Solidarietà e affetto ai fratelli e alle sorelle di Bose

Il 28 e il 27 maggio ho messo qui nel blog due post su Bose che hanno attirato commenti solo in parte pubblicati. Tra quelli che non sono apparsi ce ne sono di visitatori che pur approvando la sostanza della mia lettura mi invitano a esprimere vicinanza ai fratelli e alle sorelle di Bose “che stanno vivendo il momento più drammatico della loro storia comune e individuale”. Anche i figli – che ben conoscono Bose – mi hanno fatto osservare che da parte mia sarebbe opportuno esprimere “solidarietà e affetto” più che valutazioni specialistiche o battute sdrammatizzanti. Accolgo il richiamo. E non dico altro perchè il mio aggiustamento di tiro sia chiaro. Conosco Enzo Bianchi da mezzo secolo: ci vedemmo la prima volta al Congresso Fuci di Napoli del 1971: avevamo tutti e due 28 anni. Lui era già un personaggio, io ero nel gruppo di presidenza della Fuci. E da allora non ci siamo mai persi di vista. Evviva.

9 Comments

  1. Amigoni p. Luigi

    Mi unisco alla intenzione e al cuore di Accattoli. Solidarietà e affetto a tutta
    la comunità di Bose, dal fondatore all’ultimo/a aggregato.

    31 Maggio, 2020 - 14:04
  2. Luigi Accattoli

    Da Lisbona ricevo questo messaggio di Teresa Bartolomei:

    Che sofferenza, questa storia di Enzo Bianchi.
    Giuste, equilibrate, autenticamente ecclesiali le tue parole.
    Ci rappresentano in molti.
    Grazie. Un abbraccio, Teresa

    Per un’altra presenza nel blog di Teresa Bartolomei vai qui:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/entra-nella-lingua-dei-papi-la-parola-ecocidio/

    31 Maggio, 2020 - 16:31
  3. Luigi Accattoli


    Questa è la copertina del libro di Teresa Bartolomei di cui parla il post linkato al commento precedente.

    31 Maggio, 2020 - 17:32
  4. Cattaneo Giorgio

    Sì certo, solidarietà ed affetto ai fratelli ed alla sorelle di Bose, quelli che se ne devono allontanare, quelli che da sé s’allontaneranno e quelli che nelle comunità continueranno. La cosa è certo una pietra d’inciampo nel cammino, loro e nostro, di fede VERSO Gesù di Nazareth; nelle celebrazioni di ieri abbiamo però ricordato ed applicato a noi il fatto di non essere stati lasciati soli e quindi di essere aiutati -in modi l’uno differente dall’altro- in quel che, come ogni cammino, include anche errori ed incomprensioni.
    Molte ve ne furono circa le osservanze ebraiche quando poi lo Spirito benedetto e santo provvide a manifestarsi a Pietro tramite il “dabar” d’un sogno, a Giacomo tramite il “dabar” del profeta Amos e, al centro, a Barnaba&Paolo tramite il “dabar” della concreta esperienza.
    Giovanni, detto Marco, non resse i robusti e ben conflittuali caratteri di Paolo e Barnaba (At 13,13), al punto che ancora dopo il concilio il primo non lo volle con sé e Barnaba (At15, 37-39).
    Chi di dovere provvide a mettere una qualche pezza se, come dicono taluni Padri della Chiesa, il deboluccio Marco fu guidato a far da interprete di Pietro a Roma (1Pt 5,13), a dettare un vangelo ed a riconciliarsi in qualche modo con il robusto beniaminita (2Tm 4,11) ed il suo caratteraccio.
    Dunque nel cammino nostro, che oggi sbatte contro una pietra d’inciampo, tiremm innanz senza timore.

    1 Giugno, 2020 - 7:46
  5. Luigi Accattoli

    Giorgio benvenuto nel blog. E buona settimana di Pentecoste a tutti i visitatori.

    Piega ciò che è rigido,
    scalda ciò che è gelido,
    drizza ciò che è sviato

    [Sequenza della “Solennità di Pentecoste” del Rito Romano]

    1 Giugno, 2020 - 8:46
  6. Amigoni p. Luigi

    Rif. 7.46 – Citazioni pertinenti

    Penso che Marco evangelista abbia pensato di Paolo – super-apostolo di caratteraccio – quello che molti pensano e dicono oggi del papa: scrive dovunque di misericordia ma a me non mi perdona proprio.

    1 Giugno, 2020 - 14:58
  7. Luigi Accattoli

    Da Giovanni Benzoni ricevo questo messaggio:

    Caro Luigi ho letto tutto quello che hai scritto in questi giorni su Bose e te ne sono grato perché informi e partecipi a un tempo con grande equilibrio, senza prestarti alle narrazioni o ideologiche (Melloni) o senza sufficiente consapevolezza. Vedo un’insufficienza di consapevolezza anche in Enzo Bianchi che continua a chiedere e a chiedersi: ma quale è la mia colpa? E lo fa in buona fede non ne dubito.
    Non avendo tempo per approfondire mi limito a esporre il mio pregiudizio, che è di tre punti.
    a) Enzo Bianchi ha alcuni tratti (che forse ha accentuato con gli anni e con il crescente successo) per cui da sempre l’ho preso con le pinze ed in modica quantità: attaccamento al denaro e autostima senza risparmio.
    b) In tutta la comunità mi pare domini un eccesso di uso di parole evangeliche (tutte all’insegna del sine glossa) rispetto alla realtà che subisce così un continuo stravolgimento, con poca percezione della realtà di fatto, di come si è nella quotidianità. Lo dico con ancor più convinzione dopo che ogni giorno leggo la meditazione del mattino che a turno fanno le sorelle e i fratelli per le Lodi. Io riesco, e non sempre, a capire se a scrivere la meditazione che leggo è un uomo o una donna, tanto sono uniformati ad unico schema interpretativo e meditativo, che è ottimo, ma è sempre quello: mai un riferimento che non sia generico alla cronaca/storia.
    c) Si sono presi tutti troppo sul serio, senza quella ironica bonomia che fa la differenza quando non riesci più a controllarti sul sale da mettere nell’acqua della pasta e tutto diventa occasione per soffrire e far soffrire.
    Noi siamo abituati a ritenere che sia normale che due persone che si sono dichiarate eterno amore scoppino irrimediabilmente: e perché dovrebbe essere diverso in una comunità, soprattutto se il suo marchio è diventato un marchio di alta qualità, a cui è certamente arduo tenere fede?
    Ecco sono propenso a credere che siano in molti a farsi male da soli, senza il bisogno di scomodare nessuno. E visto che non ho altri strumenti per essere loro di aiuto (ammesso e non concesso che io ne abbia i titoli e le capacità ) posso solo ricordarli nel mio pregare molto ripetitivo: non mi costa molto aggiungere dei nomi a quelli che abitualmente (mi) ricordo o meglio fisso nel promemoria quotidiano al Signore.

    1 Giugno, 2020 - 23:14
  8. Luigi Accattoli

    Giovanni Benzoni, veneziano, è stato presidente nazionale della Fuci – insieme a Mirella Gallinaro – negli anni 1967-1970. Furono loro due a cooptarmi nel gruppo della presidenza come redattore del quindicinale “Ricerca”.
    Giovanni Benzoni è coautore con Salvatore Scaglione del volume “Sotto il segno del Mose. Venezia 1966-2020” che è appena arrivato in libreria (Editore La Toletta, 192 pagine, euro 16.00).

    1 Giugno, 2020 - 23:23

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