Mese: <span>Gennaio 2014</span>

“Fin dai primi tempi della Chiesa esiste la tentazione di intendere la dottrina in un senso ideologico o di ridurla ad un insieme di teorie astratte e cristallizzate”: così ha parlato stamane il Papa alla plenaria della Congregazione per la dottrina della fede, riaffermando la sua radicale contrarietà alla tentazione delle ideologie, comprese quelle cristiane, che aveva già esposto nella Evangelii gaudium (39-42) e prima ancora in varie omelie e nell’intervista alle riviste dei Gesuiti. Su quella contrarietà ho scritto un pignolissimo articolo pubblicato dalla rivista “Il Regno”: Bergoglio allergico alle ideologie. Comprese quelle cristiane.

Difendo Napolitano ma difendo anche i grillini: non voglio che la droga del “contro tutti” a cui si stanno abbandonando produca un grave danno ma neanche voglio che vada perduto lo slancio di reazione di cui sono portatori. Per reagire allo sfascio abbiamo bisogno di slancio. Usare l’impeachment – rimedio estremo a un tradimento – come strumento di lotta politica è folle, ovvero è la riprova di una furia antisistema che è ormai incontrollabile per gli stessi che l’hanno scatenata. Ma anche la tagliola è un rimedio estremo e chi sarà che ci ha portati a tutti questi estremi? L’impeachment va battuto ma freddamente, senza farsi prendere da impulsi di vendetta. A emiciclo caldo, votazione fredda.

Un grillino dà forse del boia a Napolitano e tutti addosso ai grillini. Resto in disparte perchè ho un fatto personale con Grillo che mi fa di parte: il fatto che grida. Sarà colpa dei telegiornali che lo mandano gridante ma anche da comico gridava. Sgrulla la criniera e grida. Quand’uno grida, io sono contro. Il gridante stabile lo tengo per grullo: e questo è un avvertimento ai visitatori. “Ma non l’è grullo uno che costruisce un blog, nuota tantissimo, guida il terzo convoglio”. Non lo è ma lo sembra quando grida.

Rientro a Roma da Verona dove ho parlato a un altro corso di aggiornamento del clero di Trento: li fanno a scaglioni per non sguarnire le parrocchie e vanno a farli a Verona per staccarsi dal quotidiano. Di nuovo ho tenuto due conversazioni su Papa Francesco: una per svolgere la mia lettura della sua novità, l’altra per dialogare dopo cena a ruota libera sulle probabili conseguenze di quella novità. Girando l’Italia per questi incontri sul Papa nuovo m’avvedo che i chierici gli resistono più del popolo. Suggerisco ai preti di tenere in conto il sentimento dei fedeli. Pardon: il fiuto delle pecore. Traccio questo appunto sul Frecciargento dal quale saluto Orvieto tutta grigia dentro a un nuvolo.

“Dopo aver parlato con coloro che mi sono vicini: le volontarie, il cappellano e infine il vescovo di Cassano che mi è venuto a trovare, ho capito che dobbiamo cambiare nel cuore e non rispondere con la vendetta ma con l’amore”: parole di Antonia Maria Iannicelli, mamma disgraziatissima, in carcere per mafia e alla quale la mafia il 16 gennaio brucia da qualche parte – lontana da lei – un figliolino di tre anni, l’unico suo. Lei parla con il vescovo che le porta in carcere le parole di perdono della Scrittura, le fa sue, con esse scrive una lettera che è un invito a non vendicare quell’atrocità con altra atrocità; e la lettera viene letta il 23 gennaio alla fiaccolata che si è fatta a Cassano e che è terminata nella cattedrale. Saluto Antonia Maria e il vescovo Nunzio Galantino con un bicchiere di Vino Nuovo.

François Hollande: “Rendo noto che ho posto fine alla vita comune che condividevo con Valèrie Trierweiler”. Non se ne sapeva nulla.

Chiudendo a San Paolo la settimana per l’unità dei cristiani, Papa Francesco ha ricordato che l’impegno ecumenico è ormai “proprio del Successore di Pietro” grazie al lavoro svolto in questa direzione dai suoi predecessori: “Mi piace pensare in questo momento all’opera del beato Giovanni XXIII e del beato Giovanni Paolo II. Entrambi maturarono lungo il proprio percorso di vita la consapevolezza di quanto fosse urgente la causa dell’unità e, una volta eletti Vescovi di Roma, hanno guidato con decisione l’intero gregge cattolico sulle strade del cammino ecumenico […]. Ad essi associo anche Papa Paolo VI, altro grande protagonista del dialogo, di cui ricordiamo proprio in questi giorni il cinquantesimo anniversario dello storico abbraccio a Gerusalemme con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora. L’opera di questi Pontefici ha fatto sì che la dimensione del dialogo ecumenico sia diventata un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma, tanto che oggi non si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo. Il cammino ecumenico ha permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore di Pietro e dobbiamo avere fiducia che continuerà ad agire in tal senso anche per il futuro”.

Un bel saluto a tutti da Ischia piovosa: “Peccato questo tempo, qui sono i primi giorni di inverno, fino alla scorsa settimana poteva fare il bagno in piscina”. Anche il traghetto ballava. Ora sono all’Hotel Delfini, ho una veduta maestra sull’isolotto del Castello, mi preparo a parlare del messaggio ai media di Papa Bergoglio, della sua comunicazione, della cultura dell’incontro che viene proponendo. Stasera completerò. Intanto mordetevi senza di me.

A via dei Messapi, sulla destra per chi abbia alle spalle la ferrovia, leggo una scritta nera: “che ci sta portando via”. Non c’è il soggetto. Azzardo a mio talento: “Questo vento”.

“Quand’ero verticale ero alto un metro e novanta e non davo troppa confidenza. Adesso tutti mi toccano, mi baciano e anch’io mi sono fatto più vicino e mi riesce più facile dire: ti voglio bene”: parole di Giorgio Ronzoni prete di Padova che un incidente d’auto ha reso tetraplegico nell’agosto del 2011. Ma continua a fare il parroco di Santa Sofia, la chiesa più antica della città che incanta i visitatori. Gliel’hanno chiesto i parrocchiani di restare con loro e il vescovo li ha ascoltati. Brindo a Giorgio con un bicchiere di Vino Nuovo in attesa di fargli visita nella sua Santa Sofia.