Mese: <span>Luglio 2007</span>

Il mese di giugno è stato ricco di nomine vaticane e almeno due vanno guardate da vicino: quella del cardinale Jean-Louis Tauran a presidente del dialogo interreligioso e quella dell’arcivescovo Claudio Celli a presidente del Consiglio per le comunicazioni sociali. Due buone trovate e due uomini da tenere d’occhio. Sono legato al cardinale Tauran per il tuffo al cuore che mi provocò quando dovetti scrivere della sua nomina a “segretario dei rapporti con gli Stati” nel 1990: era la prima volta che mi capitava di scrivere di un’autorità vaticana di primo piano che aveva la mia età: siamo ambedue del 1943. Fino a quel momento sempre pensavo – mentre scrivevo – “vedi che gente matura”. Ora quello aveva i miei anni e mi pareva che la cosa avesse un significato. Precoce in carriera, Tauran è stato anche colpito da Parkinson precoce e anche per questo motivo è stato – dopo tredici anni – parcheggiato nel ruolo nobile di “archivista e bibliotecario”. Ma è ben riuscito a convivere con la malattia e ora viene chiamato a coordinare il dialogo con le religioni, in particolare con l’Islam, verso il quale era stato più volte inviato in missioni particolari anche nel periodo della Biblioteca. Sono contento per la sua vittoria sulla malattia e per la decisione di Benedetto XVI di mettere a frutto il suo bagaglio. – Anche Claudio Celli viene dalla diplomazia, stessa scuola di Tauran. Non è stato parcheggiato ma dirottato nel 1995 verso il settore economico-finanziario: segretario dell’Apsa. Ma ha mantenuto l’incarico ad personam dei contatti con la Cina: il suo capolavoro è l’istruttoria che ha portato alla lettera del papa ai cattolici cinesi appena pubblicata. Che vuol dire la sua chiamata alle Comunicazioni sociali? Il settore attende d’essere ripensato e rilanciato, si sa. Ma non sappiamo in quale direzione. Vedremo come se la caverà nella Babilonia dei media chi per tanto tempo ha ben operato nella Babilonia cinese.

– Sei migliore del tuo libro – disse il lettore all’autore dopo averlo incontrato – non è strano?

– No – rispose l’autore – me mi ha fatto Dio, il libro invece l’ho fatto io.

Ho appena letto con l’emozione dei grandi messaggi la lettera del papa ai cattolici della Cina. Sono contento che Benedetto abbia fatto suo il sogno ingenuo e ardito di Giovanni Paolo che vedeva un’ora cristiana sul futuro dell’Asia e la designava col nome di terzo millennio: “In questo contesto, in cui siete chiamati ad operare, desidero ricordarvi quanto il Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato con voce forte e vigorosa: la nuova evangelizzazione esige l’annuncio del Vangelo all’uomo moderno, con la consapevolezza che, come durante il primo millennio cristiano la Croce fu piantata in Europa e durante il secondo in America e in Africa, così durante il terzo millennio una grande messe di fede sarà raccolta nel vasto e vitale continente asiatico”. E’ giusto che l’apostolo ci stimoli a guardare lontano ed è bello che l’accorto papa teologo continui a tessere il sogno imbastito dal missionario del mondo che l’ha preceduto.