Mese: <span>Settembre 2011</span>

Sono unu ricarcereri i vostru maritu io sono difronte a diu pentitu ra me azzioni o votato con diu…”: “Sono uno dei carcerieri di vostro marito io sono di fronte a Dio pentito devo dire una cosa importante per la mia coscienza mi sono pentito della mia azione ho fatto voto con Dio dopo della mia salute ho capito tante cose della vita e capisco la vostra sofferenza quindi non riesco a tenermi questo peso voglio che almeno potete avere le ossa di vostro marito”: è l’attacco di una lettera che uno dei carcerieri di Lollò Cartisano – fotografo di Bovalino, sequestrato il 22 luglio 1993 e mai più ritrovato – scrive alla vedova del rapito, dieci anni dopo il fatto, per chiedere perdono e indicare il luogo della sepoltura. La lettera del “carceriere” – straordinario documento – non era stata mai pubblicata: la riporto intera nel capitolo 14 della pagina Cerco fatti di Vangelo elencata sotto la mia foto: Lollò Cartisano e il carceriere che chiede perdono alla famiglia.

“E’ un diritto dell’imputato quello di non consegnarsi” ha detto ieri notte Lavitola a Mentana che deplorava la sua latitanza [vedi post precedente]. Sto con Mentana e deploro anch’io. Ma deploro che i magistrati non abbiano saputo beccarlo, non che lui abbia cercato di svignarsela. Tra i 38 capitoli dei Promessi sposi quelli che più mi godo sono il 16 e il 17 che raccontano la fuga di Renzo dai birri: da “Scappa scappa galantuomo” al dispaccio del Capitano di giustizia che ordina al Podestà di Lecco di fare “inquisizione” su un “filatore di seta scappato dalle forze praedicti egregii domini capitanei”. Ma tifo anche – appena posso – per la fuga di Casanova dai Piombi e le due evasioni di Pertini. D’istinto sono dunque favorevole al diritto alla latitanza affermato ieri da Lavitola con la solita faccia i ‘mpigna. E mi piace due volte sostenerlo a favore di un mariuolo, chè sarebbe troppo facile farlo per i soli galantuomini. Ma chiedo ai visitatori addottrinati dove quel diritto sia affermato.

“Bersaglio mobile” è un buon titolo per il programma che Mentana lancia stasera su La 7, ore 21.15, con un titolo ad affetto: LAVITOLA OSPITE DI ENRICO MENTANA. Chi più mobile di Lavitola? Lui ride sempre e di sicuro riderà stasera. E chi più attrattivo di Mentana, ora che il Tg1 e il Tg5 hanno abbassato le tendine? Ma io – duro d’orecchio – ascoltando l’annuncio dalle conduttrici ad alta velocità avevo capito VESPAIO MOBILE: e mi pareva meglio. C’era un’allusione a Vespa, che ne sarebbe stato lusingato. E ci sarebbero state le vespe gialloronzanti, che piacevano ad Aristofane e piacciono a me. Quasi quasi chiamerei il mio blog – così pieno di pirla e di piromani – VESPAIO MOBILE.

Questo è il passaggio della prolusione del cardinale Bagnasco che il Tg3 e il Tg della 7 hanno interpretato stasera come richiesta di un passo indietro a Berlusconi: “Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi, e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono né vincitori né vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto“. Io non credo che questa fosse l’intenzione del cardinale. Penso anche che non sia compito del presidente della Cei chiedere le dimissioni del premier. Vedremo domani la varietà delle interpretazioni. A me basta il giudizio morale – quello assai chiaro – che il cardinale ha dato verso i “comportamenti” del premier, che ha indicato come “non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui”, oltre che contrastanti con quella misura di “disciplina e onore” che la Costituzione chiede a chi ricopra pubbliche responsabilità. Mi ritrovo in questo giudizio.

I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31-32)… Tradotta nel linguaggio del nostro tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei nostri peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede. Così, la parola di Gesù deve far riflettere, anzi, deve scuotere tutti noi. – Così Benedetto poco fa a Freiburg im Breisgau. Mi pare detto bene.

«Commosso e fortemente scosso» dalla loro sofferenza, Benedetto XVI ha incontrato venerdì sera a Erfurt, un gruppo di vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti o da impiegati ecclesiastici: due donne e tre uomini, provenienti da diverse parti della Germania, con i quali si è intrattenuto per circa mezz’ora nel seminario locale, al ritorno dalla celebrazione mariana presieduta a Etzelsbach. – E’ l’attacco della cronaca pubblicata oggi dall’Osservatore romano sull’incontro di ieri. Il resto nei primi due commenti.

«A volte non capisco né l’uomo né Dio ma abbraccio la mia croce un po’ per tutti e dico grazie al Signore per la mia piccolissima vita»: parole di Paola Olzer, trentina, colpita già alla nascita da tetraparesi spastica e ora autrice di un vivissimo Diario [scritto insieme al collega giornalista Diego Andreatta e pubblicato da Ancora] al quale brindo con un bicchiere di Vino Nuovo. Paola è quasi astemia e abbiamo cenato insieme – qui a Trento, dove sono venuto per presentare il Diario – senza che riuscissi a farle bere un dito di vino. Non potendole dare da bere, le do un bacio.

Di che cosa si tratta [con questo mio viaggio in Germania] lo dice il motto di questi giorni: ‘Dove c’è Dio, là c’è futuro’. Dovrebbe trattarsi del fatto che Dio torni nel nostro orizzonte, questo Dio così spesso totalmente assente, del quale però abbiamo tanto bisogno (…). Dobbiamo di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio, capacità che esiste in noi (…). In questi giorni vogliamo impegnarci per tornare a vedere Dio, per tornare noi stessi a essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza, che è luce che viene da Dio e che ci aiuta a vivere“: sono parole del videomessaggio di papa Benedetto ai connazionali, trasmesso sabato in vista della visita di quattro giorni che inizia oggi. “Dove c’è Dio là c’è futuro” mi pare un buon motto e che Dio ci aiuti nell’impresa di tornare a percepirlo e a vederlo, come ci esorta a fare Benedetto con questo suo terzo e più difficile ritorno in patria.

Berlusconi deve andarsene, ma in un modo che non faccia violenza alla Costituzione e salvi ciò che della sua fase politica merita di essere conservato. Penso in particolare al suo partito. Non è interesse di nessuno che una grande forza politica, votata in tre circostanze dalla maggioranza degli elettori, si dissolva. Per evitarlo, per lasciare un segno del suo passaggio terreno, Berlusconi dovrebbe annunciare che non si candiderà più alla guida del governo e che le elezioni avranno luogo nella primavera del 2012“: così oggi Sergio Romano sul Corriere della Sera in un fondo intitolato L’uscita di scena del premier. Una possibile soluzione. Nel primo commento un altro passaggio della proposta Romano, che trovo ragionavole. Nel secondo commento due mie osservazioni.

“Ma camminando nel deserto dove mai si arriva?” ho chiesto tra l’altro al priore di Serra San Bruno Jacques Dupont, durante una conversazione di tre giorni che ebbi con lui alla fine di marzo [vedi post del 29-31 marzo] ed egli così mi rispose: «Il cammino nel deserto è l’unico che porti all’Oreb, il monte sul quale Dio si rivela. Nel silenzio del deserto, si sente più facilmente la voce di Dio. L’orecchio si affina nel silenzio e diventa capace di udire i mormorii più leggeri». E’ pronto il libro intervista con il priore che ho curato per l’editore Rubettino: Solo dinanzi all’Unico. Luigi Accattoli a colloquio con il priore della Certosa di Serra San Bruno, pp. 139, 12 euro. Il Quotidiano della Calabria ne dà oggi un’anticipazione che puoi vedere qui.