Mese: <span>Maggio 2011</span>

Ieri ero a Bonistallo – comune di Poggio a Caiano, provincia di Prato – per un motivo che è detto in un post del 12 gennaio e così sono scampato al terremoto di Roma. Bellissimo l’incontro di Bonistallo, con tanti giovani a ricordare un amico di nome Armando Drago che lì tutti conoscono e che io avevo conosciuto da lontano e per iscritto. Il pomeriggio il parroco don Cristiano e Mauro Banchini – miei ospiti – mi avevano condotto a vedere due pievi romaniche che sono sulle colline che danno verso Vinci. Tutto bello e buono ma nulla eguaglia la fortuna di aver evitato tutti quei calcinacci.

Muore un’amica a Venezia e per la prima volta partecipo a una sepoltura nel cimitero che è sull’isola di San Michele. “San Michele in Isola” è il titolo della chiesa che fu già dei Camaldolesi e poi dei Cappuccini. Quattro figli maschi tra i venti e i trent’anni portano a spalla la mamma che tutti in vita li aveva portati sulle spalle. Dietro le quattro fidanzate. Le amiche di famiglia commentano che “almeno” quella mamma ha avuto la “consolazione” di lasciarli “che avevano tutti una compagnia”.

«Ricordo una scena che ebbi la possibilità di osservare durante un viaggio, in una nunziatura. Il Papa si aiutava già con un bastone. Lo teneva in mano. C’era uno specchio. Si ferma davanti allo specchio mentre noi l’osserviamo incuriositi e con il bastone minaccia se stesso nella sua immagine riflessa: vedi di camminare dritto»: il racconto (riportato da Avvenire del 28 aprile) è di Piero Marini, per 18 anni cerimoniere di Giovanni Paolo e di Benedetto. Mi è piaciuto e gli ho dedicato un bicchiere di Vino Nuovo.

Su un barcone arrivato nella notte a Lampedusa c’erano 24 donne incinte. Meraviglia del coraggio umano.

Da Città di Castello [vedi post precedente] a Sansepolcro. Poi a Monterchi, a cercare la Madonna del Parto di Piero della Francesca, che vidi trent’anni addietro, quand’era nella cappella del cimitero, dove acquistai una bella riproduzione che abbiamo da allora nell’ingresso della nostra abitazione. Ora è in un piccolo museo, ricavato in un edificio che fu una scuola elementare. Interminate considerazioni della mia Isa che è maestra, madre e invaghita persa di Piero. Mio appassionamento alla tabella degli INGRESSI, dov’è specificato che il boglietto intero è di 3,50 euro, quello scontato di 2,50, mentre hanno l’ingresso gratuito “i ragazzi fino ai 14 anni, i residenti nel comune di Monterchi, le donne incinte”. L’avviso è ripetuto in inglese: “Pregnant women”. Com’ero contento di questa tabella.

Sono a Città di Castello e scrivo questo saluto ai bloggers dall’Hotel Le Mura dopo aver parlato al Centro Studi Carlo Liviero di FEDE E CARITA’ AL TEMPO DI BEATA MARGHERITA E AI NOSTRI GIORNI. Bel tema e bella città, bella gente. In San Domenico ho visto per la prima volta l’urna della Beata Margherita di Città di Castello. Era cieca, rachitica, gobba e storpia e ne ho parlato come la donna delle beatitudini – “beati i poveri, beati gli afflitti, beati coloro che piangono” – e come tribolata che soccorre i tribolati, immagine quanto mai attuale dei rovesciamenti evangelici. Ho richiamato Luca 14, 21: “Esci per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi” e ho detto che lei che era povera storpia cieca e zoppa una volta entrata nel banchetto si è adoperata a tirare in esso ogni altro derelitto. E noi tra essi. – All’origine di questa mia venuta a Castello c’è l’iniziativa di Antonella Lignani, amica del blog, che ringrazio.

Dico no alla pubblicazione delle foto di Osama Bin Laden ucciso con due colpi in faccia. So bene che il mio parere non conta, ma lo dico a me stesso. E dico che mi attendo dagli Usa il gesto di pietà del poliziotto che dopo aver ucciso un bandito lo copre con un telo. Nè servirebbe a nulla – in realtà – la pubblicazione di una o più foto: si potrebbe sempre dire che sono montaggi. Nè vi è alcun bisogno di prove su una morte ammessa dagli stessi seguaci e familiari dell’ucciso. Si tratta solo di frenesia mediatica e di attrazione del macabro. Mentre la pubblicazione delle foto sarebbe oltraggio a un morto.

Una volta qui nel blog ho narrato la storia di un giovane vescovo che serviva per due ore al giorno i disabili di una casa di accoglienza dov’era ospitato un ragazzo con forte squilibrio mentale ma capace di qualche prestazione manuale. Un infermiere un giorno chiede al ragazzo di portare in bagno un bugliolo usato ed egli finge di non sentire. Al terzo richiamo risponde seccato: “Sono mica il vescovo io!” Il vescovo che faceva quei servizi è Benito Cocchi. Il ragazzo è Ivan Vecchi ed ora mi arriva la notizia della sua morte. Straripante di cordialità, Ivan era ospite della Casa della Carità di Corticella ed era detto il “benvenuto” della Casa, perché correva incontro a ogni ospite salutandolo con entusiasmo. Indimenticabili per chi l’ha conosciuto il suo viso alla Charlie Brown, l’entusiasmo con cui diceva a tutti “sono Ivan”, la bionarietà con cui spiegava che era “un po’ mongolo” ma che “ogni tanto molti lo sono”. Qui un più preciso racconto di Alessandro Canelli, bolognese e frequentatore di questo blog, che raramente lascia commenti ma che sempre ci legge.

Osama Bin Laden l’hanno beccato gli Usa, Saif al-Arab – ultimogenito di Gheddafi – l’ha ucciso un missile intelligente della Nato, i commercianti sottocasa hanno cacciato la barbona che stava con noi da un anno e tre mesi. Il mondo si va ripulendo a vista d’occhio.