Mese: <span>Luglio 2010</span>

C’è una verità che connota universalmente l’uomo in ricerca, a qualunque espressione religiosa appartenga, che potremmo rendere così: SI TRASFORMA IN UNO STRANIERO CHI CERCA DIO. Nostro compito è di promuovere questa ricerca, impegnandoci a superare la sedentarietà, che significa immobilismo, nutrendo la certezza che è Dio a chiamarci a diventare itineranti: SE ATTRAVERSERAI LE ACQUE IO SARO’ CON TE E LE ONDE NON TI SOMMERGERANNO; SE CAMMINERAI NEL FUOCO NON SARAI BRUCIATO E LA FIAMMA NON TI SCOTTERA’!” (Isaia 43, 1-3): così il vescovo Luigi Padovese (vedi post precedente) in un testo intitolato PELLEGRINI E FORESTIERI NELL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE pubblicato dalla rivista dell’arcidiocesi di Reggio Calabria LA CHIESA NEL TEMPO 2006/1-2-3. Sono a Reggio a ricordare nell’ottavo anniversario della morte un prete di qui che mi fu caro, Domenico Farias. Mi hanno regalato una copia di quel numero della rivista, ho letto Padovese prima di dormire e dedico quella forte parola ai miei visitatori: SI TRASFORMA IN UNO STRANIERO CHI CERCA DIO.

“Ci sono nuovi cristiani in questo contesto?” E’ una domanda che fu posta al vescovo Luigi Padovese ucciso in Turchia il 3 giugno, alla quale egli così aveva risposto: “Esistono nuovi cristiani, io ho battezzato alcuni musulmani ma dopo un lungo cammino di catecumenato, perché questa deve essere una scelta ben matura, una scelta di fede, e ciò esige che chi chiede di essere battezzato venga messo alla prova. Che cioè mostri non solo lo zelo iniziale, ma anche la perseveranza“. Domanda e risposta fanno parte di un’intervista, finora inedita, a Maria Laura Conte e Martino Diez, direttori della newsletter di Oasis e della omonima fondazione internazionale, pubblicata il 3 giugno dall’Osservatore Romano. L’intervista nei prossimi giorni sarà disponibile in diverse lingue sul sito della fondazione (http://www.oasiscenter.eu/). Qui si può leggere la relazione alla Seconda assemblea ecclesiale del Patriarcato di Venezia tenuta dal vescovo Padovese l’11 ottobre scorso, cioè nell’occasione in cui fu raccolta l’intervista. – Metto qui le parole del martire Padovese, vicine a quelle di padre Antuan riportate nel post di ieri.

La tua scelta per la croce di Cristo, la sequela, ti può costare anche la vita! Io ho voluto dedicare questa mia prima messa non soltanto a mia mamma che mi ha donato la vita, oppure a due religiosi che mi hanno preparato al battesimo, e che ora tutti e tre sono nei cieli. Ma ho voluto, e in un certo senso ho dovuto dedicarla anche al Mons. Padovese e al Don Andrea, di cui i corpi sono stati spezzati e il sangue è sparso su quella terra che io amo e che amavano anche loro“: così ha parlato nell’omelia della sua messa novella Antuan Ilgit, il primo gesuita turco ordinato il 26 giugno a Roma. Di Antuan ci eravamo occupati qui il 7 giugno: COME FU CHE IL TURCO ANTUAN SCOPRI’ IL CRISTIANESIMO. Domani padre Antuan presiederà la sua prima Eucaristia in turco ad Ankara.

Benedetto XVI vuole che la Chiesa cattolica parli al mondo che la contesta e ha scelto per questa sfida un uomo combattivo: l’arcivescovo Rino Fisichella che considera il nostro tempo “tra i più affascinanti della storia dell’umanità” ma che lo vede anche come il teatro di una “grande sfida tra cristianesimo e paganesimo”. Il compito che gli ha affidato ieri il Papa – facendolo presidente del Consiglio per la nuova Evangelizzazione – è di esplorare un terreno sconosciuto. E’ l’avvio di un mio amichevole commento all’incarico che Fisichella ha avuto dal papa, pubblicato dal Corriere della Sera a p. 23 con il titolo IL TEOLOGO CHE FA USCIRE NELLE PIAZZE ed è insieme un mio “in bocca al lupo”.

Partecipo goliardicamente alla manifestazione dei giornalisti contro il disegno di legge sulle intercettazioni e condivido con signorile distacco lo sciopero che i colleghi in attività faranno l’8 luglio. Sto furbamente con il Garante della privacy Francesco Pizzetti: il disegno di legge “sposta oggettivamente il punto di equilibrio tra libertà di stampa e tutela della riservatezza, tutto a favore della riservatezza” e questo ‘”può giustificare che da molte parti si affermi che, così facendo, si pone in pericolo la libertà di stampa” (relazione annuale al Parlamento presentata ieri). Non vedo l’ora che arrivi il Garante per la lealtà dell’informazione proposto dal sindacato dei giornalisti. Per un  precedente scivoloso vedi post del 2 ottobre 2009: DOMANI VADO IN PIAZZA PER L’INFORMAZIONE.