Mese: <span>Giugno 2007</span>

“I conquistatori vanno e vengono, restano i semplici, gli umili, coloro che coltivano la terra e portano avanti semina e raccolto tra dolori e gioie. Gli umili, i semplici sono, anche dal punto di vista puramente storico, più durevoli dei violenti”: così il papa a p. 108 del libro su Gesù, a commento della terza beatitudine di Matteo, riguardante i miti che possiederanno la terra. Mi piace leggere in Ratzinger questa lode degli umili “anche dal punto di vista puramente storico”. In letteratura l’intuizione che il mondo è sostenuto dai semplici rivela i grandi autori cristiani, da Manzoni a Tolkien. L’amore di Renzo e Lucia ha la meglio sulle mene di don Rodrigo e dell’Innominato. Due hobbit insignificanti come Frodo e Sam – detti anche “mezzi uomini” – battono l’Oscuro signore nonostante i nazgul e gli orchetti.  Tra i teologi quell’avvertenza degli ultimi che durano più dei potenti segnala chi ha percezione della vita oltre che studio delle Scritture. Per un altro spunto simile già incontrato nel volume del papa – riguardante il potere di Dio come “potere vero nel mondo” – vedi il post del 27 maggio.

“Auguri Clà! Alvaro”: scritto con spry bianco sul marciapiede davanti a un portone di via Cavour a Roma, in modo che sia leggibile per chi esce dall’edificio.

La partecipazione del cardinale Bertone – giovedì sera – a Porta a porta ha fruttato un’informazione indicativa di che cosa fosse la regola del riserbo nel Vaticano di quarant’anni addietro: il famoso “terzo segreto” non era conosciuto appena da tre o cinque persone, come si credeva finora, ma era stato letto a una “plenaria” del Sant’Uffizio eppure mai nulla se ne seppe fino alla pubblicazione nel duemila. Ha detto dunque il cardinale segretario di Stato che era “strano” che il cardinale Alfredo Ottaviani, segretario del Sant’Uffizio negli anni ’60, avesse affermato in un’occasione che il testo del segreto era di “25 righe” – mentre è di 62 – perché  “il cardinale lo conosceva bene, avendolo mostrato a una plenaria del dicastero”. Di questa consultazione e del voto contrario alla pubblicazione da essa espresso non si era mai saputo. Ho chiesto l’anno alla segreteria del cardinale Bertone e mi ha fatto dire che quella plenaria si tenne il 1° marzo 1967 in vista del viaggio di Paolo VI a Fatima (13 maggio di quell’anno). Finora si riteneva che prima di Giovanni Paolo e dei suoi collaboratori il “segreto” l’avessero letto Giovanni XXIII e Paolo VI assistiti dai rispettivi segretari e prefetti del Sant’Uffizio e da un paio di interpreti portoghesi, qualcosa dunque come otto persone. Ora invece sappiamo che erano stati una trentina a conoscerlo. Eppure il segreto – alla cui caccia erano devoti e medium, giornalisti e spie – ha retto per oltre trent’anni, calcolando a partire da quella “plenaria” e per un totale di 66 anni a contare dal scrittura di suor Lucia. Davvero il Vaticano non è più quello di una volta: ultimamente abbiamo saputo in anticipo le nomine di Tettamanzi Bertone Bagnasco e riteniamo di conoscere con buona approssimazione l’andamento degli scrutini degli ultimi tre conclavi. Quanto reggerebbe un “quarto” segreto di Fatima che venisse letto oggi alla plenaria della Congregazione per la dottrina?

Batto le mani al vescovo Rino Fisichella che era da Santoro ieri sera ad Annozero, alle prese con il filmato della Bbc sui preti pedofili. L’approvo per esservi andato, oltre che per come ha parlato. Ci voleva fegato ad andarvi ed egli l’ha avuto. Da giornalista apprezzo chi a domanda risponde. L’autore del filmato Colm O’ Gorman ha scusato il taglio unilaterale dell’inchiesta con il fatto che prima dal Vaticano e poi dalla Chiesa cattolica della Gran Bretagna non era riuscito a ottenere interviste. Una scusa debole, perchè se credi nel contraddittorio un Fisichella lo trovi (e questo vuol essere un riconoscimento anche a Santoro), o quantomeno ripieghi su un “avvocato” che ne faccia le veci. Ma quella del collega O’Gorman non è una scusa inventata: ognuno che ha lavorato da giornalista con gli uomini di Chiesa sa la risposta che ottiene quando chiede un “commento” a uno scandalo: “Non mi citi neanche”. Forse Fisichella una volta lì poteva ammettere – poniamo – che la preoccupazione per le vittime la Chiesa cattolica l’ha maturata sotto la spinta dell’opinione pubblica. Ma l’importante era esserci. Finalmente la cattolicità ufficiale sta facendo i conti – al proprio interno – con quello scandalo, ma non è ancora pronta a parlarne fuori casa. Fisichella l’ha fatto.