Il blog di Luigi Accattoli Posts

“La vergogna e le lacrime” è il titolo di Repubblica. “La disfatta e la vergogna” quello del Corsera. “Disastro azzurro” fa Avvenire. Ognuno  la mette sul tragico. Credo anch’io che quelle tre partite siano state un disastro ma non spenderei per così poco quelle rare risorse umane che sono la vergogna e le lacrime. Qui si tratta di una palla che rotola qua e là spinta da piedi miliardari.

Quei dodici ragazzi in festa divorati dal treno a Barcellona – come le sette ragazze e i sette ragazzi che Atene destinava al Minotauro.

Gesù Cristo non ha mai parlato di risultati. Lui ha parlato solo di amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre… I poveri ci attendono. I modi del servizio sono infiniti e lasciati all’immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel tempo del servizio. Inventiamo… e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita“: sono parole di Annalena Tonelli (1943-2003) martire in terra di islam, che un amico invia al vescovo Luigi Padovese (vedi post del 3 giugno), futuro martire in terra di islam, in occasione della Pasqua del 2005, ricevendone questa risposta: “Grazie per l’email e gli auguri e per la bella testimonianza di Annalena Tonelli. E’ la ricerca dell’essenziale senza chiedersi quanto, quali risultati. E’ un abbandonarsi alla Provvidenza che testimonia una grande fede“. Martiri che hanno seminato senza calcolo. In parola e sangue. Perchè altri raccolga.

Due priorità: fermare la fretta e aspettare.

«Per tutta la vita ho cercato il volto di Gesù e ora sono felice e sereno perché sto per andare a vederlo»: sono le ultime parole del cardinale Tomas Spidlik, morto a 90 anni il 16 aprile. Parole inermi, parole grandi. La condizione del cristiano si rivela ogni giorno più inerme di quanto vorremmo. Non c’è altra via che gettarsi in quell’inermità. Commento il testamento di Spidlik nella rubrica DIMMI UNA PAROLA del sito Vino Nuovo.

Guido Zendron, vescovo trentino missionario in Brasile, investe con la sua automobile un uomo in bicicletta che muore sul colpo: il fatto avviene senza responsabilità da parte del vescovo che tuttavia l’avverte come “ingiusto” e comunque insanabile. Con una lettera al settimanale Vita trentina egli confida il suo dolore unito a quello dei familiari del morto e invoca la misericordia di Dio. Narra anche la sua conversazione con la moglie dell’ucciso, che si chiama Fatima e che “dopo aver chiesto la mia benedizione lei stessa ha voluto darmi la sua”. Il fatto di Vangelo – che dedico ai visitatori che si trovano a patire un dolore ingiusto – mi è stato segnalato dal collega Diego Andreatta di Vita trentina. Questo è il link al testo completo della lettera che nel primo commento riporto abbreviata.

Ma dove li trovi due come noi? Tanti auguri patata nostra“: scritto con vernice bianca sul marciapiede di destra di via Casilina, poco dopo l’incrocio con via Leonardo Bufalini per chi vada verso il centro di Roma.

In Occidente i cristiani sono passati attraverso il cesaropapismo e la teocrazia, ma oggi sanno giocarsi e documentare la rilevanza pubblica della loro fede nel pieno rispetto delle società laiche plurali in cui vivono. I musulmani possono trarre profitto da quest’esperienza, così come noi possiamo imparare da loro su altri terreni“: così il patriarca Angelo Scola con un intervento sul Sussidiario a proposito del viaggio del papa a Cipro e sul convegno che farà a Beirut, la prossima settimana, la Fondazione Oasis. Su quali terreni possiamo “imparare dai musulmani” l’acuto cardinale non lo dice. Io ne azzardo due, quelli nei quali ho imparato qualcosa trattando con molti seguaci del Profeta: la preghiera pubblica e il pudore dei corpi.

«Nel giorno dell’Assunzione sono entrata in una chiesa di campagna in preghiera e ho presentato a Dio i miei voti di povertà, castità, obbedienza, nessun altro presente, e subito è tornata la gioia della mia vocazione»: parla così, come fosse un personaggio del regista Bergman o del poeta Borges, un’eremita metropolitana dei nostri giorni, Julia Bolton Holloway, custode del cimitero inglese di piazza Donatello a Firenze. Di origine inglese, nata nel 1937, già docente a Princeton, tre figli e otto nipoti, un matrimonio fallito, aspirante monaca anglicana passata infine alla Chiesa Cattolica, Julia vive in solitudine in mezzo al chiasso della città moderna e da quella solitudine anima un gruppo di spiritualità che si riunisce una volta alla settimana: «La domenica alle 5 del pomeriggio leggiamo il Vangelo, diciamo i Vespri insieme e poi ceniamo. ‘Giuliana di Norwich’ è il nome scelto per il cenacolo che si è formato. Ci sono persone bravissime, anche con una forma di potere in Firenze, ma qui vengono semplicemente con il loro vino. Questa esperienza è buona perché è un’amicizia profonda che abbiamo con la preghiera. Condividiamo anche i libri». [Segue nel primo commento]

Si chiama Gianluca Buonanno il deputato leghista che ieri ha commentato così un altro suicidio in carcere, il 29° dall’inizio dell’anno, che ha visto morire per asfissia, con la testa in un sacchetto di plastica, il mafioso Antonio Gaetano di Marco, in un carcere di Catania: “Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa, non sarebbe affatto male”. Io invece sento il peso crescente dei suicidi in carcere (vedi post del 4 dicembre 2009) e non auguro la morte a nessuno, neanche ai mafiosi e ai pedofili e neanche a chi l’augura al prossimo tuo come a te stesso. Tanto meno poi a Buonanno, che ha solo 44 anni. Ho fiducia nella pianta uomo.