Mese: <span>Febbraio 2015</span>

Sono per l’autorizzazione a procedere contro Calderoli detto l’orango. Ho argomentato qui più volte la mia opinione e la confermo ora che il Pd – di cui sono elettore – mostra qualche incertezza. Non è opportuno che stia al vertice delle istituzioni chi sfigurerebbe all’osteria. “Ma Calderoli è intelligente”: è vero, e la faccenda è per questo ancora più grave. Fosse un grullo potremmo intenderla com’una grullata, ma stante il personaggio, è autentica istigazione. Prendete un pirlotto della Lega – ce ne sono, li ho visti in Pontida – che ha sempre pensato ai negher come a delle scimmie: ascoltando l’allocuzione dell’orango avrà concluso: “Ma allora è vero”.

Lo stesso 4 febbraio nel quale la Giordania giurava vendetta al Califfato (vedi post precedente), contro il Califfo e i suoi scherani Ahmed Al Tayeb, grande imam della moschea egiziana di Al Azhar, pronunciava la più drastica delle invettive: “Devono essere uccisi, crocifissi e bisogna tagliare loro le mani e i piedi”. Chiedevamo tutti alle autorità islamiche di condannare il Califfato – la più alta di quelle autorità la sua condanna l’ha fatta – e noi ne restiamo gelati. Io ne resto gelato.

«Mentre devono essere fatti tutti gli sforzi per combattere il terrorismo e far pagare le conseguenze ai responsabili, la nostra reazione alla minaccia posta dal Daesh (lo Stato islamico nell’acronimo in arabo) deve essere in linea con i nostri valori comuni di giustizia e diritti dei prigionieri. La posizione europea contro la pena capitale resta invariata»: sono parole dell’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. Mi affido a esse per riflettere sull’impensabile incendio islamista. Un prigioniero bruciato vivo, due prigionieri giustiziati per rappresaglia. La Giordania confina con l’Iraq e con la Siria, terre dell’Isis. Se ci fosse davvero un’azione di terra. Ma confinanti sono anche i principi del terrore e della vendetta. Uno non sa che aspettarsi.

Mattarella ha appena giurato e fa un’ottima promessa: “L’arbitro dev’essere e sarà imparziale: i giocatori lo aiutino con la loro correttezza”. “Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso”: nei commenti riporterò altre parole di Mattarella che considero di buon auspicio.

In un rione di Roma confinante con il mio l’egiziano Abdul che fa la consegna dei quotidiani a domicilio resta chiuso nell’ascensore che si blocca a metà di un pianerottolo. Sono le sei e mezzo del mattino e nessuno sale o scende ma Abdul ha con sé il telefonino con il quale chiama la moglie Fatima che accorre tenendo con le due mani il velo. Fatima sveglia la portiera Filomena che si accende una sigaretta e corre a chiamare Thomas l’indiano, che è il portiere di uno stabile confinante e sa come sbloccare la porta del gabbiotto. Mettendosi in tre prima tirano su e poi tirano fuori Abdul che uscito a salvamento alza le braccia e dice “sia lodato Allah”. “Lascia stare Allah”, gli dà sulla voce Filomena: “E’ lo Spirito Santo che t’ha tirato fuori”.

“Ho trovato la ragione della mia vita nell’impicciarmi dei bisogni degli altri. Fino a quando un solo bambino resta indietro, non dobbiamo dormire sonni tranquilli. Non mi sento l’iniziatrice di tutto questo, io ho solo aperto la porta”: parole di Sarina Ingrassia, insegnante, che se ne è andata il 23 gennaio, a 91 anni, descritta dall’arcivescovo Michele Pennisi come “l’angelo dei poveri e degli ultimi di Monreale”. Brindo con un bicchiere di Vino Nuovo a questa grande donna che sapeva guardare lontano e vicino con la stessa intensità.