Anno: <span>2014</span>

Spasima e gemi figlia di Sion
come una donna al parto,
perché presto uscirai dalla città
e dimorerai per la campagna
e andrai come una schiava a Babilonia.
Là il Signore vi riscatterà
dalla mano dei nemici.
Vi libererà dando a te un figlio.
[da Michea 4]

Guardo in tv Benigni che loda i dieci comandamenti e sono contento di avere la sera libera per vederlo tutto.

Sento un grido di donna al primo parto.
Ascoltate. E’ la figlia di Sion
che spasima e tende le mani.
Grida a nome di tutti.
[da Geremia 4]

“L’urlo delle ambulanze ci dice che la morte per Ebola è intorno a noi ma insieme al pericolo avvertiamo e ringraziamo la generosità di tanti che mandano aiuti e dei medici che mettono a repentaglio la propria vita per curare i malati”: parole di don Maurizio Boa che è in Sierra Leone da due decenni e non ha voluto lasciare il campo quando è scoppiata Ebola. Lo saluto con un bicchiere di Vino Nuovo.

«Il Pd non starà fermo per i diktat della minoranza. Abbiamo il dovere di corrispondere all’impegno preso con gli italiani e non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico»: così Renzi stamane all’assemblea del Pd. Sono con lui e con il suo fegato. La minoranza s’adoperi a diventare maggioranza.

“Vi ringrazio per la testimonianza di misericordia che date con tante azioni concrete, gesti semplici e calorosi mediante i quali alleviate la miseria delle persone, dando loro anche una speranza nuova e restituendo loro dignità. Non c’è un mezzo più bello per annunciare oggi al mondo la gioia del Vangelo. L’opzione per gli ultimi, per quelli che la società rigetta e mette da parte è un segno che rende efficacemente testimonianza a Cristo morto e risorto. E’ un segno sacramentale”: così Francesco stamane a una Delegazione del Foyer Notre-Dame des Sans-Abri, Lyon, accompagnati dal cardinale Philippe Barbarin. Nei primi commenti altre parole del Papa.

Che te devo da di’, compare mio! Per me er sor Frajano voleva di’ che qua a Roma nun se famo manca’ gnente, de cose da matti ce n’avémo in abbondanza, ogni giorno una nòva: la matina ce arzamo dar letto e: anvédi, e mo’ chi è quer fregno che ieri nun se ne sapeva gnente e oggi invece… ma dimme tu quante tocca da vedénne! Che è oggi? La mafia der Cuppolone? Oh Gesù Gesù!Glossa alla sentenza di Ennio Flaiano di cui nel post dell’altro ieri che mi arriva da un amico esperto del Belli e ammiratore della lingua romana.

Stamane ero alla Stazione Termini per fare i biglietti delle trasferte di gennaio – facendoli in anticipo becco qualche riduzione – e ho avuto la sorpresa di assistere al montaggio del “Presepe dei ferrovieri” nell’atrio delle biglietterie, detto anche Dinosauro. Non lo vedevo più da un decennio, lo credevo “abolito” e sono contento che sia tornato. “L’abbiamo fatto anche l’hanno scorso” mi ha detto uno dei lavoranti, ma io l’anno scorso non l’avevo visto e dunque festeggio ora il suo ritorno. Con mia meraviglia, hanno messo anche gli angeli musicanti, il bambinello e i magi. Sarà un effetto dell’alta velocità.

Finisco a Eataly per sbaglio – quello della stazione Ostiense – e leggo i motti che lo riempiono e tra essi mi segno questo Ennio Flaiano: “A Roma ogni mattina si alza un fregno”. Chiedo aiuto ai visitatori: vorrei sapere bene bene che significa, dove si trova. Mi pare adatto alla vicenda del malaffare, chissà.

A fogne scoperchiate, conviene che noi romani non ci giriamo – com’è nostro vigliacco costume – dall’altra parte. “Roma è santa ma i romani so’ fiji de mignotta” dice un nostro verace proverbio ed è indispensabile vedere il marcio per poterlo tagliare. Vale per i cittadini comuni come me, vale due volte per la politica, tre volte per la Chiesa: e io ci sono sempre in questa canzone. Nei primi commenti provo a battere il petto mio, non quello degli altri. Tiro in mezzo la Caritas, mi appello a Di Liegro e alla sua capacità di parola.