Nella società attuale abbiamo la sensazione di non essere affatto “molti”, bensì molto pochi, una piccola massa che continua a diminuire. E invece no, siamo “molti”: “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7, 9). Siamo molti e rappresentiamo tutti. Quindi le parole “molti” e “tutti” vanno insieme e fanno riferimento l’una all’altra nella responsabilità e nella promessa. – E’ un passaggio sensibile e denso della lettera del papa ai vescovi tedeschi che chiede il ritorno alla formula liturgica del sangue “sparso per voi e per molti” invece che “per tutti”. Gli dedico una mia combattiva divagazione – che la percorre in lungo, in largo e per traverso – in un articolo pubblicato oggi da Liberal alle pagine 14 e 15 con il titolo La Cena di Benedetto.
Mese: <span>Maggio 2012</span>
Spero di non dovermene mai andare ma se così succederà voglio dirvi che mi mancherete tutti. Mi siete rimasti dentro. Benny: scritta che ho letto venerdì 4 maggio su una porta in legno di via Rusconi a Pavia, angolo via Cavallotti. Per una scritta che svolgeva un sentimento opposto, letta a Formia il novembre scorso, vedi il post Voi siete la feccia della comunità.
“Questo è il mio sangue versato per voi e per molti”: parole dei Vangeli che nelle traduzioni in alcune lingue moderne del Messale di Paolo VI sono diventate “per voi e per tutti”. Ora Papa Benedetto vuole che si torni al “per molti” dei Vangeli. Ai più stava bene la novità e ora sta bene il ritorno all’antico, ad altri no. Si dice che c’è grande crisi di fede ma la guerra è come sempre sulle parole. – E’ il mio ultimo “spillo” pubblicato domenica 29 aprile dalla LETTURA domenicale del “Corriere della Sera” a pagina 31 con il titolo “Per voi e per tutti”. Nel primo commento una mia applicazione al dibattito che qui già si svolge tra i visitatori.
Mattinata felice a Pavia. Ho attraversato il Ticino sul Ponte Coperto “della fluviale città simbolo e vita”. Ho camminato due ore in San Michele dove venivano incoronati i re, a cercare a uno a uno i rettili e le belve e gli umani che si unghiano e dentano sui capitelli come i visitatori nel mio blog. Volevo capire come e quanto. Ho camminato per via Paolo Diacono e mi pareva d’avere molte parole per lui a ricambio di quelle ricevute un giorno dalla sua Istoria. Su una fiancata del Duomo, lato via Riboldi, ho letto la scritta: “Sei 70 volte 7 nella mia mente”.
“Oceti verdi 6 unica”: scritto sul muro della stazioncina ferroviaria di San Giorgio delle Pertiche, sulla sinistra di chi scenda da Belluno a Padova. Chi scendeva ora ora ero io che sono stato ieri a Calalzo di Cadore a parlare dei “segni dell’amore di Dio nell’umanità di oggi” su invito del parroco don Angelo Balcon. Letta quella scritta mi è sembrato di vedere a ogni momento “Oceti verdi” (Occhietti verdi) che saliva o scendeva dal treno. Vado a Pavia dove parlo stasera delle “strade della comunicazione” al Collegio universitario femminile di Santa Caterina. La scritta di San Giorgio delle Pertiche mi prepara al nuovo appuntamento.
“Non sembra esserci tregua nella vita e nella sofferenza dei cristiani della Nigeria del Nord e non solo dei cristiani: sotto attacco c’è tutta la popolazione nigeriana. La violenza colpisce in modo indiscriminato, anche tanti musulmani muoiono. Tutti soffriamo a causa del terrorismo. Gli attacchi sono fatti contro i cristiani perché la Chiesa, secondo Boko Haram, rappresenta la cultura occidentale che loro intendono sradicare“: così in un’intervista ad “Avvenire” di oggi l’arcivescovo nigeriano di Jos, Ignatius Kaigama. “Si vive nella paura sempre”, dice ancora il saggio arcivescovo: “Eppure posso confermare che nella gente è maturata una fede ancora più forte e vigorosa: vedo tanti cristiani che nonostante il pericolo fanno il possibile per continuare a riunirsi e pregare. Ci possono attaccare nel fisico, ma non possono toglierci la forza della fede viva“.
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