Mese: <span>Aprile 2012</span>

Ti scrivo appena pranzato; dalla trattoria degli Stelloni in piazza San Petronio, godendo una bellissima vista, rallegrata più che mai dalla splendida notte pari alla giornata. Riguardo poi alle tue prescrizioni, ti basti dire che a Conegliano dopo un’ora di viaggio poco più, prima di partire colla ferrovia, abbiamo voluto prendere un brodo coll’ovo battuto! Dopo le due in ferrovia mangiammo di gusto pane e salame, con qualche sorso di vino da far resuscitare i morti“: Giuseppe Toniolo così scrive alla mamma il 4 settembre 1878 da Bologna, prima tappa del viaggio di nozze con Maria Schiratti che li porta da Pieve di Soligo a Roma, Orvieto e Assisi. Giuseppe Toniolo (1845-1918) è stato proclamato beato due ore fa nella basilica di San Paolo fuori le Mura dove mi pareva di conoscere tutti. Mi sentivo in famiglia. I Toniolo avevano sette figli. Giuseppe fu tante cose – economista, promotore di casse rurali e cooperative e associazioni e giornali, delle “settimane sociali” e di molto altro – ma a me interessa come sposo e padre. Nel primo commento una sua frase in una lettera alla fidanzata, che mi pare straordinaria. La faccio mia.

Tolstoj naturalmente, ma anche George Orwell in 1984 (“La guerra è pace”: “war is peace”) – e prima – il nostro Petrarca nel Sonetto 134, che è un’intricata soffitta di ossimori: Pace non trovo, et non ò da far guerra; / e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio; / et volo sopra ‘l cielo, et giaccio in terra; / et nulla stringo, et tutto ‘l mondo abbraccio. / Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra, / né per suo mi riten né scioglie il laccio; / et non m’ancide Amore, et non mi sferra, / né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio. / Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido; / et bramo di perir, et cheggio aita; / et ò in odio me stesso, et amo altrui. / Pascomi di dolor, piangendo rido; / egualmente mi spiace morte et vita: / in questo stato son, donna, per voi.

Il motto che ho scelto vorrebbe comunicare in breve lo spirito dell’impresa che vado svolgendo: come uno dice “cerco pellicce usate”, o “cerco mobili d’epoca”, così io cerco “fatti di Vangelo”, cioè storie che attestino la possibilità di essere cristiani oggi nel nostro paese. Mi sono convinto negli anni che ci sono santi intorno a noi sconosciuti anche a se stessi, più numerosi di quanto immaginiamo e genuinamente evangelici, benché spesso non rispondenti alle “note” della santità canonica. Li chiamo “i santi delle strade e delle siepi” con riferimento alla “Parabola del banchetto” nella narrazione che ne fa Luca al capitolo 14: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, perché la mia casa si riempia”. – E’ un passaggio didascalico – anzi didattico – della conferenza che ho svolto ieri sera presso la parrocchia romana di Santa Maria ai Monti a presentazione del volume Cerco fatti di Vangelo 3.

“Via De Pedis dalla Basilica” grida uno striscione davanti alla chiesa di Sant’Apollinare in Roma. Io invece preferisco che resti lì a raccontare come i banditi abbiano sempre trovato asilo nelle Basiliche, da vivi e da morti, a torto e a ragione, ieri e ancora oggi. Troppo facile toglierlo ora che tutti sanno che non ci doveva entrare. Ora è utile che resti per dare ai visitatori tutte quelle informazioni. – E’ un sottile e pomposo mio spillo pubblicato oggi da LA LETTURA del CORSERA a pagina 15 con il titolo DIRITTO D’ASILO. Chi voglia sapere che siano gli “spilli” veda qui. Se qualcuno si chiedesse del mio parere sull’apertura della tomba, che l’aprano pure ma la lascino lì.

Quando siamo partiti in aereo da Catania, stringevo tra le mie braccia quella bimba e provavo una gioia inesprimibile. Mi sembrava di avere con me Gesù Bambino“: parole di Fabrizio Schneider – già portavoce di De Gasperi, morto a 90 anni il 17 aprile 2012 – con le quali mi aveva narrato una delle quattro adozioni compiute con la moglie Diò e da me inserite nel primo volume intitolato CERCO FATTI DI VANGELO. Giornalista e fotografo dilettante, uomo di lieta conversazione, quella con Fabrizio è una delle conoscenze più belle che mi siano venute dalla ricerca di storie di vita. Mando un abbraccio ai cinque figli e per primo ad Andrea, regista televisivo. Quando lo conobbi, sentendo che cercavo “fatti di Vangelo” mi disse: “Potrebbe interessarti la storia dei miei genitori”. “Già narrata” potei dirgli incaricandolo di salutare il papà. Lo saluto oggi di nuovo con un bicchiere di Vino Nuovo.

Auguri a papa Benedetto che oggi entra nell’ottavo anno del pontificato. Svolgo i miei intendimenti augurali rimandando a uno smodato articolo pubblicato martedì 17 aprile da LIBERAL nel paginone centrale con il titolo VI RACCONTO BENEDETTO IL SOLISTA accompagnato da questo sommario che volenterosamente ne dice il contenuto: “Al contrario di quanto sostengono alcuni osservatori, non è nè ‘solo’ nè ‘solitario’. Semplicemente, quello che ha appena compiuto 85 anni è un papa abituato ad ascoltare tutti ma che poi, alla fine, sceglie di decidere con la propria testa”.

Mi chiamano a trattare un tema epocale: PARLARE E LITIGARE CON I FIGLI: MA IN QUALE LINGUA? Sul Freccia Rossa Roma Termini-Milano Centrale che sfreccia a 280 all’ora, come segnala il display, una mamma con due maschietti va in cerca della toilette. Il grande si aggrappa ai sedili come comandato da lei. Il piccolo no e va avanti inciampando di qua e di là. “Se non mi dai la manina e ti fai male ti arrangi”, dice lei ammonitrice. “No” fa quello in gran dispetto: “Io non mi arrangio, ti arrangi tu!”

“Delle cose certe la più certa per me è credere in Gesù”: lo diceva Lucio Dalla in un’intervista radio del 2008 ora nel volume di Vito Magno “Anche loro inquieti cercatori”, edizioni Messaggero. Diceva ancora Dalla nell’intervista: “Passo con Gesù due o tre ore al giorno”. Possiamo farti Lucio una domanda postuma: quante ore passi con Gesù dal 1° marzo scorso? Vedi tu come farci avere la risposta. – E’ un mio “spillo” garbatamente provocatorio – nei confronti del ciuciulante Dalla da me amatissimo – pubblicato ieri da LA LETTURA supplemento domenicale del Corsera, a p. 5. Chi voglia sapere che siano gli “spilli” veda qui. Se qualcuno si chiedesse a che mai io intenda provocare Lucio Dalla rispondo: a farsi sentire da là, magari con un ciu-ciu-ciu ciu-ciu-ciu ciu-ciu-ciu.

«Il mio sogno è di aprire una comunità per minorenni sottoposti a misure alternative di detenzione. Ora faccio la volontaria in un centro di prima accoglienza. Mangio con loro, cerco di rasserenarli»: parole di Eleonora Brandini, 29 anni, milanese, che ho letto nel Corsera del giorno di Pasqua e alle quali brindo con un bicchiere di VINO NUOVO. In esso sentenzio bellamente che Eleonora fa in piccolo quello che Teresa di Lisieux pregava in grande: mi sa che vi conviene andare a leggere.