Tra i commenti al post del 6 novembre [che trattava dei compaesani di Gesù che nel Vangelo di Marco, al capitolo sesto, sono scandalizzati dal “falegname” che agisce e parla come un profeta] sono venute drammatiche confessioni e proteste sulla difficoltà a credere a un Messia che patisce ogni sorta di sconfitte, fino alla Croce; e che risponde con il silenzio a ogni nostra invocazione. Conservo nel cuore confessioni e proteste e a esse mi unisco con una preghiera che svolgo nei primi cinque commenti e che intitolo “La beatitudine dello scandalo”.
Anno: <span>2021</span>


Lunedì 8 novembre a Pizza e Vangelo, via Zoom, leggiamo da Marco 6, 1-6 il rifiuto della predicazione di Gesù da parte dei compaesani di Nazaret: “Non è costui il falegname?”; e il Maestro che “si meravigliava della loro incredulità”. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito di tutti a partecipare.

Nel post precedente – 3 novembre – ho riferito di un mio ritratto di Gianni Baget Bozzo pubblicato dalla rivista Il Regno per la serie “Sulle spalle di giganti”: l’estroso e mobile Baget Bozzo era un gigante e noi siamo i nani? Quali altri giganti siamo venuti narrando noi regnanti, o regnicoli? Chi ha inventato questa trappola per nani? Lo spiego nei primi commenti.
“Gianni Baget Bozzo è stato un grande: ma di quale grandezza? E su quale delle tante cattedre, pulpiti, testate, microfoni che gli furono offerti?”: è l’attacco ad effetto di un mio profilo del prete e politico genovese pubblicato da Il Regno 18/2021 per la serie Sulle spalle di giganti. Qui il link al mio testo e nei primi due commenti un paio di passaggi.
Con un messaggio al summit di Glasgow sui cambiamenti climatici Francesco fa appello a “una profonda e solidale collaborazione tra tutti i popoli del mondo” per affrontare insieme la sfida ecologica e il dramma pandemico: “Non abbiamo alternative. Possiamo conseguire gli obiettivi scritti nell’Accordo di Parigi solo se si agirà in maniera coordinata e responsabile. Sono obiettivi ambiziosi, ma indifferibili. Oggi queste decisioni spettano a voi”. Nei commenti alcuni paragrafi del messaggio letto oggi pomeriggio all’assemblea dal cardinale Parolin.



«Papa Luciani si sentiva inadeguato: non aveva esperienza diplomatica, o curiale, o d’insegnamento. Era intimorito dalle responsabilità di governo e dai dibattiti sul futuro della Chiesa. Aveva partecipato a tutte le sessioni del Concilio senza mai intervenire. Quando lo fanno vescovo di Vittorio Veneto si sente ‘perduto’: “È tutto troppo grande per me”. Mandato a Venezia dirà: “Non so fare il patriarca”. Figuriamoci fare il Papa. Un’umiltà che forse è il primo titolo della sua santità. Ma anche uno spavento per le decisioni da prendere, che forse ne ha affrettato la morte». é un brano di una mia intervista a santalessandro.org – settimanale della diocesi di Bergamo. La riporto per intero nei commenti
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