Mese: <span>Agosto 2011</span>

Chi governa dovrebbe avere il coraggio e la determinazione di impostare la manovra economica assicurando una speranza ai giovani, all’infanzia, alla scuola. Se vogliamo che il futuro sia diverso è su questo che bisogna indirizzare le energie”: denuncia dell’arcivescovo di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio, pronunciata il 24 agosto al termine della processione dei santi patroni Oronzo Giusto e Fortunato. In quella stessa occasione l’arcivescovo ha protestato per gli sprechi delle feste estive, il cui finanziamento – ha detto – dovrebbe invece andare ai poveri: vedi quel passaggio del discorso nel primo commento a questo post.

Per la prima volta non sono stato – come giornalista – alla Giornata mondiale della Gioventù di Madrid e proprio per questo ne voglio scrivere per la rivista “Il Regno”: per ragionare su ciò che vedi da lontano. Il giornalismo infatti è narrazione di cose viste o ascoltate, distinguendo le une dalle altre. Ho dunque bisogno di sentire chi c’è stato, soprattutto i ragazzi. Chiedo ai visitatori un passa parola che mi aiuti in questa inchiesta: chi conosce ragazzi e accompagnatori che sono stati là, suggerisca loro di mandare un commento a questo post, o di inviare una e-mail al mio indirizzo: luigi.accattoli@gmail.com. Il tempo utile per darmi una mano è di una settimana piena, da oggi a mercoledì 6 settembre. [Segue nei primi due commenti]

Avendo votato per il Pd sono in pena per Penati [vedi post del 30 luglio]: non vedo come si possa giustificare che in tante settimane [l’indagine della magistratura è di dominio pubblico dal 20 luglio] il partito non abbia preso una decisione. Bersani dice oggi che occorre attendere l’istruttoria affidata alla “commissione di garanzia”. Non so valutare questa affermazione ma se essa è ragionevole, vuol dire che è necessario rivedere lo statuto del partito, o il regolamento di quella commissione. E’ del 25 agosto la notizia che il giudice per le indagini preliminari di Monza ha respinto la richiesta dell’arresto di Penati venuta dalla Procura perché – pur essendoci «gravi indizi di reato» e anche «esigenze cautelari» – le tangenti che avrebbe intascato vanno rubricate come corruzione e non come concussione (come sostenevano i pm) e dunque si tratta di reati ormai prescritti: apprezzo la distinzione giuridica, ma politicamente non ci siamo. In politica nulla va in prescrizione.

Vi saluto dal duomo di Colle di Val d’Elsa tutto vuoto ma riempito da due piccioni tubanti a una finestra del coro. Mai tanto teatro per due.

Altri uomini ci hanno messo su due macchine. Ci hanno detto che eravamo stati rilasciati «per rispetto a Dio». Abbiamo attraversato strombazzando tutto il quartiere. Fino all’Hotel Corinthia. Fino alla Libertà“: è un brano dell’avventura di Tripoli [vedi post precedente] narrata da un altro dei quattro collegi, Claudio Monici, sull’Avvenire di ieri, sotto il titolo «Un brutto presentimento poi tutto è crollato su di noi». Nel primo commento un altro brano del racconto di Monici.

C’è qualcuno che parla con un tono di voce ugualmente aspro: è l’unico disarmato. «No problem», ci ripete con uno di quei sorrisi che nelle persone pulite partono dagli occhi. E Abdel è molto più che pulito, è una persona rara ma è anche abile, sa usare le parole, sa trovare persino in questi miliziani assediati e pronti a tutto la leva per ribaltare la situazione. Racconta che non ci possono ammazzare così, che dobbiamo essere portati dal «Generale». – E’ un brano del racconto della propria avventura fatto sul Corsera di oggi da Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina, che insieme a Claudio Monici di Avvenire e Domenico Quirico della Stampa sono stati presi a Tripoli mercoledì da miliziani di Gheddafi e liberati ieri da altri miliziani. Il racconto dei quattro giornalisti, sui tre quotidiani, andrebbe letto nelle scuole: dice sulla Libia più di tutti i telegiornali che abbiamo ascoltato da febbraio a oggi. Ma dice anche dell’umanità di qui e di laggiù. Nei primi commenti altre briciole del racconto che qui può essere letto per intero.

Per chi partecipa ai miei funerali. Roma 14 marzo 1993 – Vorrei ricordare a chi parteciperà ai miei funerali, che un funerale è una celebrazione della risurrezione, una professione di fede nella vita – nella forza della vita, nel suo essere più forte della morte. La fede cristiana è – si potrebbe dire – una fede ostinata, che ogni volta che s’imbatte con la morte proclama che la morte non ha l’ultima parola. E questo lo crediamo, lo affermiamo e vorremmo annunziarlo al mondo, perché sappiamo che c’è già stata una prima vittoria della vita sulla morte: nella risurrezione di Gesù Cristo. Sofia” – Rientro a Roma e trovo la notizia della morte di Sofia Cavalletti, 94 anni, che è stata segretaria dell’ex rabbino Eugenio Zolli, animatrice dell’avvicinamento tra cristiani ed ebrei, fondatrice di un Centro di Catechesi per bambini secondo il metodo Montessori dove uno dei miei figli si preparò alla Prima Comunione. Il testo letto stamane alla messa di addio nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini mi è stato trasmesso da Francesca Cocchini discepola di Sofia e sua sorella stretta nell’impegno ecclesiale.

Non abbiate paura del futuro – non vergognatevi di essere cattolici”: sono le due consegne finali date dal Papa sabato e domenica a Madrid alla moltitudine dei ragazzi partecipanti alla Giornata mondiale della Gioventù. Gli organizzatori hanno parlato di due milioni di presenze sia alla veglia di sabato sia alla celebrazione finale di domenica e probabilmente si tratta di cifre esclamative, dovute all’entusiasmo degli animatori delle due manifestazioni più che di valutazioni ponderate. Ma se anche fossero stati – quei ragazzi – “solo” un milione, o qualcosa a metà tra il milione e il mezzo milione, come inducono a pensare i dati delle prenotazioni, sarebbero comunque tantissimi: un risultato straordinario in un tempo nel quale sembra che più nessuno sappia parlare ai ventenni.- E il prudente attacco di un mio articolo pubblicato oggi da LIBERAL con il titolo fellone LA RECONQUISTA DELLA SPAGNA.

L’orrida caccia a Gheddafi – come fosse un topo da schiacciare nel buco a furia di bombe – è alle ultime battute e mi torna all’orecchio una preveggente conversazione con Tonino Guerra, di cui ho riferito in un post del 25 febbraio. “Scapperà appena possibile” diceva uno di noi in visita alla sua casa incantata di Pennabilli. “Non scapperà, vedrete” replicava Tonino: “quello è uno che piuttosto sceglie di morire: quando la vita degli altri vale per qualcuno così poco, finisce che anche la propria vita perde valore e la sfida al destino prevale su tutto”. Tra poco sapremo se Tonino il saggio aveva visto giusto.

Una cicala alta e io
su quale linea d’acqua
amico di quale gabbiano
che mi porta dove – dove