Il blog di Luigi Accattoli Posts

“Ma camminando nel deserto dove mai si arriva?” ho chiesto tra l’altro al priore di Serra San Bruno Jacques Dupont, durante una conversazione di tre giorni che ebbi con lui alla fine di marzo [vedi post del 29-31 marzo] ed egli così mi rispose: «Il cammino nel deserto è l’unico che porti all’Oreb, il monte sul quale Dio si rivela. Nel silenzio del deserto, si sente più facilmente la voce di Dio. L’orecchio si affina nel silenzio e diventa capace di udire i mormorii più leggeri». E’ pronto il libro intervista con il priore che ho curato per l’editore Rubettino: Solo dinanzi all’Unico. Luigi Accattoli a colloquio con il priore della Certosa di Serra San Bruno, pp. 139, 12 euro. Il Quotidiano della Calabria ne dà oggi un’anticipazione che puoi vedere qui.

È on line da qualche giorno all’indirizzo www.monastere-tibhirine.org il sito del monastero di Tibhirine, il luogo del martirio dei monaci d’Algeria narrato dal film «Uomini di Dio» e dal volume di Jean-Marie Lasausse «Il giardiniere di Tibhirine». Ne abbiamo parlato qui il 5 e 6 novembre 2010 e il 5 aprile 2011. Ringrazio Missiononline che mi ha fatto la segnalazione e invito i visitatori a fare un salto nel caro monastero.

“Cos’è che muove l’economia di una regione progredita come la Romagna? U pilu!” disse Antonio Albanese. “La patonza deve girare” apprendiamo ora che in contemporanea ebbe a dire il premier ispirandosi al detto caro a ogni imprenditore: l’economia deve girare. E’ Antonio Albanese che imita Berlusconi, oppure è Berlusconi che imita Antonio Albanese?.

Panem et circenses [pane e giochi] diceva Giovenale, tasse ed escort diciamo noi.

«Quando ho saputo che era morto e ho letto che lo definivano ‘sequestratore’ non ho pensato a lui ma al dolore della madre e delle sorelle che lo piangono»: così Cristina Berardi ai giornalisti, a commento del necrologio da lei pubblicato per il telefonista della banda che l’aveva sequestrata nel 1987. Brindo a Cristina con un bicchiere di Vino Nuovo e dedico la sua storia a me e ai visitatori che amino aggravare – straparlando – le colpe del prossimo.

In Santa Maria Maggiore, a messa accanto a un amante della tradizione che sta in ginocchio sul pavimento quasi tutto il tempo con un rosario a grossi grani tra le mani giunte. Risponde solo alle formule in latino: nelle Basiliche patriarcali si usa il messale di Paolo VI in lingua latina. Alla pace non stringe la mia mano. Alla comunione fa due inchini profondi, si inginocchia e prende l’ostia in bocca in mezzo alla fila che si comunica in piedi. Quella che è con me ci resta male: “Che modi però, quando gli hai dato la mano non ti ha neanche guardato”. Io invece ero contento d’aver trovato uno geloso del vecchio rito che più non si potrebbe, ma che riconosce valido il nuovo.

S’ode a destra un lamento diffuso:
– Ci hanno incastrato il Milanese, il Papa e i Tarantini, questi magistrati!
A sinistra risponde un lamento:
. A noi va peggio, ci hanno violato persino i Penati…

Shahbaz mi ha lasciato l’eredità di continuare la sua missione. Non ho dubbi che lui continui a lavorare con me vicino ai poveri. Possiamo pregare perché Dio ci dia la forza di andare avanti”: parole di Paul Bhatti – consigliere politico per le minoranze del Primo ministro del Pakistan, nonché fratello dell’ex ministro Shahbaz, ucciso nel marzo 2010 in un attentato dei fondamentalisti – a Monaco di Baviera, al meeting UOMINI E RELIGIONI della Comunità di Sant’Egidio, di cui al nono e decimo commento del post dell’altro ieri. Nel sito della Comunità un’informazione più ampia. Sull’uccisione di Shahbaz vedi post del 2 e del 6 marzo. Nei primi due commenti che seguono questo post altre parole di Bhatti.

Sogno notturno di me che trovo nel buio un gatto intorno alla casa abbandonata dove sono nato e lo prendo con me.

Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato. In ogni persona saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso per noi e per la nostra salvezza. Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana“: così Benedetto oggi ad Ancona, nella celebrazione conclusiva del Congresso Eucaristico (vedi post del 9 settembre). Parole utili per orientarsi “nella trama ordinaria dei giorni”.