Mese: <span>Settembre 2011</span>

«Mai avrei creduto che un giorno potessi arrivare con la mia carrozzina fino a Madrid! Invece è proprio accaduto e ancora adesso ne sono encantada»: Fiorella Elmetti, che batte sulla tastiera con l’alluce del piede sinistro, così mi scrive per raccontare la sua partecipazione alla Giornata mondiale della Gioventù e io – también encantado – le mando un bacio e le offro un bicchiere di Vino Nuovo.

Quest’anno uno dei temi dell’esame della maturità ha avuto come titolo: “L’uomo è ciò che mangia”. Se applichiamo questo testo, che potrebbe sembrare frutto di una concezione materialista della vita , all’Eucaristia, possiamo dire che grazie ad essa, noi diventiamo ciò che mangiamo, cioè corpo di Cristo! Gesù Cristo facendosi nostro cibo ci assimila a sé; noi ci trasformiamo in lui, sicché possiamo ripetere con san Paolo:”non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me ”(Gal 2,20). – E’ un passo dell’omelia del vescovo Michele Pennisi (Piazza Armerina) tenuta questa mattina nella Cattedrale di Senigallia, nell’ambito del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancora che sarà concluso domenica dal papa. Trovo efficace il richiamo di Pennisi ai temi della maturità, a Feuerbach e alla passione per le diete che caratterizza la cultura contemporanea.

La durezza dei mercati ci impone oggi di rafforzare la manovra finanziaria e di approvarla velocemente. Ma subito dopo bisognerà fare appello a tutte le energie disponibili e a tutte le persone di buona volontà per dare maggiore autorevolezza e credibilità politica al nostro Paese (…). Da sola questa maggioranza non è più in grado di evitare il tracollo e riaprire la via dello sviluppo: i fatti sono molto più grandi dei suoi numeri in Parlamento. Però è tutta la politica che deve cambiare passo, respiro, visione, insieme ai gruppi dirigenti delle organizzazioni economiche e sociali. Bisogna cambiare (…). E una soluzione va trovata. Un patto di fine legislatura tra tutti i parlamentari di buona volontà per salvare il Paese e rimetterlo in cammino (…). A fine legislatura poi ciascuno si presenterà agli elettori con i propri impegni e meriti o demeriti“: così Beppe Pisanu in un’intervista alla Repubblica. Condivido. Avevo già scritto (vedi post del 7 luglio e del 4 agosto) e ripeto che per me Pisanu oggi è l’unico – nella maggioranza – che veda giusto.

Ragazzi e ragazze uscenti dalla metro al Colosseo e subito zittiti dall’abbaglio della luce e della pietra. Il sole va ai belli.

«Io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio»: così parla Giulia Gabrieli, 14 anni, di Bergamo, quando la informano che il sarcoma la sta sopraffacendo. Muore nella casa dei genitori il 19 agosto e il suo vescovo, Francesco Beschi, che l’ha conosciuta nella malattia, ne dà notizia a Madrid ai mille ragazzi bergamaschi che erano là con lui per la Giornata della gioventù. Tornato a Bergamo il vescovo visita la famiglia e la invita a pregare così: “L’eterna gioia donale Signore, splenda a lei la tua luce perpetua”. Qui la storia di Giulia come è stata raccontata dall’Eco di Bergamo.

Saluto la partenza di Mino Martinazzoli ricordando una di quelle parole vive con cui segnalava un dramma che gli sembrasse poco avvertito: lo “spreco di vita sulle strade” da parte dei giovani bresciani negli anni novanta del secolo scorso. Brescia allora aveva il record di morti del sabato sera, non so se l’abbia ancora. Il 19 settembre 1998 Martinazzoli ne parlò a Giovanni Paolo II in visita alla città. Allora Martinazzoli era il sindaco di Brescia e credo che il meglio della sua attività politica l’abbia dato in quell’incarico. Io ero là e amavo Martinazzoli e l’ascoltavo in piazza Paolo VI e nella cronaca per il Corsera riportai quelle parole. L’avevo inontrato poche ore prima, quasi per caso, mentre compiva un sopralluogo nella piazza in vista dell’arrivo dell’ospite e gli avevo chiesto “di che gli parlerà” e mi aveva risposto asciutto – non amava i giornalisti – “anche dei ragazzi che muoiono la notte sulle strade”. Nel primo commento un brano della mia cronaca di quella giornata.

«Mi accorgo che invecchiando ogni cosa vale di più: alberi, prati, animali, panorami, monumenti, opere d’arte, persone, tramonti. Mi sembra tutto più bello»: parole di Antonio Thellung a pagina 17 del volume «Una saldissima fede incerta» (Paoline 2011). Gli dedico un bicchiere di Vino Nuovo. Per un’altra buona accoglienza della vecchiaia da parte del mio amico Antonio vedi post del 23 luglio 2010 Mi godo la mia vecchiaia. Antonio ha 80 anni e lo puoi conoscere in immagini e parole mettendo il naso nel  suo sito.

Mi ero detto contento di pagare il contributo di solidarietà [vedi post del 15 agosto] e ora mi dico felice delle misure antievasione annunciate ieri dal governo: il carcere per gli evasori oltre i tre milioni, la supertassa sulle società di comodo, un vero redditometro, la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi, i sindaci premiati se combattono l’evasione. Sto scrivendo da un treno partito ora da Milano e spero che queste misure ci siano ancora quando sarò arrivato a Roma Termini. Perchè qui, giorno che vai, manovra che trovi. Ma se fossero prese davvero quelle misure mi farebbero due volte felice: per se stesse e perchè sarebbe un governo di destra a prendere provvedimenti di sinistra. Non potrei chiedere di meglio.

Mia bella conversazione, domenica scorsa, con quattro ragazzi di Siena appena tornati dalla Giornata mondiale della Gioventù di Madrid: Gabriele 16 anni, Anna 17, Costanza 18, Andrea 18. Qui e nei primi tre commenti riporto qualche frammento della chiacchierata, a illustrazione dell’inchiesta che ho promosso [vedi post del 30 agosto]. Gabriele: “Mi è piaciuto tantissimo essere là e certamente andrò a Rio tra due anni. Penso che una cosa così te la ricordi per tutta la vita. Soprattutto l’incontro con gli altri ragazzi: non conosci nessuno ma sai che tutti hanno lo stesso obiettivo e non hai paura di niente. Il silenzio dell’adorazione mi ha fatto venire i brividi. C’è il casino e la stanchezza, ma quel fatto di essere in tanti ti aiuta“.