relativiste e/o kenotiste …

    2 Giugno, 2010 - 4:47
  18. LEONE

    @ licopodium
    Mi spiace ma la mia posizione è tutto fuorchè relativista, rileggiti meglio quello che ho scritto,ma purtroppo se uno indica la luna e tu guardi il dito si possono poi trarre tutte le conclusioni errate possibili….

    2 Giugno, 2010 - 7:08
  19. LEONE

    @licopodium
    il problema ti quelli che vedono il dito mentre si indica la luna licopodium è che il dialogo interreligioso qualcuno lo fa sui PC o sui libri, qualcuno nella vita di tutti i giorni e dato che mio cognato è musulmano sciita e sono oltre 15 anni che su questi temi ci si confronta e si cerca di convivere civilmente, so di cosa sto parlando, rilassati Dio è più grande anche delle nostre piccole beghe o delle tue impalcature intellettuali.

    2 Giugno, 2010 - 7:17
  20. lycopodium

    Fatta salva l’esperienza tua personale, nei cui confronti ho massimo rispetto, resta il mio totale dissenso verso impostazioni quali quelle di Maggie e Panikar.

    2 Giugno, 2010 - 10:47
  21. LEONE

    Benissimo, valuta invece la mia posizione e lasciamo stare Maggi e Panikkar, in quello che ho scritto mi pare ci sia scritto che il dialogo arriva solo fino ad un certo punto , oltre il quale mi pare impossibile andare, pena il rischio di sincretismo.
    Piu’chiaro di così..

    2 Giugno, 2010 - 16:49

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