Mese: <span>Gennaio 2010</span>

“Port-au-prince è totalmente devastata. Ovunque si sentono grida da sotto le macerie. La Cattedrale, l’Arcivescovado, tutte le grandi chiese, tutti i seminari sono ridotti a rovine. Il parroco della Cattedrale, che si è salvato, mi ha detto che l’Arcivescovo di Port-au-prince sarebbe morto insieme a centinaia di seminaristi e sacerdoti”: così il nunzio ad Haiti, Bernardito Auza, racconta al telefono la tragedia di Haiti a un redattore dell’Agenzia Fides. Nel primo commento il resto della telefonata. Sono stato ad Haiti con papa Wojtyla nel marzo del 1983 e quel tanto che ricordo aggiunge tormento alle immagini che vedo ora in televisione.

Mi sono innamorato di Norina Ventre, 85 anni, detta “Mamma Africa” per l’impegno che mette – da più di dieci anni – a sfamare i neri che lavorano nelle campagne di Rosarno. Ho visto l’intervista che le ha fatto il Tg1 delle 13,30 e l’ho ritrovata nelle foto della manifestazione contro il razzismo che si è tenuta nel paese calabrese ieri pomeriggio. Le sue parole riscattano l’anima cristiana di Rosarno: “Sono poveri ragazzi, venuti qui a spaccarsi la schiena nella raccolta; senza pane, senza coperte, senza un tetto e un fuoco che riscaldi: come possiamo dirci cristiani se non apriamo le porte a chi ha bisogno? Non voglio morire prima di vedere un centro di accoglienza in questa città”. Il suo casale di campagna dove organizzava tavolate domenicali per gli immigrati – “I miei ragazzi hanno tanta fame” – è stato assaltato dai concittadini che hanno dato la caccia ai neri: “Ricostruiremo tutto!” Anche oggi ha fatto le provviste di sempre: “Ce ne sono che stanno nascosti per la campagna e io andrò a cercarli”. Il suo amore ai ragazzi africani è totale: “Ho detto al parroco che quando muoio saranno loro a portarmi a spalla”.

Molti mi hanno scritto per chiedermi di dire qualcosa di don Leonardo Zega, il paolino direttore di Famiglia Cristiana dal 1980 al 1998), che è morto a 81 anni il 5 gennaio. Era mio conterraneo: nato a Sant’Angelo in Pontano, che non è lontano dalla mia Recanati. Lo frequentavo a motivo dei “fatti di Vangelo” di cui era piena la sua rivista e la posta dei suoi lettori. Gli chiedevo qualche indirizzo, i nomi completi delle persone che apparivano in quella posta solo con una sigla. Ogni telefonata era anche per me un “Colloquio col padre” come si intitolava la sua rubrica che faceva notizia senza toccare quasi mai la politica. Un consiglio ai colleghi di Famiglia Cristiana ripensando alla Famiglia Cristiana di don Leonardo che tanto dispiaceva all’ufficialità per la libertà di parola che rivendicava: state di più sui fatti di Vangelo e andate di meno in politica. Recuperate qualcosa della passione di quella stagione per la crescita di una vera opinione pubblica nella Chiesa.

Dall’8 dicembre il sito internet della Cei – http://www.chiesacattolica.it – che esiste dal 1996 ha una nuova faccia e una raddoppiata efficacia per rintracciare testi, persone e luoghi della Chiesa italiana. Sei interessato a sapere qualcosa su Rosarno, luogo caldo per la dignità dell’uomo in questi giorni? Vai alla home page e scendi lungo la colonna di sinistra fino alla voce DIOCESI E PARROCCHIE. Cliccando su di essa si evidenzia una carta d’Italia con segnate le regioni episcopali. Vai con il cursore sulla Calabria e poi sulla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e qui trovi il SITO DIOCESANO dove – volendo – puoi ascoltare l’intero dibattito che si è svolto in un convegno del 2-3 ottobre scorso sul tema oggi bollente La comunità cristiana di Oppido-Palmi di fronte alla sfida della ‘nrangheta. Tornando alla home page della diocesi puoi vedere che essa conta 66 parrocchie e tre sono di Rosarno e una di esse, quella di San Giovanni Battista, ha un sito suo e lo chiami come niente e lì trovi la LETTERA A GESù BAMBINO NELLA NOTTE DI NATALE firmata dal parroco don Pino Varrà, divenuto famoso in questi giorni, che ti offre una piena immersione nel dramma umano di quella città. Un simile monitoraggio lo puoi effettuare – da questo sito – sulle 227 diocesi e 26 mila parrocchie di tutta Italia: una meraviglia. Altre risorse del sito le segnalo nel primio commento a questo post.

La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili“: così il papa nel dopo angelus, senza nominare alcun paese. L’accenno ai “giorni più sacri della tradizione cristiana” individua in particolare l’Egitto: i nove cristiani copti uccisi nel sud del paese il 7 gennaio sono stati colpiti con armi da fuoco mentre festeggiavano il Natale (che per il calendario giuliano viene 13 giorni dopo il nostro) davanti a una loro chiesa. Così Benedetto aveva parlato il giorno di Natale della “tribolata situazione” dei cristiani in diversi paesi, anche allora senza fare nomi: “La Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l’indifferenza, talvolta ostile, che – anzi – le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore”.

Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare nell’ambito del lavoro dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita: è una persona e Dio lo ama come ama me“: così il papa oggi nel dopo angelus. SIAMO PERSONA COME VOI diceva un cartone dei manifestanti di Rosarno: vedi post precedente.

Tra i manifestanti violenti di Rosarno ce n’era uno pacifico con un cartone sul quale aveva scritto: “Noi siamo persona come voi”. Persona, non persone. Un’idea per la Caritas di Rosarno, se esiste: cercate quel cartone e conservatelo come un documento di umanità.

«I bambini stranieri devono essere inseriti nelle classi con i bambini italiani per evitare, come accade in molte città, che si formino scuole e classi composte solo da stranieri. Gli alunni non italiani hanno bisogno di stare con quelli italiani per potersi integrare al meglio»: così il ministro Matriagrazia Gelmini in una nota («Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana») che fissa un tetto del 30% di presenza di alunni stranieri nelle singole classi e prevede un sostegno economico aggiuntivo alle scuole per l’inserimento di stranieri. La nota indica anche i criteri per la creazione delle contestate «classi di inserimento» di durata limitata per poter insegnare la nostra lingua a chi è appena arrivato in Italia: «Questi momenti di inserimento si svolgeranno sia la mattina sia il pomeriggio, mentre nella scuola media una parte di ore della seconda lingua potrà essere usata per lo studio dell’italiano». Chiedo il parere dei visitatori che lavorano nella scuola, ma io ci vedo un’interpretazione intelligente della mozione che istituiva le “classi di inserimento” proposta dalla Lega e votata dal Parlamento a metà ottobre. In due post del 2 e 5 gennaio avevo commentato alcune parole di fiducia del papa sulle classi miste come immagine dell’umanità rimescolata di domani.

Tra quanto ho letto e ascoltato sui fatti di Rosarno, le parole del padre La Manna del Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) sono quelle che meglio incontrano il mio sentimento: “È la privazione di tutto, in particolare dei diritti umani fondamentali, che spinge l’uomo a gesti estremi. La speranza è che questa volta si vada oltre l’episodio e ai affronti il dramma dei lavoratori stagionali nel Sud dell’Italia: immigrati che vivono in  condizioni estreme, sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli. Sono giovani uomini in fuga da paesi come Togo, Congo, Costa d’Avorio: luoghi in cui miseria, guerra, dittature costringono a rischiare la vita nel Mediterraneo e ad accettare condizioni di vita degradanti in Italia. La disperazione li fa divenire, nelle nostre regioni, uomini da usare senza riguardo per la loro dignità”.

Me son sognada, me son sognada
Che ‘l Paolo sesto l’è borlà giò
Me son sognada l’aereo in fiamme
E ‘l Paolo sesto in un falò.

Papa Giovanni, tu che sei nel cielo
Salva per un pelo quel bravo fiöö
Papa Giovanni, tu che sei un santo
Ciapel pel manto che ‘l borla giò.

Sono le prime due strofe della canzone L’AEREO DEL PAPA di Gino Negri (1965) cantata a suo tempo in maniera magistrale da Nanni Svampa. Il 7 gennaio 1964 – oggi sono 46 anni tondi – Paolo VI tornava dal viaggio in Terra Santa. Era la prima uscita di un papa dall’Italia in epoca contemporanea ed era la prima volta che un papa saliva su un aereo. Secondo i cultori di Gino Negri e di Nanni Svampa è a quella data che va collocata l’idea felicissima della canzone, tra l’incubo del papa che precipita e l’invocazione al predecessore perché lo salvi: Giovanni XXIII era morto appena sei mesi prima e tutti l’avevano per santo. La canzone e il suo legame con il primo viaggio di papa Montini mi sono stati segnalati da Giovanni Bachelet. Nel primo commento il resto della canzone e nel secondo il link all’album “The Music of Italy: Milan, Vol. 2” dove si può ascoltare l’avvio della canzone e scaricarla comprandola.