“Siamo stati a Roma e il mondo può anke finire. 6.10.05 Cri e Vero“. Letto su una parete della Galleria Principe Amedeo Savoia-Aosta, lungo il marciapiede di destra per chi cammina verso il Tevere. Quando si dice l’entusiasmo! Imagino che i due si chiamino Cristian e Veronica e che la loro venuta a Roma sia costata qualcosa. Mi piacerebbe risentirli dopo quasi due anni, per sapere che cosa ne è venuto. – Per un’altro grido di felicità con annesso ringraziamento a Roma, in occasione – probabilmente – dell’ultima notte bianca, vedi post del 27 marzo.
Il blog di Luigi Accattoli Posts
Il mese di giugno è stato ricco di nomine vaticane e almeno due vanno guardate da vicino: quella del cardinale Jean-Louis Tauran a presidente del dialogo interreligioso e quella dell’arcivescovo Claudio Celli a presidente del Consiglio per le comunicazioni sociali. Due buone trovate e due uomini da tenere d’occhio. Sono legato al cardinale Tauran per il tuffo al cuore che mi provocò quando dovetti scrivere della sua nomina a “segretario dei rapporti con gli Stati” nel 1990: era la prima volta che mi capitava di scrivere di un’autorità vaticana di primo piano che aveva la mia età: siamo ambedue del 1943. Fino a quel momento sempre pensavo – mentre scrivevo – “vedi che gente matura”. Ora quello aveva i miei anni e mi pareva che la cosa avesse un significato. Precoce in carriera, Tauran è stato anche colpito da Parkinson precoce e anche per questo motivo è stato – dopo tredici anni – parcheggiato nel ruolo nobile di “archivista e bibliotecario”. Ma è ben riuscito a convivere con la malattia e ora viene chiamato a coordinare il dialogo con le religioni, in particolare con l’Islam, verso il quale era stato più volte inviato in missioni particolari anche nel periodo della Biblioteca. Sono contento per la sua vittoria sulla malattia e per la decisione di Benedetto XVI di mettere a frutto il suo bagaglio. – Anche Claudio Celli viene dalla diplomazia, stessa scuola di Tauran. Non è stato parcheggiato ma dirottato nel 1995 verso il settore economico-finanziario: segretario dell’Apsa. Ma ha mantenuto l’incarico ad personam dei contatti con la Cina: il suo capolavoro è l’istruttoria che ha portato alla lettera del papa ai cattolici cinesi appena pubblicata. Che vuol dire la sua chiamata alle Comunicazioni sociali? Il settore attende d’essere ripensato e rilanciato, si sa. Ma non sappiamo in quale direzione. Vedremo come se la caverà nella Babilonia dei media chi per tanto tempo ha ben operato nella Babilonia cinese.
– Sei migliore del tuo libro – disse il lettore all’autore dopo averlo incontrato – non è strano?
– No – rispose l’autore – me mi ha fatto Dio, il libro invece l’ho fatto io.
Ho appena letto con l’emozione dei grandi messaggi la lettera del papa ai cattolici della Cina. Sono contento che Benedetto abbia fatto suo il sogno ingenuo e ardito di Giovanni Paolo che vedeva un’ora cristiana sul futuro dell’Asia e la designava col nome di terzo millennio: “In questo contesto, in cui siete chiamati ad operare, desidero ricordarvi quanto il Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato con voce forte e vigorosa: la nuova evangelizzazione esige l’annuncio del Vangelo all’uomo moderno, con la consapevolezza che, come durante il primo millennio cristiano la Croce fu piantata in Europa e durante il secondo in America e in Africa, così durante il terzo millennio una grande messe di fede sarà raccolta nel vasto e vitale continente asiatico”. E’ giusto che l’apostolo ci stimoli a guardare lontano ed è bello che l’accorto papa teologo continui a tessere il sogno imbastito dal missionario del mondo che l’ha preceduto.
Antonio Thellung (vedi post del 28 e 30 maggio) festeggia 54 anni di matrimonio e mi invita a pranzo. Gli chiedo come vanno le cose e dice: “Anche troppo bene!” Osservo che questa è locuzione rara in bocca agli umani. Risponde che è vero e quasi si vergogna a pronunciare quelle parole, ma con me sa che può azzardarle: “Ci abbiamo riflettuto, Giulia ed io, e abbiamo concluso che a noi il Signore ha mandato e manda così tanta grazia che si spreca”. “Il mio presente – dice ancora – non finisce di stupirmi”. Beato – dico io – chi riconosce la felicità che l’ha raggiunto.
Per via Panisperna strombazzante passa il furgone della Nettezza urbana. Saltano giù due ragazzi in tute verdi e bande rifrangenti, sganciano con il piede il freno ai cassonetti e bottonando su un telecomando li ribaltano come per gioco nel cassone. Risaltano sul predellino e se ne vanno ammiccando agli automobilisti impazienti. Lei scuote la coda di cavallo, lui guarda con zigomo ribaldo. Raccolgono monnezza, ma ridendo come raccogliessero mele.
Ai visitatori che vivono a Roma segnalo che mercoledì 27 alle 18.00 sarò con Espedita Fisher alla libreria “Don Bosco” di via Marsala 44 per la presentazione del volume Clausura: vedi post del 23 aprile e del 26 maggio. Sarà con noi l’editore Alberto Castelvecchi e la monaca di clausura Doris Damaris Herrera costaricana che vive a Roma, una delle intervistate del volume, nel quale tra l’altro dice: “Sono certa che la donna ha un potere immenso, ma non tutte lo sanno scoprire“. Sarà la prima volta che incontro Espedita e potrò dire la mia ammirazione per il suo libro, che considero tra le cose più vive dell’attuale stagione letteraria e cristiana.
“Ro’… prima della pazzia la passione”: scritta rossa su un muro a lato della Strada Provinciale 73 a cinque chilometri da Bari Palese, sulla destra per chi è diretto ad Altamura. Mi appassiono a interpretarla come fosse un verso di Virgilio o dei Vangeli. Enzo Lamagna – simpatico coetaneo che mi porta in auto a Ferrandina per una conferenza – mi dà una mano: “Secondo me è un ragazzo che scrive a una ragazza”. D’accordo dico io, ma che vuole trasmettere questo ragazzo alla sua Rosina o Romina? Enzo si butta: “Non mi fare impazzire, gli dice, non vedi la mia passione?”
Per la forza delle parole che caratterizza la predicazione di papa Benedetto (vedi post del 13 maggio, 15 aprile, 19 febbraio…), segnalo un passo del discorso che ha fatto giovedì 21 all’assemblea delle “Opere per l’aiuto alle Chiese orientali”: “Insieme a ciascuno di voi desidero bussare nuovamente al cuore di Dio per chiedere con immensa fiducia il dono della pace. Busso al cuore di coloro che hanno specifiche responsabilità perché aderiscano al grave dovere di garantire la pace a tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica“. Trovo nelle parole “bussare al cuore di Dio” e “busso al cuore” degli uomini la stessa dinamica della preghiera per avere preti che papa Ratzinger aveva proposto il 14 settembre nella cattedrale di Frisinga: “Scuotere il cuore di Dio e con Dio toccare nella nostra preghiera anche i cuori degli uomini” (vedi post del 19 settembre 2006).
“L’age de l’or était l’age où l’or ne régnait pas”: l’età dell’oro era l’età in cui l’oro non regnava. Letto a Parigi sul marciapiede di Avenue Voltaire da Brigida Pesce, cara amica giramondo che ringrazio per la segnalazione.
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