Anno: <span>2021</span>

Tra i commenti al post del 6 novembre [che trattava dei compaesani di Gesù che nel Vangelo di Marco, al capitolo sesto, sono scandalizzati dal “falegname” che agisce e parla come un profeta] sono venute drammatiche confessioni e proteste sulla difficoltà a credere a un Messia che patisce ogni sorta di sconfitte, fino alla Croce; e che risponde con il silenzio a ogni nostra invocazione. Conservo nel cuore confessioni e proteste e a esse mi unisco con una preghiera che svolgo nei primi cinque commenti e che intitolo “La beatitudine dello scandalo”.

Foto del Centro vaccinale di Roma Termini dove sabato 6 novembre ho ricevuto la terza dose Pfizer. Ringrazio il personale gentilissimo. Lodo i governanti che hanno organizzato la campagna vaccinale. Mi complimento con i tanti in fila con me e davanti e dietro. Invito amici e conoscenti a vaccinarsi al più presto: lo faccio al telefono, nei crocicchi, dietro le siepi e anche qui nel blog. Mando un saluto di simpatia ai contestatori dei vaccini. Ho dimenticato qualcuno?

Lunedì 8 novembre a Pizza e Vangelo, via Zoom, leggiamo da Marco 6, 1-6 il rifiuto della predicazione di Gesù da parte dei compaesani di Nazaret: “Non è costui il falegname?”; e il Maestro che “si meravigliava della loro incredulità”. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito di tutti a partecipare.

San Cristoforo di Konrad Witz,  circa 1435, Basilea, Kunstmuseum 

Nel post precedente – 3 novembre – ho riferito di un mio ritratto di Gianni Baget Bozzo pubblicato dalla rivista Il Regno per la serie “Sulle spalle di giganti”: l’estroso e mobile Baget Bozzo era un gigante e noi siamo i nani? Quali altri giganti siamo venuti narrando noi regnanti, o regnicoli? Chi ha inventato questa trappola per nani? Lo spiego nei primi commenti.

“Gianni Baget Bozzo è stato un grande: ma di quale grandezza? E su quale delle tante cattedre, pulpiti, testate, microfoni che gli furono offerti?”: è l’attacco ad effetto di un mio profilo del prete e politico genovese pubblicato da Il Regno 18/2021 per la serie Sulle spalle di giganti. Qui il link al mio testo e nei primi due commenti un paio di passaggi.

Con un messaggio al summit di Glasgow sui cambiamenti climatici Francesco fa appello a “una profonda e solidale collaborazione tra tutti i popoli del mondo” per affrontare insieme la sfida ecologica e il dramma pandemico: “Non abbiamo alternative. Possiamo conseguire gli obiettivi scritti nell’Accordo di Parigi solo se si agirà in maniera coordinata e responsabile. Sono obiettivi ambiziosi, ma indifferibili. Oggi queste decisioni spettano a voi”. Nei commenti alcuni paragrafi del messaggio letto oggi pomeriggio all’assemblea dal cardinale Parolin.

Lascio la Foresteria del Monastero di Camaldoli dove ho passato – in convegno: vedi post precedente – tre buonissimi giorni. Ma prima di mettermi in macchina fotografo per voi, visitatori belli, i crisantemi che in grandi mazzi ornano il presbiterio della chiesa del monastero. Baci
Immagine della foresta di Camaldoli da me fotografata stamane dalle Loggette del Monastero. Sono qui come relatore al XXmo Convegno del gruppo Oggi la Parola che ha questo titolo tanto impegnativo quanto lungo: Essere cristiani nella Chiesa Cattolica ai tempi di Papa Francesco in un mondo attraversato da sfide estreme. Io parlo domani in dialogo con Rosy Bindi sotto il titolo: Donne e uomini nella Chiesa Cattolica. Baci baci
Ivan Marko Rupnik, Risurrezione della figlia di Giairo, Collegio Stella Maris La Gavia, Madrid 2018. Qui sotto è la registrazione audio dell’ultima serata di Pizza e Vangelo, 25 ottobre, nella quale abbiamo letto, da Marco 5, 21-43, la narrazione intrecciata dei due miracoli della guarigione della donna emorragica e della risurrezione della figlia di Giairo. Nel primo commento riporto un brano del teologo Romano Guardini che ho citato nella conversazione ma che non era nella scheda di preparazione della lectio che trovi nel post del 24 ottobre.

Giovanni Paolo I – foto Felici – la considero la più bella delle foto di Luciani da Papa: essa bene interpreta lo struggimento del sorriso che lo caratterizzava e che l’aiutò a entrare nel cuore della gente

«Papa Luciani si sentiva inadeguato: non aveva esperienza diplomatica, o curiale, o d’insegnamento. Era intimorito dalle responsabilità di governo e dai dibattiti sul futuro della Chiesa. Aveva partecipato a tutte le sessioni del Concilio senza mai intervenire. Quando lo fanno vescovo di Vittorio Veneto si sente ‘perduto’: “È tutto troppo grande per me”. Mandato a Venezia dirà: “Non so fare il patriarca”. Figuriamoci fare il Papa. Un’umiltà che forse è il primo titolo della sua santità. Ma anche uno spavento per le decisioni da prendere, che forse ne ha affrettato la morte». é un brano di una mia intervista a santalessandro.org – settimanale della diocesi di Bergamo. La riporto per intero nei commenti