Mese: <span>Gennaio 2016</span>

L’editoriale del numero di dicembre del “Regno” annuncia che la rivista continua, ovvero riapre con un nuovo assetto: “Stiamo perfezionando un accordo con il Centro Editoriale Dehoniano perché la testata Il Regno giunga a una costituenda Associazione di donne e di uomini che la facciano vivere nel segno della continuità e del rinnovamento”. Mi arriva ora questa notizia e ne sono felice, essendo un collaboratore della rivista bolognese da 43 anni. Nei commenti altri passaggi dell’editoriale e due link di accompagnamento.

Sono stolti gli immigrati che hanno molestato e derubato donne a Colonia la notte di Capodanno. Stoltissimi, se sono loro. E’ stolta la copertina d’anniversario di “Charlie Hebdo” che punta il dito sulle fedi e oltre: “L’assassino corre ancora”. Stolti i bombardamenti di tutti sulla Siria, che moltiplicando morti e terroristi. Stolto il conflitto tra sciiti e sunniti che si riscatena all’anno nuovo. Stolta la corsa della Corea del Nord al suicidio nucleare. Stolta la passione degli statunitensi per le armi in casa. Guardo la Stella che splende sulla nostra stolta gara.

Come sono stati rapidi i cani ad accettare i cappottini e persino i cappucci.

Al “Te Deum” del 2014 Papa Francesco aveva rivolto ai fedeli di Roma la domanda inchiodante: “In questa città siamo sale e luce? Oppure siamo spenti, irrilevanti, stanchi?”. Ecco la parola: “irrilevanti”. La comunità cattolica di Roma rischia oggi l’irrilevanza nella vita pubblica. Da due anni ha un “Osservatorio sulla città” dal quale fino a oggi non è venuta una sola parola utile alla convivenza cittadina. Lo scorso novembre il Vicariato ha pubblicato una “Lettera alla città di Roma” che non ha avuto alcuna eco. Il Papa dei poveri e delle periferie, che con un’omelia faceva tremare l’ufficialità argentina, stenta a capire questa “irrilevanza”. Ne terrà conto per la nomina del nuovo vicario che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi: è la conclusione velenosa di un mio commento pubblicato oggi dal “Corriere Roma” al monito papale del 31 dicembre sulle “gravi incertezze” della città di Roma.

“Ti piace cantare?” chiede una bambina dei “Pueri Cantores” al Papa durante l’incontro del 31 dicembre, che risponde: “Mi piace sentire cantare ma, se io cantassi, sembrerebbe un asino, perché non so cantare. Neppure so parlare bene, perché ho un difetto nel modo di parlare, nella fonetica”. Nei commenti l’intera risposta sul canto e altre parole dette ieri da Francesco.