Visitatori belli ogni giorno è vigilia d’un anno nuovo. La novità di stasera è che quella novità l’avvertiamo. Un bacio di vita nuova a ogni amico che mi legge.
Anno: <span>2016</span>
“E’ volata via mentre l’abbracciavo ed è stato un abbraccio di arrivederci”: parole di Michela Lorenzin, mamma di Nicole Lago, la bambina con tetraparesi spastica morta la notte di Natale. Nel primo commento il racconto – da me abbreviato – di Michela al “Corriere della Sera” del 28 dicembre. Nel secondo qualche notizia.
Al post precedente abbiamo discusso della preghiera di lamento e di accusa in ascolto della catechesi tenuta ieri dal Papa con il titolo Abramo, Padre nella fede e nella speranza (Gen 15, 3-6)“. Le riflessioni dei visitatori mi hanno provocato e nei commenti abbozzo qualche pensierino.
Lamentarsi e lottare con il Signore sono modi di pregare e “speranza è anche non avere paura di vedere la realtà per quello che è e accettarne le contraddizioni”: sono parole dette stamane dal Papa all’udienza generale. Nei commenti due brani incoraggianti.
Questo è il segno di sempre per trovare Gesù. Non solo allora, ma anche oggi. Se vogliamo festeggiare il vero Natale, contempliamo questo segno: la semplicità fragile di un piccolo neonato, la mitezza del suo essere adagiato, il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono. Lì sta Dio: così Francesco la notte di Natale. Nei commenti altre sue parole dell’altro ieri, di ieri e di oggi.
Come ogni anno il presepe accoglie in fondo alla sala, davanti al termosifone che è sotto la finestra, visitatori e parenti. Ve ne mando un particolare che unisco al mio bacio di Natale. Nel primo commento metto un’altra foto che lo riprende tutto e racconto come una piccola traversia di salute stia angariando queste felici giornate. Che tali sono decise a restare.
Parlando ieri alla Curia il Papa ha detto che è “normale, anzi salutare” che la riforma della Curia che va conducendo incontri difficoltà e resistenze, che sono da vedere positivamente sia le “resistenze buone” sia quelle “meno buone”. Nel primo commento questo passo per esteso.
“Quasi mai si parla di noi domenicane, anche in queste rievocazioni degli 800 anni dell’Ordine, e penso che sia una perdita grave di memoria delle origini della famiglia domenicana che furono plasmate con la vita delle donne. La prima comunità fondata da Domenico era femminile. Bene o male nei secoli passati persino i cronisti parlavano di noi. Si raccontavano aneddoti e si trasmetteva sapienza. Eravamo mistiche, audaci nell’ascolto del Mistero e impegnate nella cura dell’esistenza umana. Capaci di imparare a leggere e scrivere da sole o con altre donne. Oggi invece l’Ordine sembra essere dei soli frati che in noi donne non riescono a vedere delle compagne di ricerca”: così Antonietta Potente da me intervistata per telefono – si trova in Bolivia – per gli otto secoli dell’Ordine domenicano.
Due napoletani hanno appuntamento per una via di Roma. L’uno aspetta l’altro all’automobile, in piedi accanto alla portiera che tiene con le due mani, guardando ogni tanto desolato verso l’alto. Finalmente quello arriva e il primo gli dice: “Mannaggia a ‘tte! Si aspettavo ‘na femmina aspettavo chiù meno”.
Nuovo alimento al mio entusiasmo per i nomi di donna dell’antica Roma: una volta ero andato al terzo cielo per aver scovato una Blesilla in una lapide funeraria che è nel Battistero di Santa Maria Maggiore a Nocera Superiore; e ieri ho trovato nel Lapidarium del Campidoglio una Gemmula. Nel primo commento la traduzione della lapide e nel secondo i nomi femminili romani che mi sono appuntato nei miei giri per libri e lapidi.
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