Paolo a Troade e il ragazzo Èutico che cade morto e rivive

24 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Un’affollata chiesa domestica. Costretto a lasciare Efeso dal tumulto degli argentieri, Paolo passa in Macedonia e poi in Grecia da cui è presto costretto a ripartire per l’Asia da un complotto dei giudei. A Troade è protagonista di una singolare vicenda che ha il nome di un indimenticabile personaggio minore degli Atti: un ragazzo di nome Èutico che s’addormenta durante la “conversazione” dell’apostolo con la comunità, che si protrae a lungo nella notte, cade dal terzo piano e viene “raccolto morto”. Paolo si getta su di lui, l’abbraccia e lo restituisce vivo ai familiari. L’episodio ha elementi narrativi pittoreschi e fornisce informazioni sulle assemblee eucaristiche, Ecclesìe, cioè Chiese, che si riunivano nelle case: ma noi l’interrogheremo anche in funzione dei nostri figli che vivono ogni giorno vicende simili a quella di Èutico.

    17 Febbraio, 2018 - 22:45
  2. Luigi Accattoli

    Èutico somiglia ai nostri figli. L’attualizzazione riguarda il programma di animazione giovanile avviato dalla diocesi di Roma in vista del Sinodo dei Giovani del prossimo ottobre: l’arcivescovo vicario Angelo De Donatis ha scelto Èutico come testimonial di questa animazione. Un giovanissimo che s’addormenta, rischia la vita e alla vita torna nell’abbraccio della comunità e dell’apostolo. In preparazione all’appuntamento metto qui il link alla relazione con cui l’arcivescovo De Donatis ha riferito ai ragazzi di Roma la vicenda di morte e di vita del ragazzo Èutico: http://www.vicariatusurbis.org/wp-content/themes/abba/DOCUMENTI/Vicario/DE%20DONATIS/DiscorsoConclusioniConvegnoDiocesano18092017.pdf.

    17 Febbraio, 2018 - 22:46
  3. Luigi Accattoli

    Testo – ATTI 20, 1-12Cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli esortati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. 2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando i discepoli con molti discorsi, arrivò in Grecia.
    3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di fare ritorno attraverso la Macedonia. 4Lo accompagnavano Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalònica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. 5Questi però, partiti prima di noi, ci attendevano a Tròade; 6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Tròade, dove ci trattenemmo sette giorni.
    7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane, e Paolo, che doveva partire il giorno dopo, conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. 8C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti. 9Ora, un ragazzo di nome Èutico, seduto alla finestra, mentre Paolo continuava a conversare senza sosta, fu preso da un sonno profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto. 10Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: “Non vi turbate; è vivo!”. 11Poi risalì, spezzò il pane, mangiò e, dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì. 12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

    17 Febbraio, 2018 - 22:46
  4. Io direi che Eutico somiglia a molti di noi, e potremmo invocarlo come nostro santo patrono. Per fortuna nelle nostre chiese ci sono, di norma, solidi banchi da cui non corriamo il rischio di cadere quando ci prende quel “santo torpore” che protegge il buon popolo di Dio (o ciò che ne resta) dalle tante omelie interminabili e sconclusionate che piovono ogni domenica sulle teste dei pochi fedeli rimasti. Assopirsi leggermente e restare in letargo per tutta la predica è una sorta di dono minore dello Spirito, che preserva a volte dall’ascoltare scempiaggini o proposizioni contrarie alla fede e sempre dal pericolo di distrarsi con pensieri futili o cattivi.
    Qualche giorno fa, se non sbaglio, il papa ha giudiziosamente esortato i preti a fare prediche corte, dicendo che altrimenti la gente esce per andare a fumare. Quest’ultima cosa a dire il vero non l’ho mai vista, dev’essere un’usanza argentina. Qui in Italia, da sempre, preferiamo schiacciare un pisolino.
    (Certo, addormentarsi mentre parla san Paolo non è da tutti … però era tardi e quindi il povero Eutico va capito. Santosubito!)

    18 Febbraio, 2018 - 9:56
  5. Andrea Salvi

    Mi sembrava strano che Leonardo Lugaresi non ci cacciasse dentro il suo intervento una frecciata contro la Chiesa di.oggi. Le brutte omelie ci sono sempre state e sempre ci saranno. Quanto al fatto che addormentarsi mentre parla un altro sia un dono dello Spirito mi sembra una sparata ironica ma alquanto creativa. Provi a interpretare come dono dello Spirito l’addormentarsi dei suoi studenti durante le sue lezioni e poi ci risentiamo.

    18 Febbraio, 2018 - 13:56
  6. Victoria Boe

    Questo Èutico mi era sconosciuto. Confesso che mi risulta assai simpatico e anche lo capisco. Se i discorsi, anche i più interessanti, vanno troppo per le lunghe, alla fine annoiano almeno un po’ e provocano torpore. Inutile negarlo.
    Però devo dire in tutta sincerità che mi sembra abbastanza forzato l’aggancio con Èutico che l’arcivescovo De Donatis fa per parlare del Sinodo dei giovani e della situazione giovanile del nostro tempo.
    I simbolismi a volte appaiono di fragile consistenza e tenuta.
    Al di là di questo, tuttavia, la sua relazione è molto bella e coglie nel segno.
    Si muove tutta, mi pare, sulla linea pastorale del Papa.
    È verissimo, in ogni caso, che da parte dei giovani “più che di un rifiuto di Dio si tratta di una presa di distanza da un certo modo di vivere la vita cristiana appreso nelle stanze del catechismo parrocchiale e che ora, a questi adolescenti, non dice più niente perché non c’entra quasi nulla con quello che vivono.”
    Bisogna cercare modi nuovi per attirarli al Vangelo in questo nostro tempo dominato da una incredibile confusione e, ahimè, dagli smartphone da cui tutti dipendiamo; soprattutto loro, i giovani e i giovanissimi.
    Tempi nuovi, modi nuovi.
    Mi sembrano importanti gli spunti indicati da mons. Angelo De Donatis per animare o ri-animare la fede spenta dei giovani.
    Lui parla di “far partire un processo permanente di incontro e di ascolto”. Sarà un caso ma è quel che sta facendo già da qualche mese l’arcivescovo( di nuova nomina) della mia città.

    18 Febbraio, 2018 - 16:09
  7. Luigi Accattoli

    Jonathan Swift. Prende spunto dalla disavventura di Èutico un sermone pubblicato nel 1776 dallo scrittore irlandese Jonathan Swift, noto per “I viaggi di Gulliver”, che fu pastore anglicano. Il sermone è stato ripubblicato nel 2016 dalla EDB con il titolo “Predica sul dormire in chiesa” (a cura di Adriano Zanacchi). Swift se la prende con quanti adducono ogni scusa per non andare in chiesa ma anche con i sermoni che fanno dormire chi ci va.

    https://www.ibs.it/predica-sul-dormire-in-chiesa-libro-jonathan-swift/e/9788810567197

    18 Febbraio, 2018 - 16:13
  8. Luigi Accattoli

    Fortunato di Troade. Il nome greco Èutico significa “buona fortuna, fortunato”. A Troade Paolo era già stato circa sette anni prima, nel corso del secondo viaggio; e mentre si trovava in quella città aveva visto in sogno «un macedone» che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci» (Atti 16, 8-9). Troade non è lontana dalla Troia di Omero: è a una quarantina di chilometri a sud del sito archeologico della città di Priamo.

    18 Febbraio, 2018 - 16:23
  9. maria cristina venturi

    La figura che balza piu’viva ra in questa storia e’San Paolo. In fin dei conti il ragazzino si e’addormentato mentre lui predicava, magari un altro se ne sarebbe sentito offeso, e non si sarebbe precipitato a prestargli soccorso.. Invece P a olo corre e si getta sul ragazzo caduto lo abbraccialo rianima.
    Anzi dopo aver rassicurato gli astanti , ricomincia a parlare

    18 Febbraio, 2018 - 16:36
  10. Andrea Salvi

    “un aspro e polemico atto d’accusa nei confronti” non dei predicatori bensì di chi, recandosi al culto domenicale, ne approfitta per addormentarsi, aprendo gli occhi soltanto alla fine dell’omelia. Che questo sia da attribuire, a volte, alle lungaggini del predicatore, lo sa bene lo stesso Swift, pastore anglicano; tuttavia, è al neglect (tradotto in vari modi: noncuranza, indifferenza, trascuratezza, disprezzo, rifiuto) da parte dei fedeli (se così, dato il comportamento, si possono definire) che lo scrittore rivolge le sue battute più pungenti.”
    Dalla recensione del libro proposto da Luigi.
    Cosi’, tanto per mettere le i sul pensiero di Swift.
    Il “neglect” e’ molto diffuso tra quelli che ritengono di saperne una più di tutti gli altri. Aggiungo io.

    18 Febbraio, 2018 - 17:02
  11. Luigi Accattoli

    Il primo giorno della settimana. Era dunque la domenica, cioè il primo giorno dopo il sabato, nel quale culminava e terminava la settimana degli Ebrei. Con l’espressione “il primo giorno della settimana” il Vangelo di Luca – che ha lo stesso autore del Libro degli Atti – aveva indicato al capitolo 24 il giorno della Risurrezione. La riunione per “spezzare il pane”, cioè la cena eucaristica, viene presto collocata in tale giorno. Questo secondo soggiorno di Paolo a Troade gli studiosi lo datano al 57-58 dopo Cristo.

    18 Febbraio, 2018 - 17:15
  12. Luigi Accattoli

    Testimone oculare. La ricchezza dei particolari fa pensare a un testimone oculare, che potrebbe essere lo stesso Luca, o la sua fonte: le lampade nella stanza, i tre piani della casa, il ragazzo seduto alla finestra, la lunghezza della conversazione condotta dall’apostolo. Su tutto domina l’intestazione del racconto alla prima persona plurale: “Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane”.

    18 Febbraio, 2018 - 17:33
  13. Luigi Accattoli

    Amici belli del blog: vi ho dato un esempio di come procediamo nella lettura degli Atti degli Apostoli. Se siete romani, o appena capitate a Roma, venite alle nostre serate.

    18 Febbraio, 2018 - 17:35
  14. maria cristina venturi

    E’ veramente interessante , ma purtroppo non sto a Roma.

    18 Febbraio, 2018 - 18:12
  15. Luigi Accattoli

    Ma se capiti vieni. Si mangia una pizza e si legge la Scrittura.

    18 Febbraio, 2018 - 18:35
  16. Victoria Boe

    ” Invece P a olo corre e si getta sul ragazzo caduto lo abbraccialo rianima.”

    E te credo! Il ragazzino sembrava morto e Paolo non doveva correre… e magari continuare a parlare come se niente fosse successo…?!!
    All’anima della lunga ( e imperterrita) predicazione !!…

    18 Febbraio, 2018 - 19:33
  17. Victoria Boe

    Luigi, tra una pizza e l’altra guardati da conversazioni tanto lunghe…

    18 Febbraio, 2018 - 19:36
  18. Clodine-Claudia Leo

    Per motivi contingenti non posso seguire il percorso di “Pizza e Vangelo”, ma lo seguo virtualmente avendo a disposizione le tracce che di volta in volta mi arrivano da Luigi, il quale porta avanti questo impegno con perizia e competenza. Avendo già fatto un cammino simile in passato, durato diversi anni non posso che confermare la sequela e ribadire l’importanza che ricopre per la fede l’approfondire “Atti” e “Lettere” che non è cosuccia di poco conto. Un lavoro di tessitura, un riannodare fili che partono dalla morte di Cristo Signore e che la tradizione paolina alla luce della Resurrezione traduce in Realtà salvifica è fondamentale, perché “Questo Gesù è stato costituito Signore e Messia”,(Atti 2,36) cioè ci troviamo dinnanzi alla prima professione di fede della prima comunità escatologica di salvezza. Per quanto la risonanza della Parola di Dio,dietro ad un monitor, non è la stessa che si può avere nell’immediato, tuttavia l’azione dello Spirito Santo arriva comunque…

    L’abbraccio di Paolo al povero Eutico, probabilmente morto nel tragico impatto è emblematica, penso per similitudine ad una pietra infuocata che se posta accanto ad una pietra fredda la riscalda la infuoca a sua volta per contatto diretto. E’ come instaurare una sorta di sposalizio tra chi riceve la fede in modo diretto e la trasmette al fratello in modo indiretto, uno impregna di fede l’altro, per contagio. Se questa “impregnazione diretta” da cristiano a cristiano non avviene abbiamo un cristiano che conosce qualche nozione di verità di Cristo e spesso anche in modo errato, se non totalmente falso e penso che la crisi delle parrocchie, delle diocesi, della Chiesa universale, stia proprio in questo passaggio non effettuato.
    Manca l’impregnazione personale di Cristo, manca lo sposalizio, manca l’innamoramento. Manca la conoscenza diretta. La conoscenza indiretta è la via ordinaria per giungere a Cristo. La conoscenza diretta è necessaria perché la fede sia capace di martirio e di perseveranza sino alla fine.

    19 Febbraio, 2018 - 9:52
  19. Clodine-Claudia Leo

    Poi, ciascuno diventa via per condurre alla fede, in base a come vive nel corpo di Cristo e l’intensità col quale percepisce il vero corpo di Cristo. Ho sempre pensato alle vie che Dio concede per comunicare la fede, per svegliare dal torpore di morte che sembra aver ottundito e sensi di una umanità sempre più alla deriva.

    Modalità personalissime,naturalmente anche se me piace approfondirne tre vie: quella di Giovanni, di Pietro e di Paolo. Di Giovanni 1,1-14, la cui narrazione mette in campo non solo l’immaginazione ma tutti i sensi dall’udito (quello che noi abbiamo udito), alla vista (ciò che abbiamo veduto) al tatto ( ciò che le nostre mani toccarono del Verbo della vita) è una via direttissima sublime e inarrivabile …ma che molti Santi, anche recenti, hanno testimoniato

    Poi c’è la via di Pietro 1,2-19 che esorta nella verità a tenerci svegli, desti,in attesa di lasciare questa tenda (“sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda” ) e perciò ” vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza..alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino” (2Pt 1,12-19).

    E la via di Timoteo , giudicato da Colui che lo ha reso forte “degno di fiducia mettendo al suo servizio” -malgrado fosse stato un bestemmiatore -“la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù affinché fosse di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna (1Tm 1,12-16).

    Apparentemente queste vie, con modalità differenti, diverse, sembrerebbe non avere punti di contatto, invece a pare mio contengono una sola verità: ognuno dice il Cristo di cui è imbevuta la propria vita. E’ un passaggio essenziale a prescindere dal destino di chi trasmette la fede il quale potrebbe anche perderla e disconnettersi da Cristo, ma non colui che l’ha ricevuta. Poniamo il passo evangelico della samaritana, molti credettero in Cristo per la parola della donna a prescindere dal destino di questa. E’ la realtà della missione da “connessi” nel senso stretto del termine- la donna Samaritana entra in connessione con Cristo e connette un intero villaggio..

    19 Febbraio, 2018 - 10:52
  20. Leopoldo Calò

    Mi piace quello che ha scritto Clodine, e anche l’approccio alle Scritture attraverso l’esperienza personale, che non si presta a diventare oggetto di discussioni tanto accese quanto, a mio parere, poco utili.

    19 Febbraio, 2018 - 11:20
  21. Clodine-Claudia Leo

    Questa “passacaglia” del maestro indiscusso, Bach, che è un’insieme di variazioni la quali molto rammenta il post cummunio gregoriano, ovvero il “miserere”, è come comunicata a Bach da un Angelo…ascoltate…come anche attraverso la musica la locuzione divina può raggiungere il cuore dell’uomo e condurlo alla fede…

    19 Febbraio, 2018 - 12:13
  22. Amigoni p. Luigi

    Rif. 9.52 del 19 febbraio e ss.

    Molto utili le riflessioni proposte da Leo. Mi paiono buone le fonti cui ha attinto (che propongono anche le vie dei tre apostoli), così diverse da quelle “puntute” e anti-qualcuno da cui di solito siamo invasi.

    22 Febbraio, 2018 - 11:44

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