Anno: <span>2018</span>

“Quando Gesù dice che dobbiamo essere come bambini ci dice che dobbiamo essere liberi come un bambino con suo padre. Questo bambino ci ha predicato a tutti”: così il Papa all’udienza generale a proposito di un bimbo muto, argentino, che era salito sul palco attirando in quel gioco una bambina e facendo correre la mamma. Nel primo commento, le parole del Papa e il link.

IMG_20181114_120956_resized_20181127_090538786

E’ la scritta su una cassetta postale all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria Liberatrice, che è affidata ai Salesiani e si trova nel quartiere romano di Testaccio. Nei primi commenti l’idea che quella scritta mi ha suggerito e la richiesta d’aiuto che rivolgo ai visitatori.

Arrivato il ’68 Giorgio La Pira sentenziò: “I giovani sono come le rondini, vanno verso la primavera”. Don Gianni Baget Bozzo provò a obiettare: “Ma questi contestatori fanno troppa confusione”. E La Pira: “Dove c’è confusione lavora lo Spirito Santo”. Senza citare quel detto, il 12 novembre Papa Bergoglio – che appena può invita i giovani a fare chiasso – è andato sulla stessa sentenza: “Lo Spirito Santo quando soffia sempre provoca confusione”.

IMG_20181121_190700_resized_20181122_114757281

Scritta che ho fotografato in via Athena, ad Agrigento, sulla destra di chi va da piazza Aldo Moro a piazza del Comune, a metà del percorso. La parola indi Ganja, che sui muri troviamo anche italianizzata in Gangia, è un altro nome della Marijuana. Sulla molteplice attesa di mondi migliori potrei indicare una vasta letteratura.

In queste settimane imprese americane, tedesche e giapponesi annunciano a gara che sono pronte a mettere sul mercato aerei a motore elettrico e segnalano che l’ultimo ostacolo da vincere è la diffidenza degli utenti per innovazioni così ardite: “La gente fa fatica a capirle” disse al Papa già nel febbraio del 2017 Luca Secco, AD di DriWe, nel donargli un’automobile Nissan Leaf elettrica. “Non lo dica a me” replicò Francesco stringendogli complice il braccio.


Sono ad Agrigento. Arrivo a notte all’Hotel Villa Athena, mi dànno la camera 303, mi affaccio e vedo il Tempio della Concordia. Sono qui per due relazioni a due convegni dell’Accademia di Studi mediterranei. La prima l’ho tenuta stamane, nell’ambito di un forum intitolato “Le nuove sfide etiche dell’Occidente: mai senza l’altro”. Titolo mio: “Il diritto a emigrare e quello a proteggersi dai troppi arrivi”. Forse domani inserirò il testo nel blog. La seconda sarà venerdì 23 per la tavola rotonda “Giusti dell’umanità”, nella quale ricorderò come giusto tra gli umani il Papa Wojtyla.


Venerdì e sabato ero a Vinci per un incontro su “Papa Francesco: entusiasmi e resistenze”. Una conversazione a sala piena, piena di domande. Ma il meglio, per me, doveva arrivare nella mattinata del sabato e il momento magico è arrivato sul terrazzo della canonica, dove mi aveva condotto il parroco don Renato Bellini, e dove mi sono trovato al paro della bocca l’oro di questi cachi. Tanto è l’entusiasmo che ne parlo ancora nel primo commento.

«Un’altra strada era possibile: che cosa cambierei nella società e nella mia vita» era la formulazione del tema del concorso, che è risultata particolarmente coinvolgente per i 123 detenuti che hanno mandato uno o più lavori nei quali, noi della giuria (siamo nove) abbiamo trovato espresse – più che in altre annate – vivaci note soggettive, sia di tipo emozionale, sia argomentative. Di questa soggettività narrante voglio qui riferire, convinto che in essa si esprima al vivo la tribolata ricerca di ascolto che è propria degli uomini, delle donne e dei ragazzi che popolano le carceri. E’ un passaggio di un rendiconto dell’ultima edizione del “Premio Castelli” che ho scritto per la rivista “Il Regno”. Nel primo commento il link e una nota sul Premio.

“Vivere la fede a contatto coi bisognosi è importante per tutti noi. Non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato, è un’esigenza teologica. È riconoscersi mendicanti di salvezza”: parole di Francesco stamane in San Pietro, nella Giornata dei Poveri. Nei commenti il contesto del richiamo papale a noi che apparteniamo all’umanità del benessere.

Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” affronta lunedì 19 la terza delle cinque “apologie” di Paolo che sono nei capitoli 23-25 degli Atti: quella del capitolo 24, versetti 10-22. Bravura d’avvocato nello svolgere la propria difesa, centralità della risurrezione, indivisa appartenenza al Giudaismo e alla Comunità dei discepoli di Gesù gli elementi salienti dell’orazione forense svolta dall’apostolo. Nei commenti la scheda inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito dei “passanti” a venire da noi.