Camillo Schiantarelli medico malato e volontario Covid

Camillo Schiantarelli, 70 anni, per quindici è stato primario della Medicina dell’ospedale “Asilo Vittoria” di Mortara fino al primo dicembre dello scorso anno. E’ tornato nel suo ospedale da volontario, gratuitamente, nell’emergenza della scorsa primavera, si è contagiato, è stato ricoverato, è guarito ed è tornato al lavoro. Nei commenti alcuni capoversi dell’intervista che ha dato il 10 novembre a Gabriele Moroni del quotidiano “Il Giorno.it”.

4 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ho subito accettato. Schiantarelli 1. Quando è uscita l’emergenza del Covid-19 mi è stato chiesto di tornare operativo in reparto per un periodo compreso fra l’11 marzo e il 10 giugno. Ho subito accettato. Al momento era una cosa esaltante. Ho fatto la normale attività di un medico di reparto. Ho contratto il virus a fine marzo. Esercitavo in un reparto Covid negativo. Avevo visitato tre pazienti che a un primo esame erano risultati negativi. In seguito è uscita la positività. Uno dei tre è poi deceduto. Dopo il tampone positivo, mi sono isolato dentro casa. Non stavo male, qualche linea di febbre, un po’ di tosse. Con la seconda settimana è iniziata la desaturazione dell’ossigeno. Pronto soccorso dell’ospedale di Vigevano. Tac: polmonite bilaterale. Ricovero. Ossigenazione con gli occhialini, non c’è stato bisogno del casco CPAP. Al diciottesimo giorno di ricovero, dopo due tamponi negativi, mi hanno dimesso.
    Sono tornato al lavoro a fine maggio: ho ripreso la mia attività come ematologo. Faccio tantissime visite, da giugno a oggi sono state 583 le prestazioni ambulatoriali. Sono in una situazione un po’ più tranquilla. Dopo avere visitato un paziente che ho poi saputo essere positivo, ho fatto il tampone. Negativo.

    11 Novembre, 2020 - 20:28
  2. Luigi Accattoli

    E’ stato come ricevere una grazia. Schiantarelli 2. Perché sono andato volontario in prima linea? Primo: mi è sempre piaciuto il mio lavoro. Secondo: ho sempre avuto un rapporto molto bello con i pazienti. Il Covid mi ha un po’ cambiato. Visito meglio. Mi arrivano persone anche da fuori, dal Milanese, che chiedono di tornare. Si è instaurato un rapporto. Qualcosa che va oltre la malattia. Io sono un uomo di fede, molto devoto a san Riccardo Pampuri, un santo delle nostre parti. Ringrazio di essere guarito dalla polmonite bilaterale, che non era cosa da poco. Guarire è stato come ricevere una grazia. Al paziente cerco di fare capire che una persona vale per quello che è. D’accordo. La prima cosa è la salute con il diritto di essere curato. Ma anche la malattia fa parte della storia dell’uomo. Una persona non è finita perché si è ammalata. Bisogna essere pronti anche alla malattia. A me la malattia ha insegnato più attenzione per gli altri, davanti alle malattie degli altri.

    https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/contagiato-e-guarito-dal-covid-medico-pensionato-torna-gratis-in-ospedale-1.5698426

    11 Novembre, 2020 - 20:28
  3. Luigi Accattoli

    Cinquantasette storie. Questa di Camillo Schiantarelli è la cinquantasettesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/

    Tra le storie già raccolte ve ne sono altre cinque di medici che contraggono il virus:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/sergio-accardi-che-non-voleva-lasciare-i-suoi-pazienti/

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/medico-in-malattia-informa-i-familiari-dei-ricoverati/

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/gianluca-mangeri-medico-prete-colpito-dal-covid/

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/il-primario-barone-racconta-la-sua-inspiegabile-guarigione-dal-covid/

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/vittorio-canepa-ora-tutto-mi-sembra-nuovo/

    11 Novembre, 2020 - 20:34
  4. Dalla carta della ragione astratta alla vita della persona viva
    Novembre 12, 2020 / gpcentofanti

    Diversi filosofi hanno indicato lucidamente le drammatiche conseguenze del razionalismo ma in chiave fatalistica perché strutturati essi stessi secondo quella mentalità. Una gabbia interpretativa che rende velleitarie le proposte di chi pure vorrebbe combattere il dominio del sistema. Restare nelle spire dell’intellettualismo rende meri sogni queste piste.

    Ho indicato altrove possibili vie per uscire da tale esiziale stallo (si veda per esempio: https://gpcentofanti.altervista.org/un-salto-di-qualita-epocale-ai-primissimi-albori/ ). Formazione scolastica alla luce dell’identità liberamente ricercata e scambio con le altre. Stimolare dunque una cultura rinnovata da un vivo cammino personale e variamente interpersonale. In questa maturazione si potrà sempre vedere ogni cosa, anche la scienza, in modo più profondo e ricco. Sono lo svuotamento, la falsa oggettività, del tecnicismo, l’omologazione di una solidarietà anch’essa pragmatica, che appiattisce le identità, le cause profonde di questo crollare di ogni cosa nella società. Spogliati di tutto, spenti. La vita muore.

    Passare dalla ragione astratta all’uomo vivo, specifico, integrale, significa passare dalla cultura da tavolino al maturare delle coscienze. Non si tratta di riduttivi concetti, di erudizione da topi di biblioteca ma di vita sempre più profonda ed equilibrata. Non sono “cose” che basta trasmettere per iscritto. È necessario alimentare i contatti dal vivo. Non è un caso che per esempio Socrate e Gesù, radici di sviluppi fecondissimi, non abbiano scritto.

    I media che vogliono liberare l’informazione dall’artiglio mortale del pensiero unico, che spegne gli stessi lettori hanno bisogno di andare alle suddette cause profonde della crisi attuale. Non basta, anche se è un positivo seme innovativo, trasmettere notizie e letture alternative. Bisogna stimolare la ricerca di piste che orientino al salto di qualità, al profondo cambio di paradigmi. Indispensabile passare dalla mera carta della ragione astratta al rapporto vitale dell’uomo specifico. Tra i tanti stimoli che una testata può alimentare risulterebbe fondamentale cercare per quanto possibile di animare il dialogo dal vivo, entrare in contatto con le persone, le situazioni, vive. Specie in questo frangente di spegnimento totale, falsamente neutralista, scientista, della scuola e delle onnipervasive agenzie formative e informative dell’apparato.

    Il salto di qualità sta nell’uscire dal mero virtuale e andare alla gente, all’uomo concreto. Fare la rivoluzione restando nel virtuale dell’astratta ragione è di certo seme di cambiamento ma tale rinnovamento non può che comportare il superamento del mero virtuale se non si vuole confermarlo persino criticandolo.

    12 Novembre, 2020 - 20:34

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