Il blog di Luigi Accattoli Posts

Ataturk, fondatore della Turchia moderna, aveva trasformato nel 1934 Santa Sofia da moschea a museo perchè fosse di tutti e non di una sola religione. Erdogan oggi la rivuole musulmana, assicurando che resterà accessibile a tutti ogni giorno e solo riservata ai musulmani per la preghiera del venerdì. Tra i commenti e le proteste del mondo e dei cristiani dò la palma alla proposta venuta dal Patriarca serbo Irinej: come ospiterà la preghiera musulmana il venerdì, Santa Sofia ospiti anche la liturgia cristiana la domenica. Nei commenti riporto le parole di Irinej, un’idea somigliante venuta dal vescovo gesuita Paolo Bizzeti vicario apostolico dell’Anatolia, una mia considerazione.

Francesco all’angelus ha detto con otto parole il suo dolore per Santa Sofia che tornerà moschea il 24 luglio: “Penso a Santa Sofia, e sono molto addolorato”. Nel primo commento metto il contesto delle parole del Papa. A seguire la mia interpretazione di questo doloroso silenzio ed elementi informativi sulla vicenda di Santa Sofia. Ma dico subito che saluto con soddisfazione le otto parole che Francesco ha aggiunto al testo scritto, pronunciandole con lunghe pause dopo le parole “Istanbul” e “Santa Sofia”. E’ poco ed è tardi ma certo era difficile fare prima e di più.

“Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada”: il Vangelo di domani [Matteo 13, 1-23] mette in scena un seminatore mai visto, che sparge il seme con sbadata generosità, senza fare attenzione a dove cada: lungo la strada, su terreno sassoso, sui rovi e – meno male – anche sul terreno buono. Nel primo commento riporto i versetti di queste bracciate imprevidenti, nel secondo butto là uno spunto sul seminatore casual e un altro sulla varietà dei terreni.

“Papa Wojtyla è stato grande come apostolo ma mediocre come governo e forse si può dire lo stesso di Benedetto e di Francesco. Giovanni Paolo II e Benedetto delegavano il governo alla Curia e ne vennero forti inconvenienti. Francesco, anche per reazione a quegli inconvenienti, non si fida della Curia e non solo non delega ma neanche si fa aiutare e questo è un limite speculare e altrettanto rischioso”: è un passaggio del dibattito annunciato nel post di ieri che si è svolto con la partecipazione del collega Ciro Fusco presso la libreria San Paolo di piazza San Giovanni in Roma sui cent’anni di Papa Wojtyla. Il dibattito può essere visto e ascoltato qui: https://youtu.be/Lc1QkNGCL_8

Oggi pomeriggio dalle 17.00 alle 18 sono in diretta Facebook dalla Libreria San Paolo di Roma San Giovanni per discutere con Ciro Fusco dei cent’anni di Papa Woytila, con riferimento al volume “Giovanni Paolo la prima biografia completa” che pubblicai appunto con la San Paolo nel 2006 e che è ancora in commercio. Questo è il link per collegarsi: https://facebook.com/events/s/luigi-accattoli-presenta-giova/273105407313836/?ti=cl

Aggiornamento all’11 luglio. La registrazione video e audio al dibattito su Giovanni Paolo la trovi linkata al post seguente.

Dedico un post e sei commenti alla presentazione di un libro pubblicato in pandemia da Leonardo Lugaresi: «Vivere da cristiani in un mondo non cristiano. L’esempio dei primi secoli» [Lindau editore]. L’ho letto imparando molto e spinto da ogni pagina a interloquire – tra me – con l’autore, che conosco, è colto, ha un’ottima scrittura. Metto una scheda sul volume e sull’autore, riporto l’indice e il risvolto di copertina. Concludo con una mia guida alla lettura che avrà tre paragrafi. Lugaresi è un frequentatore di questo blog da 14 anni, cioè da quando il blog nacque. Spesso siamo stati in disaccordo ma sempre ci siamo capiti.

“Grazie Georg per quello che mi hai donato”: sono le ultime parole del messaggio con il quale il Papa emerito ha partecipato alla messa di addio per il fratello – morto il 1° luglio a 96 anni – che si è tenuta oggi nel Duomo di Regensburg. Il messaggio, che riporto nel primo commento, è stato letto durante la celebrazione dal segretario di Benedetto, Georg Gänswein.

Leggo che il presidente del Brasile Jair Messias Bolsonaro si è preso il Covid 19 e chiedo ai visitatori di aiutarmi a capire perchè negazionisti e minimizzatori della pandemia sono generalmente di destra. Prima domanda: risponde al vero questa impressione? Seconda: perché Trump, Johnson, Bolsonaro snobbano le misure di prudenza rischiando di contrarre il virus? Lo stesso mi pare avvenga tra gli ecclesiastici: Viganò dalla barba nera parla di “presunta pandemia”. Che cosa predispone i destri a negare e i mancini a credere?

Questa è la settima storia della pandemia che pubblico nel blog: è di un prete di Trento, don Piero Rattin, che ha preso il contagio e l’ha vinto, ne ha parlato e ha scritto – per incarico dell’arcivescovo – un “atto di affidamento” a Maria che l’arcivescovo ha pronunciato in cattedrale il 3 aprile. Aveva già narrato la sua esperienza della malattia in un editoriale del settimanale “Vita Trentina” (27 marzo) e ne ha poi trattato in diverse intervista. Dall’editoriale prendo le parole che ho scelto per il titolo del post. Da un’intervista a L’Adige del 13 aprile ne prendo altre sulla Pasqua in pandemia e sulla fede nella prova. L’atto di affidamento lo riporto per intero. Concludo con un mio saluto a don Piero.

Leggeremo nel Vangelo di domani: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11, 25-30). Tra i rovesciamenti del Vangelo questo è il più radicale perché non ribalta una qualsiasi precedenza in vigore tra gli umani, ma quella suprema della conoscenza del Padre. I sapienti e i dotti – ovvero i grandi secondo il mondo – possono stabilire e rivendicare vantaggi d’ogni sorta, ma l’accesso al divino va di suo ai piccoli. Nel primo commento dico che cosa intendo per rovesciamenti del Vangelo, nel secondo chiarisco che cosa farò, qui nel blog, con i Vangeli della domenica.