Margherita ha avuto la fortuna di potersi preparare

Sono fortunata perché ho avuto il tempo di prepararmi a morire. Ho potuto pensare, ho potuto pregare, ho potuto incontrare le persone care, ecco, ho avuto il tempo di prepararmi”: parole di Margherita Filippini di Reggio Emilia dette pochi giorni prima della morte per linfoma, a 25 anni, il 20 luglio 2012. Quelle parole, che meritano di entrare in un’antologia del sentimento cristiano in questo inizio di millennio, sono state riferite ad apertura dell’omelia della messa di addio – il 21 luglio, nella chiesa parrocchiale reggiana di San Luigi Gonzaga – dal celebrante don Matteo Mioni. Altre parole di Margherita riguardo alla sua “preparazione” sono state riferite da diverse persone nella preghiera dei fedeli di quella celebrazione e si possono leggere qui, cioè nel capitolo 8 “Celebrazione ecclesiale della propria morte” della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.

51 Comments

  1. Federico B.

    Una volta i nostri vecchi pregavano e facevano novene per chiedere al Signore di morire nel proprio letto, per avere il tempo di ricevere i sacramenti: Unzione degli infermi, confessione, Viatico.
    A quei tempi le parole di Margherita, per quanto pronunciate da una ragazza giovane, non sarebbero sembrate straordinarie. Oggi sì. Nessuno vuol pensare alla propria morte, nemmeno i credenti. Al massimo ci si augura di non soffrire: una fine rapida, fulminante, e basta. Ma se la morte è un viaggio o un passaggio, bisognerà pure prepararsi, no?
    Grazie per averci proposto questa testimonianza.

    12 Settembre, 2012 - 9:20
  2. lorenzo

    La cosa piu’ imbecille che posso fare è quella di mettere tra parentesi la mia morte. Tutto va in quella direzione, ma io non sono “tutto”. Ho una testa in grado di pensare, un vangelo in mano, un Credo sostanzioso sull’argomento. Che faccio? La morte in sè fa schifo, nessuno lo discute.
    Ma io sono nato per arrivare lì, in faccia a Gesù Cristo.

    12 Settembre, 2012 - 9:41
  3. fiorenza

    Come sei bella, Margherita Filippini! Ho pianto tanto. Grazie, Fabi. Grazie, Luigi.

    12 Settembre, 2012 - 9:55
  4. Clodine

    “Vita sei bella, morte fai schifo”; recita l’epitaffio del celebre cantante Claudio Villa. E’ vero: la morte fa schifo, comunque la si viva, anche nella migliore delle preparazioni -e il volto scavato del giovane vedovo, per quanto abbozzato da un tenero sorriso, è chiaro segno di un grande dispiacere- perché siamo così, legati l’un l’altro, incapaci di guardare oltre il visibile,la materia, questa stupida, ingannevole materia. Eppure, se solo ascoltassimo un tantino la nostra voce interiore, ci renderemmo conto di essere anime immortali. La dimensione che separa i vivi dai morti è esattamente tanto ampia quanto il “filo di una foglia d’acero“…

    12 Settembre, 2012 - 11:30
  5. luca73

    Di fronte a queste magniiche testimonianze, ogni mia preoccupazione, ogni mio problema, ogni mia malattia…passano in secondo piano.

    Grazie di cuore Margherita!

    E grazie a Luigi che ce l’ha presentata.

    Più forte della morte è l’Amore.

    12 Settembre, 2012 - 11:41
  6. Clodine

    Il filosofo Gabriel Marcel amava dire: “Se c’è in me una certezza incrollabile, essa è quella che un mondo che viene abbandonato dall’amore, deve sprofondare nella morte, ma che dove l’amore perdura, dove trionfa su tutto ciò che lo vorrebbe avvilire, la morte è definitivamente vinta”.
    E Blondel gli fa eco affermando: “E’ l’amore che fa esistere”. L’amore vince la morte, ci fa sentire come l’ultima parola non sia il silenzio e la lacerazione dell’ultimo addio. Perché, per amore siamo nati e per amore viviamo, solo chi non ama, né mai amò resta nella morte, anzi, è già morto… “

    12 Settembre, 2012 - 12:00
  7. Clodine

    «Forte è la morte perché è capace di privarci del dono della vita. Forte è l’amore, che è capace di ricondurci a un uso migliore della vita. Forte è la morte, che è in grado di spogliarci del vestito di questo corpo. Forte è l’amore, che è capace di strappare le nostre spoglie alla morte e restituircele. Forte è la morte a cui nessun uomo è in grado di resistere. Forte è l’amore al punto da trionfare su di essa, spuntarne il pungiglione smorzarne la forza, vanificarne la vittoria… Forte come la morte è l’amore, perché l’amore di Cristo è la fine della morte».

    Questo è brano molto antico è tratto da un bel testo del vescovo Baldovino di Canterbury scritto nel 1190. Credo sia una perla proprio perché aiuta ad entrare in questa attualizzazione : forte è la morte in quanto capace di privarci del dono della vita. Forte è l’amore, poiché capace di ricondurci a un uso migliore della vita…

    12 Settembre, 2012 - 12:07
  8. Mio bisnonno Michele, uomo devoto e profondamente credente, era solito ripetere: Signùri, ténindi ‘na manu subba ‘a frunti e mandandìlla curta e netta: Signore, tienici una mano sulla fronte (a impedirci di fare fesserie durante la vita) e, quando sarà il momento di morire, fa’ che possiamo avere una breve e serena agonia. Mi ricorda molto la preghiera della Buona Morte con cui Papa Luciani si è congedato ai suoi segretari l’ultima sera, in quel lontano settembre del ’78.
    Qualche giorno fa il mio anziano confessore in quel di Sanremo mi ha ricordato le parole con cui pregava la sera un suo anziano fedele calabrese nei lontani anni ’50, quando lui era da poco sacerdote: Cu Cristu mi cùrcu, cu Cristu mi stàju. Si sugnu cu Cristu paùra non haju. Con Cristo mi corico, con Cristo io sto. Se sono con Cristo paura non ho. Paura della morte, paura del non essere. E desiderio di essere nel cuore di Dio.

    E concludo però con un proverbio per gli scettici: ‘a pena è di cui mori, la pena è di chi muore. Perché alla fine i vivi un modo di risollevarsi lo trovano, a segnare con la mors quies viatoris, finis est omnis laboris. Un abbraccio a tutti!

    12 Settembre, 2012 - 13:06
  9. lorenzo

    “…penso a Andrea che resta solo con i tre bambini, penso a mia mamma e a mio papà, penso a Luisa e mi sembra tutto troppo . Ma poi penso a Gesù che muore con me: mi abbracio alla sua croce e SO che tutto questo passerà e ne rideremo insieme….”

    ( lettera della mia amica Anna, morta a 39 anni ).

    12 Settembre, 2012 - 13:19
  10. Nino

    A quando un pò di Resurrezione, di “fatti di Vangelo” sulla gioia del vivere della Parola e dell’amore di Dio?

    Di uomini e donne “strafatti dal Vangelo” . per dare speranza ai tanti “death man walking” a quelli attaccati alle cose del mondo?

    A chi si straperara a morire bene ma vive e fa vivere da dannati?

    12 Settembre, 2012 - 15:06
  11. fabi

    Non è di certo il caso di Margherita (!)
    Che è vissuta bene, e accettato di morire bene anche per questo!
    Ha vissuto dell’amore del Signore,
    di Parola di Dio e di amore ai fratelli … fino alla fine.

    Rileggi quello che hai scritto Nino, ci sono degli errori e non solo di ortografia.
    Noi siamo vivi, noi ci proviamo, ma TUTTO è Grazia!
    Prima della nostra anche buona volontà c’è la Grazia.

    12 Settembre, 2012 - 15:15
  12. Clodine

    Ciao cara Antonella. La mia famiglia visse il dramma della perdita improvvisa, rapida,inaspettata di un mio fratellino. Mia madre non superò mai quel lutto, mio padre lo rimosse,fingendo di averlo superato: in realtà questo non avvenne. Il nonno, ateo, lo superò [forse] prendendo di petto la morte: ne perché ne conosceva il volto per aver superato, malgrado tutto, a ben due guerre e contrastando a viso aperto il nazifascismo fino alla tortura e al confino poi. Quando sopraggiunse questo lutto [il secondo, già un figlio di 19 anni era tornato pochi anni prima nella casa del Padre] si rintanò nel suo mondo dolore coltivandone il ricordo conservando ogni brandello di memoria recandosi ogni santo giorno, finché le gambe glie lo permisero, al cimetero Verano, dove un grande Angelo segnava il punto della sepoltura portandosi dietro me e le mie sorelle. Tutti i giorni, specie l’estate a chiusura delle scuole, quello era il nostro giardino dove giocare senza timore anzi, felici di abitare la terra dei morti così,, diceva, ci saremmo abituate a guardare alla morte come a un fatto naturale facente parte dell’umano percorso. Non so se quell’atteggiamento fu saggio o sbagliato, di certo, per noi, era come fosse presente , vivo, lo sentivamo partecipare ai nostri giochi. Sono certa che c’era davvero. E ancora c’è!

    12 Settembre, 2012 - 15:28
  13. Clodine

    Grazie tonizzo, ho letto con grande piacere e commozione il tuo intervento…
    Io capisco bene il tuo dialetto…

    12 Settembre, 2012 - 15:36
  14. lorenzo

    @ nino

    Ma le storie come questa di Margherita, come le ultime che ci ha raccontato Luigi, come quella della mia amica Anna di cosa ci parlano, scusa, se non di Risurrezione, di gioia di vivere, di gioia di vivere secondo la Parola e il Vangelo? Queste sono strafatte del Vangelo,e danno speranza, con il modo in cui vivono la loro malattia e la loro morte( perché la morte la si puo’ vivere, porco cane, e non solo subire) a tantissimi altri, compresi molti dead man walking di cui parli tu, me per primo…
    Francamente, le persone che vivono e fanno vivere da dannati, col cavolo che si preparano o strapreparano a morire: forse crederanno di farlo in chissà quale modo,ma inutilmente. E’ vero invece il contrario: queste persone riescono a vivere in questo modo anche la loro morte perché continuazione ed evoluzione ultima di tutto un modo di vivere basato su Cristo. E questo senza nessun incenso né esperienze mistiche: nella ordinaria normalità della vita di tutti i giorni,che diventa la morte di tutti i giorni.
    Generalmente il loro esempio è contagioso in termini di entusiasmo e passione di vivere.Il marito della miaa mica Anna, per esempio, è diventato uno strafatto di Vangelo pure lui tanto da diventare, dodici anni dopo, e nello stesso posto in cui si era sposato con lei, un prete di Cristo….:
    🙂

    12 Settembre, 2012 - 15:53
  15. tonino gandolfo

    Grazie, Luigi, per questa testimonianza di “vita”!
    Grazie a Fabiana che ha trasmesso la documentazione!

    @ lorenzo
    Grazie di ciò che scrivi e della testimonianza della tua amica Anna!
    Io sono il primo di tre figli (un bimbo e due bimbe) la cui mamma è andata in Paradiso all’età di 39 anni (come Anna). Noi avevamo 9, 7, 5 anni!
    Eppure, sulla bara della mamma, prima che la chiudessero, “qualcuno” mi ha fatto scoprire che “si può sorridere sotto le lacrime”!
    E in quante sepolture celebrate queste parole sono state di “luce” per tanti!

    12 Settembre, 2012 - 16:43
  16. Gioab

    @ lorenzo
    “Ma io sono nato per arrivare lì, in faccia a Gesù Cristo.”

    Io non credo che questa sia la risposta giusta. Se il buon Dio avesse voluto farci tornare in paradiso, non aveva certo motivo di creare l’uomo sulla terra. L’avrebbe creato direttamene in cielo. Evidentemente c’è molta confusione perché se si dovesse tornare lì, “ in faccia a Gesù”, non si capisce perché, l’uomo/anima dopo averlo visto sarebbe costretto a tornare a vivere nella carne nella risurrezione, abbandonando la visione di quella faccia.
    No, non credo proprio che sia quella la risposta. Credo invece che sia più realistico ciò che disse Gesù : “ Lazzaro, il nostro amico, è andato a riposare, ma io vado a svegliarlo dal sonno”</i< ( Gv 11.11) , e ne dà conferma l’apostolo dicendo: “Cristo è stato ora destato dai morti, primizia di quelli che si sono addormentati [nella morte].” ( 1 Cor 15.20)

    E’ del tutto evidente: alle primizie segue il raccolto. Quindi, lo scopo non è quello di vedere la faccia di Cristo, quanto svegliarsi dal sonno. E che sia vero, lo aveva già scritto anche il Davide : “Il [vero] Dio è per noi un Dio di atti di salvezza; E a Jehovah il Sovrano Signore appartengono le vie d’uscita dalla morte.” ( Sl. 68.20)

    Inoltre, se è vero ciò che scrive Isaia “Egli effettivamente inghiottirà la morte per sempre,” ( Isa 25.8) riconfermato da Osea : “Li redimerò dalla mano dello Sceol; li ricupererò dalla morte. Dove sono i tuoi pungiglioni, o Morte? Dov’è la tua distruttività, o Sceol?” ( Os.13.14) e ricordato da Paolo : “, allora si adempirà la parola che è scritta: “La morte è inghiottita per sempre”. ( 1Cor 15.54) Dove mai si potrà più andare per vedere la faccia di Cristo ? Non moriranno più. Dove mai lo vedranno ?

    Magari mi sbaglio, ma lì c’è scritto proprio così. Quindi non sono nato per vedere la faccia di Cristo, magari per imparare ad avere la sua mentalità :” noi abbiamo la mente di Cristo.” ( 1 Cor 2.16).

    12 Settembre, 2012 - 17:55
  17. lorenzo

    Sono pronto a scommettere , caro Gioab, che anche lei , come tutti, se imparerà ad avere la Sua mentalità e se lo riconoscerà come Dio, vedrà la faccia di Cristo…e non solo quella, ma tutto il Suo corpo, crocifisso e risorto!!!
    🙂 🙂 🙂

    12 Settembre, 2012 - 18:11
  18. Clodine

    “Oh, se le mie parole si scrivessero,
    se si fissassero in un libro,
    fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
    per sempre s’incidessero sulla roccia!
    Io lo so che il mio Redentore è vivo
    e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
    Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
    senza la mia carne, vedrò Dio.
    Io lo vedrò, io stesso,
    e i miei occhi lo contempleranno non da straniero”.

    Dal libro di Giobbe

    12 Settembre, 2012 - 18:32
  19. Leopoldo

    L’eternità è la vita proiettata verso il nulla, ogni attimo eterno perché irripetibile, senza ritorno, senza rimedio. Se avessimo la coscienza della fine e riuscissimo a conviverci senza pannicelli caldi (perdonatemi, è solo ciò che io penso e non parlo di Gesù che, anzi, forse aveva capito), davvero vivremmo come se fossimo immortali e lo saremmo, quindi. I nostri cari? Sono andati, occhi di cera, e noi pure andremo. Cari, cari amici, “scenderemo nel gorgo muti”.

    12 Settembre, 2012 - 18:38
  20. No, Leopoldo!

    12 Settembre, 2012 - 18:41
  21. Gioab

    @ lorenzo
    “ Sono pronto a scommettere , caro Gioab, che anche lei , come tutti, se imparerà ad avere la Sua mentalità e se lo riconoscerà come Dio, vedrà la faccia di Cristo…e non solo quella, ma tutto il Suo corpo, crocifisso e risorto!!!”

    Si distinto lorenzo, ma per fare ciò che dice lei, non ho mica bisogno di morire. Io lo vedo tutti i giorni anche da vivo. Come dice il salmo :” I retti sono quelli che guarderanno la sua faccia.” ( Sl. 11.7) “In quanto a me, contemplerò la tua faccia nella giustizia;” (Sl.17.15) ”Poiché egli non ha né disprezzato Né abominato l’afflizione dell’afflitto; E non ha nascosto da lui la sua faccia,” ( Sl. 22.24)

    Ci sono tanti modi per vedere. C’è chi usa il binocolo, chi il radar, chi gli ultrasuoni. Si può vedere in tanti modi. Lei deve per forza morire ?

    Piuttosto, “se dovessi riconoscerlo come Dio”, mi spiega come potrà essere che “quando tutte le cose gli saranno state sottoposte, allora anche il Figlio stesso si sottoporrà a Colui che gli ha sottoposto tutte le cose, affinché Dio sia ogni cosa a tutti.” ( 1 Cor. 15.28)

    Se il Figlio si sottoporrà a Colui che gli ha sottoposto tutte le cose. Chi sarà il Dio in quel momento ? e chi è che ha sottoposto al Figlio tutte le cose ? Non poteva farlo da solo ?

    12 Settembre, 2012 - 18:52
  22. discepolo

    L’ambasciatore USA a Bengasi non ha avuto la fortuna di potersi preparare alla morte e neppure gli uomini che sono morti con lui.
    Chi salta in aria per la bomba di un terrorista ( pochi giorni fa un terrorista bambino di 14 anni si è fatto saltare in aria in Afghanistan uccidendo molti altri bambini)non ha il tempo per prepararsi a una buona morte.
    Credo che trovarsi “catapultati” all’improvviso dalla vita alla .. vita eterna
    sia una esperienza di molti uomini e donne dei nostri tempi.
    l’unica cosa da dire è: preghiamo per loro. E preghiamo la Madonna , nell’Ave Maria, di pregare per noi peccatori adesso e nell’ORA DELLA NOSTRA MORTE. AMEN

    12 Settembre, 2012 - 18:57
  23. Leopoldo

    Gioab, la tua è una costanza che sarebbe degna di mglior causa. Lo capisci che le tue parole sono come leocrema spalmata sullo squarcio di una ferita di guerra? Apprezzo il gesto perché capisco che non hai altro, ma almeno siine consapevole.

    12 Settembre, 2012 - 19:00
  24. Gioab

    @ Leopoldo
    ”L’eternità è la vita proiettata verso il nulla,”

    Potrebbe essere anche vivere ogni giorno senza pensare alla vecchiaia, alle malattie e alla fine ?
    Vivere l’eternità non significa avere l’immortalità sono due cose diverse no ?
    il solo che ha immortalità, che dimora in una luce inaccessibile, che nessuno degli uomini ha visto né può vedere.” ( 1 Tim 6.15-16) ( A proposito di vedere la faccia ) Pare che nessuno la potrà vedere no ?

    12 Settembre, 2012 - 19:03
  25. Gioab

    @ Leopoldo
    “leocrema spalmata sullo squarcio di una ferita di guerra”
    Qualcosa è meglio che niente no ?

    12 Settembre, 2012 - 19:05
  26. FABRICIANUS

    Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione
    (Dalla seconda Lettera a Timoteo cap.4, 6-8…)

    Quando toccherà a me, spero di poter pronunciare la frase evidenziata in neretto…

    Ciao a tutti.

    Ciao Luigi!!

    Ciao Clo!!!

    12 Settembre, 2012 - 23:08
  27. Federico B.

    Leopoldo,
    che inferno sarebbe la nostra vita se non avessimo la speranza della vita eterna?
    Varrebbe la pena affrontare fatica, sofferenza, malattie, povertà materiali e spirituali, solitudine,… in cambio di qualche momento di serenità, di qualche istante di felicità?
    Non credere in Dio, all’immortalità dell’anima, sentirsi disperatamente “soli” nel mondo: ecco spiegati i suicidi in Svezia (in Italia il record spetta alla laicissima e rossissima Emilia Romagna), triste lascito di un presunto progresso e dell’apostasia di massa, del materialismo e della secolarizzazione.

    13 Settembre, 2012 - 9:42
  28. lorenzo

    Mi ritrovo molto bene negli attimi di Leopoldo, ognuno per davvero “irripetibile, senza ritorno, senza rimedio”: non tanto nel senso del “panta rei” e dell’attimo fuggente, quanto nel senso che la vita ( scusate la banalità) è per tutti e in qualsiasi modo un’occasione personale fantastica ma unica: non ce ne sarà un’altra, anche dal punto di vista cristiano, è già vita eterna , questa, e non ci sarà nulla , dopo, ( per chi ci crede) che non sia già stato iniziato e costruito qui e adesso.
    Mi ritrovo anche nei pannicelli caldi che molto spesso ci alleviano l’angoscia che ci monta alla gola se ci soffermiamo troppo su questi temi ” ultimi”, ma che ci deresponsabilizzano sulle nostre possibilità che molto spesso sprechiamo in un lasciarsi vivere un po’ così, vivacchiando nei tran tran quotidiani.Invece è proprio in quei tran tran che possiamo fare la nostra rivoluzione , tutti i normalissimi giorni. Tra i pannicelli caldi io ci metto anche quel ” farsi” di ideee vaghe e indistinte di Paradiso che davvero molte volte , rispetto al presente, hanno una funzione oppiacea …non ci sarà nessun Paradiso, se non quello già avviato e vissuto da noi qui ( stessa cosa dicasi per l’inferno, per chi ci crede).
    E mi ritrovo pure negli occhi di cera di chi abbiamo visto andarsene, e nell’andarsene nel gorgo muti: perché è così .Anche per chi crede fortemente, la morte cosifica chi ami sotto i tuoi occhi, e non c’è niente che parli di morte piu’ di quegli occhi incredibilmente immobili, e anche credendo non si puo’ non sbattere la faccia contro questa realtà oggettiva: nonostante la fede nostra e loro, nonostante Dio, nonostante ogni sforzo ed ogni amore, quelle persone amate ci sono come scivolate di mano e ci sono state tolte, risucchiate via come in un gorgo. E il silenzio si acchiappa l’ultima parola.
    Lo scarto rispetto alla “vita proiettata verso il nulla”- scommessa legittima e degna tanto quanto l’altra sulla vita proiettata verso il tutto- dove sta, allora?
    Sta nella croce di Gesù Cristo. Sta nella sua morte, prima ancora che nella sua risurrezione. Solo davanti a questo Dio amico, non solo padre, ma addirittura fratello, che se n’è andato occhi di cera pure lui, che è sceso nel gorgo muto pure lui, che ha conosciuto pure lui la desolazione e il silenzio di una tomba, prima di sovvertire tutto e risorgere liberando se stesso e noi per sempre, io posso puntare sull’altra alternativa e credere che noi non finiremo mai.

    13 Settembre, 2012 - 9:45
  29. Clodine

    La morte non esiste. lo ripeto: non esiste….non si muore. Morire significa solo perdere il proprio corpo fisico, così come fa la farfalla quando esce dal bozzolo. E’ una transizione ad un più alto stadio di coscienza, in cui si continua a percepire, a ridere, a capire, a crescere, e in cui l’unica cosa che si perde, è qualcosa di cui non si ha più bisogno: il corpo fisico. Guardate, sono rimasta basita nell’ascoltare barba di scienziati parlare di antimateria o particella di Dio, della Sua esistenza e sua Trinità….Io credo in Cristo, nella resurrezione, e a me basta la fede. Ma per coloro che hanno una visione pragmattica e materialista della vita e della morte ascoltare cosa dice la scienza in merito può essere illuminante..

    http://youtu.be/-82bvQWDHbM

    13 Settembre, 2012 - 10:57
  30. FABRICIANUS

    Caro Federico,
    più o meno riesci a politicizzare anche questo argomento…

    Sono schietto: pur con tutta la stima ti dico che ciò mi rammarica davvero molto.

    In Svezia ci sono anche cause ambientali e climatiche dietro il tristissimo fenomeno dei suicidi, immagino tu lo sappia…

    In secondo luogo, il dramma dei suicidi o della patologia depressiva (nelle sue varie forme) che purtroppo in alcune situazioni porta al drammatico atto del suicidio può colpire anche i cristiani…
    Le malattie colpiscono tutti indifferentemente…

    Permettimi, Federico: ma quale apostasia o materialismo?? E dai!

    13 Settembre, 2012 - 11:07
  31. Clodine

    corrige — pragmatica—

    13 Settembre, 2012 - 12:04
  32. Federico B.

    @Fabricianus,
    ma quale politicizzazione! Ho dato un dato una mia lettura, tutto qua.
    Vivo in Emilia Romagna e sono consapevole che rispetto ad altre regioni italiane, qui da noi si registrano moltissimi suicidi e una scarsissima natalità: posso condividere la spiegazione che mi sono dato a questi ben tristi dati in un territorio ricco e noto per la giovialità e la piacevolezza della vita?
    Sono schietto anch’io: non è che la difesa ad oltranza di un certo modello politico impedisce di scorgere, tra le molteplici cause, anche quelle di matrice politico-ideologica?

    13 Settembre, 2012 - 12:05
  33. FABRICIANUS

    Sono schietto anch’io: non è che la difesa ad oltranza di un certo modello politico impedisce di scorgere, tra le molteplici cause, anche quelle di matrice politico-ideologica?

    “Accusa” che respingo nella maniera più assoluta.

    Cordialmente,
    F.

    13 Settembre, 2012 - 13:51
  34. Federico B.

    @Fabricianus,
    non “accusa”, ma ipotesi, come suggeriva il punto interrogativo.
    Non mi interessa fare una filippica contro la predicazione di certi partiti alle masse, ma anche la politica ha le sue responsabilità.

    13 Settembre, 2012 - 14:12
  35. FABRICIANUS

    ma anche la politica ha le sue responsabilità.

    Su questo, siamo d’accordo…

    13 Settembre, 2012 - 14:22
  36. fabi

    Credo siate andati un po’ fuori tema, mi scuso io.
    Perché se la famiglia legge, come farà, non credo sarà molto
    contenta si mischi la politica con la fede, la vita e la morte di Margherita.
    Non perché ci si tiri fuori dalla lotta politica, viviamo nel mondo, ma perché la sua lotta che è l’unica davvero, con la morte,
    lei l’ha vinta assieme al Signore.

    13 Settembre, 2012 - 17:34
  37. lorenzo

    Vorrei parlare un momento a Federico B., senza nessuno spirito polemico però. Questo argomento che lui riporta, ” Varrebbe la pena affrontare …”, insieme a quell’altro ” che inferno sarebbe la nostra vita se non avessimo la speranza della vita eterna?” sono frequentemente ripetuti tra i credenti.
    Io vivo tra gli atei e i non credenti, gli agnostici, i lontani.
    Sono il mio mondo, la mia famiglia, i miei amici.
    Posso garantire che queste due domande, che noi ci poniamo in modo retorico e a cui diamo per scontata la risposta, possono avere( e molto spesso hanno) una chiara e convincente risposta contraria.
    Cioè: per molte, moltissime e degnissime persone, si, vale la pena affrontare fatica, sofferenza, malattie, povertà materiali e spirituali, solitudine,… in cambio di qualche momento di serenità, di qualche istante di felicità.( Che poi, non sono affatto qualche momento e qualche istante, sono molto di piu’) Pensare che l’opzione cristiana, sulla quale io punto la mia vita, sia la sola praticabile in un certo modo, è sbagliato. Scusate: ma ci sono una quantità di persone eticamente alte, moralmente piu’ a posto di me ( non è che ci voglia tanto,,,), con una rettitudine d’animo serena , convinta e forte, assolutamente non credenti, serenamente fermi su un orizzonte chiuso al livello terreno, che non solo non pensano nemmeno lontanamente di suicidarsi o di ubriacarsi al sopraggiungere delle difficoltà, ma le affrontano a viso aperto e a fronte alta, con estrema dignità e fermezza. Moltissime volte, accompagnandoli nei sentieri accidentati che toccano a loro come a noi, vivendo con loro sotto quelle botte tremende che la vita rifila indiscriminatamente a tutti, sono rimasto affascinato e commosso dalla limpidezza e dal coraggio del loro modo di affrontare malattie, separazioni e morti. Quello che voglio dire è che c’ è una grandezza d’animo e una dignità insite in ciascuno di noi, correlate al nostro essere uomini in senso completo, che fa di ognuno di noi un capolavoro assoluto, indipendentemente dalla fede e dalla religione professata o no. Anche guardando queste persone, molte volte io, che credo, vedo in loro la “firma”, l'”impronta” della grandezza di Dio, che rifulge in tutta la sua bellezza proprio là dove sta sotto traccia…ma a parte quest’ultima cosa, non si pensi che sia superficiale o infantile il non credere, né si pensi che il credere faccia , di per sé, vivere meglio. Magari sì, ma non intermini di ” benefici” e di bilanci. E soprattutto, non dimentichiamoci che la fede è e resta dono: non noi scegliamo Cristo, ma il contrario. E dunque, per fare una domanda alla Gioab, cosa dovremmo dire, che Cristo sceglie di far vivere una fetta consistente dell’umanità in un modo per cui non ha neppure senso vivere?
    Analogamente, pur con tutta la passione poveraccia con cui io credo, non mi pare possibile affermare che quelli che non lo fanno vivano “un inferno in terra.” Proprio non ci riesco. E secondo me non è vero. Né riesco a concludere che la scelta della fede dovrebbe essere proposta come quella di un paio di occhiali che permettono di vedere meglio e di vivere meglio, in ultima analisi. Questo non è vero. Credere in Gesù Cristo è bellissimo ed è il fuoco e la ragione della mia vita così come è, ma la speranza della vita eterna , da sola e di per sè, senza Gesù Cristo che me la rende credibile, voglio dire, a me non convincerebbe affatto. Io sono convinto che vivere secondo il vangelo sia la cosa piu’ bella che si possa fare: ma non credo si possa scegliere per esclusione…( ” vorrai mica vivere senza credere in Dio?!).
    Tutto ciò, non ti sembra, che agli orecchi di un “lontano” possa suonare presuntuoso e un po’ crudele?

    13 Settembre, 2012 - 18:22
  38. lorenzo

    Anche a Clodine mi sento di dire una cosa…poi non rompo piu’ le scatole.:)
    La morte esiste.
    Non è la fine di nulla, ma l’inizio di molto, e il completamento di tutto…ma esiste.
    “Perdere ” il corpo, non è come smettere un abito logoro, e nemmeno il bozzolo da cui si sprigiona la farfalla. Il corpo, per noi cristiani, di carne e di sangue come è, concreto come è, è il luogo attraverso cui passa la salvezza del Signore: che attraverso il Suo, di corpo e di sangue, ci libera e ci salva; e nella Comunione,per così dire, impasta e mescola il suo corpo al nostro.
    C’è una dimensione corporea fortissima nel cristianesimo e nella predicazione stessa di Gesù, per esempio quel calcare fortissimamente l’attenzione sulla realtà e sulla tangibilità del suo vero corpo risorto, che è particolare e specifica. Tant’è che è il corpo stesso che viene onorato e incensato nella liturgia funebre, e con quel corpo stesso noi vivremo per sempre dopo la risurrezione : che non ha riguardato solo Gesù 2000 anni fa, ma che ci riguarderà personalmente tutti.
    Perdere il corpo per chi muore, e , per chi resta, vedere il corpo che è inscindibile dalla persona amata, trasformato in un oggetto inerte è un trauma e una lacerazione comunque. Nonostante la fede ( e ci vuole proprio la forza della fede – nonostante il tuo link che ho aperto con molto interesse- per ” credere ” tutte queste cose: sopravvivenza dell’anima, resurrezione della carne, vita eterna ) ci assicuri che è un passaggio alla pienezza , una vera Pasqua, il momento della Pietà, il momento della deposizione, il momento di Gesù che piange l’amico caro sepolto ormai da giorni prima di risuscitarlo sono lì’ ad assicurarci che la morte esiste.
    Questo lo dico perché non ci sia chi, tra chi crede, si vergogni di averne paura, di esserne angosciato, si rammarichi di non andare incontro alla morte festoso e ilare…Gesù non l’ha fatto. Nessuno chiede a noi di farlo.
    E mo’ la pianto.

    13 Settembre, 2012 - 18:44
  39. Gioab

    @ lorenzo
    che inferno sarebbe la nostra vita se non avessimo la speranza della vita eterna? Che il ragionamento di FabricianusB. sia del tutto privo di ragionevolezza , è dimostrato dal fatto che non avendo lui la vita eterna, non può nemmeno dire cos’è. Non può dire con certezza se c’è o non c’è. Non può dire nemmeno dire come sarebbe diverso se ci fosse. E perché ci dovrebbe essere. E’ solo una speranza, illusoria, basata su una ipotesi consolatoria non conoscibile. Dimostra quindi di averne timore e di temere la morte . Inganna la sua mente creandosi una possibile soluzione senza nessun argomento dimostrabile a sostegno. In questo modo anestetizza la sua paura della morte.

    “Né riesco a concludere che la scelta della fede dovrebbe essere proposta come quella di un paio di occhiali che permettono di vedere meglio e di vivere meglio, in ultima analisi”
    La scelta di fede, quella vera, avviene quando si riesce ad avere una concezione della vita che fa accettare di morire come si accetta di dormire. Quando si è disposti ad accettare la morte come logica e naturale conseguenza della vita, allora si può dire di aver superato quel timore. Infatti, ”Pensare che l’opzione cristiana, sulla quale io punto la mia vita, sia la sola praticabile in un certo modo, è sbagliato.” Vero. Infatti anche l’esperto di archeologia Victor W. von Hagen spiega (in The Ancient Sun Kingdoms of the Americas): che per gli Inca “I morti erano in realtà vivi: erano solo passati da una condizione a un’altra; erano invisibili, impalpabili, invulnerabili. I morti . . . erano divenuti i componenti invisibili della comunità”.

    “l’indiano [inca] credeva nell’immortalità; in effetti credeva che non si morisse affatto, . . . il cadavere semplicemente non era più tale e assumeva l’autorità delle forze invisibili”. Anche i maya credevano in un’anima e in 13 cieli e 9 inferni. Così, ovunque guardiamo, gli uomini hanno voluto negare la realtà della morte, e per far questo si sono aggrappati all’idea dell’anima immortale” E non erano cattolici, ma anestetizzavano l’idea della morte con una speranza di vita eterna senza conoscerla, senza averla mai vista, senza sapere cos’è nè perchè sarebbe da preferire.

    Che contrasto con la Bibbia : ”E Sansone diceva: “Muoia la mia anima con i filistei” (Gd 16.30). “ Ecco, tutte le anime appartengono a me. Come l’anima del padre così l’anima del figlio appartengono a me. L’anima che pecca, essa stessa morirà. ( Eze 18.4) ”Quelli che scendono nella fossa non possono guardare con speranza alla tua verità.” ( Isa 38.18)

    “Quello che voglio dire è che c’ è una grandezza d’animo e una dignità insite in ciascuno di noi, correlate al nostro essere uomini in senso completo, che fa di ognuno di noi un capolavoro assoluto, indipendentemente dalla fede e dalla religione professata o no” Ed è talmente vero che le scritture non fanno una differenza tra buoni e cattivi, ma tra giusti ed ingiusti: “ “Per certo comprendo che Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto.” ( Atti 10.34-35) Non spiega mica a quale religione appartiene.
    La morte è una conseguenza ineluttabile non eludibile :“Voi berrete il calice che io bevo, e sarete battezzati col battesimo con cui io sono battezzato” ( Mc.10.39) “non sapete che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù fummo bttezzati nella sua morte? “ ( Rm 6.3)

    13 Settembre, 2012 - 19:12
  40. Luigi Accattoli

    Fabi ci vuole pazienza. Confido che tu possa spiegare ai tuoi amici, amici e parenti di Margherita, che i blog sono luoghi strani dove visitatori che non si firmano si permettono di dire qualsiasi cosa in riferimento diretto o indiretto a persone reali senza percepire – a volte – la responsabilità che ognuno ha di ogni parola che scrive. Invita quei tuoi amici a tener conto del mio modo di parlare di Margherita e di quello delle persone che sono entrate nel tema, non di quello tenuto da chi ha approfittato dell’argomento per svolgere propri combattimenti. Ci vuole pazienza.

    13 Settembre, 2012 - 19:36
  41. fiorenza

    Sì, però, Fabi, hai fatto bene a “protestare”. Non perdere questa schiettezza, la vibrante sincerità con cui ci hai sempre parlato. E che oggi ti ha fatto levare la tua voce così, semplicemente, con tanta disarmante chiarezza (“Non perché ci si tiri fuori dalla lotta politica, viviamo nel mondo, ma perché…”), sotto la spinta di una purissima e tenerissima preoccupazione per gli altri, per quella famiglia che, se ci legge, “non credo sarà molto contenta”. A me pare, questo tuo intervento, una reale lezione di Vangelo.

    13 Settembre, 2012 - 21:30
  42. FABRICIANUS

    Chiedo scusa alla famiglia di Margherita, a Luigi, amministratore del Blog, a fabi e a coloro i quali si sono sentiti offesi nella loro sensibilita’, dai miei post fuori argomento.

    13 Settembre, 2012 - 22:05
  43. Luigi Accattoli

    Da un visitatore che i lettori conoscono ma che per una volta chiede di restare senza nome ricevo questo messaggio:

    Luigi certo che le parole di Margherita prendono un suono speciale se le leggo dall’ospedale, a quest’ora, tra il ronzio degli apparecchi e il gocciolare delle flebo. Io vorrei abbracciarli forte, Margherita e Pietro, chissà quante volte saranno stati così come siamo io e mia moglie questa sera. Vorrei abbracciare Margherita che è Margherita come la mia, che mi fa trasalire ogni volta che lo sento. Vorrei farlo per quello che di lei ho letto questa sera, per le sue parole che ci hai riportato. In particolare queste:

    “niente piagnistei”

    “io non sono piu’ schiava di niente, mi affido, mi affido a Dio”

    “anche quando capita la piu’ gran disgrazia, alla fine è sempre un regalo”

    “talmente bello il pensiero di poter irradiare una luce intorno, solo vivendo la mia quotidianità con speranza,
    talmente bello da farmi sorridere il cuore!”

    “io di sogni ne avevo tanti, desideri e progetti e ora bisogna che qualcun altro li porti avanti, bisogna che qualcun altro li realizzi!”

    Forte, Margherita! Sarà una specialità delle Margherite, la forza d’animo? Le ho lette alla mia, questa sera, queste frasi, e lei ha solo detto: prendi la mia mano, e fatti una carezza. Vorrei abbracciare il mio “collega” Pietro, che capisco molto bene nel suo voler rimarcare il matrimonio soprattutto nel giorno del distacco.

    “La promessa che abbiamo deciso di fare insieme, di non mollare mai e di continuare nonostante tutto quello che ci sarebbe capitato”: è così per davvero Pietro, il matrimonio è questo, e anche se ci è toccato in sorte di viverlo, sia voi che noi, in un modo che non avremmo mai sognato e che non era quello che avevamo sperato, abbiamo avuto la fortuna (sì, oso dirlo: la fortuna!) di poterlo vivere in tutta la sua forza e la sua potenza, in modo sbalorditivo e mai finito.
    Grazie Pietro e grazie Margherita.

    14 Settembre, 2012 - 7:43
  44. fabi

    Luigi,
    per favore, mentre ringrazio te,
    chi ha compreso e chi ha chiesto scusa con semplicità,
    ti chiedo di portare il mio personale abbraccio a queste persone.
    Con tanto affetto.
    Alla fine di tutto resterà solo l’amore, alla fine di ogni azione dice san Giovanni della croce, interpretato bene.

    14 Settembre, 2012 - 8:32
  45. fiorenza

    Ah, Fabi e tu, visitatore per questa volta senza nome ma che conosciamo, mi piace così tanto la frase di Margherita “niente piagnistei” eppure, ecco, mi avete fatto piangere di nuovo. Come si fa largo, quante persone può accogliere in sé, un abbraccio…

    14 Settembre, 2012 - 8:46
  46. Federico B.

    Mi unisco anch’io alle scuse di Fabricianus. Non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno. A volte le riflessioni prendono una piega piuttosto che un’altra, senza necessariamente voler dare sfogo a presunti furori. Ho voluto condividere con voi, come replica agli interventi di Leopoldo e Fabricianus, una riflessione che avevo già fatto e discusso in altre occasioni. Forse effettivamente questo non era il luogo più adatto. I familiari di Margherita, emiliani come me, capiranno certamente cosa volevo dire e sapranno perdonare la digressione.

    @Lorenzo,
    concordo con te e mi spiace aver dato l’impressione di sottovalutare gli sforzi dei non credenti. Ne conosco molti anch’io e spesso mi capita di ammirare come riescono ad affrontare avversità e sofferenze senza affidarsi alla fede. La parola “inferno” è adatta a descrivere come mi sentirei io, in questo momento credente, se dovessi perdere la fede. Ti ringrazio per avermi dato l’opportunità di chiarire questo punto.

    14 Settembre, 2012 - 9:31
  47. Clodine

    Ho sempre creduto che l’esistenza ultraterrena ce la costruiamo già qui, sulla terra, dentro questo corpo nel quale il Buon Dio ha voluto soffiarvi dentro un’anima e un alito di vita. Non so quanto conterà l’aver creduto piuttosto l’aver cercato il Trascendente senza aver mai veramente trovato un legame, un aggancio con Lui. Mi sconvolge sempre la vita dei santi, specie i più tormentati -vedi San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila, Madre Teresa di Calkcutta- i quali non avvertirono mai pienamente questa Presenza. L’agognarono ma…non l’avvertirono dentro di loro, anzi,non vi era che deserto! Ora ditemi: quante volte è capitato di sentire la stessa aridità!? A me tante! La consapevolezza di non “avvertire” non è poi così distante da ciò che provano i non credenti. Allora, mi domando, cosa distingue il credente che vive la sua vita di fede nell’aridità da colui che sente Dio inesistente?…io dico che la differenza sta nell’anelito d’infinito che gli uni avvertono come “nostalgia di una patria lasciata” e gli altri come pretesto per togliere il freno amano tanto…si vive una sola volta!.
    Diceva Giacomo Leopardi nei “pensieri” a proposito del mistero dell’uomo” Io ho lungamente ricusato di creder vere le cose che dirò qui sotto, perché, oltre che la natura mia era troppo rimota da esse, e che l’animo tende sempre a giudicare gli altri da se medesimo, la mia inclinazione non è stata mai d’odiare gli uomini, ma di amarli…Ho visto persone di costumi dolcissimi, innocentissimi, commettere azioni delle più atroci, per fuggire qualche danno grave, non evitabile in altra guisa”…Ecco, la malvagità può abitare ovunque ed è spiazzante…per questo credo che quale sarà stata la nostra interiorità, quali le scelte che avremo operato, quanto cielo avremo saputo lasciar entrare in noi e contribuito, anche solo con la preghiera, a sollevare di un grammo il peso della Croce di Nostro Signore sulle spalle di un fratello, tanto più ci saremo conquistati un brandello di luce nell’aldilà , dipende dove abbiamo attaccato il cuore:…e li troveremo il tesoro…

    14 Settembre, 2012 - 10:53

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