Mese: <span>Gennaio 2009</span>

Il vescovo Richard Williamson (vedi post precedente) parla così di Ratzinger “eretico” nell’intervista del 12 gennaio 2007 al giornale francese “Rivarol”: “Se un modernista è qualcuno che vuole adattare la Chiesa Cattolica al mondo moderno, certamente Benedetto XVI è un modernista. Egli crede sempre che la Chiesa debba riappropriarsi dei valori della Rivoluzione francese. Forse egli ammira il mondo moderno meno di Paolo VI, ma lo ammira ancora fin troppo. I suoi vecchi scritti sono pieni di errori modernisti. Ora, il modernismo è la sintesi di tutte le eresie (San Pio X, Pascendi). Dunque, come eretico, Ratzinger supera di gran lunga gli errori protestanti di Lutero, come ha detto molto bene monsignor Tissier de Mallerais. Solo un hegeliano come lui è persuaso che i suoi errori siano la vera continuazione della dottrina cattolica, mentre Lutero sapeva e affermava che egli rompeva con la dottrina cattolica”.  Nel primo commento ascolteremo Williamson qualificare la mente del papa come “povero spirito” e udremo il suo sogno di sottoporre il teologo Ratzinger a una rigorosa inquisizione dottrinale sotto pena di scomunica. Da non perdere. Domani ci interesseremo a Tissier de Mallerais, un altro dei quattro vescovi ai quali è stata “rimessa” la scomunica.

Avendo io fatto tre post sul caso Williamson più di un visitatore mi ha chiesto in pubblico e in privato dove volessi arrivare e perchè tanto accanimento e in che senso quel vescovo costituisse una risorsa nell’attuale confusa situazione della Chiesa cattolica: “Finchè c’è Williamson c’è speranza” avevo scritto. Debbo dunque spiegare. L’ultimo punto è il più semplice a chiarire: la schiettezza williamsoniana – che apprezzo – ha portato a chiarire l’insostenibilità del negazionismo relativo alla Shoah non solo nella comunione cattolica ma anche all’interno della “Fraternità San Pio X”. Il responsabile della Fraternità ha chiesto scusa “agli uomini di buona volontà”: non è poco. Altrettanto l’ottimo Williamson potrebbe conseguire sul tema del papa eretico et similia. Egli combatte a viso aperto per “gettare nella spazzatura” (sono sue parole) il Vaticano II in quanto cibo “avvelenato”, per mostrare che i papi conciliari sono “cattivi pontefici”, per convincere Benedetto XVI di eresia e per riportare il magistero cattolico alle “grandi encicliche antiliberali” dei papi di una volta. Visto come gli sono andate le cose con la Shoah, io confido che egli abbia buone possibilità di conseguire altri grandi risultati e mi sono proposto di dargli una mano. A domani la sua divagazione sul papa “eretico”.

Sono curioso di conoscere l’opinione del vescovo lefebvriano Richard Williamson su altri argomenti, oltre quello della Shoah (vedi ultimi due post). E’ vero che il superiore della Fraternità San Pio X gli ha ordinato di tacere “su questioni politiche o storiche”, ma ci sono tutte le altre! Reputo utile quello che ha detto sulla Shoah: quanto hanno replicato il suo superiore Fellay, l’ex suo superiore Schmidberger e il papa – ma anche tanti altri – costituisce un guadagno. Riprenda dunque la parola e ci dica qualcosa sul Catechismo della Chiesa cattolica, sul rito ordinario della messa, sui papi del Concilio che ritiene “invasi dall’eresia modernista” e “cattivi pontefici”. Ha qualificato come “modernista” Benedetto XVI adducendo che “i suoi vecchi scritti sono pieni di errori modernisti” e concludendo che “come eretico Ratzinger supera di gran lunga gli errori protestanti di Lutero”: Williamson questa è una sua sentenza, vero? Ci dica con la nota schiettezza, non ci costringa a cercare fonti indirette. Finchè c’è Williamson c’è speranza.

Oltre al vescovo Fellay (vedi post di ieri) anche il superiore del “distretto” tedesco della Fraternità San Pio X ha deplorato le dichiarazioni negazioniste di Williamson e ne ha chiesto scusa. Egli fu superiore generale della Fraternità dal 1982 al 1994 e le sue parole sono più nette di quelle di Fellay. Eccole: “Come superiore del Distretto della Fraternità San Pio X in Germania, sono scosso, assieme ai miei confratelli, a motivo delle dichiarazioni del vescovo Williamson rilasciate qui in questo Paese. Minimizzare le uccisioni di Ebrei da parte del regime nazionalsocialista e le sue atrocità è per noi inaccettabile. La persecuzione e l’assassinio di innumerevoli ebrei sotto il Terzo Reich ci colpisce in maniera estremamente dolorosa, e ferisce nel profondo il comandamento cristiano dell’amore per il prossimo che non conosce distinzioni etniche. Desidero scusarmi per questo comportamento e dissociarmi da qualunque affermazione di tal fatta. Questa presa di distanza è per noi naturale anche per il fatto che lo stesso padre dell’arcivescovo Lefebvre morì in un campo di concentramento tedesco, così come molti sacerdoti cattolici persero la vita in campi di prigionia di Hitler. Stoccarda, il 27.01.2009. Padre Franz Schmidberger superiore di Distretto”. Questa la fonte della dichiarazione che ho tradotto dal tedesco: http://www.fsspx.info/news/. Batto le mani anche al padre Schmidberger e di nuovo mi congratulo con il vescovo Williamson: egli molto si prefigge ma moltissimo consegue. E c’è speranza di ancora migliori acquisti, dal momento che continua a parlare – a quanto sembra – dopo l’ordine di tacere che gli era venuto da Fellay.

“Le affermazioni di Mons. Williamson non riflettono la posizione della nostra Fraternità. Perciò io gli ho proibito, fino a nuovo ordine, ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche. Noi domandiamo perdono al Sommo Pontefice e a tutti gli uomini di buona volontà per le conseguenze drammatiche di tale atto. Benché noi riconosciamo l’inopportunità di queste dichiarazioni, noi non possiamo che constatare con tristezza che esse hanno colpito direttamente la nostra Fraternità discreditandone la missione. Questo non possiamo ammetterlo e dichiariamo che continueremo a predicare la dottrina cattolica e ad amministrare i sacramenti della grazia di Nostro Signore Gesù Cristo”: così il vescovo Bernard Fellay, superiore della “Fraternità San Pio X” in un comunicato diffuso anche dalla Sala Stampa vaticana. Io trovo che questa dichiarazione sia un acquisto per più di un verso e dunque batto le mani a Fellay e mi congratulo con il lungimirante Williamson.

Coraggio! Vogliate bene a Gesù Cristo, amatelo con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito. Poi, amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà. Non arricchitevi”: sono parole dette nella cattedrale di Molfetta dal vescovo Tonino Bello come ultimo saluto il giovedì santo del 1993. Morirà 12 giorni più tardi. Nel testamento, che dettò due giorni prima di morire, cioè la domenica in albis, ci sono queste altre frasi: “Ho voluto bene a tutti e sempre” (era il titolo della mia conferenza), “E’ il giorno del Signore. Ed è bellissimo”. Metto qui queste parole come dono ai visitatori, avendo avuto l’occasione di presentare ieri a Molfetta il sesto volume dell’opera omnia del vescovo Bello (1935-1993), ringraziando le persone incontrate: il vescovo Luigi Martella che mi ha invitato (egli ha introdotto la causa di canonizzazione del predecessore), il direttore di “Luce e vita” don Domenico Amato che mi ha accolto, i fratelli di don Tonino, Marcello e Trifone, calorosi come sempre. E Guglielmo Minervini e i cari amici della FUCI di quarant’anni addietro, Damiano e Giuditta. Questo piccolo ricordo a caldo, in attesa di inserire il testo della mia conversazione nella pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto.

Il papa ha “rimesso” la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e quando cade una scomunica io faccio festa. “Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l’unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione”: sono le parole forse più significative del decreto di “remissione” firmato dal cardinale Re. Come per il motu proprio sul vecchio rito della messa, così per questa decisione di pace io esprimo la mia piena adesione ben sapendo che molti, tra i miei amici, hanno difficoltà ad accettarla. Io non ne ho e ci tengo a farlo sapere. Mi fido dell’indagine condotta dal papa e condivido pienamente il generoso obiettivo di ridurre gli elementi di discordia e di promuovere la più ampia tolleranza all’interno della Chiesa di Roma.

Si chiama Maria Angela, è una giovane suora già tifosa della Juventus, che sa cioè che cosa siano le tifoserie, ma che oggi è scandalizzata dall’aggressività dei blog cattolici e si è assunta “il compito di pacificatrice” in questo campo brado. Dedica “un po’ di tempo, ogni giorno, a entrare nei siti più bellicosi” e prova “a ridimensionare i giudizi, a placare gli animi, a difendere i deboli, a fare la pace”. Rimedia anche lei “la sua dose di scherno e di offese” ma “non demorde” e qualche volta riesce a “stemperare un anatema”. Evviva: ho trovato la mia anima gemella (vedi post “Miei bloggers state calmi se potete” dell’8 dicembre 2008 e leggi qui sotto il primo commento a questa parabola)!

No alle manifestazioni davanti ai luoghi di culto: il ministro Maroni annuncia una direttriva ai prefetti perchè estendano – con discrezionalità – a chiese, sinagoghe, moschee e tempi di ogni fede la regola che già valeva per le sedi istituzionali, di partito e diplomatiche. Tendo a fidarmi del criterio di discrezionalità e mi dico che presto ne sapremo di più, basterà dunque un poco di pazienza. Ma così come suona, la novità non mi piace. A che titolo la critico? Da romano che va spesso nelle chiese. A Roma dovrebbero cessare le manifestazioni a piazza San Giovanni, a piazza del Popolo (dove le chiese sono tre), a piazza Navona e a piazza Santi Apostoli? Da romano considero le chiese un pezzo di città e non le vorrei escluse da nulla. Non mi va il paragone con le istituzioni, i partiti e le ambasciate. Da cittadino che frequenta le chiese le vorrei aperte a tutti e a tutto. Libere da cancellate (vedi post del 2 maggio 2008), biglietti per entrarvi, divieti di ingresso d’ogni specie. Vorrei non si facesse nulla per tenere la gente lontana dalle chiese, dalle moschee e dalle sinagoghe. “Ma se i musulmani pregano davanti al Duomo?” A Roma hanno pregato davanti al Colosseo: per un cristiano, dov’è la differenza?

“Ci opporremo a misure che espandano l’aborto”: è una delle affermazioni rivolte dai vescovi cattolici statunitensi al presidente Obama alla vigilia dell’insediamento. Altre preoccupazioni dei vescovi – espresse con una lettera aperta firmata dal presidente della Conferenza episcopale, cardinale Francis George – riguardano i poveri e la pace nel mondo. I vescovi sollecitano il nuovo presidente a “fare di questo periodo di cambiamento nazionale un tempo per far avanzare il bene comune e difendere la vita e la dignità di tutti, specialmente i vulnerabili e i poveri”. Chiedono “una transizione responsabile” in Iraq, uno sforzo per “porre fine al violento conflitto in Medio Oriente” e per “continuare” la lotta all’Aids in Africa con mezzi “efficaci e moralmente appropriati”. Apprezzo queste parole del cardinale che all’indomani dell’elezione di Obama aveva detto a nome dei cattolici statunitensi: “Io credo sinceramente che dobbiamo tutti esultare” per il fatto che “un Paese che un tempo aveva adottato la schiavitù razziale nel suo ordine costituzionale ora ha eletto un afroamericano alla sua presidenza” (vedi post dell’11 novembre 2008).