Il blog di Luigi Accattoli Posts

“Arivassemo a uno fiume, che ‘l chiamessemo El fiume delle Sardine, perchè appresso di queste ne erano molte”: così Antonio Pigafetta al paragrafo 37 del “Primo viaggio intorno al mondo”, che scrisse nel 1525. Nei commenti una mia ardita divagazione sulla tendenza delle sardine a fare fiume.

“Non solo vinciamo ma stravinciamo” aveva detto Salvini venerdì a Ravenna. Nei commenti una mia innocua divagazione sul modo sempremai tenuto da questo gagliardo politico nel vincere e nello stravincere.


Il prete di strada uruguayo Gonzalo Aemilius è il nuovo segretario personale del Papa: prende il posto dell’argentino Fabian Pedacchio e affianca l’altro segretario, l’egiziano Yoannis Lahzi Gaid. Nel primo commento una scheda di presentazione e nel secondo una mia pagliuzza interpretativa.

Sono a Belforte del Chienti (Macerata) con l’Ucsi delle Marche per un incontro nella festa di Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. L’appuntamento è nella chiesa di Sant’Eustachio, davanti al Polittico di Giovanni Boccati, festa degli occhi. Nel primo commento metto una foto che attesta come io sia davvero qua: mi sono fatto pittare in compagnia del Boccati. Nel terzo e quarto commento dico della conversazione che ho tenuto. C’è stata anche la domanda sugli attacchi a Bergoglio.

Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” si rivede lunedì 27 gennaio per leggere la guarigione del lebbroso con la quale termina il primo capitolo del Vangelo di Marco. Ammireremo la forza narrativa di questo evangelista nel presentarci la viva supplica del lebbroso e l’altrettanto viva reazione di Gesù: si commuove, lo tocca, lo guarisce. Nei commenti la scheda di introduzione alla lectio inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito a partecipare rivolto ai visitatori romani o a chi passi di qua. Per venire a Roma vanno bene tutte le strade.

La partenza all’antivigilia di Natale di padre Giancarlo Politi del PIME mi spinge a narrare un pugno di storie di smemorati a volte memori di Dio, raccolte nei mesi. Tra tutti padre Politi è quello che insegna di più perché è stato un testimone – raro in Italia – di un possibile modo cristiano di vivere l’Alzheimer e di parlarne in pubblico.Tanti intorno a noi lo vivono con docile dedizione ma pochi, pochissimi a oggi, lo raccontano. Mentre la narrazione sarebbe utile ai malati stessi per incoraggiarli nella loro giornata incerta e bruna. Padre Politi ha avuto l’opportunità della narrazione e io – che l’ho più volte interpellato per il Corriere della sera come esperto di Cina – ho apprezzato l’intervista video che realizzò nel 2017 con Silvia Vitali, direttore dell’Istituto geriatrico Golgi di Abbiategrasso che l’aveva in cura. – E’ l’attacco di un mio testo pubblicato dalla rivista Il Regno con il titolo Fede e preghiera in terra d’Alzheimer. Nei commenti i paragrafi dedicati al padre Politi e uno spunto di Papa Francesco.

Propongo dieci stazioni dell’accompagnamento del cristiano e della famiglia cristiana nella malattia: dieci stazioni nel cammino che va dalla scoperta di un male grave all’impegno per una morte consapevole. Derivano dall’esperienza vissuta e dalla ricerca di testimonianze d’oggi sull’accettazione dell’handicap, della malattia, della vecchiaia e della morte: della morte propria e di quella altrui. – E’ l’attacco di una mia conversazione con i cappellani ospedalieri romani che ho tenuto stamane nell’Aula delle conferenze del Seminario Romano Maggiore, su invito del vescovo della pastorale sanitaria Paolo Ricciardi. Nei primi due commenti, la prima e l’ultima delle dieci stazioni.

“Ricordati Signore dei nostri fratelli defunti e ricordati di Bettino” dice il nostro parroco don Francesco alla messa delle 11. Io mi unisco a questo memento ripubblicando una memoria di Craxi che scrissi per “Il Regno” quando morì. Tre giorni addietro l’ha ripresa Stefano Ceccanti nel suo blog e mi ha detto: “ripubblicala”. Non l’avrei fatto senza la sua provocazione e quella del parroco. Nei commenti qualche passaggio di quel mio testo a vent’anni dalla pubblicazione, nel giorno anniversario della partenza di Bettino.

Un Papa teologo può trovarsi nella necessità di compiere gesti o di prendere decisioni diverse da quelle alle quali sarebbe tirato dai suoi convincimenti professionali: credo sia successo a Papa Benedetto in più circostanze. Sullo “spirito di Assisi”, per esempio: da cardinale non volle andare alla prima giornata, quella del 1986, da Papa vi andò nel 25° della stessa. Sui rapporti con i paesi musulmani: entrò più volte in moschee e una volta in una di esse pregò. Anche sul tema del celibato dei preti ci sono sue decisioni facilitanti la presenza in occidente e nella Chiesa Latina del clero uxorato. Nei commenti al post del 14 gennaio intitolato Se il cardinale Sarah tira Ratzinger al suo mulino ho ricostruito quello che Benedetto fece con le comunità provenienti dal mondo anglicano e con i preti sposati delle Chiese orientali operanti in occidente. Un visitatore che è anche uno studioso del cattolicesimo dell’Europa orientale, Alessandro Milani, mi segnala un’analoga larghezza di vedute benedettiana nel caso “tutto interno al cattolicesimo di rito romano” dei preti cechi ordinati sotto il regime comunista. Nel primo commento riporto il suo messaggio.


A Roma abbiamo 49 campanili medievali. Il più alto e più bello è quello di Santa Maria Maggiore, ma il più fotogenico è questo di San Silvestro in Capite e dunque parto da lui nell’impresa di fotografarli tutti. Gli ho detto di non muoversi mentre mettevo a fuoco ed è stato bravo. Nel primo commento una foto frontale e qualche notizia sul personaggio.