Messo in catene Paolo si dichiara giudeo e cristiano

Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” lunedì 21 maggio – dopodomani – legge da Atti degli Apostoli 22 la prima “apologia” di Paolo, appena cacciato dal Tempio e posto in catene dai romani: quelle parole – pronunciate dalla scalinata che collega la Fortezza Antonia al cortile esterno del Tempio – sono oggi d’attualità per la forte affermazione di piena adesione alla fede ebraica e a quella cristiana. Nei commenti la scheda inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito di venirci a trovare rivolto a chi si trovi a Roma.

16 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Sulla via di Damasco. Per rispondere all’accusa di tradire la fede ebraica, Paolo si presenta come Giudeo e fariseo della scuola di Gamaliele, e ricorda lo “zelo” con cui un tempo aveva “perseguitato a morte” i cristiani. Narra poi la storia della sua conversione, l’incontro personale con il Cristo, in due successive “visioni”, il mandato che ne ha ricevuto di predicare ai “pagani”. I giudei ascoltano Paolo fino a questo punto, ma non possono sopportare che l’apostolo rivendichi come impegno di tutta la vita, comandatogli da Cristo, quella missione alle “genti” per la quale l’hanno posto sotto accusa: e il tumulto riprende.

    19 Maggio, 2018 - 22:06
  2. Luigi Accattoli

    Giudeocristianesimo antico e nuovo. Ci fermeremo sull’affermazione da parte di Paolo della continuità tra la sua fede ebraica e la sua sequela di Cristo e metteremo in luce come si tratti, nella sostanza, della stessa continuità affermata da testimoni dell’ebraismo che negli ultimi decenni si sono fatti cristiani senza abiurare alla fede nativa, come – per fare un nome – Edith Stein. Nel secolo scorso è ripresa la vivente esperienza del giudeocristianesimo che si era interrotta nel passaggio tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo.

    19 Maggio, 2018 - 22:07
  3. Luigi Accattoli

    Atti 22, 1-21. 1 “Fratelli e padri, ascoltate ora la mia difesa davanti a voi”. 2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Ed egli continuò: 3″Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 4Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, 5come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
    6Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; 7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. 8Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. 9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. 10Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. 11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
    12Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, 13venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. 14Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, 15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”.
    17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi18e vidi lui che mi diceva: “Affréttati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me”. 19E io dissi: “Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nelle sinagoghe quelli che credevano in te; 20e quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anche io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano”. 21Ma egli mi disse: “Va’, perché io ti manderò lontano, alle nazioni””.

    19 Maggio, 2018 - 22:07
  4. Luigi Accattoli

    Venite a leggere con noi la Scrittura. Da gennaio propongo ai visitatori del blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico perché chi può tra i visitatori mi dia una mano nella preparazione della lectio. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma o capita a Roma nei nostri lunedì venga alle nostre serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli dirò il dove e il come. Saremo felici di avere nuovi ospiti: c’è pizza per tutti. Chi non può venire provi a unirsi a noi in unità di tempo e di ruminazione delle stesse Parole.

    19 Maggio, 2018 - 22:08
  5. Luigi Accattoli

    Nostra sorella Edith. Nominavo sopra Edith Stein come ebrea e cristiana. Nata ebrea, battezzata cristiana, monaca carmelitana, martire ad Auschwitz, canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998. “Gettò un ponte tra le sue radici ebraiche e l’adesione a Cristo” disse quel giorno il santo Papa della santa ebrea. La conversione di Edith al cattolicesimo e il suo ingresso nel Carmelo (1933) determinarono un irrimediabile conflitto con la mamma, ebrea osservante: erano legatissime. Edith alla vigilia della partenza per il Carmelo accompagna la mamma alla festa ebraica delle Capanne, tornando dalla quale la mamma chiede alla figlia se le sia piaciuto il sermone: “Certo” risponde Edith. “Si può dunque essere pii, pur restando ebrei?” chiede la mamma. E questa è la risposta della figlia: “Certo, se non si conosce altro”. Per lei il battesimo cristiano completava la vocazione ebraica. Nata ebrea, morta per l’appartenenza mai rinnegata al popolo ebraico, vissuta da cristiana, Edith è la figlia di Sion che meglio ci può aiutare a intendere la “radice santa” sulla quale siamo innestati.

    19 Maggio, 2018 - 22:08
  6. Luigi Accattoli

    Altre figlie di Sion. Ho nominato Edith Stein come figlia di Sion che ha riconosciuto in Gesù il Messia atteso dai padri, ma ve ne sono altre che invoco insieme a lei. Etty Hillesum, Raissa Maritain, Simone Weil, Anna Maria Enriques Agnoletti. Tra i volti delle figlie di Sion che vado cercando c’è anche quello risoluto di Judith Cabaud, nata a New York e fattasi francese, madre di nove figli, autrice di una biografia di Eugenio Zolli, Il rabbino che si arrese a Cristo (San Paolo 2002), in appendice alla quale racconta la sua conversione: “Se volevo essere una vera ebrea, dovevo essere una vera cristiana”. Jacques Maritain chiamava la sua Raissa “autentica puella ebreorum” (cioè “fanciulla ebrea”), ma io preferisco l’espressione “figlie di Sion” e le considero – queste figlie dell’Israele carnale che si avvicinano a Gesù – uno dei doni dello Spirito alla nostra epoca. Un vero aiuto a credere. Le prime a riconoscere Gesù nel risorto furono le donne: le figlie di Sion, appunto. Così oggi sono le donne a sentirlo per prime – a presentirlo – nella famiglia ebraica mondiale. La figura di Gesù le innamora e l’amore le tira alla fede. Capita anche alle nostre donne. Fare posto nella chiesa alle donne non vuol dire farle sacerdoti – anche se mi piace immaginare che un giorno possano esserlo – ma riconoscere questa loro funzione di prime nella fede perché prime nell’amore. E se prime anche – al modo dell’amore – annunciatrici e maestre.

    19 Maggio, 2018 - 22:31
  7. Victoria Boe

    “Fare posto nella chiesa alle donne non vuol dire farle sacerdoti – anche se mi piace immaginare che un giorno possano esserlo – …”

    C’è chi, facendo leva sul fatto certo che Dio è Padre e Madre, spera che un giorno la Messa possa essere concelebrata da un uomo e da una donna insieme. Sarebbe bello.

    19 Maggio, 2018 - 23:36
  8. Beppe Zezza

    “Per lei il battesimo completava la vocazione ebraica”
    Estremamente importante quello che Edith Stein diceva.
    Per Un ebreo che riconosce in Gesu’ il Salvatore promesso, non è corretto usare il termine “conversione”. È un “ebreo completo”.
    Molto interessanti sono i movimenti dei “jews for jesus” e simili sorti negli ultimi cinquant’anni soprattutto negli Usa e che si ricollegano, idealmente, al giudeo-cristianesimo dei primi tempi

    20 Maggio, 2018 - 9:43
  9. Victoria Boe

    Fra ebrei e cristiani ci sono differenze non da poco.
    Gli ebrei non contemplano il battesimo né un “salvatore”, e Gesù, che per gli ebrei non è Dio, non è il Messia atteso come colui che conferma la superiorità del popolo ebraico, l’eletto, su tutti gli altri.
    Il suo linguaggio non ha trionfalismi di alcun genere e il comandamento nuovo di Gesù è: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
    Quindi, se un ebreo diventa cristiano, si tratta proprio di una “conversione”.

    21 Maggio, 2018 - 16:00
  10. maria cristina venturi

    I legami fra ebraismo e cristianesimo sono strettissimi e quasi quali quelli fra padri e figli più che fra fratelli maggiori e minori. Non solo Il Nuovo Testamernto non ripudia per nulla l’Antico testamento e il il dio degli ebrei YHWH ( come vorrebbe qualcuno ) ma si rifà in continuazione all’antico Testamento. Le citazione dei passi dei Salmi e dei Profeti fatte da Gesù sono innumerevol si può dire continue. La santa Vergine e San giuseppe erano pii ebrei che educarono gesù alla religione ebraica, fin dalla Circoncisione, alla Presentazioner al tempio, alla salita a gerusalemme per le feste tradizionali , delle Capanne , dell’espiazione e della Pasqua. Gesù non ha ripudaito nulla della religione dei suoi padri . Non c’è un solo detto di gesù, un solo passo del Vangelo che ripudi l’ebraismo.
    Gesù anzi ha detto solennemente che neppure uno IOTA della legge mosaica sarabbe stato da lui mutato.
    La sua predicazione viene a PERFEZIONARE non ad abrogare la Legge mosaica.
    Perciò la conversione da ebraismo a cristianesimo fu molto meno difficile che quella per esempio da paganesimo ( quelli che credevano in Zeus e apollo) a cristianesimo. Nei primi decenni dopo la morte di Gesù ci fu una fiorente comunità giudaico-cristiana in Palestina guidata da Giacomo detto il “fratello di Gesù”.
    lo stesso Paolo non si può assolutamente comprendere se non nell’ambito della sua cultura ed educazione rabbinica che come dice lui stesso era
    della scuola del fariseo Rabbi Gamaliele. Prima di Rabbi Gamaliele e prima di Rabbi Gesù di nazareth , ci fu il famoso rabbi HILLEL. a lui si devono tantissimi precetti morali poi fatti propri dal cristianesimo.

    21 Maggio, 2018 - 17:28
  11. maria cristina venturi

    Rabbi Hillel fu il primo ad insegnare ( prima che Gesù nascesse) che la SUMMA di tutta la Legge ebraica era il precetto “Amerai Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima e amerai il prossimo tuo come te stesso”

    21 Maggio, 2018 - 17:32
  12. Fabrizio Scarpino

    Il tema è delicatissimo e ringrazio Luigi e i vostri interventi che, con il vostro permesso faccio miei condividendoli e pregando per l’amato popolo ebraico nel giorno 21 maggio che segue la nostra festa di Pentecoste e che, nel calendario ebraico di questo 2018 è festività ebraica di “shavuot” che ricorda il dono della torà sul Monte Sinai.

    Però mi tocca fare “l’avvocato del diavolo”: sicuramente sul tema ne sapete molto, ma molto più di me: provate a parlare con un Ebreo osservante del Dio Trinitario del quale noi professiamo la Fede ogni Domenica.
    Poi, se vorrete, mi riferirete.

    Un abbraccio a Luigi e al suo gruppo del quale mi spiace moltissimo non poter prendere parte essendo distante da Roma.

    Grazie per l’invito comunque.

    21 Maggio, 2018 - 18:42
  13. Fabrizio Scarpino

    Torà con lettera maiuscola ovviamente.

    21 Maggio, 2018 - 18:43
  14. Victoria Boe

    Nessuno ha detto che il Nuovo Testamento ripudia l’Antico.
    Gesù era ebreo a tutti gli effetti e seguiva la religione ebraica.
    Però Gesù apportò delle modifiche sostanziali alla legge data a Mosè, infatti disse più volte ai suoi discepoli: “avete inteso che fu detto…MA IO VI DICO…”.
    Del resto, la predicazione di Gesù, la sua personalità, i suoi comportamenti apparivano ai suoi conterranei del tutto fuori dagli schemi della religione ebraica.
    Veniva considerato un “eretico”, infatti non piaceva, quasi scandalizzava. E infatti fu messo a morte come un sobillatore. E Barabba fu preferito a Lui, fu liberato proprio per volontà del popolo ebreo che stabilì che fosse crocifisso Gesù.
    I comandamenti tradizionali furono superati dal suo NUOVO comandamento: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
    Già questo fa comprendere la differenza fra la legge di Gesù e quella, peraltro non ben compresa, delle Tavole.
    Nel nuovo comandamento di Gesù è contenuto quello dell’Amore verso Dio. Il Padre si ama nel momento in cui si ama il prossimo, cioè l’altro, cioè il TU (uomo) con cui ci si relaziona.
    Gli ebrei invece non concepiscono la Trinità divina, ovvero il principio fondamentale della relazionalità.
    Per loro c’è un Dio molto al di sopra dell’uomo e di cui nemmeno osano pronunciare il nome.
    Gesù invece ci ha detto che Dio lo si può chiamare teneramente “babbino”, “papà”, e ce lo ha dimostrato, nelle sue parabole, misericordioso oltre misura. Egli per primo va incontro al figlio che se n’era andato, quando ritorna non per amore ma per puro interesse. Nessun risentimento, nessun rancore, nessuna intenzione di fargliela pagare. È gioioso per il ritorno del figlio perduto e lo abbraccia e fa preparare un pranzo di festa.
    Nell’Antico Testamento, al contrario, spesso si vede un Dio vendicatico e crudele.
    C’è una bella differenza fra il Dio di Gesù e quello degli Ebrei.
    Il Padre della religione cristiana ha viscere materne, si fa capire e si fa amare; quello della religione ebraica il più delle volte si fa temere.

    21 Maggio, 2018 - 20:08
  15. Fabrizio Scarpino

    Grazie Victoria del Tuo intervento delle 20.08.

    21 Maggio, 2018 - 21:57
  16. maria cristina venturi

    Basta leggere un qualsiasi libro di spiritualita’ ebraica per capire che la religione dell’ Antico Testamento non e’ quella caricatura di bassa lega a base di luoghi comuni che ne fa Victoria Boe. Il Dio dell’ Antico Testamento si fa qualche volta temere e’ vero, ma il suo rapporto con l’ uomo e’ infinitamente ricco e variegato e profondo. Basta pensare ai Salmi straordinario documento spirituale del rapporto fra uomo e Dio, rimasto insuperabile anche nella sua poetica bellezza e percio’ passato nella liturgia Cristiana.
    Non so se Victoria. Boe e Scarpino recitino la Liturgia delle Ore, i Salmi che scandiscono ogni giorno la giornata di un cristiano. Le Lodi, l’ ora Media , i Vespri e Compieta. Ebbene da duemila anni a questa parte monaci cristiani e anche laici pregano con i Salmi che sono preghiera EBRAICA. Ci avete mai pensato cara Victoria Boe e Scarpino? Noi preghiamo preghiere della religione ebraica!
    Se la nostra religione fosse del tutto diversa dall’ ebraismo perche’ mai dovrebbero i monaci benedettini e i frati francescani e tutti i cattolici pregare coi Salmi?
    Certo gli ebrei non hanno riconosciuto il Messia , non hanno creduto che Gesu’ fosse il Messia lungamente aspettato. Ma da dove e’ sorto il concetto di Messia se non dall’ ebraismo? Chi aspettava la venuta del Servo di YHWH . se non gli ebrei? Chi ha profetizzato la Sua venuta a Gerusalemme dorso di un asinello e persino la sua nascita a Bethem?
    Ma e’ inutile portare prove a favore della stretta vicinanza fra ebraismo e cristianesimo a persone ideologiche che parlano del Dio dell’ Antico Testamento per luoghi comuni , come se Mose’ non avesse avuto esperienza sul Sinai della Divinita’ Ineffabile, e i profeti non avessero pianto di gioia aspettando l’ Avvento del Figlio dell’ Uomo.
    Ognuno rimanga della sua opinione, vuol dire che Simone Weil ed Edith Stein non hanno insegnato nulla.

    23 Maggio, 2018 - 16:54

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