Mese: <span>Ottobre 2011</span>

Quando leggo sono lento. Cerco le parole nel vocabolario anche quando le conosco e provo a migliorare le frasi. Lo faccio con Strabone ma anche con Fiorello. Ho appena comprato alla Feltrinelli di piazza Colonna l’antologia di “racconti dal carcere” Volete sapere chi sono io? e sul 71 – deviato per la manifestazione dei Draghi ribelli: credo siano avversi al governatore – ho letto una pagina e subito mi sono fermato. E’ la pagina 7 dove Federico Abati si chiede “cosa farò del mio passato?” Ho provato a migliorare questa riga ed è venuto Che sto facendo del mio passato, senza punto interrogativo e lì sono restato in confusione.

«L’uomo facilmente dimentica che sempre può trovare in Dio ricco di misericordia un’accoglienza senza giudizio e allora cerca nella seduta psicoanalitica quantomeno un ascolto senza giudizio»: parole di Jacques Dupont, priore della Certosa di Serra San Bruno [dov’è andato Benedetto domenica pomeriggio]. Avevo bisogno di quelle parole e quando le ho avute da un uomo severo con se stesso le ho festeggiate con un bicchiere di Vino Nuovo.

Oggi è la giornata per l’abolizione della pena di morte: non potendo fare di più partecipo con un “pena di morte pussa via”. Sono contento di essere italiano anche perchè il primo Stato ad abolire la pena di morte in epoca moderna fu il Granducato di Toscana (1786), mentre il Regno d’Italia vi arrivò tra i primi nel 1889. Sono orgoglioso d’essere europeo perchè l’Europa è il continente dove più alto è il numero dei paesi che l’hanno abolita (solo Russia e Bielorussia l’hanno ancora). L’Unione Europea pone l’abolizione di quella pena come condizione per l’adesione: batto le mani.

I monasteri hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile. Se nel medioevo essi sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a ‘bonificare’ l’ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo“: così ha parlato oggi pomeriggio Benedetto in visita alla Certosa di Serra San Bruno, in Calabria. Frequentatore di Camaldoli, Vallombrosa, Fonte Avellana, Serra San Bruno, Bose e Monte Sole, sono contento di queste parole. I monaci sono Gesù che prega in solitudine, come narra il capitolo sesto di Luca: “Se ne andò sul monte e passò tutta la notte pregando”. Nei primi due commenti altre parole del papa a Serra San Bruno.

Tra le 17.30 e le 18.00 sono a Tv2000 per parlare del mio libro intervista con il priore della Certosa di Serra San Bruno e della visita che domani Benedetto farà a quella Serra calabra. Non fate finta di non saperlo!

Tre mie feste per il Nobel della pace a tre donne africane e del mondo arabo: la presidente della Liberia Ellen Johnsonn Sirleaf (prima presidente donna di uno stato africano), la liberiana Leymah Gbowee che lanciò una mobilitazione femminile contro la guerra civile, l’attivista yemenita per la democrazia Tawakkul Karman. Credo di avere inteso – le tante volte che sono stato in Africa – che è la donna la vera risorsa del continente nero. Mi bastava vederle con il bimbo incorporato o fini e altere con la brocca sulla testa. Per il mondo musulmano – poi – il mio motto è che La fede e le donne salveranno l’islam.

«Mi dicono che il nome che avrebbe maggiore successo sarebbe Forza Gnocca» ha detto ieri il Premier riguardo al nome del Pdl che non è “nel cuore degli elettori”. Io il nuovo logo lo trovo buono e credo che potrebbe favorire una fusione con la Lega in nome del Dio Po: Forza Gnocca non può non piacere a Bossi essendoci – nel ferrarese – il Po di Gnocca e il Po di Gnocchetta. Vedi qui Finalmente ho visto il delta del Po.

«Tre anni fa lo zio di mio marito uccise un uomo e da quel momento tutti i suoi parenti – 24 uomini – e i bambini maschi scomparvero dalla circolazione e si rifugiarono per 6 mesi in un luogo segreto. Mio marito Tani, pastore evangelico, decise di uscire allo scoperto per continuare la sua battaglia contro le vendette del sangue. Fu ucciso nel centro di Scutari, andando a prendere a scuola i nostri bambini. Aveva detto al fratello: se mi uccidono, non voglio che mi vendichiate. Il fratello mantenne la promessa e dichiarò solennemente che non l’avrebbe vendicato. All’assassino vennero inflitti 16 anni di detenzione, ma la gente tiene ancora nel cuore il messaggio del mio sposo, che li incita a desistere dalla vendetta»: è un brano di un reportage di Ettore Mo dall’Albania delle vendette del sangue, tornate in vigore dopo la caduta del comunismo: I bambini perduti d’Albania murati in casa per sfuggire alle faide (Corriere della Sera del 25 settembre 2011).

Sono contento per Amanda e Raffaele assolti dall’accusa di aver ucciso Meredith. Non perchè mi fossi fatto una mia idea di come siano andate le cose quella notte di inizio novembre 2007 in quella stanza di studenti a Perugia. Non ho mai trovato il fegato – in quattro anni – di fermarmi sull’immagine di ventenni che uccidono una ventenne. Sono contento perchè non vi sono prove certe ed è una follia imprigionare due vite se restano “ragionevoli dubbi” sulla colpa. Saggezza dei giudici che riconoscono i propri limiti di conoscenza e di giudizio. Stoltezza della piazza che non conosce limiti e grida “vergogna”.

Quando non ci sarò più ci sarò ancora di più“: trovandomi a Saluzzo per una confderenza un uomo di nome Giorgio – subito amico – mi ha narrato queste parole che gli furono dette dalla moglie morente, di nome Paola, come saluto e promessa. “Da allora io sento costantemente la sua presenza“, mi ha poi detto. Dedico a Giorgio e a Paola un bicchiere traboccante di Vino Nuovo, grato che lei abbia detto quelle parole e che lui me le abbia donate.