Pietà per il bimbo vivo dopo l’aborto

Pietà per il bimbo di Firenze che era vivo dopo l’aborto e che ora se ne è andato.

Pietà per i genitori tre volte sconvolti. Dalla decisione di non accogliere il figlio, dal figlio che arriva in quel modo e in quel modo riparte.

Pietà per le generazioni che sono oggi sulla terra, chiamate a sentimenti che non trovano parole.

Pietà.

24 Comments

  1. Maria Grazia

    Caro dottor Accattoli,sottoscrivo il suo pensiero.
    Non posso e non voglio aggiungere altre parole.La sofferenza è immane per quella piccola vita stroncata.
    Anche se non condivido la decisione presa,mi sento molto vicina ai genitori e non posso che provare una grande sofferenza per loro e soprattutto per quel piccolo angelo.Credo che ci sia molto su cui riflettere senza dare giudizi frettolosi sulle persone già così provate.
    Saluti MG

    9 Marzo, 2007 - 13:57
  2. Pietà e, se possibile, perdono. O quantomeno misericordia.
    Pietà o misericordia per chi giustifica “sulla base di concetti e attente analisi in nome della libertà sessuale di questo o quello” una mostruosità come l’aborto.
    Pietà o misericordia per tutti quelli che lo mettono in atto.

    9 Marzo, 2007 - 14:44
  3. Miserere nobis. Miserere nobis. Miserere nobis.

    9 Marzo, 2007 - 16:20
  4. Luisa

    Aborto “terapeutico”. Ipocrisia,menzogna delle parole, terapeutico per chi ? Chi o che cosa cura un atto che pone fine a una vita umana ? La paura , l`angoscia, dei genitori, il loro rifiuto di accogliere un essere non perfetto ?Come si puo osare chiamare terapeutico un atto che è oggi dimostrato provocherà alla madre difficoltà psicologoche anche a distanza di molti anni ?
    E quanto è grande la responsabilità dei medici che hanno accettato di praticare quell`intervento. Possibile che nessuno abbia osato rifiutare ? In nome di che cosa? Dell`assoluta e sacra libertà individuale , anche quando avrà come conseguenza di sopprimere una vita ,una vita il cui solo torto è stato quello di non corrispondere alla norma decisa da altri ? E la sua libertà di vivere, chi se ne occupa, chi se ne è occupato?
    Non si può che provare che una grande compassione per una così grande sofferenza, che forse avrebbe meritato il rispetto del silenzio.
    Se dico ” forse” è perchè penso che, purtroppo, la morte di questo neonato, così sconvolgente, potrà forse aiutarci a riflettere sulle derive e i limiti della ricerca medica, sulle gravidanze che sono vissute sempre più come malattie da sorvegliare piuttosto che come un`attesa gioiosa e naturale.
    Sì penso ,o meglio spero, che la morte di questo bimbo aiuterà forse a salvare altre vite in pericolo, a rischio di soppressione.
    Una preghiera per quell`angioletto e una per i suoi genitori, ne hanno senza dubbio un gran bisogno.
    Saluti, Luisa

    9 Marzo, 2007 - 16:25
  5. Francesco73

    Ci sono tanti significati in questa tragedia, così unica e irripetibile rispetto alle tante simili che accadono tutti i giorni in Italia e nel mondo.
    C’è stato qualcosa che è andato oltre la scienza, oltre il diritto, oltre le decisioni umane, qualcosa che è sfuggito al controllo e che ha messo a nudo la terribile verità nascosta dentro ogni vita umana (nascente o morente), una verità che si è come incaricata di dire qualcosa agli uomini oltre la loro immaginazione e capacità di previsione. Una verità implausibile, che ora – di nuovo – chiede di essere contemplata nel silenzio, col senso di un mistero più grande di tutte le nostre possibilità, sentendo che la Divina Misericordia si fa scorgere proprio in e da questi urti del cuore.

    9 Marzo, 2007 - 17:15
  6. Leonardo

    Facciamoci un ripassino sulla legge 194:

    «6. L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, puo’ essere praticata: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

    7. I processi patologici che configurino i casi previsti dall’articolo precedente vengono accertati da un medico del servizio ostetrico-ginecologico dell’ente ospedaliero in cui deve praticarsi l’intervento, che ne certifica l’esistenza. Il medico può avvalersi della collaborazione di specialisti. Il medico e’ tenuto a fornire la documentazione sul caso e a comunicare la sua certificazione al direttore sanitario dell’ospedale per l’intervento da praticarsi immediatamente.
    Qualora l’interruzione della gravidanza si renda necessaria per imminente pericolo per la vita della donna, l’intervento può essere praticato anche senza lo svolgimento delle procedure previste dal comma precedente e al di fuori delle sedi di cui all’articolo 8. In questi casi, il medico e’ tenuto a darne comunicazione al medico provinciale. Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell’articolo 6 e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto».

    Attiro la vostra attenzione sull’ultima frase. Dati i progressi della medicina neonatale, oggi più di ieri per un feto di 22 settimane, quale era quello di Firenze, si deve mettere in conto «la possibilità di vita autonoma». Nel caso di Firenze siamo ampiamente fuori anche dalla194, mi pare. Però i medici si sono già autoassolti, come avete visto. La direzione sanitaria ha già detto che è tutto regolare. Al San Camillo di Romae, invece, hanno la preoccupazione di far firmare un’autorizzazione a non praticare cure di rianimazione a quei feti abortiti che avessero la colpevole idea di sopravvivere.
    Mi dispiace, ma per questa gente:
    per i talebani del “la 194 non si tocca” che in questi trent’anni hanno sempre impedito una seria verifica della legge;
    per gli ipocriti che violano le stesse disposizioni della 194 che dicono di rispettare;
    per quelli che fanno terrorismo sulle gestanti, imponendo una cultura del rifiuto del «figlio difettoso»;
    per i burocrati che sono preoccupati solo di salvarsi il culo,
    per tutti costoro nessuna pietà. Siano maledetti.

    9 Marzo, 2007 - 18:52
  7. fabrizio

    Il Vangelo di giovedì terminava così:
    “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”.
    Mi auguro di cuore che tragiche vicende come quella di Firenze riescano ad aprire gli occhi alla nostra società, ma se gli appelli lucidissimi di Giovanni Paolo II, Madre Teresa, Benedetto e di tanti altri profeti del nostro tempo sono rimasti inascoltati, anzi sono stati tacciati di oscurantismo che si oppone al progresso e alla libertà dell’uomo, dubito che si potrà tornare indietro.
    Tra un paio di giorni questo “incidente di percorso” verrà dimenticato, al massimo verrà ridiscussa quale sia la settimana di vita autonoma del feto o si proverà tenere d’occhio un po’ meglio i centri di diagnosi prenatale o, come si dice “l’applicazione della 194”, ma il cuore del problema non verrà toccato.
    Per tutti noi, Kyrie eleison, e per me chiedo anche il dono della Speranza, perchè ne ho poca.

    10 Marzo, 2007 - 8:01
  8. Luisa

    “Sentimenti che non trovano parole”, dice Luigi Accattoli nel suo post.
    Io penso che le parole , i giovani le troveranno, ed è bene che le trovino, se ne diamo loro la possibilità. Innanzitutto, domandare loro come si sentono di fronte a questa morte ( e a tanti altri tragici atti), permettere loro di mettere un nome sulle loro emozioni, o chissà forse lasciarli dire la loro indifferenza o il loro sguardo che preferisce guardare altrove.
    Il passo successivo sarebbe di domandare loro: che cosa ne pensi ? pensi che ciò sia giusto, lo trovi normale?
    Ma per che un giovane possa rispondere, bisognerebbe già che noi genitori gli avessimo appreso che cosa è bene e che cosa è male. Purtroppo oggi questo riferimento , questo spartiacque (?) non c`è più, o sempre meno, il bene o il male finiscono per ridursi a ciò che è bene o male per me.
    Non abbiamo più nessun rispetto per i nostri giovani, allora ascoltiamoli e vedremo rispecchiato nelle loro parole, il mondo che noi adulti stiamo offrendo loro.
    Un mondo dove non solo le parole dovere, responsabilità sono in via di disparizione, ma anche la parola “colpevolezza”. Oggi nessuno deve sentirsi colpevole, si scrivono libri per permetterci di essere definitivamente liberati, sbarazzati da questa orribile eredità cristiana. Eppure la colpevolezza sana esiste, solo lei ci dice: “hai fatto qualcosa di male” ….ma per poter ascoltare la sua voce, bisogna già avere la nozione del bene e del male.
    Volendo a ogni costo sopprimere la colpevolezza, sopprimiamo allo stesso tempo la possibilità di riconoscersi responsabili, di corregersi, di sentire,ascoltare quella voce che in fondo alla nostra coscienza continua a esistere malgrado tutti i tentativi per zittirla, quella voce che da più di 2000 anni , dal passaggio sulla Terra di un uomo chiamato Gesù, ci insegna il rispetto della persona .
    Cari saluti, Luisa

    10 Marzo, 2007 - 10:25
  9. Riesco a provare pietà cristiana – cioè quel sentimento che non si nega a nessuno – ma non pietà umana per chi sceglie l’aborto – o, se preferite, l’eutanasia neonatale – davanti alla prospettiva di un figlio disabile. L’episodio che ha avuto come vittima questa povera creatura, se da un lato sconcerta, dall’altro ha fatto sì di portare alla ribalta una grossa piaga della nostra (in)civiltà: l’aborto inteso non come gesto estremo per la salvezza del genitore, ma come atto di soppressione di una vita. In un certo senso, marito e moglie spezzano la vita del nascituro non per evitare sofferenze a lui, ma la maggior parte delle volte a se stessi. Si tratta di una falsa pietà, peggio – se possibile – dell’eutanasia: un adulto ha almeno la possibilità di scegliere tra la vita e la morte, un feto no, non ha alcun diritto! Ma se Dio lo ha voluto, ed ha permesso che fosse malformato o, come si dice oggi, diversamente abile, un motivo ci sarà!?! La pratica dell’aborto terapeutico – anzi, dell’eutanasia neonatale – da all’uomo il supremo arbitrio, cosicchè, sia egli il genitore o il medico che esegue l’intervento, Dio venga messa in un angolo e con Lui la vita. In questo modo, non si uccide solo un bambino, un essere innocente, un’anima buona, un angelo, ma si sopprime anche la concezione di vita e, sciaguratamente, ci si appropria del “jus necis et vitae”, del diritto di vita o di morte. No, non ce la faccio proprio ad avere pietà. Perchè avere pietà significherebbe in qualche modo giustificare questa forma di morte indotta che offende gravemente Dio. Non ce la faccio, perchè quel bambino avrebbe avuto il diritto di vivere anche se malformato. Non ce la faccio perchè la selezione della razza è contro Dio e contro gli uomini. Non ce la faccia perchè Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, è venuto tra noi nascendo da donna – come qualsiasi altro bambino – ed ha detto “Lasciate che i bambini vengano a me; guai a chi tocca anche uno solo di loro: sarebbe meglio per lui legarsi un macigno al collo e gettarsi in mare”. Non ce la faccio perchè Dio è negli ammalati. E non ce la faccio perchè nei genitori che optano per l’eutanasia neonatale vedo tanti Erode, cioè persone che in nome della propria libertà (“non ce ne potremo occupare, è difficile restare accanto ad un disabile, evitiamogli ed evitiamoci questa sofferenza) si rendono responsabili delle peggiori stragi: le stragi degli innocenti! Questi individui abbiano almeno la bontà di non accostarsi alla Comunione, perchè con questi gesti si pongono fuori dalla Chiesa di Cristo che è Via, verità, ma soprattutto, Vita!
    Gianluca

    10 Marzo, 2007 - 14:10
  10. Luisa

    Il bambino di cui parliamo ha ricevuto un nome, si chiamava Tommaso, come, se non vado errando, un altro bambino selvaggiamente soppresso da un criminale.
    Per l`anima di quei bambini a cui gli uomini non hanno permesso di vivere, che sono stati così violentemente sottratti alla vita, preghiamo.
    Luisa

    10 Marzo, 2007 - 14:36
  11. Loro sono angeli e non hanno bisogno di preghiere; preghiamo per i genitori, per gli uomini e le donne di buona volontà, affinchè questi delitti non abbiano più a ripetersi.

    10 Marzo, 2007 - 16:24
  12. Luisa

    Tutto dipende da che cosa si intende per preghiera!
    La preghiera può essere un umile “scusa” a nome di questa umanità capace di tali atrocità, può essere un messaggio d`amore che li accompagna nel viaggio che stanno compiendo in quel mondo da noi sconosciuto, può essere un istante di silenzio, di meditazione , con il pensiero rivolto a loro .
    Queste anime hanno vissuto un`esperienza drammatica, violenta, sono state strappate alla vita, non so che cosa succede in questi casi, non so quali sono le traccie,le sofferenze di quell`anima in cammino, ma sono fiduciosa comunque che le braccia amorevoli di Dio si sono già tese verso di loro per accoglierli in un mondo di luce e amore , almeno questa è la mia speranza .
    Luisa

    10 Marzo, 2007 - 16:57
  13. Le anime dei bambini non hanno bisogno di preghiere di suffragio: il Paradiso è già loro. Piuttosto, preghino loro per noi, che apparteniamo a questa società corrotta che non riesce a difenderli.
    Gianluca

    10 Marzo, 2007 - 19:50
  14. Restiamo vigili. Anche la nostra società ha la sua componente di orrore e di abominio. Non dobbiamo vederla solo nell’aborto, certo – penso ai tanti drammi degli immigrati clandestini, mandati ad affogare nel Mediterraneo o schiavizzati e brutalizzati nei campi di pomodori o sui marciapiedi delle nostre città civili – ma non possiamo permetterci di NON vederla ANCHE nell’aborto. Possiamo avere ragioni di convenienza – non solo politica, anche semplicemente sociale – per fare finta di niente, ma non possiamo. Non dobbiamo giudicare le coscienze, perché il giudizio sarà senza misericordia per quelli che non hanno usato misericordia. Ma questi atti dobbiamo giudicarli, e parlare chiaro.

    11 Marzo, 2007 - 10:30
  15. Maria Grazia

    Buona domenica a tutti.
    In questo post in cui si parla di pietà e di misericordia,mi sembra giusto esprimere solidarietà anche chi ieri è stato denigrato e offeso senza alcuna ragione e oltre ogni logica nell’indifferenza generale.
    Sto parlando del Santo Padre che non ha alcuna colpa se non quella di fare il suo dovere.
    A lui e alla Chiesa va tutta la mia solidarietà per lo sfregio ricevuto e la mia immensa stima per l’operato che svolge,alla faccia di tutti.
    Saluti MG

    11 Marzo, 2007 - 11:20
  16. Vabbe’, MariaGrazia, però qua si parlava d’altro. Ma che gli hanno detto stavolta? (Ero al ritiro coi ragazzi delle superiori e sono rimasto all’asciutto di notizie per due giorni, non pigliava neanche il cellulare.) Però non è che noi, a furia di solidarizzare col Papa, amplifichiamo le voci dei suoi detrattori?

    11 Marzo, 2007 - 14:12
  17. Maria Grazia mi perdonerà, anche se non mi riferisco direttamente a lei, ma questo è un limite di molti e apprezzo Luca per averlo, in un certo senso, sottolineato: non si può tirare il Papa in ogni discussione. Sbagliano quando lo fanno i suoi detrattori, sbaglia chi crede di difenderlo. Anche perchè – mi sia concesso – credo che il Papa sappia difendersi benissimo da solo. Riusciremo mai a ragionare su un argomento di attualità senza citazioni del Papa? Me lo domando io e lo chiedo a voi: al Papa farebbe piacere il culto del Papa? Ciò che dice il Papa per me è Legge, è Magistero, è la Verità assoluta, ma è pur sempre la Parola di Dio ispirata da Dio. Vedo che alcuni in questo blog accantonano Dio e ipertrofizzano l’io del Papa: Joseph ratzinger – se lo conosco solo un po’ – condannerebbe senza esitazioni questo comportamento.
    Gianluca

    11 Marzo, 2007 - 15:06
  18. Maria Grazia

    Caro Luca,non sapevo che le discussioni fossero uno “scompartimento stagno” in cui non si può parlare d’altro.
    Non potendo scrivere un post nuovo,dove potevo agganciarmi?
    Basta leggere qualsiasi quotidiano qualunque sito internet per sapere che cosa è accaduto ieri.
    Ciao Gianluca,mi limito a ricordarti che Joseph Ratzinger è il Vicario di Cristo.Nessun culto della personalità ma semplice presa d’atto di una “scelta superiore”.
    Saluti MG

    11 Marzo, 2007 - 16:28
  19. Maria Grazia, che dire? Grazie di avermi ricordato che il Papa è il Vicario di Cristo…ma io mi ero soffermato su tutt’altro:-)

    11 Marzo, 2007 - 18:16
  20. Cara MariaGrazia, il mio era un consiglio sommesso, perché avevo avvertito la dissonanza. In ogni caso, se sta bene a Luigi, sta bene a me, scusa se mi sono arrogato diritti che non sono miei. Sul resto commenterò in serata, che ora proprio non posso. Pace a te!

    12 Marzo, 2007 - 10:21
  21. Luigi Accattoli

    A me sta bene tutto, nel rispetto delle persone. Ammirando sempre la passione dei visitatori per ogni questione. Luigi

    12 Marzo, 2007 - 10:58

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