Mese: <span>Febbraio 2015</span>

La partita del Feyenoord con la Roma, che ha tenuto tanti sulle spine, per me è stata rallegrata dalla scoperta che tra i calciatori c’è un Boëtius: Jean-Paul Boëtius, un negher del Surinam, attaccante. Ieri era in panchina, ma io sono sensibile ai nomi, non ai calci, e i valorosi cronisti l’hanno nominato. Già in altra occasione avevo esultato per la presenza nei campi di Socrates e Julio Cesar, Caio Mario e Adriano, Ricardo Quaresma, Cristiano Ronaldo, Simplicio. Sufficit diei laetitia sua: basta a ogni giorno la sua gioia.

Un musulmano statunitense, Bassel Richie, ha lanciato via Twitter l’hashtag #Muslims4Lent (Musulmani per la Quaresima) che pare avere grandi rilanci, con l’invito ai correligionari a unirsi ai cristiani nel digiuno della Quaresima. L’intenzione è di mostrare che vi sono musulmani capaci di solidarietà con i cristiani aggrediti dall’Isis e da altri demoni islamisti. Nel primo commento un paio di precedenti di cristiani digiunanti con l’islam, nel secondo la segnalazione delle differenze tra i precedenti cristiani e il gesto musulmano.

Non finisco di ammirare le donne del Rwanda per quello che hanno fatto per il riscatto di quel popolo dopo la tragedia del genocidio del 1994, che aveva ridotto la popolazione maschile al 30%. Hanno assunto un ruolo dominante in politica e in tutta la vita pubblica e oggi il loro paese è il primo al mondo per donne in Parlamento: 64%, nel 1990 erano al 17%. Leggi contro la violenza sulle donne e per la parità nei diritti di proprietà e di eredità, la mortalità infantile quasi dimezzata, l’aspettativa di vita salita da 48 a 58 anni sono tra i risultati della loro ascesa. La prima risorsa dell’Africa sono le donne.

“Conversazione con Capovilla sempre interessante, anche se qualche volta assume un’asprezza impetuosa. Spera che l’Azione Cattolica non faccia neppure con Paolo VI parate oceaniche, inutili e dannose per le anime dei giovani”: a 35 anni dalla morte di Vittorio Bachelet (1926-1980) l’AVE pubblica un suo diario, Taccuino 1964, che è una buona lettura di poche righe per pagina. Al 5 settembre 1964 si trova l’annotazione del colloquio con Capovilla. Gli dedico un bicchiere di Vino Nuovo.

Ai visitatori romani o di passaggio a Roma: vi invito a venire domani, lunedì 23 febbraio, alle 19.45, alla parrocchia di Santa Maria ai Monti [via della Madonna dei Monti 41, all’incrocio con via dei Serpenti], dove presenterò il collega vaticanista Marco Politi (già alla “Repubblica”, ora al “Fatto Quotidiano”), che presenterà il suo libro FRANCESCO TRA I LUPI. IL SEGRETO DI UNA RIVOLUZIONE (Laterza editore). Politi e io siamo vecchi amici: ci conosciamo dal 1975. Abbiamo diverso sguardo sui fatti di Chiesa, lui da esterno io da interno, ma non abbiamo mai litigato e sempre ci siamo aiutati a capire.

Lo scheletro con lo schioppo che è nel Trionfo della Morte di Clusone mi è tornato agli occhi la settimana scorsa, quando a Barcelona scovai il demone che affida la bomba al terrorista: due aggiornamenti del trionfo della morte che mi pare abbiano qualcosa in comune, tipo la tempestività storica. Nel primo commento il richiamo della parabola di Gaudì, nel secondo e terzo un’interpretazione di quella di Clusone, nel quarto un’ottava dell’Ariosto che non c’entra nulla.

“L’ Italia deve smettere di lagnarsi e dev’essere più ottimista per il futuro”: lo sostiene Maarten van Aalderen, collega olandese a Roma dal 1990, nel libro “Il bello dell’Italia” (Albeggi Edizioni), che ha presentato ieri alla Stampa Estera. Il volume raccoglie gli apprezzamenti verso il nostro paese espressi da 25 corrispondenti della stampa estera, che fanno ammenda dei frequenti giudizi negativi che si trovano a esprimere, dal momento che “il giornalismo spesso si concentra sulle cattive notizie”. Tra le “unicità” narrate dai colleghi: il volontariato, la creatività, Eataly e il pieveloce Renzi. Nei primi commenti la sintesi dei nostri pregi descritti dal volume e narrati dall’Ansa.

Un’amica di nome Fabiana mi segnala questo motto di Pasquale Pirone – che non conosco – trovato in Rete: “Tutto passa, tutto va via, per cui se puoi scatta sempre una fotografia”. Suona male ma dice qualcosa della mania universale di scattare sempre, a me incomprensibile. Per via Cavour – che è qui sotto – folate di turisti fotografano dall’alba al tramonto. I tabelloni dei bus, le lastre del marciapiede: tutto. Poi si fermano in crocchio a controllare com’è venuto il tabellone romano.


Visitatori belli vi dedico questa immagine che viene dall’Egitto e che dice qualcosa del nostro tempo e della passione che siamo chiamati a vivere. Nel primo commento segnalo la fonte da cui la prendo, che è un nuovo sito che nasce con la Quaresima in cui oggi entriamo: chicercate.net