Un’emittente di Ariano Irpino, Canale 58, mi ha chiesto un commento di un minuto sul caso Sarah. L’ho fatto ispirandomi al detto di Cristo sul tributo: date a Sarah quello che è di Sarah e a Benedetto quello che è di Benedetto. Per il breve testo e il link all’emittente vai al primo commento.
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Risale la febbre dei due Papi e torna il dibattito sulla figura dell’emerito e sull’uso che ne fa chi si oppone al Papa regnante. Tra quanti hanno disinfettato ieri questa ferita, scelgo tre voci diversissime, di un cardinale, un arcivescovo, un laico, però concordi nel chiarire che il Papa emerito in verità è un vescovo emerito e come tale andrebbe considerato e denominato. Il cardinale è Müller intimo di Ratzinger, l’arcivescovo è Marchetto leale collaboratore ieri di Benedetto e oggi di Francesco, il laico è Faggioli decisamente bergogliano.
Quando leggeremo per intero il libro del cardinale Sarah sul celibato potremo valutare quanto egli abbia tirato Ratzinger al suo mulino: il tiraggio di copertina – del nome Benedetto XVI posto a coautore e delle due foto appaiate – indubbiamente c’è stato ma forse c’è stato dell’altro. Mi porta a pensarlo il fatto che il Papa emerito gli abbia fatto chiedere non solo di “togliere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro” ma di “togliere la sua firma anche dall’introduzione e dalle conclusioni”. Su questa faccenda delle firme appaiate all’introduzione e alla conclusione cavillo nei commenti.
In attesa di leggere il volume sul sacerdozio scritto dai due “vescovi” – così si presentano – Joseph Ratzinger e Robert Sarah [cardinale, prefetto della Congregazione del Culto], affido a un motto di una riga l’atteggiamento con cui ho appreso la notizia della pubblicazione: a Joseph il diritto di dire la sua opinione, a Francesco il dovere di decidere. Nei commenti metto due link a testi di Andrea Tornielli e Sandro Magister, che bene rappresentano le due letture pro e contro Francesco; e metto anche il richiamo a una decisione di Benedetto XVI a riguardo degli ordinariati ex anglicani, con la quale autorizzò l’ordinazione degli sposati e anche la loro scelta per il ruolo di ordinari, ovvero la loro equiparazione canonica ai vescovi che sono a capo di diocesi.
Montini: dolente e magnifico. Luciani: ridente e fuggitivo. Wojtyla: eroico e giocoso. Ratzinger: mite e fermo. Francesco: severo e misericordioso. Sono i cinque ossimori – o paradossi – che dedico agli ultimi cinque Papi in un’intervista che mi è stata chiesta da Giampaolo Centofanti che l’ha pubblicata ieri nella pagina “Sinodalità e partecipazione: come il pane” del suo blog con il titolo Papa Francesco: severità e misericordia. Nei primi commenti le due domande e relative risposte riguardanti Francesco.
Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” si rivede lunedì 13 gennaio – primo appuntamento del nuovo anno – per leggere nel primo capitolo del Vangelo di Marco (1, 35-39) la prima narrazione di Gesù che prega in solitudine e nella notte, prima dell’alba. Un brano breve ma pieno d’insegnamenti. Nei commenti la scheda di introduzione alla lectio da me inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito a partecipare rivolto ai visitatori romani o a chi passi per Roma. Come passarci? Vanno bene tutte le strade.
Parlando al Corpo diplomatico Francesco ha chiamato stamane gli Usa e l’Iran a evitare di “innalzare lo scontro” e a mantenere accesa “la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo”. Partendo da questo appello, offro nei commenti una breve antologia dell’ampia panoramica planetaria tracciata dal Papa. Alla fine metto un mio commento.
Come altre volte riporto un brano della “Lettera agli amici per Natale” che ho ricevuto da Roberto e Gabriela Ugolini che vivono da vent’anni in Turchia, attualmente a Van, verso il confine con l’Iran. Narra di un iraniano convertito al cristianesimo costretto a migrare in Turchia e della sua felicità – pur nella perdita di tutto – per avere finalmente un luogo dove aspettare il parto della moglie e una chiesa dove pregare “tranquillamente”. Le lettere degli Ugolini hanno sempre il sapore delle parabole evangeliche. Nel primo commento metto il brano, nel secondo i link alle lettere precedenti da me rinarrate.
Questa è una scena del Pinocchio di Matteo Garrone che ho fotografato oggi in una sala affollata di famiglie con bambini. Vi ero con due nipoti e ci siamo divertiti. A me sono piaciute le scene di paesaggio e di paese, a loro i burattini e gli animali. Nei commenti metto parole di Roberto Benigni – che nel film è Geppetto – e del regista che ho preso dai quotidiani del 13 dicembre, quando il film fu presentato alla stampa. E alla fine metto un’altra foto e una riga di commento sulla parola più viva che Benigni dice nel film.
All’Angelus il Papa ha chiamato alla preghiera perchè siano allontanati i venti di guerra. Ieri aveva affidato a un tweet la stessa invocazione. Nel primo commento riporto l’appello di oggi, nel secondo il tweet di ieri.
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