Mese: <span>Novembre 2015</span>

Siamo in Sant’Ambrogio di Milano, “quello vecchio, là, fuori di mano”. Sulla colonna romana di granito è collocato il bizantino serpente di bronzo del “Libro dei Numeri”, al quale Gesù si paragona nel Vangelo di Giovanni, evocato da Francesco l’altro ieri nell’omelia per i vescovi e i cardinali morti nell’anno. Una leggenda milanese vuole che la fine del mondo avvenga quando il serpente scende dalla colonna: non pare stia per farlo. Nel primo commento la mia “didascalia d’autore” – come si dice in gergo – pubblicata ieri dal “Corsera” insieme alla foto a pagina 10 con il titolo L’immagine biblica del serpente ‘che ci salverà dalla morte’.

“Si spara mattina, mezzogiorno e sera; i nostri asserragliati dentro le case del compound, uniche costruzioni in muratura. Le linee telefoniche sono saltate, si parla solo attraverso il satellitare. E quando parli con i nostri, senti in sottofondo i colpi ripetuti e vicini dei kalashnikov. Non è facile rimanere lucidi e non lasciarsi prendere dall’ansia. Enrico, il nostro giovane amministrativo, mi rassicura sulla sua determinazione a restare, consapevole che anche la sola presenza fisica facilita il dialogo e la mediazione fra le parti; ma mi ricorda, un po’ scherzando e un po’ piangendo, che a breve si dovrebbe sposare con Chiara, la sua fidanzata, rimasta in Italia”: leggi l’intera lettera di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm. Un abbraccio a lui e a tutti gli amici del Cuamm, sul campo e in Italia.

“Il nuovo corvo vaticano ha molti parenti tra i corvidi già noti ma solo uno gli somiglia davvero, o forse anzi nessuno, dal momento che stavolta a essere trafugate non sono solo carte riservate ma anche parole del Papa dette in incontri di lavoro. Sappiamo poco dell’inchiesta della Gendarmeria Vaticana e i documenti trafugati non sono ancora arrivati in libreria, ma è ragionevole azzardare l’idea di una mossa contro il Papa molto mirata e senza precedenti”: è l’attacco eccessivamente supponente di un “approfondimento” che ho appena scritto per la “Digital Edition” del Corsera.

Aggiornamento al 4 novembre. Il portavoce Lombardi ha svolto per Radio Vaticana una “riflessione” sul contenuto dei volumi che stanno per arrivare in libreria: chi ha intenzione di leggerli, la tenga presente. Mi pare istruttiva.

Queste sono le Muse del Teatro dell’Opera con le quali ogni giorno m’intrattengo. Indaffarate come ragazze a una festa di laurea. Poco mi badano.

Il fornaio passa verso le 12 col suo furgone bianco e dà una strombazzata a ogni casa, mentre parcheggia sull’aia. Fornito il cestino alla contadina, dà una grattatina e un pezzo di focaccia alla cagnola che lo ringrazia abbaiando tutt’intorno e poi l’afferra a scatto. Ma la vera scena è quella dell’attesa: mezz’ora prima che il furgone arrivi all’aia, Lola è all’erta, orecchie ritte, l’occhio alla strada bianca che scende dalla collina un chilometro più in là. Appena scorge il furgone infarinato – e non c’è verso che lo confonda con un altro – abbaia per avvertire la contadina che prepari il cestino e corre a incontrarlo. Che cosa non si fa per la focaccia all’olio.