Mese: <span>Luglio 2013</span>

Manzoni 3. Dal terzo capitolo dei Promessi Sposi prendo questo capoverso dove Lucia si impone alla madre Agnese: “- Va’ a prender le noci per i padri, – disse Agnese. Lucia s’alzò, e s’avviò all’altra stanza, ma, prima d’entrarvi, si trattenne dietro le spalle di fra Galdino, che rimaneva diritto nella medesima positura; e, mettendo il dito alla bocca, diede alla madre un’occhiata che chiedeva il segreto, con tenerezza, con supplicazione, e anche con una certa autorità”. Ho visto più volte, nella mia famiglia d’origine, nella mia attuale e intorno, ragazze quasi silenziose che quando sono innamorate – e solo allora – si impongono ai genitori. Ultimamente ne ho sentita una che diceva, severissima negli occhi: “Nonna non ti permettere di parlare così di Francesco!” – Nei primi commenti altri spunti dal terzo capitolo che è quello di Azzeccagarbugli, delle noci e dei capponi.

Si chiama Romano Angelo Garbin ma il garbo pare l’abbia solo nel cognome: è il consigliere comunale di Cavarzere detto “El Maestron”, di Sel, che ha dedicato in Facebook questo epigramma alla leghista padovana Dolores Valandro: «Ma varda che rassa de femena… la sarìa da molare in on recinto co’ na ventina de negri assatanà e nesuno che la juta e stare a vedare la sua reassion». Il sinistro Garbin ha un’idea dei negri e dello stupro coincidente con quella professata dall’ineffabile Dolores, che proprio ieri l’altro è stata condannata a 13 mesi per il gentile «Ma nessuno che la stupri?» indirizzato al ministro Cecile Kyenge. E’ la “forma mentis” di cui parlava ultimamente Roberto Calderoli: essa risulta politicamente onnivora e mi confermo nell’idea che sia giusto adoperarsi perché i portatori di tale mentalità siano cacciati dalle istituzioni, diciamo per impresentabilità linguistica. Vediamo intanto se Sel riuscirà ad espellere El Maestron: se non lo farà vorrà dire che è più indietro – quanto a “negri” – della Lega, che ha espulso la Valandro. E siccome Calderoli è ancora lì sarà bene approfittare di ogni nuovo caso per mandargli un pensiero come al più blasonato degli impresentabili.

Terza iniziativa di riforma di Papa Francesco dopo il “Gruppo degli otto” e dopo la Commissione referente sullo Ior: una nuova Commissione referente “sull’Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede”, con lo scopo di “preparare riforme nelle Istituzioni della Santa Sede finalizzate a una semplificazione e razionalizzazione degli Organismi esistenti e a una più attenta programmazione delle attività economiche di tutte le amministrazioni vaticane”. Come già per la Commissione Ior “il segreto d’ufficio ed altre eventuali restrizioni stabilite dall’ordinamento giuridico non inibiscono o limitano l’accesso della Commissione a documenti, dati e informazioni necessari”. Acciocchè non restino scheletri in nessun armadio, neanche in quelli di nuova costruzione, il Papa stabilisce che “la Commissione è tenuta a depositarCi l’intero archivio cartaceo e digitale alla conclusione del mandato”. Che pignolo ‘sto Gesuita. Un comunicato della Segreteria di Stato dice la composizione della Commissione, che ha otto membri tutti laici a esclusione del segretario. Nel primo commento un mio commento.

Francesco e Benedetto in preghiera per la Gmg. Oggi pomeriggio Francesco è andato da Benedetto e insieme hanno pregato per i ragazzi che andranno a Rio de Janeiro.

Manzoni 2. Secondo capitolo dei Promessi sposi, Renzo ha appena cavato dalla bocca di don Abbondio il nome di don Rodrigo e sta camminando “a passi infuriati” verso casa: “Si figurava di prendere il suo schioppo, d’appiattarsi dietro una siepe, aspettando se mai, se mai colui venisse a passar solo; e, internandosi, con feroce compiacenza, in quell’immaginazione, si figurava di sentire una pedata, quella pedata, d’alzar chetamente la testa; riconosceva lo scellerato, spianava lo schioppo, prendeva la mira, sparava, lo vedeva cadere e dare i tratti, gli lanciava una maledizione, e correva sulla strada del confine a mettersi in salvo. «E Lucia?» Appena questa parola si fu gettata a traverso di quelle bieche fantasie, i migliori pensieri a cui era avvezza la mente di Renzo, v’entrarono in folla“. Questo Renzo in vesta di picciotto e il nome di Lucia che gli si getta di traverso alla mente: una girata di scena di buon effetto. Nei primi commenti altri spunti dal secondo capitolo.

Francesco non è un conservatore né un progressista. Vuole una chiesa povera e dei poveri, lui ha ben presente che la gran parte degli uomini nel mondo vive in miseria e credo che cambierà l’ agenda della chiesa. Il modello di civilizzazione occidentale non funziona più, e d’altronde noi siamo una minoranza. La chiesa deve prendere più sul serio i problemi non del cosiddetto Terzo mondo, espressione che ormai non dice più nulla, ma del nuovo mondo, tutte le terre che non sono occidente“: parole dette dal cardinale Walter Kasper a Marco Burini del “Foglio” e pubblicate ieri con il titolo Chi è Francesco. Nei primi commenti altri brani più vivi del lungo colloquio che ha come perno l’affermazione: “Francesco è molto determinato”.

Manzoni 1. Ho già detto che sto rileggendo I promessi sposi e questo è il primo riporto di 38 che farò, uno per capitolo: la dedico ai visitatori più fegatosi. “Non è però che [il nostro Abbondio] non avesse anche lui il suo po’ di fiele in corpo; e quel continuo esercitar la pazienza, quel dar così spesso ragione agli altri, que’ tanti bocconi amari inghiottiti in silenzio, glielo avevano esacerbato a segno che, se non avesse, di tanto in tanto, potuto dargli un po’ di sfogo, la sua salute n’avrebbe certamente sofferto. Ma siccome v’eran poi finalmente al mondo, e vicino a lui, persone ch’egli conosceva ben bene per incapaci di far male, così poteva con quelle sfogare qualche volta il mal umore lungamente represso, e cavarsi anche lui la voglia d’essere un po’ fantastico, e di gridare a torto. Era poi un rigido censore degli uomini che non si regolavan come lui, quando però la censura potesse esercitarsi senza alcuno, anche lontano, pericolo“. Come descrizione degli aggressivi di qui che non si firmano mi pare perfetta. Nel primo commento un altro riporto meno a sproposito di questo.

“Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango”: da quando ho letto queste sincere parole di Roberto Calderoli mi vado chiedendo se sia giusto reagire a esse insultando colui che le ha pronunciate con l’affermare, poniamo, che lui “fa pensare” a un maiale e altre porcate – parola tematica in zona Calderoli – del livello a cui ognisempre ci tirano gli amici leghisti. Sono arrivato alla conclusione provvisoria che l’insulto, sempre deprecabile, sia in questo caso funzionale a combattere l’uso politico dello stereotipo razziale. La battuta che paragona i neri agli animali ha purtroppo una sua efficacia – chiamiamola di sfogo, o deprecativa – nella “cultura” degli elettori di Calderoli, un’efficacia che può garantire un tornaconto politico. Quell’efficacia e quel tornaconto possono essere combattuti per due vie: quella lunga della formazione di un sentire rispettoso della diversità, compresa quella del colore della pelle, di cui sono portatori gli esseri umani; e quella rapida della sanzione dell’impresentabilità per chi a tale stereotipo ricorra. Se la canea scatenata dall’insulto dell’orango otterrà le dimissioni del Calderoli dalla vice-presidenza del Senato vorrà dire che la sanzione dell’impresentabilità ha funzionato.

Voglio dire anche qui un grazie al mio Angelo Custode; mia madre mi ha insegnato ad affidarmi a lui, di cui ho sempre sentito la protezione. Confido che Maria Ss.ma preghi per me nell’ora della mia morte, come lo fa adesso“: parole del testamento di don Mario Albertini. Don Mario, prete di Vittorio Veneto, è morto il 26 giugno a 88 anni: l’avevo conosciuto mezzo secolo fa da studente nella Fuci (era uno degli assistenti centrali) e l’ho sempre amato per la creativa capacità di pensare la fede e di cercare le parole per dirla. Lo ricordo in Vino Nuovo.

Al Festival dei Due Mondi di Spoleto si parla oggi di donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule: Chiostro di San Nicolò, Sala Conferenze, 17.30, tavola rotonda sul tema del dono, con “studiosi, artisti, medici e scrittori sull’altruismo e la gratuità”. Io sono tra costoro. Saluto tutti dall’Alta Spoleto.

Nell’atto però di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia così bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perché, in quanto storia, può essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. “Perché non si potrebbe, pensai, prender la serie de’ fatti da questo manoscritto, e rifarne la dicitura?” Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco l’origine del presente libro, esposta con un’ingenuità pari all’importanza del libro medesimo“: è un brano dell’introduzione ai Promessi sposi, quel testo che finge il ritrovamento di un manoscritto secentesco e inizia con le parole “L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo”. L’estate è per me la stagione delle letture lente e quest’anno rileggo il romanzo del Manzoni che non ho più ripreso in mano dopo il liceo e mi propongo di trarne uno spunto per ogni capitolo. Parto con questo delle storie che conviene riscrivere perchè abbiano dignità di notizia, che è in buona parte quello che vado facendo con i “fatti di Vangelo”. E’ il primo insegnamento che ho cavato dalla lettura del Manzoni. Il secondo è quello dell’ironia che mette in ogni pagina e che ha qui un bell’esempio nel gioco di specchi tra l’ingenuità e l’importanza della storia: invito i visitatori a darne un’interpretazione comprensibile.