Mese: <span>Luglio 2008</span>

In duecentomila sotto le stelle, nell’ippodromo di Randwick: qui passeranno la notte, attrezzati con sacchi a pelo e tendine, teli isolanti dall’umidita’ del terreno, cena al sacco, una lucetta da libro con clip. Ho fatto un giro nel campo prendendo con me immagini e suoni di bella umanita’, poi sono salito suilla vastissima tribuna stampa e da qui mando questo post. La veglia inizia con l’ippodromo al buio. La luce appare sul podio portata dai ballerini con una danza che mima l’avventura dell’umanita’ che accoglie i doni dello Spirito Santo. Il papa entra accompagnato da 12 pellegrini mentre i giovani cantano l’inno Nostra Signora della Croce del Sud. Dal cero pasquale il papa accende la fiaccola di una donna indigena che accende le fiaccole dei 12 che accendono poi quelle dei compagni. Una luce da luce che va incendiano proprio ora la vallea dell’ippodromo che infine di essa tutta risplende. Quando il papa se ne sara’ andato la veglia continuera’ per tutta la notte, con alternanza di meditazioni e silenzio. Sono felice di trovarmi tra tanti ragazzi che accompagnano il canto dell’alleluja muovendo con le mani le fiaccole che si ravvivano a tale movimento. Questa prima parte della veglia si chiama Ingresso della luce: un nome che dedico ai miei visitatori.

E’ possibile pregare a Sydney, nella citta’ futurista, in tanti, a cielo aperto: lo sto vedendo mentre scrivo e nella metropoli si svolge una Via Crucis che prende tutto il pomeriggio. L’ho seguita per vie e piazze e ora la guardo dalla finestra della mia camera di albergo, che da’ sul Darling Harbour, tra il Convention Centre e l’Aquarium. I bordi della darsena semicircolare, che costituiscono un’area pedonale permanente, sono affollati di ragazzi seduti a terra, saranno tremila o seimila. Seguono la rappresentazione delle 14 stazioni su un grande schermo alzato su una passerella, in mezzo all’acqua. Sulla passerella verra’ infine rappresentata la scena del cireneo (settima stazione), mentre le altre si sono svolte in altre parti della citta’ che ha piu’ di quattro milioni di abitanti. Ottanta figuranti in costume, le scene intervallate da canti e meditazioni, rese come in teatro o mimate da balletti. E lunghi tempi di preghiera silenziosa. Tre stazioni – dalla quarta alla sesta: Pilato, la flagellazione e la croce – sono state rappresentate sulle scale dell’Opera House, l’edificio simbolo di Sydney, la prima nella piazza della cattedrale St. Mary, le ultime al Barangaroo. I centocinquantamila hanno seguito il tutto divisi in una ventina di folle: quelle delle 14 stazioni e altre davanti ai grandi schermi. Camminando tra quelle folle avevo la percezione fattuale, direi fisica, che e’ possibile la preghiera pubblica nella citta’ mondiale, di cui Sydney (nella quale si parlano duecemto lingue) e’ un convincente microcosmo. Una riscoperta che dobbiamo a Giovanni Paolo, inventore delle Giornate della gioventu’ delle quali Benedetto si e’ fatto erede prima esitante e ora entusiasta.

Ad alcuni di noi può sembrare di essere giunti alla fine del mondo! Per le persone della vostra età, comunque, ogni volo è una prospettiva eccitante. Ma per me, questo volo è stato in qualche misura logorante. E tuttavia la vista del nostro pianeta dall’alto è stata davvero magnifica. Il luccichio del Mediterraneo, la magnificenza del deserto nordafricano, la lussureggiante foresta dell’Asia, la vastità dell’Oceano Pacifico, l’orizzonte sul quale il sole sorge e cala, il maestoso splendore della bellezza naturale dell’Australia, di cui ho potuto godere nei trascorsi due giorni; tutto ciò suscita un profondo senso di reverente timore“: cosi’ Benedetto ha parlato ai ragazzi, al primo incontro. Ho fatto lo stesso viaggio, forse con gli stessi sentimenti. O con trasalimenti misti o – chissa’ – mediani tra quelli del papa e quelli dei ragazzi. Alla persona che mi e’ piu’ cara avevo appena detto al telefono che si trattava di un viaggio “faticoso ma esaltante” ed ecco il papa che azzarda di piu’ – di piu’ di un giornalista – perche’ non ha paura delle parole. Come quando altre volte ha detto che c’e’ “sporcizia” nella Chiesa: “quanta sporcizia!” Approfittiamo della parola forte dell’apostolo. Invito a leggere per intero il discorso (http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/22419.php?index=22419&lang=it#TRADUZIONE%20IN%20LINGUA%20ITALIANA), dove si trovano passaggi ustionanti come questo: “Quale posto hanno nelle nostre società i poveri, i vecchi, gli immigranti, i privi di voce? Come può essere che la violenza domestica tormenti tante madri e bambini? Come può essere che lo spazio umano più mirabile e sacro, il grembo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile?

Costruita su una baia, collegata da grandi ponti, digradante da colline verso l’acqua, Sydney può ricordare Istanbul o Rio De Janeiro, ma senza il loro caos, chiasso affollamento. Perfetta nelle sue geometrie e pulita a specchio può apparire fredda a un occhio “latino”. I bivacchi, i girotondi, le schitarrate dei 150 mila giovani che l’hanno invasa la stanno smuovendo e colorando, forse riscaldando. L’immensa area pedonale “Barangaroo” – dal nome della sposa del capo della popolazione indigena che abitava questo luogo, sul quale sorge il centro di Sydney, con i grattacieli a specchio dell’acqua – ora somiglia alla piazza San Pietro della Giornata del 2000. Gruppi di ragazzi europei, africani, americani che giocano a pallone, entrano nelle fontane, mangiano al sacco sulle scalinate. Li guardo come figli. Due dei miei erano a Denver nel 1993 e altri due a Toronto nel 2002. Qui i miei non ci sono e io li adotto tutti. Mi piace questa folla viva nella metropoli post-moderna. Ci vedo un’immagine della visibilità cristiana nella città mondiale, o quantomeno della sua possibilità. Ho battuto le mani alle parole di saluto che ha rivolto a questi ragazzi il premier laburista australiano Kevin Rudd: “Qualcuno dice che non c’è posto per la fede nel 21° secolo. Io dico che si sbaglia. Qualcuno dice che la fede è nemica della ragione: io dico, ancora, che si sbaglia perchè fede e ragione sono due grandi compagne nella nostra storia e nel nostro futuro“.  

I giornalisti, i fotografi e gli operatori tv del volo papale siamo stavolta solo 43, mentre eravamo 70 per il viaggio di aprile negli Usa. La minore presenza è dovuta al costo dei biglietti aerei: 3.338 euro il biglietto Alitalia per il volo di andata e altrettanto per il ritorno con la Qantas. Proporzionalmente minore sarà anche – e per lo stesso motivo – la presenza dei giovani, notoriamente squattrinati. Ma è giusto che la Giornata si faccia un po’ ovunque nel mondo perché dappertutto c’è un popolo di cattolici che non può venire a Roma – sempre per motivo dei costi – ed è giusto che possa incontrare il papa a casa sua. “Dico scherzando ma non troppo che i viaggi del papa sono una forma straordinaria di opzione preferenziale per i poveri”, ha dichiarato ad “Avvenire”, il 10 luglio, il cardinale onduregno Oscar Rodriguez Maradiaga. “E’ stato un atto di fede e di coraggio del card. Pell e della Chiesa australiana invitare a Sydney i giovani del mondo – ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi –. E’ stato un atto di fede e di coraggio del Papa accettare e delle Chiese locali mandare i loro giovani, nella misura delle loro possibilità, nonostante i costi e le fatiche di un lungo viaggio”.

Mi sono goduto dall’aereo gli abbaglianti deserti dell’Australia centrale che hanno zone calcinate, altre bluastre e altre come di brace e cenere. “Great Artesian Basin” diceva la scritta sul monitor del B777 dell’Alitalia mentre si vedeva sulla destra della nostra rotta una specie di cratere bluastro tra dune ferrigne. Sempre sulla destra abbiamo visto l’oasi di Alice Springs, cioè delle sorgenti (Springs) alle quali l’esploratore Charles Todd diede il nome di sua moglie, mentre sulla sinistra la carta segnalava Mount Isa che un cercatore di miniere – John Campbell Miles – dedicò alla sorella Isabella. La toponomastica australiana attesta che dietro ogni impresa umana vi è un volto di donna. Ignoro se anche Mount Sarah, che è un altro centro nel deserto, debba il suo nome a una dedica d’amore. Nel cuore dell’isola continente – che cerco sulla carta, mentre lo vedo dalla finestra – trovo infine Utopia e in Utopia mi fermo, deciso ad abitarvi a lungo, mentre l’aereo mi porta a Sydney.

Dopo 16 ore di volo, finalmente tocchiamo l’Australia, a Darwin, per rifornimento e non si scende dal B777 dell’Alitalia. Ci attendono altre quattro ore di volo per raggiungere Sydney: totale venti ore, più due di sosta, ventidue! Approfitto della sosta per aggiornare il blog, perchè durante il volo non ci si poteva connettere e non abbiamo neanche potuto – noi 43 giornalisti che viaggiamo con il papa – trasmettere gli articoli che avevamo scritto, come invece era previsto. Si riuscì a farlo a maggio dell’anno scorso durante il volo Roma-San Paolo del Brasile e lo si fece anche lo scorso aprile durante il balzo Roma-Washington, sempre con vettori Alitalia. In questi aerei dell’ultima generazione si dispone di un telefono per ogni passeggero, ma abbiamo passato una decina di ore a leggere – impotenti – sul display la scritta “linea non attiva”. Solo tre colleghi di agenzie internazionali sono riusciti a fare qualche telefonata e a dettare qualche frase, poi il blocco è stato totale. C’era da raccontare la conversazione del papa con noi giornalisti sui temi dell’ecologia, della pedofilia tra le file del clero e della crisi anglicana. “Il mio essenziale contributo – ha detto Benedetto su questo terzo argomento – può essere solo la preghiera, e la mia preghiera sarà molto vicina ai vescovi anglicani che si riuniscono. Noi non possiamo e non dobbiamo intervenire immediatamente nelle loro discussioni, rispettiamo la loro responsabilità. Il nostro desiderio è che possano evitare nuove fratture e si trovi la soluzione nella responsabilità davanti al nostro tempo e al Vangelo”. Dedico le parole del papa ai visitatori, con il mio saluto di buona domenica. Scrivo queste parole mentre qui sono le dieci del mattino e a Roma le due di notte.

Parto domani mattina per l’Australia con il papa e tornerò con lui a Roma il 21 luglio. Aggiornerò il blog da laggiù. Ho seguito tutte le giornate mondiali della gioventù, fin dall’inizio e sono entusiasta di questi appuntamenti. Per dirla con il cardinale Ruini esse ci segnalano “la possibilità di una nuova inculturazione della fede cristiana nella nostra epoca”. Guarderò a questo aspetto, in questi giorni.

Salita sul palco Sabina Guzzanti sentenziò che “Ratzinger tra vent’anni sarà morto”. Ma giovane com’era e brava a fare le voci, aggiunse dell’altro: “Sarà morto, mortacci sua, la morte, mortè”.

Sentendosi chiamata la signora vestita di nero arrivò in diretta ma come sempre fece confusione e se la prese con Paolo Guzzanti, che ha insegnato ai figli a fare le voci. Per l’occasione imitò l’imitatore: “Puzzante, Puzzante!”

Ma Paolo aveva l’alibi: “Quello – lo sanno tutti – non è il mio girotondo, io sono amico del Cavaliero e quasi suo scudiero”.

La nera signora bussò alla porta accanto: “Corri Corrado Corrida”. Ma quello le rispose imitando don Gianni Baget Bozzo: “A mammeta, a soreta”.

La signora con la falce di nuovo equivocò e intese “a sorema” e si mise in cerca di Sabina lingualunga.

Venuta la morte Sabina protestò facendo la voce di Annuccia, quella del “Medico in famiglia”: “Perché mi guardi con  malignità? Non a me non a me, ma a Sua Santità. Io, come vedi, non ho l’età”.

“Non ti guardavo con malignità” rispose la falciosa e sentenziò: “Anni, soldi e santità, metà della metà”.

In fila per uno i ragazzi down tornano dal mare con gli asciugamani e i palloni. Uno resta indietro perchè lascia il passo a ogni persona che incontra continuando a dire “prego prego”. L’animatrice lo sollecita: “E dai, Marco”. Con un sorriso a piena faccia Marco le offre la sigaretta ciancicata che sta fumando: “E pròvala!”