Anno: <span>2016</span>

Come sono stati rapidi i cani ad accettare i cappottini e persino i cappucci.

Al “Te Deum” del 2014 Papa Francesco aveva rivolto ai fedeli di Roma la domanda inchiodante: “In questa città siamo sale e luce? Oppure siamo spenti, irrilevanti, stanchi?”. Ecco la parola: “irrilevanti”. La comunità cattolica di Roma rischia oggi l’irrilevanza nella vita pubblica. Da due anni ha un “Osservatorio sulla città” dal quale fino a oggi non è venuta una sola parola utile alla convivenza cittadina. Lo scorso novembre il Vicariato ha pubblicato una “Lettera alla città di Roma” che non ha avuto alcuna eco. Il Papa dei poveri e delle periferie, che con un’omelia faceva tremare l’ufficialità argentina, stenta a capire questa “irrilevanza”. Ne terrà conto per la nomina del nuovo vicario che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi: è la conclusione velenosa di un mio commento pubblicato oggi dal “Corriere Roma” al monito papale del 31 dicembre sulle “gravi incertezze” della città di Roma.

“Ti piace cantare?” chiede una bambina dei “Pueri Cantores” al Papa durante l’incontro del 31 dicembre, che risponde: “Mi piace sentire cantare ma, se io cantassi, sembrerebbe un asino, perché non so cantare. Neppure so parlare bene, perché ho un difetto nel modo di parlare, nella fonetica”. Nei commenti l’intera risposta sul canto e altre parole dette ieri da Francesco.