Mese: <span>Luglio 2010</span>

Non serve a nulla lo so – ed è troppo facile così da lontano e quasi dall’altra parte – ma sto con Fini e lo voglio dire. Altrimenti a che serve un blog? Che qualcuno dissenta da Cesare, anche a Palazzo, mi pare il minimo. Sento che molti temono il conflitto istituzionale e su questo non so che dire ma oscuramente avverto che un certo tasso di conflitto sia salutare per una democrazia. Ne verrà un agosto agitato? Sempre meglio che addormentato.

Ecco una coppia in missione che ha sei figli maschi e ne adotta sul campo altri sei, tutti maschi, ma infine arriva – a dare soccorso alla mamma – una femminuccia, Maria Chiara Luce. Qui si parla di miracoli, cioè di meraviglie: leggi e stupisci. – E’ il mio pomposo avvio a una storia generosa che è nattata nel capitolo 10 “Coppie in missione come Aquila e Priscilla” della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto. Ne approfitto per avvertire i visitatori che la somma delle storie inserite in quella pagina si sta avvicinando a duecento. Invito tutti a dare un’occhiata: questo blog è uno specchietto per condurre le allodole a quella pastura.

Lunedì 26 abbiamo avuto il plenilunio di luglio ed era già una felice coincidenza quella rotonda chiarità con il giro tondo del nome di Anna che spetta a quel giorno. Ma per me c’era un’altra fortuna di cui mi sono accorto assistendo al sorgere del sole intorno alle 5 e 50: che vi arrivavo avendo letto – il giorno prima – in un volume dei lirici greci il frammento di Saffo che dice: “Le stelle intorno alla bella luna / coprono a un tratto il volto luminoso / quando al suo colmo in tutto il suo fulgore / argentea sulla terra”. Mi è capitato – dopo tante albe – di scoprire grazie a quella traduzione e al commento che l’accompagna [ambedue di Enzo Mandruzzato, Lirici greci dell’età arcaica, BUR 2007, pp. 179 e 389] una mia complicità con l’arguto traduttore e forse con la gentile poetessa: essa riguarda la percezione del momento in cui il riverbero nell’alto dei raggi del sole – che è ancora con il suo rosso sotto l’orizzonte – cancella le stelle e lascia sola la luna . “Poco prima del sorgere del sole – annota il Mandruzzato – le stelle si spengono all’improvviso e la luna brilla davvero come non mai”.

Gertrude è una trappista di Valserena, Pisa, trapiantata per amore del Vangelo dalla Toscana all’Africa: faceva parte del primo nucleo di 22 “sorelle” che diede vita alla fondazione di Valserena, e le fu chiesto in seguito di partire per Huambo, in Angola, nel 1980. E’ rientrata a Valserena nel 2009. Più che una trappista la diresti un marine, o un Paolo dei nostri giorni che attraversa “pericoli di fiumi, di briganti, nella città, nel deserto, sul mare, fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete” (2 Corinti 11). Ma è una donna e ha un sorriso per tutti, offerto “come un segno di speranza in un inferno di guerra”.
E’ il primo capoverso di una storia travolgente che puoi leggere nel capitolo 20 PREGHIERA PUBBLICA della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto. Per la segnalazione di un’altra storia legata a Valverena, vedi nella stessa pagina, al capitolo 11 IL GENIO DELLA CARITA’ Monica della Volpe: quattro donne in terra di Soria.

Bel guaio nascere gemelli. Sei lì ben piazzato ma Esaù ti batte sulla soglia. E tu, Giacobbe, che gli tenevi il calcagno, passerai la vita a riprenderti la primogenitura. Una sagra delle lenticchie che non finisce più.

Fino a otto anni fa circa ero un ateo irriducibile, ostile, superbo e irriverente nei riguardi di Dio, ciò nonostante l’incrollabile fede di mia moglie, battezzata dalle mani di Padre Pio nel 1959. Non ho celebrato il matrimonio in chiesa ed ho esentato dalla formazione religiosa i nostri figli. Per trentatré anni ho negato Dio e vissuto nel più radicale ateismo. Ma nel tardo pomeriggio del 10 aprile 2002 è cambiato tutto. Nel mio ufficio, nella normalità della giornata lavorativa, con la mente pensante a tutt’altro, ho incontrato e scoperto l’esistenza di Dio”: leggi la storia di questo “incontro” – che precipita in un ufficio del Politecnico di Milano – nel capitolo 20, PREGHIERA PUBBLICA, della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.

– Nonna mi prendi la luna?
– Pietro la nonna non ci arriva.
– Nonno me la prendi tu?
– Non ci arrivo neanch’io.
– Perchè non ci arrivi?
– Perchè è troppo in alto.
– Perchè è troppo in alto?
– Perchè lassù è la pista della sua passeggiata.
– Ma se ti alzi in piedi ci arrivi…
– Ecco che mi alzo e come vedi non ci arrivo.
– Nonno! Quasi la toccavi…

«Maresciallo, ho fatto una sciocchezza. Venga, ho appena ucciso una donna a Trinitapoli»: il maresciallo dei Carabinieri è di stanza a San Ferdinando di Puglia e si chiama Giuseppe Francioso. Riceve quella chiamata il 30 dicembre scorso. A Trinitapoli trova il conoscente accanto al cadavere di Diana Lasecchia. Nell’altra stanza un bimbo di dodici anni che dorme. Quel bimbo il maresciallo lo conosce: la mamma prostituta, il padre un pregiudicato che non l’ha voluto riconoscere. Il maresciallo lo seguiva da sei anni e una volta l’aveva avuto ospite in casa per un mese, in attesa che fosse accolto in una comunità. Vedendolo dormire a pochi passi dalla mamma morta decide di chiederlo in adozione. Chiama il figlio Benito, anch’egli carabiniere, gli dice di prendere il bambino e di portarlo a casa loro, da mamma Piera che è la mamma di Benito e la moglie di Giuseppe. Le pratiche per l’adozione hanno termine l’8 luglio e questo è il commento del ragazzino: «Sono contentissimo come una belva». La storia è narrata dal collega Fabrizio Caccia sul Corriere della Sera dell’11 luglio, a p. 20: Bimbo solo dopo il delitto e il maresciallo l’adotta.

Ho conosciuto Aldo e Noretta Moro e ho scambiato qualche parola con loro. Quanto basta all’affetto nell’assenza. Con Aldo negli incontri della Fuci, quando io avevo vent’anni ed egli voleva “riascoltare” i giovani. Con la “dolcissima Noretta” negli incontri da Sofia Cavalletti per la catechesi secondo il metodo Montessori. Ora che Noretta se ne è andata a 94 anni e che Maria Fida ne ha 60 e il piccolo Luca 33 voglio ricordarli tutti con alcune parole delle ultime lettere di Aldo dal carcere, che considero tra le “preghiere pubbliche” più luminose del nostro tempo, insieme all’invocazione di Paolo VI al funerale in San Giovanni al quale Noretta non andò. “Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore (…). Vorrei capire, con i miei occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo (…). Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo (…) A te debbo dire grazie, infinite grazie, per tutto l’amore che mi hai dato (…). Amore autentico che resterà. Io pregherò per te e tu per me (…). Ti abbraccio forte forte e ti benedico dal profondo del cuore. Aldo”. Ora si sono ritrovati. Le parole “se ci fosse la luce sarebbe bellissimo” è una straordinaria invocazione del Cielo venuta dal buio dei nostri anni. A quelle parole si ispira la canzone che Luca Moro, cantautore, ha dedicato al nonno due anni addietro, nel trentennale della morte e che dice “se ci fosse luce, se ci fosse pace”.

E’ passata una settimana da quando un sms mi diceva che era morto Giuseppe De Carli, 58 anni, di Lodi, responsabile di Rai Vaticano, notissimo per le dirette papali. Non sapevo che stesse male. Aveva otto anni meno di me e dunque ho impiegato un po’ di tempo a realizzare che se ne era andato. Voglio ricordare le ore di conversazione e passeggiate, sia a Roma sia in giro per il mondo durante le trasferte papali: a Loreto e a Cracovia, a Bruxelles e a Lourdes, a Parigi e a Colonia. Le camminate nelle città erano il momento quando meglio si conversava e anche a tavola. Scambiavamo informazioni. Era generoso nello scambio, sempre corretto. Ruvido di carattere e duro quando giudicava qualcuno. Condividevamo l’avversione ai miti e agli scoop. Era combattivo e pieno di idee: “Mi piace progettare e organizzare il lavoro delle persone”. Gli avevo dato una mano – a modo di consulente – per La Bibbia giorno e notte (2008) e per il lancio di raivaticano.blog.rai.it e mi diceva che avrebbe voluto darmi una collaborazione nella struttura che dirigeva. Scherzosamente mi chiamava “il principe dei vaticanisti” e io lo lasciavo dire perché non c’era malizia nelle sue parole. Un paio di volte mi volle nelle dirette papali e quella era un’occasione dove toccavi con mano la preparazione e l’entusiasmo con cui lavorava. Sapeva essere popolare senza cadere nel banale e sapeva toccare i lati oscuri delle notizie anche quando non li poteva trattare. Da Il cardinale Casaroli racconta (1995) allo speciale su Giovanni Paolo II trasmesso da Rai 2 il 18 maggio scorso, sono innumerevoli le trasmissioni che ha messo in piedi e condotto da grande artigiano dell’informazione vaticana. E’ stato il migliore tra i vaticanisti televisivi che ho conosciuto.